Terrore del vuoto.
Definito così - semplicemente - anche da Wikipedia.
Bisogno di riempire la vita di cose da fare.
Un blog ad esempio.
E il blog, di post.
E il post, di parole.
Che indichino cosa pensi, come trasmetterlo, se la comunicazione intrighi, crei ascolto, attenzione, curiosità.
E se questa attenzione generi poi accortezza, l'interesse altrui; stimolando a loro volta il mio in un'operazione reciproca di alimentazione, crescita, sviluppo, un minimo di riflessione.
Ma se parlassi solo di me invece?
Come fossi alla scrivania con carta e penna, comunicandolo a me questo disagio, questa necessità, volendo evitarlo io questo "vacui" che preoccupa;
questa assenza di pensiero e azione che qualche volta ti obbliga a guardarti allo specchio anche senza specchio, ti intima di osservarti dentro a tuo esclusivo beneficio, rivelando quello che sei anche al tuo ego più ostinato.
In Giappone ne fanno virtù, ne traggono sollievo.
Ma quello è davvero un altro stile di vita.
E non per forza migliore.
Comunque questo diventerà un post e quindi già sono fuori strada.
Scrivo per me, ma so che leggerete.
Mi sto esponendo realmente, o tengo carte così nascoste da non riuscire a trovarne neanche io in una personalissima caccia al tesoro, da indire non appena la noia si affaccerà curiosa?
E voi, riuscite mai a parlarvi davvero, da soli,
faccia a faccia, guardandovi negli occhi?

Dell'introspezione ho fatto la mia arma a doppio taglio preferita. Non sempre riesco ad essere onesta con me stessa, e ti devo dire che la maggior parte delle volte è perché ho paura delle conseguenze che questa consapevolezza comporta. Ma non credo sia possibile fare a lungo finta di nulla, io almeno non sono così brava ad imbrogliarmi (e per fortuna, direi). Un po' più difficile è lo step dopo: accettarsi così come si è, dopo averlo rivelato a se stessi. Su quello ho fatto passi da gigante ma la verità è che il risultato reale lo verifichi solo sul campo (e cioè quando e se incontrerai qualcuno che proverà a metterti in dubbio).
RispondiEliminaAnche giocare ad imbrogliarci buon viatico, importante è esserne consapevoli.. 🤗
Eliminacosa vuoi che sia tutto ciò di fronte ai misteri dell'universo, del chi siamo, di cosa facciamo e per fortuna che almeno il fatto della necessità di almeno 2 sessi diversi me lo svelai, altrimenti starei sempre lì a dimenarmici lo spirito nella speranza di una crescita interiore
RispondiEliminaDue sessi quando eravamo giovani! Evolviti!! 🫢
EliminaIl mio interesse per la cultura giapponese mi ha aiutato a interloquire col mio vuoto. Con risultati non sempre giapponesi però ;-)
RispondiEliminaQuando li vedo fotografare compulsivamente di tutto di più comprendo che a volte riempiono un pochino a vanvera ..🤣😉
EliminaFare introspezione si, pormi domande per come fare un post non mi è mai successo .Se dovessi pensare a cosa scrivere e pubblicare chiuderei il blog perché per me continua ad essere solo in gioco, un passatempo non troppo impegnativo.
RispondiEliminaCiao buona giornata
enrico
Però mi chiedo come mai un post simile si fermerà a trenta commenti, e uno sulla carta igienica stimolerà analisi e introspezioni in mezza blogosfera..🫢😉
EliminaConosco i miei limiti io non so fare niente non so scrivere o disegnare
Eliminaquindi gioco nel mio blog per divertirmi. Se poi oltre due milioni di visitatori hanno guardato il mio blog, mi fa piacere ma non sono i numeri che m'interessano Forse faccio solo pena a chi mi legge ma per me non è un problema.
Ciao felice giornata
enrico
Tu giochi e intrattieni alla grande, fai bene così..🤗👍👏
EliminaMi guardo dentro tutti i giorni e rifletto sul mio passato . Ultimamente ti devo confessare che mi guardo anche attorno ed ho perso un pochino della mia umiltà perché osservando il comportamento delle persone mi sento una...SANTA.
