venerdì 25 ottobre 2024

VINCENZO

 


Si chiamava Eleonora, sua moglie. Aveva vissuto per lei. E dopo la sua scomparsa era scomparso un po’ anche quel Vincenzo che tutti avevano imparato a conoscere, per far posto a qualcosa di nuovo.  Agli occhi degli altri, almeno.
C’era stato come uno stop, un rivalutare il mondo; mondo che lo aveva sempre affascinato e continuava, nonostante tutto, anche ora, alla soglia degli 85 anni.
Non esisteva più il senso del donare, ma il vivere una sorta di assorbimento totale, saturarsi di quel far fronte, come a riequilibrare l’assenza più importante,
a gremire i colmi della sua solitudine che gli parlavano di storie non più sue,
ma sapeva di non essere solo.

Ed allora ecco i viaggi, le letture, il cibo, i teatri; il circondarsi di bellezza a stemperare supposta malinconia, nuovi ricordi a confondere memorie inamovibili e crearne di nuove, inattese.
La sua casa museo traboccava di emozione, e lui manteneva tenacemente acceso quel tepore domestico, come le boccette di profumo, mai più spostate.
Cenava e amava raccontarsi spesso con pochi, eletti, amici fidati, ormai depositari delle sue confidenze, di intimità e affinità elettiva.

Viaggiare, adesso, era ricostituente e allo stesso tempo calmante per l’anima, una sorta di salvavita, uno smussare turbamenti ma, soprattutto, incentivo ad accumulare, riscoprire, rendere partecipe il se stesso di una volta, riverniciare dove le crepe prendono vigore e dalle quali temeva, un giorno, smettesse di trapelare la luce del ricordo, e il solo dubbio era che l’aria ne ossidasse il sapore, una stasi che non voleva né poteva permettersi.
Alimentava un moto continuo a generare solo in apparenza quel frenetico porsi
al (r)esistere, come con le rose, puntuali  ad ogni compleanno.
In realtà era un ripercorrere il suo: indossava il suo passato e se lo teneva addosso, non aveva problemi di risorse economiche o liquidità: prenotava sempre doppio coperto nelle cene dove cercava intimità, e due posti in aereo: sua moglie occupava idealmente quello vuoto, tenendogli la mano per tutto il volo.

Le visite guidate erano di coppia, ogni nuovo arredo per la casa aveva l’assenso di Eleonora, leggeva a voce alta in salotto con la luce fioca, sceglieva assieme a lei nuove uscite in libreria, e curiosi saggi in biblioteca.
Ad ogni prima teatrale lei gli sistemava la cravatta, quella regalata all’ultimo compleanno, alla fine testimoniavano gioia autentica, ed Eleonora era sempre nell’ultimo eco di applauso.


2 commenti:

  1. è una tenera follia quella di Vincenzo, Aveva capito che solo la memoria mantiene in vita le persone, quindi lui non si portava in giro un fantasma ma un Eleonora quasi intera.
    massimolegnani

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  2. Un esempio di scrittura che arriva velocemente al ❤.

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