Il mondo morì di Covid alle 8,36
venerdì 30 ottobre 2020
IL MONDO MORI'
giovedì 29 ottobre 2020
FIABE E SCRITTURA
Se fantastico tanto, se immagino molto, se sogno spesso ad
occhi aperti, credo che una buona parte di responsabilità la possa attribuire a
quattro libri che hanno “stregato” (è il caso di dirlo) la mia adolescenza,
insegnandomi il mondo del fantastico,
facendomi entrare in confidenza con tutto un immaginario sempre sfuggito
alle regole e alle convenzioni razionali.
Parlo dell’Enciclopedia della Fiaba, Edizioni Principato,
anno 1959.
Nata con me.
Con questo mondo favolistico sono cresciuto, ho imparato a leggere, a viaggiare pur rimanendo comodamente seduto, a conoscere altri mondi ed altre creature.
Il prototipo della fantascienza, o più semplicemente: fiaba.
Dove mille
mondi si intersecano, dagli animali parlanti agli oggetti magici; dalle
vecchine sagge agli eroi senza macchia, dalle pozioni miracolose ai passati remoti passando per
fate, gnomi e folletti; da paesi che mai e poi mai avrei immaginato, assieme
alle loro popolazioni, fino alla mitologia, dalle Russie alle Americhe, fino all’Oriente più
lontano, di saga in leggenda fino a librarmi, completamente rapito.
Mille allegorie e mille morali, ad insegnare la vita.
Se mi sento spesso, quasi oppresso da tanta realtà incresciosa riconosciuta tale da un mondo ingrato, è perché io viaggio.
Il checkin è ad ogni nuova pagina, e basta una penna per volare, comunque, alto.
domenica 25 ottobre 2020
L'ULTIMA CENA (TRA AMICI)
Probabilmente si, anche se rigorosamente in sei, ieri è stata l'ultima cena prima dell'inasprirsi dei controlli e delle pene.
Certo qualcuno avrà tradito e magari era positivo, qualcuno avrà spezzato la pizza invece del pane, e dato da bere birra anziché vino, ma tutto rigorosamente con le forchettine di plastica, e la distanza di sicurezza garantita dal tavolo a semicerchio.
E ad un certo punto, essendo arrivati all'ora del DPCM, tutti a casa dopo una delle ultime (si)notti(ci) assieme agli amici..
giovedì 22 ottobre 2020
SEGNALAZIONI: GIOVANNI LAURITO
martedì 20 ottobre 2020
TRE BALLATE
Non so voi, ma a volte mi sento quasi assaltato accendendo radio e tv: video sguaiati, voci stridule, note forzate, cantanti estremi, rap ciclostilati, lagnosi trap, robotici auto tune, e hip hop da pianerottolo.
Tantissima carne al fuoco..ma alla fine è quasi sempre la solita fettina di vitella .... i soliti ritornelli, i gnegne, i gridolini..e anche i video quasi amatoriali non aggiungono quel doveroso quid... insomma ho voglia di mettere sul piatto tre ballate soft e melodiche, poi fate un po' voi..
Lui è Matt Berninger, quasi un folk singer, cantantino cupo e mono-tono, ma dai riff acchiappanti
domenica 18 ottobre 2020
DAVID GROSSMAN LA SCRITTURA COME VACCINO
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David Grossman |
David Grossman ieri su Repubblica
ha illuminato le pagine di semplicità e garbo.
Un elogio della scrittura in
grado di sensibilizzare le pietre. Omaggio delicato a chi vive di parole, e a
chi, più naturalmente, vi si aggrappa - come ad una zattera - nel mare dell’incomprensione e dell’indifferenza.
Scrivere è come respirare, vitale
comunque per chi vuole far fronte alla morte spirituale e all’oblio sensitivo.
Scrivendo “saremo testimoni attivi,
curiosi, acuti” sottolinea Grossman. Sorpresi, aggiungo io, delle nostre
osservazioni e del nostro riuscire a stupirci.
Conclude l’articolo con l’episodio
narrato dal poeta yddish Sutzekever, che trovo al contempo incredibile e
illuminante:
“Mi convinsi del potere racchiuso nella poesia, nel marzo del 1944, quando dovetti attraversare un campo minato. Nessuno sapeva dove fossero le mine. Vidi persone fatte a pezzi. Vidi uno stupido uccello che si era avvicinato troppo. Qualunque direzione prendessi, qualunque passo facessi, avrebbe potuto significare la morte. Ma fra me e me ripetevo una melodia” (e per “melodia” lui intendeva una poesia) “E al ritmo di quella melodia camminai per un chilometro nel campo minato e ne uscii”.
Poi disse la seguente, sorprendente, frase: “Potresti ricordarmi che melodia era? Io non ricordo..”
E io posso immaginarlo, continua Grossman, con un sorrisetto, quasi a dirci che la melodia la si dimentica sempre. Sta noi reinventarla, con parole nostre, per non sentirci impotenti, sconfitti, persino nel mezzo di un campo minato. Per avere ancora speranza.
Ecco perché dico che una volta scritta, la poesia non ci appartiene più, come il respiro vitale, è un lampo nel buio del nostro esistere, ci ricama l’anima e continua per la sua strada, ma ci dilata ogni brutta essenza, ogni cattiva piega, la custodisce anzi, la rende complice, compagna di sorriso.
Queste sono le parole, questa è la scrittura.
Grazie David.
venerdì 16 ottobre 2020
CRIMINAL - NETFLIX - LA SERIE CHE MANCAVA.
Criminal è il thriller nudo.
Una stanza. Un tizio da interrogare. Un team che cerca di capire.
Uno specchio unidirezionale che separa da un'altra stanza,
dove il resto del team osserva da fuori
tentando di carpire, a freddo, qualcosa che,
a caldo, faccia a faccia col diretto interessato, può sfuggire.
Come un mettere a fuoco da lontano, quello che da vicino può abbagliare o distrarre.
Il team si alterna negli interrogatori, o nei colloqui.
Il protagonista sotto i riflettori è diverso ad ogni episodio.
E gli unici spazi scenici sono le due stanze, il corridoio che le unisce,
ed un ingresso comune, fronte ascensore,
con i distributori automatici di bevande calde e fredde.
Claustrofobico, ridotto all'osso, dove dinamiche di interrogatorio,
rapporti all'interno del team e psicologia del soggetto da decifrare,
si accavallano nel giro di appena una quarantina di minuti.
E noi si resta incastrati in quegli spazi minimi.
Si resta intrappolati in quelle evoluzioni, quegli scarti di telecamera,
silenzi, respiri, sguardi.
Grandissime prove attoriali, molta tensione.
Spesso sorprendenti gli epiloghi.