“L’estate
era finalmente arrivata, e con lei il profumo delle creme solari, il suono
delle ciabatte sulla sabbia bollente e le risate leggere che si rincorrevano
tra gli ombrelloni. Ogni giorno sembrava una promessa: di un tuffo più alto, di
un gelato mai assaggiato, di un incontro destinato a diventare ricordo. Fu
proprio in uno di quei pomeriggi infiniti che accadde qualcosa di assolutamente
imprevisto…”
..il mare si ritirò, la risacca boccheggiava lasciando
appena un pelo d’acqua ritrosa, ma dopo la sorpresa del momento, pensai ad un
fenomeno spesso legato agli tsunami, come un rinculo a presagire l’onda di
piena, ma qui? Sul pacioso Tirreno? Non potevo crederci.. scrutavo l’orizzonte
come impietrito, anche se l’istinto era di fuggire subito verso terra.. ma intanto
nulla all’orizzonte.. “solo” questo silenzioso ritrarsi, barchini, boe,
pesci..tutti presi di sorpresa a constatare che non c’era più mare.. neanche
un’impressionante bassa marea a Zanzibar mi aveva scosso così..
Radio
e tv iniziavano ad annunciare cose analoghe dal resto del mondo, come se
avessero tolto il tappo dagli oceani, e il centro della terra stesse
inghiottendo ogni metro cubo d'acqua..
L'aria
era densa, masticabile, maleodorante di sale e alghe bruciate dall’esposizione mescolata ad una esalazione metallica, come di
ruggine improvvisa.
Il sole, appena un attimo prima complice di pomeriggi pigri, ora picchiava
implacabile sul fondale esposto, trasformando la sabbia umida in una crosta
putrida.
Sulla spiaggia eravamo terrorizzati ma immobili, radunati sulla battigia che
non era più battigia, un confine mobile che si spostava sempre più in là,
rivelando segreti e conformazioni che mai avrei immaginato.
Scorgevo cose irreali, e l’aria sembrava di deserto ora, inerte come i relitti
all’orizzonte, e poi, più in là, strane figure, enormi, indefinite e
grottesche, che sembravano come in agguato, ma probabilmente spaventate più di
noi.
Le
barche, e intere navi, giacevano inclinate, come giocattoli dimenticati da un
bambino gigante. Gabbiani confusi impazzivano, atterrando goffamente sulla
melma che era stata il fondale, beccando pesci agonizzanti a guizzare in pozze
sempre più piccole.
Non c'era panico però, non ancora. Piuttosto, una sorta di stupore collettivo,
una rassegnazione surreale. Le notizie dalla radio parlavano di porti
trasformati in deserti, di navi incagliate a chilometri dalla costa, di città
costiere che si affacciavano su abissi fangosi. "Il Mediterraneo è una
pozzanghera salata," diceva una voce calma e irreale alla radio,
"l'Atlantico un canyon senza fine."
Il
"nulla" era un vuoto assordante, un silenzio che inghiottiva il suono
delle onde, sostituito solo dal fruscio del vento sulla sabbia e dal lamento
lontano di qualche sirena. Iniziavamo a definire l'orizzonte, ma non era il
solito orizzonte marino.
Piuttosto una linea frastagliata, fatta di rocce e detriti, dove prima c'era
solo azzurro. I nostri occhi, abituati alla vastità liquida, faticavano a
comprendere quella nuova, arida, infinita estensione.
Era come se il mondo avesse trattenuto il respiro, e in un istante, tutta
l'acqua. E noi, sulla spiaggia, eravamo lì, testimoni di un'assurdità che
superava ogni immaginazione, in attesa di capire cosa sarebbe rimasto, una
volta che il blu fosse scomparso del tutto, lasciando solo il cielo testimone
dell’unico azzurro con ancora qualcosa che somigliasse ad un senso.
This is breathtakingly haunting. 🌊💔 You've painted an apocalyptic vision that feels both surreal and deeply moving. The imagery of the world holding its breath, the stolen blue... it's powerful and stays with you. The sky as the last witness—what a profound thought. ✨
RispondiEliminaThis reads like a fragment from a dream—or a prophecy. 🌌 The stillness, the absurdity, the profound loss of meaning in a color... absolutely chilling and beautiful. You have a gift. 🖤
RispondiEliminaio ho sempre conservato in cantina migliaia di litri di acqua ed alimenti secchi o scatolati e poi tanto tonno sott'olio di cui non posso fare a meno
RispondiEliminaNo, io non potrei vivere senza vedere e sentire il mare. Il mio incipit preferito è: "Chiamatemi Ismaele". Ciao e serena domenica.
RispondiEliminaIl Mare è come la vita. Non è mai lo stesso.
RispondiEliminaEh no, svuotando i mari così mi 'riempi' di angoscia...
RispondiEliminaChe brivido freddo lungo la schiena, il mare il mio amore...mi ricorda "Dune" ciao Franco 🤗
RispondiEliminaSempre controcorrente tu! Ci dicono che i mari saliranno sempre più fino a sommergere Genova e Napoli, e tu che fai? Ci svuoti il Tirreno sotto il naso! Ancora più angosciante.
RispondiEliminamassimolegnani
Potrebbe essere la trama per un film distopico.
RispondiEliminaIo sul mare ci vivo, ci sono avvezzo, lo ammiro, eppure ti dico: mi ha sempre fatto un po' paura.
RispondiEliminaPensa a chi fa la pipì in acqua? Come fa senza?
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