RispondiEliminaIn effetti credo sia fondamentale l'autostima, generata da comportamenti e pensieri virtuosi, e anche se si tratta di una lotta continua, l'introspezione e l'auto analisi obiettiva, aiutano a promuoverci. Specie quando attorno vedi cose inenarrabili..🤗
EliminaE’ proprio vero: siamo terrorizzati dal vuoto. E allora dobbiamo riempirlo di parole, di telefonate, di video, di informazioni, di musica come sottofondo. La stessa cosa si verifica nel paesaggio urbano in cui viviamo abitualmente: è saturo di graffiti e di pitture murali di ogni genere e di insegne pubblicitarie e di macchine che riempiono ogni spazio disponibile. Mi piacerebbe tanto vedere un muro solo scrostato dalla patina del tempo.
RispondiEliminaMaestra di riempimento è la televisione: trasmette h24, senza vuoti. Qualche secondo di pausa tra una trasmissione e l’altra crea panico e imbarazzo. E ora c’è internet con tutti i suoi derivati ad aggravare la situazione: horror pleni. Si, sono disgustato dal “troppo pieno”, che ormai affligge la società in cui viviamo. Auspico un ritorno al “vuoto”: di oggetti, di impegni, di immagini, di messaggi pubblicitari, di notizie che rimandano ad altre notizie che a loro volta fanno nascere smentite e contro-smentite e fake news che invadono le nostre esistenze.
E noi, allora? Con i nostri blog, con i nostri post, con i nostri commenti? Non abbiamo niente da rimproverarci? Mi viene in mente quel tipo che - per combattere chi sporcava i muri con dei graffiti - andava scrivendo su quegli stessi muri, con la vernice: “è scemo chi scrive sui muri”.
Io, caro Franco, da un po' di tempo a questa parte, sto pensando seriamente di uscire definitivamente dalla blogosfera…non voglio più sporcare il muro. :)
Sporcalo ancora il muro, Pino; è un piacere leggerti e rifocillarsi di leggerezza e punti di vista desueti, aiutano a navigarlo quel vuoto, lo rendono sponda amica e buon ritrovo, una chiacchierata pacata senza frenesie a dettare i tempi. Sporcalo ancora. 🤗
EliminaIo credo che noi che scriviamo sui blog facciamo introspezione proprio mentre facciamo esposizione agli altri delle nostre parole. Non tanto quando usiamo la prima persona, in quel caso non diciamo nulla che non ci sia noto, ma quando facciamo parlare un calorifero, un ascensore o quando prospettiamo una vita da sassi o da cerbiatti. In questi casi facciamo uscire aspetti di noi più oscuri di cui ci rendiamo conto solo a una seconda lettura a cose fatte. Io uso la metafora della dogana, dove il nostro io è il doganiere attento che non escano cose sconvenienti e chi scrive, il narratore, e’ il contrabbandiere che usa doppi fondi e altri artifici per esporre, cioè esportare, aspetti di noi stessi che non ammetteremmo mai nemmeno davanti allo specchio.
RispondiEliminamassimolegnani
Spettacolare la metafora del contrabbandiere e i suoi doppi fondi, mi piace un bel po'..oltretutto lo vedo perfettamente in linea mentre svicola i.. posti di bloggo 😉🤗
EliminaCiao Franco, amo il vuoto, il silenzio, la solitudine, non ho accesso ad alcun social, i blog sono l'unico luogo virtuale che frequento, anche lì limitando le parole, ascoltando le "visioni" altrui.
RispondiEliminaParlo con me stesso? Molto spesso, al punto che in molti sospettano che la mia salute mentale non sia cosi "salutare" (e non nego che possano avere ragione).
Questo non mi impedisce di frequentare altra gente, poca per la verità, infatti penso che la quantità e la qualità non sempre vadano d'accordo (non escludo comunque che oltre alla scarsa quantità equivalga un'altrettanto scarsa qualità, ma è una questione di saper scegliere).
