Mia
(una Emma Stone particolarmente lessa) glielo dice ben due volte a
Sebastian (un Ryan Gosling particolarmente sprecato): “Ho visto di
meglio”.
Condivido
l'assunto.
Tutto
sommato è un musical. E lo sapevo.
Non mi dispiacciono i musical.
Guardo ancora con la faccetta ammirata i Gene Kelly e le Debbie
Reynolds che tiptapeggiano leggiadri.
E
col tempo mi sono goduto i Grease, i West Side Story, i Jesus Christ
Superstar Ora arrivano Mia e Seb che canticchiano e ballicchiano al
minimo sindacale sbancando Golden Globe e Oscar?
Che
sta succedendo?
Dov'è
l'inghippo, l'errore, il fraintendimento.
Perché
non poter guardare indietro con occhio davvero disincantato?
Perché
il cinema non potrebbe sempre evolvere anche rispolverando miti
celebrati?
In
fondo esistono generi ben definiti e consolidati da tempo: western,
poliziesco, fantascienza, guerra, comico, cartone animato, musical ed
altri..
Ma
il genio cinematografico dovrebbe sfruttare l'evoluzione, l'arte ed
i mezzi a disposizione. Come il jazz, tanto caro al Gosling alter ego del nostro regista, che si
rinnova ad ogni sessione, per creare qualcosa di nuovo e fascinoso
sulla scorta dell'esperienza.
Cosa
ci riscalda propone La la Land?
L'esaltazione
del piano sequenza nel flash mob iniziale, il giochino di
contrapposizione narrativa nel finale a celebrare l'arte che non cede
al compromesso con la popolarità.
Poco
altro in verità. Come accennato prima si ballicchia, si canticchia e
si reciticchia.
Un
paio di buoni sostegni musicali ci accompagneranno, a turno, per
tutto il film, coi colori saturi, i continui rimandi ad una
cinematografia che fu, le gigantografie di attori e attrici, i locali
fumosi e i brividi del jazz, le audizioni dove ti distraggono in
continuazione, citazioni d'epoca come se piovesse, il vintage che
tracima ovunque anche se sostenuto da riprese in steadicam che
garantiscono freschezza e realismo.
E
poi gli occhioni colorati di Emma,
e poi il
ciuffetto ribelle di Ryan,
e poi l'ambizione
di Damien Chazelle.
“Ho
visto di meglio” dice Mia a Sebastian.
Si. Buona la prima. La parte è tua.