giovedì 26 dicembre 2013

FUGA DAL PRESEPE



Si, stavolta è proprio Tutta colpa della maestra
il raccontino commissionato per le Feste di Natale 
prende vita grazie ai docenti più appassionati del mondo, 
ed ora lo potrete leggere tutti,

QUI






ELOGIO DELLA PIPPA MENTALE


Il senso critico (alias “pippa mentale” nel gergo italiota spiccio) si sviluppa ed evolve con il teorico accrescere del livello culturale.



Leggere un libro, guardare un film, visitare una mostra, o ascoltare un disco,
senza poter applicare la capacità/possibilità di discernere, 
di godersi una sfumatura, di paragonare altre sensazioni,
significa rimanere in superficie accontentandosi di sensazioni primitive (caldo, brutto, salato, storto, etc...), tipiche di una sottocultura generalizzata.


Una personcina sensibilmente qualificata
non va neanche a mangiare una pizza lasciando a casa il senso critico.

Ed è inutile che in tanti facciano appello al deleterio
“ma goditela la vita, senza pensarci troppo!!”




Perché è proprio una questione di "godersela" la vita, ma davvero

Senza subirla bovinamente.


Guarda i tipi che escono dai film di Vanzina:
quelli si che non si fanno pippe mentali. 


Non potrebbero del resto.

Al massimo pippe vecchio stile, e basta.



domenica 22 dicembre 2013

I PONTI SOSPESI







Gli angeli dimorano le case in rovina
agghindate dalle stagioni,
i ponti sospesi
tenuti su da un solo sguardo distratto,
le vie di folla ferita
ad acquistare
anche questo Natale.

Gli angeli si addormentano
accanto ad ogni nostra speranza,
e siamo noi a vegliare.
Sui loro voli esausti,
sulle preghiere ipocrite
e sul nostro gesticolare
che non si libera dal fango.






Ed il commento stringato è presto fatto:

punto uno: noi diveniamo custodi degli angeli
una volta che loro hanno gettato la spugna.

punto due: siamo comunque pessimi custodi,
sia nostri che loro.

Da questa osservazione base partono poi diversi
ghirigori stilistici a commento dei nostri Natali
consumistici
oppure, 
immagine che a me piace molto

(e rimane sempre nell'ambito
dell’inversione del convenzionale)

l’idea dei ponti che stanno su
solo perché noi li guardiamo.

sabato 21 dicembre 2013

I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY (2013)


Ha preteso molto Stiller da questa sua creatura, ci sorprende fin dai titoli di presentazione incastonati nell'ambiente metropolitano, se l'è rischiata per bene e, a mio giudizio, ne esce promosso sfrecciandosela via in skateboard... lontano dai tipresentoinostriivostriiloro..

Il film è il remake del glorioso omonimo, animato da Danny Kaye nel 1947 e già sorprende, curiosando su Wikipedia, quanti illustri fenomeni ne avessero adocchiato il riadattamento da almeno una quindicina d'anni, senza però quagliare mai, da Jim Carrey a Johnny Depp, da Ron Howard e Steven Spielberg fino a Gore Verbinski.


Ma finalmente tocca a lui, e forrestgumpando di buona lena, il nostro Ben cava ben più di un ragno dal buco, esaltandosi in quella che, almeno alla regia, è diventata una sua peculiarità, come nel fantastico Tropic Thunder, vale a dire contaminare sorriso e poesia in armonica combinazione.


La storia è lieve, i connotati da giallo sembrano appena una farloccata camilleristica ma servono solo da spunto per seguir da vicino (ma anche da dentro quasi) l'evoluzione della bolla emotiva che racchiude il nostro travet, rotellina semi invisibile, ma determinante, della rivista Life Magazine, in una sorta di esistenza risicata dove solo trance di incanti temporanei, lo esaltano quale protagonista assoluto di atti eroici e rivalse verso la dura ed impietosa realtà.
Stiller ci appassiona, dopo una partenza in sordina, dove in episodi come il salvataggio di un albergo in fiamme ci aspettavamo da un momento all'altro la cassiera col resto delle Vigorsol, ed assieme alla parodia benjaminbuttoniana, finisce per forzare in negativo una struttura che, invece, mira alto.


E quando la pur iperfantastica realtà, sgomita per farsi spazio nella vita fino allora solo sognata di Ben, iniziamo a far parte del miraggio anche noi, grazie a scelte tutte azzeccate, viaggiando per mondi mooolto Life Magazine, stupiti da special effects niente affatto malvagi, inseguiti da vulcani in eruzione o giocando a pallone con gli sherpa e dove anche pochi minuti di peschereccio in pieno oceano, restituiscono una sensazione di mare feroce che neanche tutto il velistico In solitario era riuscito a trasmettere; un peregrinare avventuroso ed immortalato da splendide istantanee, a caccia di un Sean Penn,


 fotografo poeticamente selvatico, qui in una breve apparizione che riscatta da sola le sue ultime eccentriche forzature di The Tree of life e This must be the place.