L'amico Pino dice di voler lasciare il mondo dei blog, potrebbe essere la scelta giusta se ritiene che questo lo porti più in alto (come qualità della vita) ognuno ha, o dovrebbe avere, una visione nitida di cosa lo fa stare bene, riempire di gente, di social, di parole, la propria esistenza potrebbe essere benefico, a patto che non sia il modo di sfuggire ad altro.
E se l'amore per il vuoto ed il silenzio, per la solitudine, fosse un modo di sfuggire al caos quotidiano?
Abbiamo tutti i nostri sogni, abbiano tutti i nostri demoni, non c'è un scelta giusta o una sbagliata, ogni estremismo è nocivo, dobbiamo trovare l'armonia, l'equilibrio, solo portando i due piatti della bilancia allo stesso livello finalmente staremo bene, con noi stessi e con il prossimo.
Non è facile anzi, è al limite dell'impossibile, ma non si dice che chi si ferma (nella ricerca di sé) è perduto?
Interessantissimo quesito, buona giornata.
Quando dici che sei un grande, ho proprio ragione. E non mi capita spesso di essere d'accordo con me stesso, ma sta volta lo sono.
Elimina😉
Vedi Alberto che è possibile andare d'accordo? 😉
EliminaAnch'io a volte condivido le mie linee di pensiero, specialmente quando dico stupidaggini, d'altro canto quando esprimo concetti sensati (raramente) è facile essere d'accordo, è quando si dicono fesserie che si deve essere solidali con sé stessi, altrimenti chi lo fa?
Romualdo Roggeri (sempre per via dell'intelligenza artificiale 😏)
Sui demoni non posso che concordare, serve armonia e consapevolezza nel discernere tra le proprie tensioni e ciò che ci fa stare bene 🤗
EliminaEsisti se fai "ammuina": sembra questo l'imperativo dei nostri tempi. E, per esserci, anche noi facciamo un pò di chiasso. Il nostro amico Pino, di cui sopra, con una metafora dice che contribuiamo a "sporcare il muro" di scritte. E non ha tutti i torti: basta solo pensare cosa sono diventati i social.
RispondiEliminaFra.
Considero il blog davvero altra storia rispetto ai comuni social, dove davvero si tende solo a sporcare.
Elimina
RispondiEliminaConfrontarsi con la propria coscienza è come riaprire un libro che si credeva di conoscere. All’inizio lo fai per curiosità, poi ti accorgi che quelle pagine non smettono mai di cambiare.
Più impari, più senti il bisogno di tornare a quella voce che non mente, quella che non cerca consenso e non ha bisogno di spettatori. È un dialogo silenzioso, ma anche spietato, perché la coscienza non addolcisce le verità: le sussurra quando vorresti distrarti, le impone quando provi a fuggire. Forse è per questo che riempiamo i vuoti con parole, gesti, pensieri: per non sentirla parlare troppo forte. Ma alla fine, quando il rumore tace, resta solo lei e ci ricorda che nessun sapere è completo se non sa ascoltare se stesso. Io, per esempio, da tanto che mi parlo da solo, alla fine ho preso una mia costola e ho fatto nascere Andrea. Mi sta aiutando parecchio anche nel frequentare le persone qui dentro…
G+A
oh finalmente una confessione che placherà tanti spiriti curiosi, grazie alla bloggoterapia
EliminaG e A..ecco una sinergia di estrema efficacia e gestione ottimale.. devo suggerirla a L. Comunque è vero, anche la coscienza evolve ma col tempo tendiamo ad una magnanimità di fondo, che spesso tende a giustificare..
Elimina@G & A La voce che non mente c'è. La ascoltiamo sempre, o qualche volte facciamo finta di distrarci?
EliminaA sarebbe quello più tollerante? ;)
EliminaSono molto più bravo con gli altri che con me stesso, da sempre. Però mi conosco, mi conosco e per questo forse cerco di evitarmi. Mi parlo e non mi ascolto. Mi voglio bene, ma a volte mi tradisco. E ho più paura del (troppo) pieno che del vuoto. per i post che dirti, amico? Sono palline che premono per uscire. Per me, per gli altri, per nessuno, alla Fine non gliene importa poi molto. Vogliono uscire e tanto fa.
