venerdì 30 agosto 2024

PERCHÉ L’HORROR?




Ogni tanto piace porre domande, anche se in campi lontanissimi dal proprio sentire e, addirittura, azzardare risposte.

Ma nel caso specifico avrò bisogno della vostra collaborazione, di voi fans di horror e affini, potrei magari farmi un’idea.
Perché piacciono gli horror, spesso accoppiati allo splatter più nauseante?
Come mai stanno soppiantando categorie consolidate  come la commedia, la fantascienza, il thriller, l’action?

A sentirli, diversi utenti, ti raccontano che trattasi pur sempre di fiction e che il brivido della paura è roba ancestrale e attrae un po’ tutti fin da piccoli.
Chi non ha mai provato il fascino delle montagne russe
col cuore in gola alla prima vertiginosa discesa?

Questo sì, lo ammetto, ma non ricordo di aver cercato di bearmi ancor di più,  tentando di scorgere, tra i binari, cadaveri squartati di fresco.
Per certi analisti subentrerebbe anche un fattore somatizzante, un mettersi alla prova se, per caso, un giorno, dovessimo realmente affrontare pericoli immani,
mostruosità, robe folli.

Probabilmente hanno ragione entrambi, anche se tra un horror splatter e un thriller come si deve, continuerò sempre a preferire il brivido e l’oculatezza del secondo.

Mia moglie trova orrendo quando, in preda agli spasmi di mal di pancia, mi infilo due dita in gola per vomitare e procurarmi qualche istante di sollievo. Ecco il punto, stessa manovra: orrore per qualcuno, piacevole conforto per altri.
Potremmo finirla qui.

E il paragone col sussulto da montagne russe lo considero, poi, davvero gratuito. Spaventarsi a morte con contorno di sangue e scannamenti rientrerà forse nell’amore del palpito, ma ci scorgo una consequenziale deriva al limite del manipolatorio, fino al poter godere di una sessione di sevizie e martirio gratuito.

Comprendo però che per tracciare linee così definite abbiamo bisogno di analizzare più a fondo. La psicologia in questo senso offre un magari inconsapevole aiuto.

Del resto sono proprio quelle definite dagli esperti del settore, come “emozioni principali” ad alterare, da sole, le esatte percezioni: paura, disgusto, tristezza, rabbia rientrano nel bagaglio principale col quale ognuno di noi avrebbe a che fare quotidianamente. Certo c’è anche la gioia a fare da contraltare.
Quattro contro uno. Farebbe fatica pure John Wick.
Mi sembra palese l’apparente disequilibrio di personalità che ne viene fuori.



Per dirne solo una, che il disgusto sia più importante, più necessario, più abituale soprattutto, del gusto, la dice lunga sul come e a cosa venga scientemente indirizzato il nostro subconscio.

Sarebbero più le cose che fanno schifo ad attirarci, e in effetti ecco la risposta al pubblico di massa di certo cinema irricevibile (da noi, ovviamente..)

Ma poi sono gli stessi che andrebbero alle Maldive, ai party in piscina, che sognano un giro in Ferrari, o una serata con Margot Robbie?
Perché certa bellezza terrebbe ancora banco? Una contraddizione..
Si arriverà al punto che anche al ristorante si ordineranno porcherie per soddisfare la fame e la necessità di disgusto.. col cinema siamo già avanti.. in effetti si parla dell’ “orribile che emoziona come le cose belle” (https://ilbuioinsala.blogspot.com/2024/07/recensione-dostoevskij-al-cinema-2024.html), e già in questo intravedo la stortura dell’ossimoro indecifrabile.

Sul n 28 di FilmTv, diretto (e dedicato) dai Fratelli D’Innocenzo, Giulio Sangiorgio esalta le “forme disturbanti, la dismisura e lo sfregio del buon gusto”  “una forma scomoda , persino sconveniente”  “se siete respinti, restate”, parlando della loro ultima opera “Dostoevskij”.

Non escludo a priori l’horror dalle mie scelte, resto un fan de L’armata delle tenebre o L’alba dei morti dementi, o anche altre pellicole che cercano di svicolare dal cliché “te devo fa morì sulla poltrona”, tipo Parasite o Get Out, veri cult in un ambito di genere non ancora estremizzato e ridotto a torture porn.

