Avverto le assenze,
come la sera a prosciugare luce.
Rovistano il silenzio,
accusano di beghe irrisolte,
lasciano un vuoto che echeggia
e neanche il vociare del presepe
riesce a colmarle.
Soste occasionali in punta di tastiera
Avverto le assenze,
come la sera a prosciugare luce.
Rovistano il silenzio,
accusano di beghe irrisolte,
lasciano un vuoto che echeggia
e neanche il vociare del presepe
riesce a colmarle.
Apro l’anta e rimango basito.
Dentro come un buio nebuloso ma puntellato di stelle luccicanti, scie sfolgoranti a brillare tra le camicie appese, un micro mondo di astri, galassie, pianeti e comete che affondano nell’oscurità, ma al contempo la rendono palpabile, come i maglioni ben ripiegati.
Mi sorridono gli occhi di fronte a questo spettacolo inatteso, un vorticare di asteroidi, lune, satelliti rifulgenti e corpi celesti circondati di anelli gassosi, immagino e vedo raggi cosmici e onde gravitazionali, supernove e lucide reminescenze di Interstellar.
Atmosfere
di particelle impazzite come lucciole prigioniere tra un cappotto e una giacca
a vento, planetario vivido e iperspaziale tra grucce appese e aurore boreali sospese, traiettorie
solari e un immaginario ancora intento a stupire..
“Amore vieni a vedere cosa c’è nell’armadio!!
- Hai visto? Volevi un po’ di “spazio”?
Bastava chiedere.. -
Viaggiando in treno possiamo sederci di spalle alla
direzione di marcia, controlleremo il passato mentre fugge lontano e diventa
minuscolo; e a fianco una signora dall’età indefinibile, che sembra gabbarlo, il
tempo di questo veloce intercity.
Oppure guardando la direzione di moto e accogliendo ciò che arriva, quasi
inghiottiti da scenari creati dal nulla, all’istante.
Tutto ad una velocità virtuale ovviamente, altrimenti quella mosca che ci vola davanti non godrebbe dell’atmosfera che galleggia placida assieme a noi.
In un presente trasportato tridimensionalmente.
Quindi anche quel presunto controllo cui si accennava prima è parte di un
futuro non classificabile e di un passaggio solo attraversato, senza lasciare
segno.
Ci troveremo da Roma a Milano, o viceversa, intaccando impalpabilmente quel
poco tempo trascorso regolarmente.
Ma una ipotetica mucca sui binari, che lo sta vivendo, lo ferma quel tempo.
Incide a suo modo sul futuro, stordisce la mosca, incarta un passato che,
d’improvviso colmo di presente, non pensa più minimamente di abbandonare la scena.
Non sa nulla di Roma né di Milano, la mucca, e neanche lo spazio attorno, la turba.
E’ il nostro percepire a disegnare la scena, il tempo solo come un passatempo,
abbiamo scelto di concepirlo un giorno lontano, e lui si prende gioco di noi.
In continuazione.
Dopo un’ora di immobile presente, con i raggi di sole che non assecondano la direzione e le curve del treno ora, ma solo la rotazione terrestre, mi alzo per capire come mai siamo fermi, torno indietro , attraverso vagoni, cerco un responsabile.
Ma non riavvolgo il tempo, continuo anzi a perderlo.
Mi affaccio da uno sportello aperto dal controllore, e scorgo svariate mucche
davanti al convoglio.
Passato e futuro si interrogano, la campagna origlia immobile, scorgo la
superficie dei binari, inchiodati al suolo da sempre, ma ora appesantiti come
non mai.
La signora dall’età indefinita giunge anche lei e chiede se arriveremo per sera
a Milano.
La guardo e quasi esitando chiedo a mia volta:
“Ma non siamo partiti, da Milano?”.
Michele
Wordpress se ne stava
in poltrona senza fiatare, rimirava le statistiche vincenti della sua
piattaforma, sorseggiando il suo cognac preferito.