RispondiEliminaUn salutone
Tu sei un maghetto del conoscerti e del conoscerci. Non le bloccare mai le tue palline.. falle girare (per il web intendo..)
EliminaSebbene il blog lo scrivo per me, la faccio sappendo che lo leggete in tanti.
RispondiEliminaNonostante, ho un altro blog e questo lo scrivo basicamente per me
https://pensieridipodi.blogspot.com/2025/09/aiuto.html
In realtà, potrebbe essere un post che venisse bene al mio "podi és podi".
podi-.
Mo' mi vado a leggere pure l'altro però..
EliminaEssere introspettivi è giusto, ma deve essere un processo naturale, non un meccanismo forzato. Il blog non copre un vuoto o il terrore del vuoto, semplicemente copre il bisogno di esprimersi e soprattutto di essere apprezzati, a costo di sopportare anche qualche voce contro (o anche la maleducazione in certi casi).
RispondiEliminaPurtroppo è ancora pieno di persone incapaci di rapportarsi, e portatrici convinte del Verbo Assoluto. Ecco, queste potrebbero davvero spegnere il pc per sempre senza lasciare il minimo rammarico.. ;)
EliminaHo sempre avuto un altro horror, io, quello della gente che per forza deve riempire i vuoti che altrimenti costringerebbero a guardarsi dentro. Conosco diverse persone così, incapaci di stare solo (anche con se stesse) o di "non fare", quando invece l'ozio e la contemplazione sono da sempre la base per ogni creatività. Viva i vuoti che riempiono, senza paure.
RispondiEliminaMoz-
Tanto in comune con la filosofia giapponese.. ;)
EliminaPoni tre quesiti,due rivolti a te e uno al voi,noi.Ma la bellezza consiste pure nel ritrovarci tutti sulla stessa pagina ,che sia il tuo blog,un post,o la barca stessa che si fa metafora di vita di tutti, diventando condivisione.
RispondiEliminaColgo l'invito all'introspezione in questo tuo scritto,se a qualcuno fosse sfuggito, ecco magari questa è una bella occasione per farlo,ma non è detto che tutti si riesca ad esternare quel vuoto interiore a suon di parole , c'è senz'altro qualcuno che lo fa nel silenzio ,alleato migliore per rispondere al cosa ho e al cosa mi manca.Ed è questo che forse abbiamo un po perso in questa epoca di guerre e scontri ,la capacità di domandare a noi stessi più che delegare,la capacità di ascoltare la propria di coscienza e non quella del conformismo di massa ,in cui ci ritroviamo più prigionieri che liberati.Prigionieri tra quella chiarezza e quella semplicità descritta da Pino nel suo commento che racchiude benissimo il senso della realtà che si tocca con mano ,una realtà fatta di tutti quei riempitivi materiali e slogan ideologici ,politici su cui non riusciamo più facilmente a spostarne l'attenzione, che diventa inevitabilmente approvazione e accettazione. Cediamo spesso al flusso inarrestabile dei pensieri che affollano la mente ,attraverso la visione di immagini di violenza che diventa paradossalmente anche spettacolarizzazione e intrattenimento ,per colmare quel vuoto interiore che ancora si fatica a riconoscere ,e ci allontaniamo sempre più da noi stessi cospargendo solo alcol sulla "ferita".
Non per presunzione o chissà cosa ma capisco forse cosa intende Pino con il voler lasciare definitivamente la blogosfera e credo che da lettrice sarei tra i primi a seguire il suo intento,non prima di aver salutato le tante meravigliose persone che ho avuto modo di conoscere e che anche su questo post stanno scrivendo,una conoscenza che non definirei virtuale ma prettamente spirituale.Grazie e un saluto a tutti.
P.s
Quella sinergia che vuoi propormi è andata a compimento, perché alla fine ciò che davvero siamo in bene e in male emerge sempre ,al di là del contesto e lo comprendi quando l'altro ti riconosce attraverso la stessa forma di autenticità,dovuta di certo anche ad un accorto lavoro introspettivo.
