Race è una corsa tra mille storie. Una corsa in dieci secondi
che brucia anni di amore, odio, potere, incomprensioni, guerra, politica,
sogni, passione, impotenza, volontà, coraggio.
La storia di Jesse Owens, il nero più veloce della terra,
costretto a correre non solo contro il tempo, ma anche contro i pregiudizi, le
pressioni, la stoltezza più profonda.
L’uomo al quale Hitler non strinse mai la mano, ma al quale
non la strinse per un periodo irreale, neanche il Presidente degli Stati Uniti
d’America!
Costretto a camere e spogliatoi separati in patria e fuori,
ai buuu negli stadi come un Balotelli qualsiasi - solo che allora rischiavi la
vita e il lusso te lo scordavi -, la doccia la facevi comunque dopo i bianchi,
potevi arrivare a maledire il tuo colore se non facevi appello a grandissima
forza d’animo, anche se in pista poi,
volavi davanti a tutti.
Nemo propheta in patria, si suol dire, ma Owens non lo era
neanche fuori, un senza pace alla ricerca della propria identità, della propria
indole, del proprio talento, probabilmente decuplicato da quel correre contro
tutto e tutti
Le Olimpiadi del 1936 a Berlino erano quelle della
riabilitazione sociale della Germania dopo la Prima guerra mondiale, ma covava
da tempo un nuovo seme dell’odio e della pazzia più profonda.
In tanti affermano che il boicottaggio minacciato dagli USA
contro le politiche razziali anti ebrei e rom che da tempo scuotevano
l’opinione pubblica, avrebbe fatto sensazione e, forse, ridotto a più miti
consigli la febbre espansionistica nazista dell’epoca.
E’ un senno del poi, un’ipotesi che fa pensare.. del resto
ricordo ancora quanto non accettavo il boicottaggio statunitense alle Olimpiadi
di Mosca del 1980, per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan… forse
servì invece, scosse l’opinione pubblica con qualcosa che riusciva a toccare la
coscienza comune di tutti.
Questa di Jesse invece è una vicenda fantastica, che senza
Olimpiadi non avrebbe potuto dipanarsi, calata in un palcoscenico magico e
tragico al contempo, storie di odio, amore e amicizia che viaggiano in
contemporanea.. come l’amicizia nata in pedana e durata nel tempo con l’ariano
Luz Long, battuto da Owens nel salto in lungo, punito poi dal regime nazista
per l’atteggiamento sportivo e amichevole nei confronti di Jesse, spedito al
fronte dell’invasione polacca dove trovò la morte nel ’43.
Lo sport non crea solo antagonismi folli, suscita rispetto, ammirazione,
complicità aldilà delle ideologie più idiote che mandano il mondo in frantumi.
E Race vuole rappresentare tutto questo… un mondo di sogni e
ideali che l’odio e la guerra non hanno potuto scalfire in alcun modo.
Stai parlando di un grandissimo.
RispondiEliminadomani è tra i papabili, e spero lo vedrò, ne ho letto soltanto che bene, qui ed altrove...
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