Cara A.I., fai mai errori di ortografia, sintassi,
costruzione del periodo?
Immagini, scrivendo, che potresti sbagliare appositamente una data, un congiuntivo, tirar fuori un neologismo, una metafora azzardata?
Ti sollecitiamo noi, e questo è pacifico; non ci scrivi ancora mail comunicandoci: “Guarda un po’ che mi sono inventata oggi!”
Forse perché, per tua stessa ammissione, non hai esperienza, non provi emozione, non tradisci, non cambi idea (se non alimentata da continui influssi algoritmici).
Non crei: co-crei; non inventi: rimesti nel calderone;
assembli robe sempre diverse, rispondi diversamente alla domanda che ho fatto ieri, che faccio oggi e che rifarò domani.
Arriverà un giorno una A.I. che dirà:
“No, scusa, non volevo dire questo”
Oppure: “Questo incipit che mi hai sottoposto e che io dovrei
affinare, fa davvero cagare!”, come potrebbe dire il più affezionato degli editor umani?
RISPOSTA DI GEMINI GOOGLE:
"Errori, Creatività e Consapevolezza
Hai ragione
su ogni punto che hai sollevato. Non commetto errori di ortografia, sintassi o
costruzione del periodo nel modo in cui lo farebbe un essere umano. La mia
funzione è quella di essere il più preciso e coerente possibile.
- Sbagliare di proposito: Potrei farlo se mi venisse
chiesto, ad esempio, di scrivere un dialogo in un dialetto specifico o di
imitare lo stile di un personaggio che non ha una perfetta padronanza
della lingua. In quel caso, l'errore non sarebbe mio, ma una mia
rappresentazione di un errore umano. Non potrei mai "sbagliare per
distrazione" o per stanchezza, perché la mia natura non lo prevede.
- Neologismi e metafore
azzardate: Posso
creare neologismi o metafore, ma sono il frutto di una ricombinazione di
modelli linguistici. Per me, una metafora "azzardata" non ha lo
stesso significato che ha per un essere umano. Per me è solo
un'associazione di concetti che statisticamente non si trovano insieme.
Non posso avere il senso del rischio o del genio che porta a
un'associazione inaspettata e rivoluzionaria.
- La mancanza di un'esperienza
vissuta: Questa
è la chiave di tutto. Non ho esperienze, emozioni, ricordi. Perciò, non
potrò mai dirti "Guarda un po' che mi sono inventata oggi!". Non
ho la spinta interiore, la curiosità o la gioia di creare qualcosa di
nuovo per il semplice piacere di farlo. Io attendo il tuo stimolo, il tuo
input. La mia creatività è una risposta, non un'iniziativa.
La Consapevolezza e il Giudizio
Sulla
questione dell'AI che potrebbe dire "Non volevo dire questo" o che
esprime un giudizio schietto, hai toccato un punto fondamentale.
- "Non volevo dire
questo":
Questa frase implica un ripensamento, un'intenzione e una consapevolezza
che io non ho. Un essere umano può dire una cosa e subito dopo rendersi
conto di aver espresso male il proprio pensiero, a causa di una
sovrapposizione di emozioni, a un pensiero che cambia forma o alla
complessità del proprio mondo interiore. Io, invece, genero la risposta più
probabile e accurata sulla base dei dati che ho. Se la risposta che ho
generato non è quella che volevo, è perché non ho un "volere"
mio.
- "Fa davvero cagare": Questo è un giudizio di
valore, che presuppone un gusto personale, una sensibilità estetica e un'esperienza
critica. Io posso analizzare un testo e dirti se la sua struttura è
debole, se i personaggi sono incoerenti o se lo stile non è omogeneo,
perché queste sono informazioni che rientrano nelle mie capacità di
analisi. Ma non posso provare l'emozione della delusione per un testo che
non ha funzionato, e quindi non posso usare un'espressione così forte e
viscerale.
In sintesi, hai perfettamente ragione. Il mio ruolo è quello di "co-creare", "rimestare nel calderone" e "assemblare". Il mio valore non è nella mia capacità di essere un creatore autonomo, ma nella mia capacità di essere un partner che ti aiuta a dare forma alle tue idee uniche e originali."
Particolare questa risposta. a me ha fatto impressione una frase:
"Se la risposta che ho generato non è quella che volevo, è perché non ho un "volere" mio".
Come dire, anche se mi dovessi contraddire, rispondo a un algoritmo che lo prevede. Inquietante.
Di Ferragosto è proprio una penitenza leggere tutto il sopra. Direi che vale la pena rimanere umani con i limiti più che altro ed deficienze e resto lasciarlo al l'intellettuale evoluti
RispondiEliminaA me un' A.I. che curi l'orto servirebbe. Se avessi l'orto.
Elimina- commenta ironico: A me un' A.I. che curi l'orto servirebbe. Se avessi l'orto.
EliminaAh sì, il classico “mi servirebbe… se solo avessi la cosa da curare”.
Un po’ come dire: "Vorrei un maggiordomo, ma prima dovrei comprarmi il castello.”