L.
Porre e porsi quesiti è la base di un sano contraddittorio, e il rapportarsi sulla blogosfera rappresenta una terapia più sana, a mio avviso, che dialogare con un analista a pagamento. Poi ognuno è libero di fare le sue scelte, certo se non dovessi leggere più Pino, sarei improvvisamente più povero.
Elimina"E voi, riuscite mai a parlarvi davvero, da soli, faccia a faccia, guardandovi negli occhi?"
RispondiEliminaSì, personalmente sì, direi quotidianamente, ma certamente non lo faccio, almeno in modo esplicito, in rete, amo troppo la mia privacy per usare i social per "raccontarmi": né sul blog né su Instagram né sulle storie di whatsapp. Poi che gli altri capiscano o meno, si facciano o meno un'idea giusta o sbagliata di me poco mi importa.
I social li utilizzo per comunicare ciò che attira la mia attenzione, per condividere le mie passioni. Saluti a te.
sinforosa
Ci si può raccontare per metafore, per ellissi, prestando voce ad oggetti che - pensiamo - la pensino come noi magari con ancor più lucidità. Parliamo e scriviamo per noi comunque, non smetterò mai di sottolinearlo. Il pubblico (eventuale) è una bella e proficua scusa.. ;)
EliminaL' introspezione è necessaria per prendere una maggiore consapevolezza di sè sia in positivo che in negativo, ma non condivido che si debba fare sui social! Però mi piace questo quesito che hai posto che ha ottenuto il gradimento di quanti hanno commentato e tutta la discussione che ne è derivata!
RispondiEliminaPuoi manifestare le modalità, e un certo modo di pensare, poi processi e dinamiche restano veicolati dentro di noi, ma esporre una volontà sul come dedicarsi, a se stessi e agli altri, lo ritengo positivo, a volte quasi atto dovuto.
EliminaGran belle riflessioni! Diventano un coro unanime nell'esprimere l'esistenza di una Voce . Tento un azzardo filosofico: siamo certi di essere noi a parlare col nostro alter ego, cioè con noi stessi? La risposta pare oggi essere, senza l'intralcio di leciti dubbi, affermativa. Per gli antichi tuttavia quella Voce era al contempo individuale e collettiva, noi e Dio, quel 'Dio Tutto' che si manifesta così, in senso metafisico e poco razionale, se vogliamo, perché il Tutto contiene tutto e si diversifica di continuo senza peraltro separarsi mai in entità realmente indipendenti quali crediamo di essere: 'distinti ma non separati', per riprendere una celebre massima di un' antichissima filosofia orientale.
RispondiEliminaAh, dimenticavo. Si scrive allo stesso modo, certamente, ma questo 'Dio' di cui ho detto, ha poco da spartire con la trascendenza del dio d'Israele o con quello dei papi e patriarchi vari.
E con questo credo di aver replicato anche alla tua domanda Franco, quella del post 'Fate questo in memoria di me'. Un po' in ritardo, già. Ma anche tu, perdindirindina, abbi pazienza; ti pare naturale rispondere a un commento dopo tre mesi? Una chiosa che meriterebbe da solo un intero post, oltretutto.
Io sono certo di essere io a parlarmi, magari sono un dissociato di ultima generazione e chissà quante figure retoriche mi si agitano dentro: dio, demoni, coscienza, super io.. 'na folla che sbraita a volte.. il problema è: mi do' retta qualche volta?
EliminaAmmappete! Ma sai che , a volte, con le tue godibili battute spiritose centri proprio il cuore pulsante delle questioni? Il fatto è che da pochi decenni siamo tutti certi di essere soli a rimuginare nell'intimo, al massimo qualcuno spera di essere ascoltato da un grande orecchio ai confini della dimensione materiale che come un radar sonda gli umori e gli orrori dell'umanità vivente; per i precedenti tremila anni , invece, ogni essere vivente 'sapeva' che questa Voce era un tutt'uno con il mondo circostante, faceva parte del proprio sé, ma al contempo anche di un qualcosa che conteneva - oltre il sé - anche tutto il resto. Non fosse che questa posizione è stata adottata da eccellenti pensatori della nostra epoca che nessuno si sogna di contraddire, avremmo potuto pensare di essere una generazione superiore che si è evoluta da uno stadio primitivo segnato da panteismi e superstizioni tribali. Invece. . .
