Immagino insista una piccola stanzetta del figlio ad adombrare il film, quasi
a voler accudire la descrizione del dolore.
“Mia
madre” sviluppa un’impostazione a due tranche intersecanti: con
quella più leggera a rappresentare l'artificio sdrammatizzante.
Moretti
invece si relega e si disegna nella parte somatizzante della perdita
e del lutto, elaborandola, a distanza, a sostegno della Buy, suo
schizzatissimo alter ego.
Voglio
credere intendesse smussare la durezza di una (della) privazione,
alternandola al film (nel film), diretto dalla Buy (iperbole della
regista scassaombrella - e
magari questa la fatica più immane: correggere una regista che
corregge... -)
Incrocierà Turturro - disegnato oltre tutte le righe possibili -, solo per
ribadire che “il regista (cioè lui) ha sempre ragione”.
Un
Nanni impaludato in quelle centinaia di schemi da cui vorrebbe(?)
affrancarsi..
Salviamo
comunque più di una sequenza: l’introspezione onirica della Buy lungo la
fila davanti al Capranichetta (gloriosa saletta nicchiante), salutando pezzi di vita, ma anche qua
perdendo scioltezza nell'auto segnalarsi, didascalicamente, alla
se stessa versione ragazza.. e qualche contatto mamma/figlia dettato
dalla disperazione e dall'impotenza di fronte agli eventi, dove
l’insofferenza isterica di Margherita, suo marchio di fabbrica, rende
l'idea (..ma poi si finisce per esagerare, come quando alla mamma,
sorpresa alla guida con la patente scaduta, prende e le sbatacchia
l'auto al muro.. così, tanto per far vedere chi comanda.. - quasi
un elogio degli standard morettiani.. -)
Ma fatichiamo
a entrare in sintonia, certo distratti anche dall'approssimazione
registica, dal continuo voler sottolineare, mettere puntini su
infinite i.
Certa
lentezza non produce cinema. I primi piani lacrimosi non producono
commozione. I siparietti grotteschi con Turturro - pesce fuor d’acqua
-, più che spezzare i ritmi generano imbarazzo, come lo genera la
regista Buy evocando l’attore accanto al personaggio (mantra made
in Nanni, per stessa ammissione del Regista..), o innervosendosi
girando robe assurde, come il rozzissimo tentativo di okkupazione
fabbrica iniziale o la scena con un set di diciotto telecamere
davanti al parabrezza..
L'eccesso a contrasto con il lieve ricordare, spesso delicato omaggio
alla mamma professoressa amata, ricercata anche a distanza di anni
dagli studenti di una volta che ripassano a salutarla; insegnante di materie classiche, ma anche di vita poi da vivere.
Eppure
proprio quell'emarginarsi di Moretti, ri(v/s)er(s/v)ando sulla Buy
tutte le inettitudini e le inadeguatezze, sottolinea un distacco
anomalo, un'incapacità di affrontare i contrasti di un lavoro e
delle forzature di vita, come la perdita della mamma, avvenuta
realmente durante le riprese di Habemus Papam.
Avremmo
preferito quasi un dietro le quinte del precedente lavoro, anziché
questo mischiare il dramma sulle speranze di lavoratori alla ricerca
di futuro, e su quelli in aspettativa anche, che possono decidere di
smettere, come bene esemplificato dal colloquio di Moretti col suo
datore di lavoro: “Guardi ingegnere, che alla sua età è difficile
ricollocarsi sul mercato.. se ha bisogno, altri due mesi di
aspettativa non sono un problema..”
“No,
ho deciso, smetto proprio... “
(.. ma non
si preoccupi: farò il regista...)
Un'ultima
singolare e significante analogia con una scena dello splendido
Birdman.
In
“Mia madre” Turturro si lamenta perché mentre si gira un
festeggiamento pretende champagne autentico al posto dello spumantino
previsto.
In
“Birdman” Norton provoca il delirio sul palcoscenico perché al posto del gin
trova della semplice acqua.
La
differenza è che Norton s'incazza davvero e manda a monte lo
spettacolo sbigottendo la platea (e anche noi oltre lo schermo).
Turturro
fa un attimo di vocione e poi
rivela sorridendo: “stavo scherzando”.
Norton
non scherzava affatto invece.
Ecco
la differenza: chi finge rivoluzioni e chi le fa.
La stessa
differenza tra chi stupisce e chi, forse suo malgrado, rimane nel
convenzionale.
E
ci sovviene anche l'incubo iniziale di Turturro, con Kevin Spacey che
tenterebbe di farlo fuori..
inutile
dirlo, siamo con te, Kevin!