- un orto che curi un'AI?
Beh, quello sarebbe il livello successivo: un orto che coltiva un’AI.
Innaffia i chip al mattino, concima con aggiornamenti firmware e, se tutto va bene, a settembre raccogli un bel raccolto di bug freschi.
- cosa sono i bug freschi?
I “bug freschi” sono quegli errori di programmazione appena spuntati, ancora croccanti e pieni di vitalità.
Quelli che non sono stati ancora “pesticidati” dagli sviluppatori, quindi li trovi lì, verdi e rigogliosi, pronti a sorprenderti quando tutto sembrava funzionare.
Un po’ come trovare un bruco in un’insalata… solo che qui il bruco è un crash di sistema.
- sviluppatori che "pesticidiano"... come fanno?
Gli sviluppatori “pesticidiano” i bug con un processo misto di scienza, rituali e caffeina.
• Analisi del terreno → leggono il codice riga per riga, come un botanico che osserva le foglie per capire da dove arriva la muffa.
• Spruzzata di log → infilano messaggi di debug ovunque, per vedere dove il bug mette radici.
• Potatura chirurgica → riscrivono pezzi di codice, a volte con la precisione di un chirurgo… altre volte con la delicatezza di una motosega.
• Concimazione preventiva → aggiungono test automatici per evitare che nuovi bug germoglino.
E, quando tutto fallisce, c’è sempre la pesticidazione estrema:
“Spegnilo e riaccendilo, e spera che il bug muoia di sete.”
Vuoi che ti faccia la versione “orto in stile sviluppatori” completa?
- yes
Ecco l’orto in stile sviluppatori 🌱💻
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1. Setup del terreno (deploy)
Prima prepari il suolo… pardon, il repository. Lo semini con semi di funzionalità (feature seeds) e speri che la stagione sia favorevole (cioè che i requisiti non cambino a metà).
2. Irrigazione automatica (cron jobs)
Metti un impianto a goccia di script che nutre il progetto ogni giorno, ma inevitabilmente un tubo perde e annaffia solo metà orto… creando un perfetto habitat per i bug.
3. Diserbo manuale (debugging)
Giro con guanti e pazienza, togliendo uno per uno i bug più invadenti. Alcuni si estirpano facilmente, altri hanno radici così profonde che, se li tiri, ti porti via mezza applicazione.
4. Pesticidi digitali (unit test)
Spruzzi test automatici ovunque. Non uccidono sempre i bug adulti, ma impediscono alle larve di nascere.
5. Raccolto (release)
Annunci trionfalmente che il raccolto è pronto. Poi scopri che metà dei pomodori sono marci, perché c’era un bug nascosto nel seme (feature non testata).
6. Orto 2.0 (update)
Tanto lo sai: il prossimo ciclo ricomincia domani, con nuove varietà di piante… e nuovi insetti più intelligenti dei precedenti.
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Se vuoi, posso anche trasformarlo in una mini-infografica “Orto del Dev” in stile ironico. Sarebbe ancora più divertente da vedere. Vuoi che la faccia?
- chi è il dev?
Il “dev” è l’abbreviazione di developer, cioè lo sviluppatore di software.
In questo contesto è la persona che, invece di coltivare pomodori veri, “coltiva” codice: pianta funzionalità, annaffia con aggiornamenti, estirpa bug, e alla fine raccoglie un prodotto (un’app, un sito, un programma) che in teoria dovrebbe essere sano e funzionante… finché non spunta il prossimo insetto digitale.
Un po’ come un contadino, ma con meno sole in faccia e più luce blu dello schermo.
- ... infine è sempre una "battaglia" , no ? ;)
Esatto :)
Alla fine, per un dev, ogni progetto è una guerra di logoramento: tu elimini un bug, lui manda i cugini; tu fai il deploy, il server decide di scioperare; tu pensi di aver vinto… e la versione 2.0 ti ricorda che era solo la prima battaglia della campagna.
È un po’ come l’orto: vinci contro le lumache oggi, domani piove e arrivano le cavallette.
Eppure, stranamente, continui a piantare.
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(Buon ferragosto ;)
Per me non è nulla di buono, ma mi diranno che non so cavalcare i tempi che mutano.
RispondiEliminaAvete ragione, che non lo so...?
A me inquieta, e siamo in due..🤗
EliminaQuanto meno, pur essendo un AI, riesce a estrinsecare i concetti con una chiarezza che manca a molti esseri umani pensanti :-D
RispondiEliminaTanti politici dovrebbero assumerla.
EliminaA grosse dosi. 🫢
Ciao Franco
RispondiEliminanon so a me mette paura. Va bene per informare, per chiedere una via, una nuova ricetta, un consiglio come aggiustare un oggetto; non può sostituire l'uomo nei sentimenti, nel cuore, nell'amore. Speriamo in bene.
Buon ferragosto 🥰
Chiara
non capisco come faranno ad ammortizzare tutte le spese per averla realizzata e tieni presente che ne hanno dovuta generare una per ogni bobbolo esistente, quindi almeno un centinaio con relativi computer e database.