EliminaSo che non ami esser trascinato in ragionamenti troppo articolati e perciò, mestamente, taccio. Però ogni tanto rifletti a fondo sulla questione, potresti trovare molte risposte a domande come quella che mi proponevi nell'altro post e a cui non ho dato seguito per evidenti esigenze di laconicità. Altius tendam eh.
Oggi va di moda rimuginare davanti all'analista: ci vanno tutti, dai bimbi piccoli ai novantenni, in coppia, da soli, in tre magari. L'analisi sta prendendo piede, la passa pure la mutua.. la gente tende a dimenticare che dentro abbiamo uno psicologo tutto per noi, aggratis pure.
EliminaIl padre degli analisti moderni lo chiamava Es (Esso), ma poi, Chissà come, ci ha convinto che per interrogarlo necessitavamo di un mediatore professionista (come lui) e c’è voluto un suo allievo (che peraltro gli stava sui maroni) per rimettere le cose a posto e per aprire nuove vie di introspezione. È tutto ciò conferma quanto dici, cioè che anticamente i nostri avi sfruttavano meglio queste possibilità al punto di fare completamente a meno degli analisti di professione nonostante le condizioni di vita fossero assai peggiori di adesso.
Eliminarettifico. Non 'dopo tre mesi', ma: due mesi e otto giorni.
RispondiEliminaMa sai che ho controllato e c'hai ragione.. forse perché quel post mi è sfuggito di mano..ed è bello comunque, perché uno lancia una questione e tutto quello che germoglia attorno è interesse, è vita, è pensiero.. grazie e scusa!!
EliminaGrazie a te per la fiducia, eh. Sei proprio un figlio del tuo tempo ( direbbe Zygmunt Bauman). Soprattutto nel giustificarti con parole il cui significato sfugge. Se ti è davvero sfuggito di mano il post come mai lo hai riesumato col tuo commento dopo tre mesi? Quale delle figure retoriche al tuo interno (la cosa mi ha divertito molto) ti ha suggerito le parole del commento?
EliminaRudimentalmente immagino retoriche tutte le figure che accrocchino e alimentino la chiacchiera, allontanadoti dal fulcro puro e semplice.. "la voce che contiene il sé ma anche tutto il resto" fa un po' parte di questi ghirigori .. ;)
Eliminaqui mi tocca intervenire ancora. La Voce non fa parte dei ghirigori, ma sono quelli che fanno parte del tutto, il quale si manifesta a sua volta con una voce interiore: il Logos di Eraclito, l'Hermes, o il Thoth egizio (Il dio con la testa di Ibis). Questi 'dèi' vengono detti messaggeri, in quanto esplicite rappresentazioni della comunicazione scritta e orale, quindi con il Tutto che genera Conoscenza, Saggezza, Sapere. e perché permettevano la connessione del tutto con la coscienza individuale, che oggi, dominata da un ego straripante non pare più capace di riconoscere null'altro che la propria natura fisica, rifiutando tutto ciò che di essa non fa parte. Retaggi del positivismo, si dirà. Gli dèi tuttavia, anticamente non erano intesi come esseri superiori dotati di super poteri e ben distinti dal genere umano (senza superpoteri), anche se spesso nei polpettoni hollywoodiani la questione è sempre trattata così. Poi qualcuno finisce per crederci, o più logicamente per rifugiarsi in un più sano ateismo radicale. Ecco perché pensiamo di essere sempre noi che ci parliamo da soli. In realtà stiamo cercando di stabilire un contatto anche col resto della realtà di cui facciamo parte ma che, al di fuori del nostro orticello cosciente, non percepiamo più. Quella realtà però preme e cerca sempre di stabilire una connessione, per recuperare l'unità e con essa l'armonia primigenia, per moderare l'eccesso di egoicità e il drammatico rifiuto di tutto ciò che non rientra nelle categorie dello spazio-tempo della materia. Rimetti insieme i pezzi, Franco, vedrai che alla fine le cose torneranno e ti sembreranno più comprensibili a cominciare da quei testi sacri che non riesci a capire se spogliati dal loro abito letterale. E se le tue figurine retoriche fossero invece potenti richiami simbolici volti ad allontanarti dal fulcro , dal nesso cosciente e apparentemente 'saldo' delle questioni, ovvero dall'aspetto strettamente materiale della Realtà/Dio? E ora sono curioso di vedere come riesci a tirarti fuori dalla discussione con uno dei tuoi proverbiali sberleffi. Ha ha.
