Spinti come da un’intuizione prenotiamo il Palazzo Nobile di San Donato, a
Montepulciano.
L’appartamento una delizia rinascimentale, soggiorno attorno a fine ‘600 della
Contessa Contucci, capostipite di un impero enologico ancora oggi di rilievo,
anche se non con i fasti di un tempo.
E noi a vagare per quelle stanze, ora, trasformate in esclusivo b&b, estasiati
dai broccati, dalle pitture, dai tappeti, dagli intarsi e dai tessuti; dagli arredi
e dal loro fascino, dalle vetrate su Piazza Grande, affacciate direttamente sulla
Storia, come una macchina del tempo a rivivere gesta impensate.
La suite Rosa era stata proprio dimora di Eleonora Contucci, ed ora potevamo rivivere atmosfere dell’epoca immaginandone altre, di stagioni, con i rituali di vita di corte, la cura del corpo e degli abiti, ma anche una vita sociale intensa in un periodo di fermento ed esaltazione delle risorse primarie di zona, le uve pregiate e il vino innanzitutto, l’esaltante Nobile di Montepulciano.
Dopo una giornata tra vicoli e scorci medievali, ci
addormentiamo nel letto a baldacchino con mille pensieri, e forse proprio uno
di questi a svegliarmi poco prima dell’alba.
Decido di alzarmi e mi dirigo verso la grande finestra, attirato dalle luci
tenui della piazza silenziosa.
Mentre avanzo scorgo quella figura seduta in penombra, capelli raccolti, viso confuso dal chiaroscuro, non faccio in tempo a realizzare un pensiero, che mi saluta quieta: “Buonasera, non abbia timore, sono la Contessa Contucci, proprietaria del palazzo, perlomeno una volta.. ma non ho mai smesso di fare qualche puntatina, specie quando percepisco la presenza di ospiti sensibili, attenti, e meravigliati soprattutto”
Io resto immobile, impietrito, non un muscolo fuori
posto, riesco giusto a pronunciare “Buonasera”; poi mi blocco come un automa
scarico.
“Non si preoccupi” replica lei ”Capisco, in fondo un fantasma è roba da
libri, da cinematografo (davvero
invenzione fantastica..), come piace a tanto pubblico ora, difficile immaginare
di incontrarne uno autentico, ed in effetti anche la mia presenza qua è
anomala, legata solo alla sopravvivenza del luogo, alla preservazione delle
attività di famiglia, soprattutto alla produzione e valorizzazione del vino,
patrimonio eletto, esattamente da me,
come risorsa principale.. agli uomini di famiglia mancavano estro, visione e
anche scenari; sono sempre stata io a guardare oltre, a comprendere quale
immensa risorsa avevamo tra le mani, sfruttata fino ad allora solo per minime esigenze familiari.
Era già un progetto l’impero da costruire, anche se per noi signorine era
previsto solo un mondo imbellettato, ricco di feste, vestiti, e poi adibite a procreare e gestire, al massimo, le finanze
di casa.
Ma avevo visto giusto. La vita di corte mi stava tremendamente stretta:
preghiera, musica e supervisione della
servitù potevano gestirle altri.
Intuivo un sogno, e l’ho realizzato. L’ascendente sul mio consorte poi,
per mia e sua fortuna, ha permesso la crescita e, dopo i primi risultati, nessuno
ha osato più contraddirmi, mi sono fatta
valere a corte, imparando le lingue straniere, ero io a negoziare con i
commercianti delle altre contee, ho preteso di interferire nelle scelte politiche.
Man mano che Montepulciano si rivelava potenza, sono riuscita con la mia
diplomazia a farla divenire sede episcopale e fino ed oltre
il ‘600, anche con la bonifica della Valdichiana, le cantine Contucci sono
diventate celebri, purtroppo mio figlio Stefano, accecato dalla brama di successo, mi ha messo da parte, relegandomi
di nuovo a ruoli marginali e io, per amore, non ho fatto resistenza,
constatando che l’inesorabile decadenza dell’impero cui avevo dato vita, si
stava prospettando fatalmente .. e così eccoci ad oggi, ogni tanto in veste di
candido spettro, a godermi le nobili memorie del mio palazzo e, talvolta, i
suoi deliziosi inquilini.. ”
Saluto e ringrazio
col fiato che trovo e torno a letto senza capire se stia sognando o meno.
Vedremo domani.