Purtroppo stiamo degenerando, ma forse è proprio la doppia finalità che propone certo “cinema”, finiremo per sostituire del tutto la nausea all’applauso, la deturpazione alla bellezza, la repulsione al fascino, come nuova fase di apprezzamento di una pellicola.
Forse questo il fine ultimo di questo processo evolutivo (?!)

Diciamo che rinuncio ad interpretare questo ossequio dell’orrido.
Ma se penso che tanti ormai trovano più (dis)gustoso  rovistare (almeno cinematograficamente) tra frattaglie umane anziché assaporare una carbonara o emozionarsi secondo antichissimi e superati canoni, depongo serenamente ogni velleità di venirne a capo.

Mi direte infine: “Ma cosa te ne frega a te di cosa guardiamo noi?”
E non fa un piega. Curiosità risponderei, che poi è un istinto base comune.
Certo più del sangue che tracima.                                                                                



 

 

 

 






domenica 25 agosto 2024

ARRESO AI VIOTTOLI





Che insista per sempre

questo cielo discreto 

che filtra l'alba come passino indolente,

tra persiane socchiuse,

pastellate su silenzi sgonfi,

quasi cenci inanimati.

Che dissimuli ammodo

questo cielo di afa appesantita

prepotente già all’apparire.

Coltivato di grano irrequieto

arreso ai viottoli che si ridisegnano

rimasti di guardia a sbigottiti acquedotti

tremanti ad ogni vibrare d’aereo.

Che provi a nascondere anche noi,

questo cielo.

In una patina indistinta di sonno sereno

con le nubi ancora

ad ingoiarsi tra loro.


mercoledì 21 agosto 2024

SCRITTURA CREATIVA

 


Il prof di Thriller Creativo proprio non capisce.
Mi sta bocciando ogni tentativo, qualsiasi invenzione; una volta mi strapazza i personaggi, poi non lo stuzzica la trama, altre trova elementare l'esposizione.
In compenso si esalta con raccontini sbilenchi di compagni di corso che meriterebbero il confino.
Ma ora so dove abita, conosco gli orari, la famiglia, le abitudini.
Devo solo capire come muovermi per non destare nessun sospetto.
Purtroppo restano online aspri contraddittori a commento di svariati esercizi, e già qualche altro docente mi ha scritto in privato, pregando di dominarmi e accettare ogni giudizio con la necessaria pacatezza.

Ma io lo so che tra la celebrità e me c'è solo un ostacolo, ed è lui.
Importante è che sparisca in maniera candida, anonima, più che accidentale, e che nessuno possa legare l'evento luttuoso a me.
E l'idea, genialmente perversa, è arrivata: soffocato col mio ultimo raccontino appallottolato direttamente nell'esofago, scritto con inchiostro a rapida scomparsa e carta biodegradabile che non lascia alcuna molecola rintracciabile.

Il videocitofono che registra le visite però, proprio non l'avevo calcolato.
Sarebbe stato oggetto di una sessione d'esame successiva.

 

sabato 17 agosto 2024

STATISTICHE

 


Leggendo un romanzo ho scoperto una statistica - verificata poi da fonti internet - secondo la quale, per ogni essere umano vivente sulla terra attualmente, corrisponderebbero quindici persone morte dalla comparsa della vita, ad oggi.

Il calcolo mi era apparso errato per difetto, pensavo infatti ai milioni e milioni di persone esistite dall’origine del genere umano, esseri che hanno dato vita (e morte) ad arte, guerre, viaggi, scoperte, nazioni, continenti, infinite storie incredibili ma anche vita semplice, un'enormità di generazioni ad ogni latitudine, e che tuttavia non superano, tutte insieme, quei poco oltre 110 miliardi, di vissuti e scomparsi, calcolati con approssimativo scarto di errore.
Mentre gli umani in vita odierni si attestano, oggi, attorno agli otto miliardi, ed è una cifra di esseri viventi che si moltiplica sempre più velocemente col passare del tempo, in maniera esponenziale, costantemente crescente.