EliminaSono sempre stato del parere che un logos universale non c'appartenga, non perché ci rifugiamo nella nostra grezza sapienza ad personam, ma perché non siamo proprio in grado di contemplare un saggezza universale. Dare del tu a Dio non rientra nelle mie possibilità. Rifuggo l'ermeneutica a tutti costi, l'individuazione, l'interpretazione. Me ne resto così a guardare Dio, come quando osservo i "ghirigori" di stelle in cielo. Perché a tanti non basta e devono trovare soluzione all'insolubile? Quali paure li tengono svegli la notte?
EliminaIo dormo serenissimo, e ringrazio ad ogni risveglio. Chi, non ha importanza. ;)
C'è Serenità e serenità. L'armonia può esser raggiunta attraverso la Conoscenza, intesa come nous platonico. Altrimenti. . . Anche la marmotta è serena nella sua tana. Ma in modo diverso.
EliminaDici bene: non siamo in grado di contemplare la saggezza universale, nel senso che la lettura interiore (leggere al proprio interno= intelligenza) non è più un obiettivo dell'essere. Più precisamente: 'non siamo più in grado di contemplare l'armonia della realtà che ci circonda.' Dare del tu a Dio non è una possibilità ma una tua naturale vocazione per il fatto che sei tutt'uno con Dio e non solo nella la tua porzione materiale. Comprendere gli scritti sacri - peraltro assai semplici da capire se non imbrattati da vernice ideologica - non è una questione di ermeneutica, o di ampollosa ricerca dell'impossibile, ma è un'occasione da non perdere di crescita , occorre però sapere come sono stati redatti questi antichi capolavori di sapienza e poesia; la cifra espressiva adottata non è quella della libera interpretazione ma del linguaggio simbolico, laddove il simbolo, in quanto archetipo, quindi in qualità di patrimonio acquisito dalla psiche (inteso alla greca non alla maniera degli psicanalisti, junghiani a parte) umana in millenni di esperienza, è comprensibile solo in un senso, senza ppossibilità d'errore. Bada bene che è l'unico modo che l'AI non sarà in grado di imitare . Conformarci ai modelli espressivi arcaici, riscoprirli e utilizzarli ancora è una sorta di vaccino contro le minacce imminenti della tecno-umanità prometeica. Torno a dirti, facendo ricorso a chiaro linguaggio simbolico: vedi un po' che fine ha fatto Prometeo per aver tentato di dare all'uomo una facoltà che era e rimarrà sempre prerogativa della Natura/Zeus. Il messaggio è chiaro! Non significa che non dobbiamo utilizzare le nostre capacità creative, significa semmai che la tecnologia non può essere utilizzata contro l'uomo che sarebbe anche contro Dio/Natura. Il signor Nobel l'aveva capito, ma troppo tardi.
Il tuo grazie mattutino l'hai inviato ad un indirizzo preciso, invece. E sai chi te l'ha suggerito? Proprio quell'altro te, inconscio, che ti connette col resto del creato ma che in tempi di super ego che ti si gonfia davanti come un pallone, non riesci a vedere. E sì che l'importanza ce l'ha.
Caro Franco, non ho un blog e non scrivo di me ma spesso mi parlo senza guardarmi allo specchio, mi critico e ogni tanto mi rimprovero. Ma non serve a nulla. Continuo imperterrita anche a farmi domande e a non darmi risposte. Ma una cosa ti dico: quanto mi piace leggerti! Ti abbraccio sempre.
