Ed
ecco servita la vita di Leopardi come perenne conflitto di
aspirazioni irrisolte.
Quanti i luoghi comuni realmente capovolti? |
Martone
opta per una scelta forse furbetta affidandosi a versi
immarcescibili, a un Germano loffio, a tre capitoli di esistenza che
calcano la mano sul padre autoritario, sulla talvolta equivoca amicizia con
Ranieri, sul carattere utopista ma costretto a penare infelicità
terrene.
Una
fotografia eccezionale coadiuvata da indovinate scelte musicali che
spaziano dal classico più convenzionale fino all'elettronica di
Sascha Ring, rendono tempi, patimenti e scenografia arditamente
lirici, pur sottraendo spazio al Leopardi che amo di più, quello
ironico e tagliente delle Operette Morali (che pure sono state rese a
teatro dalla sceneggiatrice del film, Ippolita di Majo), quel lato
feroce, sarcastico, visionario - tarpato dalla pretaglia fiorentina - che probabilmente stride con la
facile ambiguità del rapporto con l'amico Ranieri, con l'invidia di
un corpo sano e bello (“non attribuite alle mie pene fisiche ciò
che è solo frutto del mio intelletto”), col semplice desiderio di
evasione dal rapporto amore/odio con la prigione di Recanati, o il folcloristico vagare
per brindisi e bordelli napoletani.
Leopardi
è troppo avanti per tutti, soffre, ancor più che fisicamente, di
questa lucidità pazzesca che lo sovraespone come in una macchina che
viaggia oltre nel tempo e lo rende folle di fronte all'arretratezza
di chi non dovrebbe giudicarlo con quel diritto alla verità che si
arroga:
“La nostra ragione non può trovare il vero se non
dubitando. Si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza.
Chi dubita sa, e sa più che si possa”.
Cerchiamo
di comprenderlo Giacomo, afferrando il concetto in brevi lampi,
mentre prega il padre dopo il suo fallito tentativo di fuga, o scrive
di fronte alle molteplici lune dalle finestre intrise di notte che
gli ispirano frenetiche righe, o con la testa riversa all'indietro su
prati e cigli di fiumi, alla ricerca di un infinito cosi a portata di
mano, almeno per lui.
"Chi dubita sa, e sa più che si possa" |
Ma
troppo spesso Martone ci costringe al “quant'è bravo Germano!”
(che poi c'avrei visto meglio un più espressivo Filippo Timi) o al
“certo, poveretto, come deve aver sofferto”; mentre Leopardi se
li godeva vorace quegli anni curiosi, i sogni assaggiati e la mente
spalancata a una Visione Totale che, a noi altri, non ci sfiorerebbe
neanche se campassimo cent'anni alle Maldive.
Un film che vedrei volentieri
RispondiElimina..ecco vedi.. solo che invece del nudo integrale di Riondino avrei preferito quello della Ragonese.. ahah! (come autosputtanarsi una recensione seria...)
RispondiEliminavado a vederlo proprio oggi. Dicono che è un ottimo film.
RispondiEliminaCiao e buona domenica
.. grossi soliti beceri applausi a fine film.. di gente che neanche rimane a vedere i titoli di coda per sapere di chi erano le musiche. Come uccidere una lucciola in una notte di estate precoce...
EliminaOdio odio profondo per chi si alza quando ci sono ancora i titoli di coda.
EliminaÈ triste, è come rivestirsi subito dopo...
Alle Maldive o a Cipro??
RispondiEliminaComunque, lo devo vedere. Che è pur sempre stato l'oggetto della mia tesina alla maturità :p
Moz-
Allora te tocca Miki.. non t'aspettare donzellette campagnole, ma neanche troppe rivoluzioni...
Eliminafare un film sul "poeta del dolore" mi sembra una scelta coraggiosa.
RispondiEliminadevo vedermelo, questo film sul mio poeta preferito.
Qualche oniricità di troppo, ma per il "poeta preferito" vale il biglietto..
