Ecco
un post all'acqua piovasca:
bigio,
uggioso, grigio ma di ben altre sfumature;
da
un blogger molto acqua cheta quando non le smuove,
capace
anche di portarvele con le orecchie volendo,
non
fosse altro, per confondervele.
Le
acque.
Ed
allora ecco anche il cinema sull'acqua, a mollo, attorno all'acqua
(Gilles
Deleuze, filosofo amante del cinema, affermava già nel 1936:
”Se
avessero avuto l'idea di una cinepresa passiva,
l'avrebbero
piazzata davanti all'acqua che scorre”),
divorato
dall'acqua, liquidamente tsunamizzato da Eastwood,
muscoloso
quanto basta per affondare la Bismarck;
con
un Waterworld pronto ad affogarti e un Le gran bleu a ingoiarti.
Acqua
corrosa, fluida modellata;
celebrante
acqua: marina, dolce, salata o potabile, lacustre o corrente, stagna
o minerale, da sorseggiare, da allagare, di lurida pozzanghera,
o di
cristallina fonte, rubinetto, polla, sorgente;
acqua
da desiderare, da scavare, da tavola, da temere,
da
incubo - come per Renoir - o saponata - come per Verdone -;
inquinata,
avvelenata, calda da doccia, fredda da gelo;
ma
anche un postare, che fa acqua da tutte le parti,
acqua
che manca
(una
persona su cinque non ha accesso costante ad acqua pulita).
Vapore
acqueo, di pesce guizzante che ne resta fuori,
acqua da
pestare inutilmente nel mortaio,
da
custodire in bocca,
da
tirare al proprio mulino;
sciabordio
sommesso di cattive acque, come di Titanic inondato,
acqua
scarsa di bassa marea, perdita d'acqua come perdita d'identità,
da
acquario o da risacca logora, o di squalo a respirarci dentro,
acqua
che gocciola da vaso cinese o tortura i pensieri.
Acqua
santa di acquasantiera ed anche acqua che piove a catinelle,
e
sempre santa perché piove come Dio la manda (ma dove pare a Lui).
E
acqua senza diga, senza limiti,
senza
tempo (può annegarti in un bicchiere),
acqua
che scolpisce, che passa sotto i ponti (anche a Madison County);
“il
lusso è un diritto” ammonisce un Cassel insipido come acqua, e per
tanti dovrebbe (deve) esserlo, un lusso:
come
bere, lavarsi, pescare, cucinare;
e
non averla soltanto alla gola.
L'acqua.
La
prediligo tra i quattro elementi, l'avverto più dell'Aria,
la
soffro più del Fuoco
che
rimane minaccia maggiore nella sua istantaneità
ma
doverosamente distaccata - non si scherza col fuoco! -;
la
palpito più della Terra, solida e rassicurante massa dall'abituale
stabilità (chissà che ne pensano in Giappone, forse sono cosi
pacati proprio per reazione...),
la
immagino come l'acqua per gli elefanti, come una lady che vi nuota.
Un'acqua
di Febbraio, che se la piove cauto, appena grig
io, uggioso, bigio,
e
comunque, tra breve, acqua passata.
Come
un post che fa un buco.
Nell'acqua,
ovviamente..