RispondiEliminaImporta dialogare, porsi domande, a volte eludere le risposte anche, ma importante non sentirsi isolati, vuoti, spenti. Siamo vulcani, quieti, coi giri al minimo, ma pulsanti.
EliminaCaro Franco nel tempo del progresso tecnologico avanzato, dei telefonini, dei PC, dell'intelligenza artificiale e di tutto quello che talvolta si sovrappone, o antepone, tra noi e la ricerca o la coltivazione metodica di noi stessi e degli altri, riuscire a dedicarsi un pò di tempo per una giusta e proficua autoanalisi è, o sarebbe già, un vero e proprio successo. Non tipicamente un salto nel vuoto, perchè il nostro parco emotivo, grazie a Dio, è sempre fluente e ricco di contenuti, ma un incontro salutare con il nostro "io" e le nostre emozioni per trarre quel giusto bilancio a fine giornata che certamente non guasta o non guasterebbe mai. E' il tempo in cui l'uomo deve sforzarsi per rimanere al centro del "progetto", sia dal punto vista salutare ed emotivo che da quello tecnologico. Gestire i problemi per rimanere padroni di noi stessi, della nostra mente e del nostro tempo. Gestire la "macchine" per rimanerne protagonisti e trarne il massimo beneficio possibile per il bene nostro e dei nostri cari. Mai farsi gestire dai problemi. Mai farsi gestire dalla tecnologia.
RispondiEliminaVivere in armonia e sincerità con se stessi lo trovo basilare. Dobbiamo aiutarci dall'interno. Il resto arriva a cascata poi. Facciamo amicizia col nostro essere, e viviamocelo per bene. Poi potremo esporci in piena serenità..
EliminaRipetitiva, nel mio blog scrivo ciò che sento, vivo, faccio...e se fa star bene a me perché privarmi? Abbraccio 🤗💛💖
RispondiEliminaStare bene elemento primario, far cose che non diventino obbligo, ma procurino benessere.. fondamentale..
EliminaNon mi capita quasi mai di parlare da sola ma talvolta è utile per sentirsi meno soli, quando si devono prendere decisioni difficili oppure quando è il caso di perdonarsi
RispondiEliminaCarlac
E' morto Paolo Sottocorona, il metereologo de La 7. Te lo ricordi da noi, a lavare vassoi? Una bella persona davvero.. :(
Eliminap.s. che avrai mai da perdonarti? ;)
EliminaQuando parlo con me stessa, lo faccio perché sto pregando. Io, la preghiera, la concepisco così: un io che dialoga nel proprio intimo e sa che c'è qualcuno che lo ascolta. Quindi in quelle occasioni non nascondo niente di me. Poi decido cosa traslare all'esterno, se proprio desidero che qualcosa venga fuori e allora ecco il motivo di tanti scritti, che siano racconti, post nel blog, lettere: ognuno di essi porta un pensiero profondo mio, ci sono volte in cui ciò è palese, altre in cui riesco a mimetizzarlo sotto altre forme. Comunque non è per colmare un vuoto che scrivo, ma per fare compagnia a quello eventuale degli altri.
RispondiEliminaHai scritto qualcosa di importante, discutibile forse, ma valido sicuramente. Io scrivo per i miei vuoti, sicuramente, che poi aiutino altri, buona cosa.. per quanto riguarda la preghiera, rimane qualcosa di certamente soggettivo, ci si augura che ognuno, poi, sia sincero almeno con se stesso, e anche che qualcuno, "altro", ascolti..
EliminaCiao Franco.
RispondiEliminaIo mi guardo dentro.
Mi cerco e mi vorrei parlare.
Ma poi dal fondo sento: "...cazzo guardi!?"
A.
Lo sapevo che spoetizzavi alla grande.. in realtà stai somatizzando solo il tuo immenso sguardo interiore, un'autocritica blindata che ti preserva da ogni malefatta, ogni ingiustizia, ogni voglia impellente di dar fuoco a qualcuno. Sei un grandissimo. E ti voglio bene così ;)
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