Secondo alcune teorie l’evoluzione della tecnologia
permetterebbe, già oggi, la possibilità che noi tutti si esista in versione
simulata.
Parlo di quotidianità corrente, esperienze
sensoriali, pratiche emozionali, probabilità ed imprevisti (chi non ha mai
giocato a Monopoli?) programmati da un’entità super partes.
Ma anche una simulazione della simulazione, estrema
sintesi di una realtà originaria magari peggiore di qualsiasi scenario, quindi
non clonata e replicata, ma autonoma e sintetica.
Come individuarla? Forse ci è concesso concepirne
appena l’ipotesi.
Come queste semplici e innocue righe tentano di illustrare.
Sarebbe un’idea contro intuitiva, che tenta di superare la ragionevolezza
convenzionale, che aiuterebbe a rilevare dei bug di sistema, ammesso esistano
errori di programmazione, o magari anche questa è una concessione ammessa dal
Sistema, del resto tutto l’Universo sembra una macchina perfetta architettata
senza margini di errore.
Forse noi l’unica variabile capace di generare bellezza e caos al contempo.
Una sbavatura dei programmi, un pixel fuori posto,
un virus impertinente.
Insomma siamo noi oppure no? Pirandellianamente,
siamo - potenzialmente - realtà o finzione?
Forse basterebbe anche solo accettare tutti i cookies per adeguarci allo standard che qualcun
altro ingegnò, magari un giorno lontano. Senza troppe altre domande.
Ma se un giorno venisse alla luce la prova provata
del nostro essere una realtà simulata? Come reagiremmo? Potremo sacrificare la
sospensione dell’incredulità e prendere atto che la finzione ci governi da
chissà quanto?
E se uscire da questa condizione ci portasse solo danno? Se fosse stata
artatamente deliberata per migliorare la nostra vita e permettere la
persistenza della specie?
Ve la sentite di scovare la sbavatura, il difetto di sistema?
Potreste giocare a “dio”
senza il terrore di giungere a saperne troppo?