"Mi perdoni signore, in
anticamera ci sarebbe Camillo Blogger, chiede di essere ricevuto."
Michele alzò
appena lo sguardo, e fece un cenno affermativo, non si aspettava una visita
diretta, ma meglio così, avrebbe messo in chiaro le gerarchie una volta per
tutte.
"Ciao
Michele!" esordì l’ospite con un sorriso fin troppo rilassato, quasi
spensierato. "Perdona l’autoinvito ma ci sono un paio di questioni che
dobbiamo chiarire: dovresti smetterla di porre dazi e cappioli tecnici a
chiunque dei miei voglia farti visita, magari lasciando un semplice saluto. Si
tratta di visite di cortesia, nessuno vuole rubarti terre rare..."
"Ma figurati
se osteggio i rapporti!" rispose Michele con un tono misurato, quasi
paterno. "Purtroppo ci sono regole di sicurezza che da te nessuno ha mai
applicato, quindi sarebbe il caso che vi adeguaste."
"Strano
perché le difficoltà le trovano anche i tuoi quando vogliono fare un salto da
me," ribatté Camillo accomodandosi. "Sembra quasi che
l’eccesso di... come li chiami tu? Ah, sì: plugin, temi premium e upload appesantiscano i tuoi utenti fino ad impedirne le più semplici esplorazioni, devono rimanere spesso Anonimi perché, provenendo da una
piattaforma oscurantista, trovano difficoltà anche solo a presentarsi, e neanche possono commentare, sul loro stesso blog, i corretti e garbati
interventi di chi proviene da Blogger.
Michele
accennò un sorriso sornione. "Stai confondendo l'essenziale con l'elementare.
La pesantezza, come la chiami tu, è il prezzo della libertà assoluta e della potenza.
I miei iscritti scelgono se essere un semplice diario, una rivista con ambizioni
da influencer o una intranet aziendale.
La complessità, e qualche magagna tecnica, è dovuta al fatto che
posso essere tutto, evitando ogni inconveniente.
Da voi si leggono essenzialmente... diari, tenuti da ospiti di Google, carino e
gratuito, certo, non una vera e propria piattaforma open-source con un mercato
di estensioni che vale miliardi."
Camillo
incrociò le gambe. "Capisco il tuo punto, ma non tutti hanno bisogno di un
SUV per andare a comprare il pane. Il più classico dei blogger, dei nostri blogger, vuole solo
scrivere.
Desidera semplicità. E per quanto tu sia 'libero' e 'potente', i tuoi
sono sollecitati a richiedere spesso anche un
investimento iniziale: Hosting, dominio, temi a pagamento...
Nulla di ciò tra i miei residenti. Hanno tutto gratis, direttamente da un colosso (Google, n.d.r.) che non fallirà domani.
Non c’è nulla di 'elementare' nel mettere il blogging a
disposizione di tutti, senza barriere economiche o tecniche."
"La vera
libertà ha un costo. Io offro il dominio
completo sui contenuti," replicò il deus ex machina di Wordpress, e
il tono si era fatto più incisivo.
"Se domani il tuo colosso decidesse di chiudere
baracca e burattini, come ha fatto con tanti altri progetti?
I tuoi scrivono per cortese concessione.
I miei utenti possiedono la casa, le fondamenta e
persino il terreno.”
"È uno spauracchio che usi da anni. Intanto la piattaforma continua a
crescere proprio tra chi è alle prime armi e non vuole grattacapi, e con
un'indicizzazione che, non a caso, è garantita dal mio... “parente stretto”, diciamo così".
Camillo fece un gesto vago verso il cielo, alludendo a Google.
La potenza, senza un controllo diretto, dall’alto, è anche un rischio costante.
Noi offriamo la “sicurezza” gestita e centralizzata. Zero pensieri."
Michele si
alzò, credendo di concludere l'incontro.
