E parlo di Netflix, ovviamente, per molti indice di bassa qualità.
BLACK DOVES
Fa molto The gentlemen questa serie british con
tanta carne al fuoco, sangue e
sparatorie, dialoghi tarantineschi, intimismo e malinconia, dove anche
il sopra le righe arreda con un certo garbo, ma la capacità di magnetizzarti
allo schermo e farti affezionare ai personaggi chiave, soprattutto gli
strepitosi Keira Kinightley e Ben Wishaw.
Ci facciamo trasportare dalle vicende frenetiche e
mozzafiato di un’agenzia di spionaggio che offre servizi a chi paga di più pestando i piedi a
mezzo mondo e sottoponendo i propri agenti a contorsionismi funambolici narrati
comunque con efficace credibilità, sempre rimarcandone fragilità e debolezze nonostante
i reiterati richiami alle“mission impossible”.
Il regista e sceneggiatore Joe Barton, già autore de Il progetto Lazarus, sembra
divertirsela alla grande, e non possiamo davvero dargli torto.
Ovviamente finale spalancato per una seconda serie
che attendo già con grandi aspettative.
DEPT Q
DEPT Q ti trasporta
in un thriller mozzafiato tra personaggi scomodi (vittime e protagonisti) che
vagano tra luci e ombre, tutti alla ricerca di un pezzo di cielo, di rivalsa,
di affermazione o di redenzione; fragili e ossessionati, colpevoli col loro
fardello di rimpianti e rimorsi, tutti più o meno accecati dai loro fantasmi e
dalla voglia emergere, recuperare.. mille sottotrame in un giallo perfetto,
dove il cinismo, la sagacia, il fascino
e la tenacia non latitano un istante, e noi rapiti dietro le infinite dinamiche
di un racconto potente, virtuoso, che si fa seguire con omogenea plausibilità,
finalmente. Spesso cosa rara in tanti thriller abulici.
Nota a parte per il carismatico e turbato Matthew Gode e il suo collaboratore
profugo siriano Alexej Manvelov, coppia inedita di specialissimi investigatori
fuori dall’ordinario.
THE GENTLEMEN
Dopo il film, Guy Ritchie inanella dieci episodi a
forma di serie, ma talmente ricchi e densi da poter essere ingollati senza
soluzione di continuità. Il Gentleman, Duca cortese, Eddie Horniman (Theo
James) nobile d’animo e dai modi aggraziati del titolo, indotto dagli eventi a
nefandezze inaudite, mantenendo comunque un’aura di classe e signorilità,
circondato da uno stuolo di altri “gentlemen” - ognuno a proprio modo -, a
difesa del rango, della classe e dello status di appartenenza.
Parliamo ovviamente di livelli eufemisticamente “nobili”, ma dove la posizione
e la quota di potere raggiunto, innescano dominio, ricchezze e soprattutto ogni
espediente possibile per mantenerli, intrigando lo spettatore a quote
elevatissime di adrenalina.
A degno contorno Susie Glass (Kaja Scodelario) in gran spolvero,
intrigantissima e carognetta quanto basta. Il fratello del Duca, Freddy
Horniman (Daniel Ings) psicopatico e tossico, in una parte che lo esalta
proponendo sprazzi di gran cinema.
Ogni puntata colma di ebbrezza e quasi
un film a se stante, le gesta accompagnate da coinvolgenti musiche operistiche
dal fascinoso impatto sonoro, perfetto contraltare alle vicende drammatiche e
spesso dai risvolti tarantiniani, ma decisamente made in Guy Ritchie, sempre
amato, frenetico, geniale e creatore di personaggi dall’arguta personalità.
Godibilissimo.