Avete un libro feticcio? Io si, anzi “il”
libro feticcio.
Centuria - cento piccoli romanzi fiume - di
Giorgio Manganelli
scrittore magico scomparso nel 1990 e del
quale ancora oggi vengono pubblicati volumi postumi e articoli inediti.
Un narratore poliedrico, che giocava a rendere possibile l’impossibile, convenzionali i sogni, accessibile l’assurdo, reale il fantastico, commestibile lo scritto più raffinato;
e funambolica la
scrittura.
Aveva enunciato che “compito della letteratura era trasformare la realtà in menzogna”, rendendo formale l’incredibile, raggiungibile l’immaginario.
Parodia e sarcasmo le sue armi, e poi tecnica e disciplina. E fantasia infinita
Un libro che nasce come esercizio di scrittura, una centuria di piccoli romanzi, racconti elaborati tenendo come unico limite il bordo di un A4, ma che riescono a contenere inesauriti mondi.
Ogni romanzo un’iperbole, un azzardo, una discesa nella sorpresa da addomesticare, una realtà dove la bugia diventa padrona di casa, dove l’uomo che non esiste è il tuo vicino di casa, il fantasma prende l’autobus con te, la statua racconta il parco, gli unicorni sono in fila alla posta, i minuti ed i secondi diventano protagonisti.
"...Libricino sterminato, insomma: a leggere il quale il lettore dovrà porre in opera le astuzie che già conosce, e forse altre apprenderne: giochi di luce che consentono di leggere tra le righe, sotto le righe, tra le due facce di un foglio, nei luoghi ove si appartano capitoli elegantemente scabrosi, pagine di nobile efferatezza, e dignitoso esibizionismo..." (Giorgio Manganelli)
Il libro delle possibilità infinite. Dove nulla è scontato. E dove la meraviglia viene messa a dura prova, perché non si vuole provocarla, ma renderla teneramente fruibile.
Dove alla fine ci si deve sorprendere del non sorprendersi.