"È vero. Aderire a Wordpress richiede responsabilità e manutenzione. Ma offre la possibilità
di allenare quel “professionista” che ognuno di noi culla.
La maggior parte dei siti web di maggior successo, delle più grandi testate
giornalistiche, e oltre il 40% dell’intero web si affida alla mia architettura.
Questo non è un caso.
Quando l'ambizione supera il semplice hobby, l'unica scelta è stare dalla mia
parte."
Si avvicinò e tese la mano. "Passa pure quando
vuoi, Camillo. Ma la prossima volta, ricordati: un vestito semplice può farti
sentire a tuo agio, ma solo un'armatura completa ti rende invincibile. E ora,
scusami, devo autorizzare il lancio di un nuovo tema per un noto quotidiano, sai..
di quelli che si rivolgono.. a noi."
A quel punto Camillo strinse la
mano, ma il suo sorriso si fece più tagliente. "Prima di andare, Michele,
c'è un'ultima cosa che volevo dirti: stai diventando un gigantesco cartellone
pubblicitario."
Michele si irrigidì. "A
cosa ti riferisci?"
"Ai banner
pubblicitari. Quelli che tu hai iniziato a imporre sempre più aggressivamente
sui blog dei tuoi utenti gratuiti e senza che loro possano toglierli o, peggio,
senza che possano guadagnarci un centesimo,"
Camillo si sporse in avanti, abbassando la voce in un tono di confidenza
pungente
"I tuoi utenti vogliono scrivere, vogliono la libertà, ma tu stai
lentamente soffocando i loro contenuti sotto i tuoi messaggi
promozionali, trasformandoli in veicoli pubblicitari per il tuo brand."
"È il costo del servizio e
del supporto che offriamo a milioni di utenti gratuitamente," si difese
Michele, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona. "Dobbiamo pur
sostenere i costi dell'infrastruttura mondiale che mantengo in piedi.
È un compromesso necessario per chi sceglie il piano Free."
"Compromesso? Tu stai
contaminando i loro contenuti con la tua pubblicità," ribatté Camillo
scuotendo la testa. "Noi siamo gratuiti da decenni, ma Google rispetta la
relazione tra l’autore e il lettore. I banner di AdSense sono ancora a
discrezione del blogger, che ne trattiene la maggior parte del ricavo. I miei
utenti guadagnano se scelgono di monetizzare, oppure possono
mantenere il loro spazio pulito e intatto. Nessuno si sveglia e trova una
bandiera commerciale sventolare senza permesso in mezzo al proprio lavoro.
Sarà un’armatura Wordpress ma costi e marchette cominciano ad incidere!"
Camillo si alzò, il tono ora
soddisfatto:
"I tuoi credono di avere più controllo, ma tu hai appena dimostrato che il
controllo finale ce l'hai tu, usando le loro pagine come spazio pubblicitario.
Il nostro punto di forza non è solo l’essere gratuito e facile: è
l'essere una casa ospitale e dove il proprietario ha sempre voce in
capitolo, e dove ospitare commenti e contradditori risulta elementare, da
qualunque piattaforma provenga. Forse è questo che ti spaventa, l’ibridazione
di scambi, idee, amicizie, crescite.
Questo, mio caro, è il motivo per cui milioni di blogger continuano a preferire
la semplicità.
Michele si limitò a fissarlo, il sorriso forzato sparito, sostituito da una
smorfia contrariata.
Non poteva negare che il malcontento per i banner invasivi, fosse una spina nel
fianco.
Camillo si esibì in un inchino
ironico. "Allora a presto, carissimo.
Torno a godermi la spontaneità di milioni di blog che nascono ogni giorno,
senza clamore e senza manutenzione e la consapevolezza di poter vagare per il
web a proprio piacimento, senza nessun paletto. Salutami il consulente
SEO!"
Un’affermazione di Baricco che mi ha fatto pensare:
“I grandi scrittori sono quelli che danno un nome
alle cose”
Potrebbe fuorviare, nel senso che noi usiamo parole
esistenti per scrivere.
