Mi chiedevo come sviluppi un post dalla trama debole, e se un post simile si auto penalizzi in partenza.
Del resto scrivo quasi tutto, ormai, in funzione del blog, quindi dovrei disinnescare
questa presunta debolezza di trama che
comunque attiva il mio pensiero, la mia gestione di vita.
Direte voi: se hai il sospetto già ti riguarda, di
riflesso la proietti sulla tua scrittura, magari come alibi.
Per questo mi sforzo di perseguire una sorta di
eclettismo, pizzicando svariati argomenti come un frenetico guardarmi attorno a
sfuggire il déjà vu, aggrapparmi alla superficie del vivere, prendere aria
irregolare, assaporare assaggiando, percependo il tutto da diverse angolazioni,
solidificarle, quelle trame.
Ma la prediligo - la trama debole - per un senso di
sostegno. Voglio diffidare delle narrazioni spavalde, quelle che si
impadroniscono di carta e penna e ti sopravanzano nello sviluppo divergendo le
sorti e riscrivendo l’epilogo.
Offrono soddisfazione, ti fanno sentire
autore di una scintilla ma poi ti esautorano, rendendoti marginale.
Non intendo una trama che non badi a se stessa, ma ho bisogno di curarne il
ricamo, gestire e sentirmi partecipe, carezzare l’intreccio, custodire la
storia, avvertire che si tenga accanto, come a cercare consiglio.
E scriverne la mia arma, ma soprattutto la mia protezione.
Debolezza a esibirsi rifugio.
E magari al prossimo post sovverto ogni intenzione.
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