Alcazar |
Siviglia ragnatela di azulejos a imbarazzare quell'istinto, che credevi unico, nel saperti districare in ogni dedalo urbano.
Invece ti sviano le cupole improvvise, i chiostri che attirano ad ogni portone anche solo accostato, i vicoli moreschi, l'eco dello scalpìccio che rimbalza tra palazzi e balconi sospesi e fioriti.
Un avventurarsi e un perdersi che rinunciano volentieri all'ausilio di ogni Google Maps.
Piazzette, crocevia e chiesine arabeggianti dove l'intrico di stucchi tra archi e pareti ubriaca l'occhio e solletica nuovi incanti.
Le vetrine esibiscono ventagli e boccadillos saturi di spettacoloso jamon serrano, prosciutto neanche lontanamente paragonabile ai nostri tradizionali tagli di maiale, anche quelli più pregiati.
Il Palazzo Reale, l'Alcazar, è un tracimare di ceramiche e struttture in pietra ricamata, in stile arabo islamico; ci si lascia il fiato e la meraviglia si moltiplica ad ogni nuovo cortile, ad ogni volta sospesa..
La Cattedrale, in origine immensa moschea, finisce per risentire degli eccessivi influssi che tra rinascimento, barocco e neoclassico hanno preso possesso dell'originaria struttura gotico/islamica, con la navata centrale invasa da coro e altare maggiore, così come ogni cappella laterale, tripudio di ori e stucchi a snaturare l'impianto primario. Rimane comunque opera imponente e magnetica, con il suo minareto, oggi torre campanaria, dal fascino spettacolare.
E poi ceramiche ovunque, ceramica come marmo dei poveri, ma anche con una funzione di tutela e difesa: l'umidità sale dal terreno e si mangia le costruzioni, la ceramica, fragile ed eterna al contempo, unico baluardo.