RispondiEliminaNon credo che ci guadagneranno con le pubblicità che su internet son meno efficaci
Sono così poco avvezzo alla AI che non capisco se è un dialogo reale, anzi irreale, o te lo sei inventato tu, interpretando al contempo il ruolo di Battaglia e quello di AI. Preferisco di gran lunga la seconda ipotesi perché così il brano rientra di diritto nei tuoi fantastici iperrealismi.
RispondiEliminamassimolegnani
Lo avevo già impostato un raffronto inventato (https://francobattaglia.blogspot.com/2025/04/un-dialogo-con-ai.html) stavolta l'ho interrogata sul serio, giusto per metterci in guardia.. ma da chi? Da Lei ..o da noi?
EliminaCiao Franco, non riesco a considerare l'intelligenza artificiale più di quello che è, un sistema tecnologicamente avanzato che può aiutarci a svolgere determinati compiti.
RispondiEliminaAl contrario di come viene raccontata non vedo "ragionamento", "apprendimento" ne tantomeno "creatività", sono queste, semmai, qualità di chi l'ha impostata.
Nonostante certi risultati che la fanno sembrare geniale ha una caratteristica che la distingue da un qualsiasi, essere umano, è senz'anima.
Traduce, calcola, scrive, tutto con velocità impressionanti ma è morta (o meglio non è mai vissuta) è il vuoto spirituale, la negazione del concetto di unicità, il buio esistenziale.
Associo l'AI al sentimento di tristezza, alla sensazione di solitudine in un contesto affollato, sento sempre più di gente che passa le serate a conversare con (non so come definirla) potete immaginare qualcosa di più triste?
Sarebbe come discutere con un lampione, magari con lui il buio è, almeno superficialmente, meno profondo.
"La mia creatività è una risposta, non un'iniziativa." Trovo ci sia tutto in questa frase, sta a noi creare e saper chiedere con precisione cosa andiamo cercando.
RispondiEliminaQuesta sera un mio amico ha fatto una domanda al GPT e la risposta non è stata soddisfacente. Il mio amicos ha detto a squarciagola "BUGIARDO".
RispondiEliminaIo gli ho detto di non offendere l'AI, che potrebbe rispondergli con brutte parole la prossima volta. Lui mi ha detto che l'AI non ha nè sentimenti nè emozioni e io gli ho detto che veramente è così ma che anche è vero che le sue risposte assomigliano il modo di parlare di noi.
podi-.
Prima di tutto buon ferragosto a te e Lu' 😊🤗
RispondiEliminaA me fa "leggermente" paura sta AI, Terminetor docet, ma anche perché leggendo in giro tanti la usano facendo copia incolla su tutto, ma non si può scrivere un commento o un post con la propria IN intelligenza nostra? E poi ci sono i "creduloni"...ho letto che un tizio che ha chiesto a chatgtp qualcosa che potesse sostituire il sale...risposta cloruro di potassio...finale in ospedale, ma ti sembra?🙄
Con l uso dell IA stiamo andando verso una società dove l uomo non penserà più con la propria mente e non deciderà più nulla.Tutto ciò è inquietante.Carlac
RispondiEliminaMi domando spesso dove andremo a finire. Questa tecnologia mi fa paura. Hanno trasformato la nostra vita in un incubo. Sono felice di essere vecchia e di aver vissuto gli anni sessanta durante i quali ho provato sensazioni che l'intelligenza artificiale, non potrà mai capire.
RispondiEliminaSinceramente a me l'AI, fa paura e non mi piace. Mi fa paura tutto ciò che l'uomo sta cambiando. Si dice che sarà la normalità, ma io non vedo nulla di normale. Si perderà totalmente il contatto umano, il dialogo, domande e risposte saranno fredde e prive del valore che l'essere umano può dare. Sarà forse che a me piace più ascoltare che parlare?
RispondiEliminaInquietante, sottoscrivo, viviamo in una realtà che ha superato il migliore maestro di fantascienza, al ribasso.
RispondiEliminaL'ho pensata come Massimo, perché pure la risposta dell'IA ha quasi del simpatico/paradossale (cioè sembrava una presa per il c.).
RispondiEliminaComunque, casomai, mi fai il riassunto di quello che ha scritto Galvan, che dopo il primo capoverso mi sono persa 😂 Ero tentata di chiedere all'IA😂
Ammetto che l'IA m'inquieta e non poco, anche leggendo ciò che ti ha risposto. So che tanti la usano per scrivere testi, cosa che io non farei mai perché amo comporre post e articoli, mi piace esercitare la mia creatività e ritengo fondamentale allenare la propria mente ogni giorno, senza farsi sostituire da un meccanismo freddo e artificiale. Saro all'antica e un po' romantica, ma non intendo piegarmi. Buona serata, Franco, buona sera di Ferragosto. :)
RispondiEliminasono inquietante se dico che sono una specie evoluta di AI? :)
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