Ma per descrivere possiamo adoperarne di mai usate, o perlomeno non per ciò di
cui stiamo parlando.
Accade spesso in poesia, accostando immagini anche apparentemente lontane, metaforeggiando
in quantità industriale, forse meno in prosa dove potrebbe risultare più ostico,
e più meccanico.
Ma dare un nome alle cose, poi, significa davvero
solo rinominarle?
O basta agganciare concetti differenti a paesaggi consuetudinari.
Come guardare, anziché solo vedere. Stabilire nuove relazioni.
Se esco anche solo in terrazza e mi affaccio al
mondo, non è un semplice uscire di casa, è un porsi in combinazione con
l’esterno, farne parte, entrare nell’atmosfera, ribattezzare il convenzionale.
Ecco il dare un nome nuovo.
Se scrivo mi sto accomodando sul foglio, e cerco
parole, che esistono,
ma non sono a conoscenza di ciò che
descrivo,
si cerca di incarnare una realtà sensoriale inedita.
Così creo immagine senza disegnare, il colore che
sguscia dal bianco, l’acufene che diventa armonia, il ronzio cupo d'una ecografia a scandagliare viscere e anima..
C’è stato
mare tutt’attorno,
e nubi,
e montagne guardarmi guardarle.
E poi fogli indiscreti
tra palazzi che riconosco ancora,
dalle ombre
e le pause lunghe;
futuro ripiegato, incerto,
colmo di risposte vaghe
a elemosinare ancora tempo,
a gestire attese
tra un gatto che cigola
e un dondolo che sbircia,
e noi sempre contro tutto.
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| Positano |
Credevamo - ingenui e illusi - che la scelta di una
puntata tra Positano, Ravello, Vietri sul mare e altre perle, ad ottobre, e
per di più infrasettimanale, ci avrebbe preservato
dal delirio, consentendo qualche giorno di visita serena, approfittando anche
di un tempo ancora clementissimo.. in effetti di italiani davvero pochissimi:
sono gli stranieri che fanno le vacanze intelligenti occupando strade, spiagge,
alberghi, chiese, ristoranti, parcheggi e traghetti.
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| Conca dei Marini |
A quel punto abbiamo sfruttato il piano B.
Il
noleggio di uno scooter che alla fine è risultata scelta vincente. Evitando
file e ingorghi, permettendo parcheggi surreali a Borgo di Furore, Atrani,
Cetara, Amalfi, Positano, consentendo
visite serene quando non impossibili in circostanze differenti.
L'utilizzo del bus sconsigliatissimo, esperienza davvero equiparabile ad uno sport estremo.
La Costiera emana fascino particolare, un brulicare di borghi non dissimili, con la folla tutta concentrata sulle piazzette principali, senza neanche immaginare i dedali di viuzze e sottopassi nascosti a rendere la visita qualcosa di più di una toccata e fuga.
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| Atrani |
Calarsi nei retro borghi, affrontare scalinate impervie, allontanarsi dai brusii della folla accatastata, permette un contatto diverso, una corrispondenza di sensi; si colgono armonie stanziali, che si aggirano dove, in tanti, non porgono affatto riguardo né considerazione.
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| Ravello |
Un turismo che coglie sbadatamente
la superficie, il luccichio, l’affresco, ma a cui sfugge il riguardo, il
prestigio, l’incantesimo;
a volte anche solo quell’attimo di attenzione in più che crea
connessione e sorpresa.
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| Atrani |
Ad avere tempo, tutta la costa, sarebbe da percorrere a piedi, anche attraverso i sentieri che la ridisegnano dall’alto, con un mare delizioso, a volta spiaggia fine, altre fiordo irruente, dove una minima casetta colorata può tenere botta al più ricamato dei duomi.
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| Vietri sul Mare |
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| Praiano |
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| Amalfi |
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Paestum
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