Ecco quindi verificato, e verosimile, quel rapporto di appena 15 persone - morte nel corso della storia, in mille modi e maniere - in capo ad ognuno di noi viventi.
Conteggio destinato in fretta a calare ulteriormente.
Sarebbe interessante inoltre, scoprire quanti, e in che percentuale, tra quei quindici, siano scomparsi per vecchiaia, malattia, incidenti, malnutrizione o uccisi
- guerra, rapina o terrorismo -.

E quando anche il monopattino, infine, rientrerà prepotentemente in classifica come significativa causale di decesso. 

 

 


lunedì 12 agosto 2024

INCONTRO QUESTO TIPO..


..per strada.

Mi saluta cordiale, sa come di familiare ma, complice la mia indolenza quando si tratta di ricordare una persona, resto sulle mie, cerco di capire, frugo tra memorie in disordine.

Lui parla ma non aiuta molto nel decifrare; scopre carte in tavola, ma praticamente nulla che lo riguardi.. sa del blog, del teatro, delle crociere, della pensione, di Lulù..
sorride affabile, chiede come va con la casa nuova..
e io che cerco di racimolare tessere di puzzle da ricomporre.

È come fosse al corrente, ma in cerca di un’attestazione di conferma, da parte mia,
che non mi sento di concedere.
Una verifica che non trova spiragli perché non mi sobbarco l’onere della confidenza,
non decifro richiami riconoscibili oltre ai pochi dati di fatto.

Subentra la sfacciataggine allora, e chiedo dove ci siamo visti di recente.

A casa stamane, risponde col sorriso che ora credo di riconoscere.
Prima di uscire, magari allo specchio.

Pensa tu come possiamo apparire diversi.


martedì 6 agosto 2024

RISONANZA MAGNETICA

 


Esiste una risonanza magnetica che riveli il grado di sensibilità ai tramonti?

Una flebo che inietti sorpresa?

Una tac a contrasto di memoria liquida
per scoprire quanto intrighino certi versi?

Uno stetoscopio che riveli altre commozioni?

Quali passi nel vuoto dovrebbe fare la scienza medica per arrivare
a testare l'emotività, la tolleranza alla delicatezza,
i livelli di palpitazione dell'anima?

Quale diagnosi potrebbe identificare, con esatta corrispondenza,
dove vanno a coaugularsi i sogni?

giovedì 1 agosto 2024

LA PAROLA PIÙ USATA


L’idea l’ho colta da Massimo Legnani di Orearovescio (Casa, in questo post come anche in suoi altri..). 

Tra i sostantivi più usati pensavo proprio a Casa.

Poi controllo su Google, e risulta essere all’ottavo posto.
Addirittura, prima di Tempo, Amore, Famiglia.. viene Casa.

“Andiamo a casa, ce l’hai una casa, questa è casa mia, le chiavi di casa, quando torni a casa?”.

In effetti è di casa parlare di casa, nominarla, pensare a, renderla protagonista di arrivi, partenze, soste, intermezzi tra un daffare e l’ altro, o comunque muoversi da/per lei in sua funzione (arredare, ospitare, riparare, riposare, cucinare, visionare, scrivere, leggere).

Cosa più adatto come tappa, fine, punto di riferimento?  Luogo di incontro, termine di viaggi, fucina di ripartenze o lunghe soste; porto, tregua, ospitata, focolare, nido, custodia di serenità ma anche ansie, per chi non la recepisca tale, per chi finisca per avvertirla prigione di opprimenti mura. 

Comunque necessaria, comunque fondamentale: un diamante lo regaliamo al nostro amore magari, ma un mutuo!.. un mutuo è solo per lei.

La casa contiene, organizza, custodisce, promette. Quando si cambia casa traslochiamo con entusiasmo, ma quando lasciamo una casa? Quando la dobbiamo cambiare non per nostra esclusiva volontà? Non ci sentiamo come strappare un lembo di pelle viva? Se la perdi diventi rifugiato al massimo, ma in un altrove, dove finisci per non riconoscere neanche più te stesso.

Del resto cosa a custodire meglio pensieri, riflessioni, sensazioni.. di una casa? 

Solo casa a fornire risposte, riparo, riposo.
Solo casa per abitare davvero
quel tempo racimolato altrove.