EliminaTi dico la verità: non mi convinceva molto, ma mi hai fatto riflettere. Ci vedo bene Germano, Leopardi non era così "latino" come può essere un Timi, quindi me lo rappresenta bene.
RispondiEliminaAppena posso lo vedrò.
Credo possa rientrare nelle tue corde, questa versione.
Elimina"Leopardi è troppo avanti per tutti, soffre, ancor più che fisicamente, di questa lucidità pazzesca che lo sovraespone come in una macchina che viaggia oltre nel tempo e lo rende folle di fronte all'arretratezza di chi non dovrebbe giudicarlo con quel diritto alla verità che si arroga".
RispondiEliminaHo sempre percepito questa verità.
Ci si scopre geni solo per l'inadeguatezza del contesto.
EliminaQuindi un Elio Germano non all'altezza.
RispondiEliminaMa mi spieghi come quell'omone "magnifico" di Timi avrebbe potuto rendere l'idea del dilaniato (sia nel fisico che nello spirito) folle di Recanati?
Chiudo gli occhi un attimo e ci provo.
No, non riesco ad immaginare il Don Giovanni eccessivo e mirabolante tutto un guizzo, ristretto nelle vesti smilze del tisico Giacomo. E poi quella voce...
Che c'aveva na' capoccia così, Giacomo.
Claro.
Intanto è una mia visione quella di Timi, mi piaceva l'idea di un Leopardi scorbutico col mondo, e non a rischio caricatura come in troppe occasioni l'ha esposto Germano (che pure ho ammirato per diversi altri "versi"). Eppoi che solo Christian Bale deve perdere trenta chili per un'interpretazione? Iniziassero pure i nostri gioielli di famiglia.. ;)
EliminaSgorbutico non so bene; di sicuro e' un gran timido Timi. Il problema e' Franco, che io non posso vedere il mio sogno erotico calarsi nella parte del poeta (matematico e fisico) Leopardi. Non ce la faccio sallo. E così ho buttato giù le carte!
EliminaAhah.. troppo carina questa! ..e comunque immaginatela la scena hard: mentre tu fai versi osceni, lui te li declama.. ;))
EliminaCon una leggera balbuzie. Come piace a me. Ahahah
EliminaFilm che trasuda di palese sentimento dedicato, come fonte di ispirazione, alla sofferenza.
RispondiEliminaOltre la malattia l'animo di un poeta-scrittore tende a soffrire più delle persone comuni. Si avverte una mancanza di barriere nel confronto.... dalla realtà davvero vissuta rispetto agli stimoli (tanti) che provengono dal mondo esterno.
Bravissimo Elio Germano!!!!
Probabilmente azzeccato solo in minima parte quel rovesciamento dei luoghi comuni cui aspirava Martone.
EliminaQuesto film DEVO assolutamente vederlo!
RispondiEliminaMa...solo a me Leopardi non faceva impazzire?^.^
RispondiElimina..sappiamo che preferisci i ..micioni!
EliminaMi spiace fare il bastian contrario, ma non andrò a vedere il film da te recensito, per altro molto bene.
RispondiEliminaLa pellicola su Leopardi segue, dopo venticinque anni, quella sullo sfortunato Caccioppoli, che (a mio avviso) era lenta e barbosa.
Capisco che fare arte per un ristretto target intellettuale e radical-shic è una scelta come un'altra, dunque rispettabile, ma ha un suo prezzo.
Otto euro. Otto e cinquanta al multisala della UGC. ;)
Elimina^___*
EliminaSì ok bellissimo ma io già so' depressa... :D
RispondiEliminaTu pensa solo Silvia come l'avrebbe endecasillabata... ;)
EliminaBeh, sicuramente un film che richiama un pubblico particolare, non credo sia per tutti. Non da assalto al botteghino ecco. Comunque a me Germano piace, certo in effetti fatico un pochino a vederlo in questo ruolo, anche semplicemente iconograficamente...
