Siamo signori vestiti a cipolla.
Una
Prima Esistenza si mostra al mondo
un’apparente
facciata di luoghi comuni, a distribuire convenevoli, organizzatrice
di lacrime anche, sofferenze da vetrina, scenografie.
Il
festival del vorrei e del mi piacerebbe sotto naftalina.
Devota
alla strategia dell’apparenza,
ma
anche più esposta alle intemperie, ai giudizi, ai confronti.
E' lei ad inumidirsi, a porgere il suo dolore all'Universo.
E spesso senza neanche comprendere i meccanismi del fato.
La
Seconda abita e percorre cunicoli invisibili.
Cerca
una superficie di sfogo, tra magma indigesto, e coltiva universi
paralleli, interseca piani temporali impossibili, sfarfalla sull'onda
dell'incredibile, tesse sogni gualciti dal continuo generarsi e
ripiegarsi su se stessi come nuvole capricciose e si lancia da
montagne russe iperboliche che inchiodano il fiato in devastanti apnee.
Rischia l'inenarrabile afferrando per la coda altere
comete di desiderio.
La
Terza, è quella con la testa sulle spalle
- così almeno crede -,
quella
che le altre due le osserva dall'alto dell'ambita sediola da regista;
raccoglie
macerie di sogno frantumato
e
va in giro logorandosi dignitosamente l'anima.
Nascosta
nel buio spia lo strano involucro.
Cuce
gli strappi, rattoppa le incongruenze, para i disastri.
Odia
e invidia in devoto silenzio. E’ spietata principalmente verso se stessa.
Non
ha sorrisi, non conosce nessuna lacrima.
Vive
di riflessi, eco, tremori attutiti.
Ostenta
indipendenza, vorrebbe eliminare quel groviglio di nervi e
contraddizioni che la separano dall'esterno,
dall'atmosfera
del (pre)giudizio. Dal salto nel vuoto.
Dipendesse
da lei lancerebbe il Destino - un qualsiasi destino - contro il
signore vestito a cipolla, ridurrebbe gli ostacoli in briciole, arderebbe tutti quei
sogni in un unico, impietoso falò,
urlando
a quell'esterno negato il suo stupore felice, il suo piano
perfetto.
Ma
lei è la Rete di Protezione sotto le acrobazie dei suoi coinquilini
Anche
oggi, quando la rivoluzione tornerà quieta a cuccia, si sorprenderà
ad immaginare il lento, caldo sapore di quella lacrima mai stillata.
Chissà
non ne esista ancora una, che orchestra le prime tre addomesticando -
apprendista mago - le congiunzioni astrali destinate, altrimenti, a
frantumarsi.
Una
Quarta Esistenza che immagini una serata a bordo piscina,
finalmente assieme alle
altre Tre,
a chiacchierare amabilmente da vecchi amici,
ché stavolta anche la luna, entra senza invito.