Il lato vita d'uffico è quello che convince probabilmente di meno, col tagliatore di teste di turno (Adam Scott) disegnato forse troppo da scemo, e l'impiegata segretamente - pure lei - amata (Kristen Wiig), promossa principalmente per le incredibili affinità somatiche con Jennifer Aniston, avvertiamo qualche pausa di sonno rem di troppo tra un sogno visionario e l'altro, qualche dialogo s'incarta di solluccheroso anonimato, qualche scena di inevitabile déjà vu (come quando insegna le basi dello skate al figlio del suo oggetto del desiderio senza che questa, impegnata al telefono, riesca mai a coglierne la minima evoluzione), 


ma oggi perdoniamo tutto, ribadendo che certe chicche di neanche troppa magia registica, come quando Ben s'allontana dal pc che rimane in primo piano mentre lui va sfocando in lontananza, dovrebbero essere l'abc di un qualsiasi cinema che pretenda una sorta di distacco dalle convenzioni.



Noi, intanto, ci siamo girati mezzo mondo ieri, e pace se, per aggiornare il nostro profilo “posti visitati”, potremo solo inventarcela  una passeggiata sulla cresta dell'Himalaya...


mercoledì 18 dicembre 2013

VALTOURNENCHE




Avverti risacca,
ma è rantolo di palazzi inquieti,
     - bava di vento in agonia -
              questo fruscio che emana l’asfalto.
Eco malinconica.
Sgarbato ronzio.

Anche il tempo resta impigliato
come gomitolo di memorie
tessuto invano, ed in vana,
frenetica,
fuga.


               Magari per sentiero di cima
         imbevuto di nuvola
ghiotto di passi incastonati
tra fiato assente
dove ora,
ghiacciaio sopito
nel suo lento dilaniarsi in cascata,
in riva alla valle
improvvisa risacca.




e vi assicuro che mentre siete impegnati, col vostro motorino, a schivare un’auto a destra tagliando a sinistra la strada ad un camioncino che suona all’impazzata (“sgarbato ronzio” ma de che?!), 
intossicati dall'eccellente livello di monossido di carbonio (e qui “bava di vento in agonia” ce sta pure...) prodotto dalla capitale d’Italia;

ebbene dicevo, alle condizioni sopra elencate, una rimembranza valdostana può rivelare proprietà taumaturgiche decisamente fuori della norma...


Ed eccola finalmente.. la Valtournenche!!

lunedì 16 dicembre 2013

LE DONNE STIANO AL POSTO LORO


"Donne cardinale? Una battuta uscita male. Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non 'clericalizzate'. Chi pensa alle donne cardinale soffre un po' di clericalismo". 

Cosi Papa Francesco parla in un'intervista a La Stampa. 

E perde un'altra occasione di accorta analisi: diventa maniacale chi vorrebbe vedere la donna valorizzata al pari dell'uomo, 
in un Istituzione che per prima dovrebbe garantire 
l'elementarità di tale diritto.

Come se chi volesse più asili fosse accusato di favorire la cementificazione del mondo, oppure, sdrammatizzando, 
si accusasse di feticismo chi auspicasse più piedi buoni 
per la nostra nazionale. 

In parole povere. Una cantonata papale.

Una volta indicatagli Sorella Luna, 
Francesco è rimasto inesorabilmente a rimirare il dito.

domenica 15 dicembre 2013

SAGRADA FAMILIA


La Sagrada Familia l’ho vista l’ultima volta
come cratere spalancato
proteso di guglie al cielo
a sorpassare 
ogni più folle abbozzo gotico 
mai concepito.



Ora la copertura è ultimata, mancano all’appello “solo” dodici campanili,
tra i quali il più alto di tutti
a svettare di fronte al Tibidabo.



Personalmente posso impazzire 
di Gaudì
e la Sagrada Familia mi prende
allo stomaco ed alla gola,
prima ancora che al cuore.

Vado anch’io oltre ogni gotico, 
che pure adoro,
inebriandomi di schizzi di pietra 
e ricami scolpiti,
e quell'uso giocoso del cemento armato,
avventato ancora oggi.



La luce inizia a disegnare fanfare di colore

dentro l’immensa volta interna

che il Maestro ha voluto simile ad una foresta...



resto avvolto nella girandola di scale, 
cunicoli, ebbrezze aeree
e da una progettualità ancora folle oggi...


cosa avremmo dovuto pensare noi,
menti rattrappite di un primitivo '800,
davanti a tale sfoggio di divinità?





Affatto fuori luogo, definirlo,

“architetto di Dio”