RispondiEliminaGermano è bravo ma si è troppo forzato a mio avviso, quasi caricaturandosi.. poi magari sono io che non mi sono addentrato stanislavskijamente... ;)
EliminaLeopardi il mio poeta preferito..come mi spiace questa critica non esaltante di una pellicola che aspettavo da tempo...
RispondiEliminaE anche Germano non sembra dalle tue parole centrare in pieno il personaggio, un'altra delusione su di un attore che mi piace molto..
Vediamolo un po' caro Franco, preparata sono preparata..quindi la delusione verrà un po' smorzata!
Abbraccio di mezzodì!
Dai che magari coglierai solo lati positivi... e ce ne sono!! ;))
EliminaDevo assolutamente vederlo, e devo rendere onore ad un autore che ho molto amato alle superiori.... eravamo così simili allora ;)
RispondiEliminaIspy 2.0
.. oggi invece hai perso l'ispirazione? O la gobba? ;))
EliminaCiao Franco, a me il film è piaciuto molto come sai. È un lungo abbraccio che ti stritola.
RispondiEliminaI versi della Ginestra e quelle immagini finali del vulcano valgono da sole il prezzo del biglietto.
Germano si avvicina tantissimo all'immaginario di Leopardi che mi ero fatto da studente, all'epoca, e da appassionato, poi. Certo, come scrivi tu, "Leopardi è troppo avanti per tutti", anche per un attore formidabile. Quindi, più vicini al centro di così io credo non si potesse andare.
È incredibile che il film o almeno le interpretazioni non siano stati presi in considerazione per un premio a Venezia.
Alla prossima, un abbraccio
Matt
Si, almeno il film meritava più attenzione, ma è rientrato in quella categoria di quasi nicchia che non smuove troppo, se non le anime sensibili.. magari un Leopardi con "altri" superpoteri, avrebbe avuto più chances.. ;)
RispondiEliminasì, ecco, cazzarola! Ho aspettato a leggere il tuo post, ché il film l'ho visto solo l'altroieri.
RispondiEliminaAnche a me è mancato moltissimo quel Leopardi che tu dici di amare di più, e che pure è il mio preferito, e troppo spesso mi sono trovata a smaniare sulla poltroncina perché Martone ha deciso di enfatizzare quel maledettissimo pregiudizio per cui Leopardi è stato quel che è stato grazie/a causa del suo malandato corpo fisico. L'unica battuta bella del film, a mio parere, è proprio quella che tu citi: “non attribuite alle mie pene fisiche ciò che è solo frutto del mio intelletto”, compresa la rabbia con cui Germano l'ha meritevolmente recitata.
Avevo evitato di leggere questa pagina, perché sapevo che sarei andato a vedere la pellicola di Martone e cerco di farlo sempre evitando, per quanto possibile, condizionamenti, cerco di arrivare ad una visione del tutto o più profana possibile.
RispondiEliminaConcordiamo su fotografia e scenografia, ottime, anche sulla colonna sonora di Sasha Ring: notevole!
Sì, Leopardi era un visionario, era esposto al dolore della comprensione dei limiti dell'umanità (nella accezione di esistenza umana), ai suoi paradossi, al conflitto tra ideale e reale.
Leggo ora che anche Valeria aveva aspettato a leggere questa pagina per veder quella pellicola con occhi "nuovi".
Non solo è notevole la tua particolare "recensione" e gradevole lo scritto, ma trovo raro nel web un così alto numero di commenti seri che danno levatura al post insieme ad una elegante ironia del padrone di casa.
RispondiEliminae a proposito dei confronti avuti su Je sais, sottolineo ed approvo “La nostra ragione non può trovare il vero se non dubitando. Si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza. Chi dubita sa, e sa più che si possa”.
DEbbo proprio pensare di dedicare un po di tempo ala lettura del tuo blog andando indietro nel tempo.
un sorriso.