A bordo piscina della SPA, collegata alla palestra
che frequentiamo, campeggia un enorme cartello con scritto RISPETTARE IL
SILENZIO.
Che poi, con gli scrosci, le docce, i getti, le cascatelle; l’acqua che scorre
continua a diverse velocità e sistemi di pressione massaggiante, direzionata in
qualsiasi punto del corpo si preferisca, l’idea di silenzio, è abbastanza
chimerica.
Ma quel silenzio
da rispettare omaggia qualcosa di fragile, un valore antico che avrebbe
bisogno di attenzione, cura, disponibilità, pazienza.
Forse puoi immaginarlo più consono in una biblioteca, a teatro, in una chiesa.
Dove ci si dedichi a se stessi, occasione per ricamare pensieri e meditazione.
Ma è alla fine di questo supporre che ti accorgi di
sbagliare focus, soffermandoti sul silenzio, mentre di fondamentale c’è il rispetto, inteso come valore autonomo,
che muove ogni atto umano, che rende reale la confezione di quell’apparente quiete, e il saper considerarla stile di
vita, da applicare, possibilmente, quando sarai uscito da qualsiasi luogo o
situazione dove viene consigliato un atteggiamento di riguardo.
Immerso di nuovo in un caos che non contempla quasi più, né silenzio né
rispetto.