martedì 20 ottobre 2020

TRE BALLATE

 Non so voi, ma a volte mi sento quasi assaltato accendendo radio e tv: video sguaiati, voci stridule, note forzate, cantanti estremi, rap ciclostilati, lagnosi trap,  robotici auto tune, e hip hop da pianerottolo.

Tantissima carne al fuoco..ma alla fine è quasi sempre la solita fettina di vitella .... i soliti ritornelli, i gnegne, i gridolini..e anche i video quasi amatoriali non aggiungono quel doveroso quid... insomma ho voglia di mettere sul piatto tre ballate soft  e melodiche, poi fate un po' voi.. 


Lui è Matt Berninger, quasi un folk singer, cantantino cupo e mono-tono, ma dai riff acchiappanti


La combinazione Cocoon -Lola Marsh  dà vita ad uno splendido pezzo che non mi stanco di mettere su..


I Mumford & sons sono un gruppo indie inglese dal pop sofisticato, la loro Woman trasmette fascino ed eleganza.. 






  

domenica 18 ottobre 2020

DAVID GROSSMAN LA SCRITTURA COME VACCINO

 

David Grossman

David Grossman ieri su Repubblica ha illuminato le pagine di semplicità e garbo.

Un elogio della scrittura in grado di sensibilizzare le pietre. Omaggio delicato a chi vive di parole, e a chi, più naturalmente,  vi si aggrappa - come ad una zattera -  nel mare dell’incomprensione e dell’indifferenza.

Scrivere è come respirare, vitale comunque per chi vuole far fronte alla morte spirituale e all’oblio sensitivo.

Scrivendo “saremo testimoni attivi, curiosi, acuti”  sottolinea Grossman.  Sorpresi, aggiungo io, delle nostre osservazioni e del nostro riuscire a  stupirci.

Conclude l’articolo con l’episodio narrato dal poeta yddish Sutzekever, che trovo al contempo incredibile e illuminante:

“Mi convinsi del potere racchiuso nella poesia, nel marzo del 1944, quando dovetti attraversare un campo minato. Nessuno sapeva dove fossero le mine. Vidi persone fatte a pezzi. Vidi uno stupido uccello che si era avvicinato troppo. Qualunque direzione prendessi, qualunque passo facessi, avrebbe potuto significare la morte. Ma fra me e me ripetevo una melodia” (e per “melodia” lui intendeva una poesia) “E al ritmo di quella melodia camminai per un chilometro nel campo minato e ne uscii”.

Poi disse la seguente, sorprendente, frase: “Potresti ricordarmi che melodia era? Io non ricordo..”

E io posso immaginarlo, continua Grossman, con un sorrisetto, quasi a dirci che la melodia la si dimentica sempre. Sta noi reinventarla, con parole nostre, per non sentirci impotenti, sconfitti, persino nel mezzo di un campo minato. Per avere ancora speranza.

Ecco perché dico che una volta scritta, la poesia non ci appartiene più, come il respiro vitale, è un lampo nel buio del nostro esistere, ci ricama l’anima e continua per la sua strada, ma ci dilata ogni brutta essenza, ogni cattiva piega, la custodisce anzi, la rende complice, compagna di sorriso.

Queste sono le parole, questa è la scrittura.

Grazie David.

 

venerdì 16 ottobre 2020

CRIMINAL - NETFLIX - LA SERIE CHE MANCAVA.

 


Criminal è il thriller nudo.

Una stanza. Un tizio da interrogare. Un team che cerca di capire.

Uno specchio unidirezionale che separa da un'altra stanza, 

dove il resto del team osserva da fuori 

tentando di carpire, a freddo, qualcosa che, 

a caldo, faccia a faccia col diretto interessato, può sfuggire.

Come un mettere a fuoco da lontano, quello che da vicino può abbagliare o distrarre.

Il team si alterna negli interrogatori, o nei colloqui.

Il protagonista sotto i riflettori è diverso ad ogni episodio.


E gli unici spazi scenici sono le due stanze, il corridoio che le unisce, 

ed un ingresso comune, fronte ascensore, 

con i distributori automatici di bevande calde e fredde.

Claustrofobico, ridotto all'osso, dove dinamiche di interrogatorio, 

rapporti all'interno del team e psicologia del soggetto da decifrare, 

si accavallano nel giro di appena  una quarantina di minuti.

E noi si resta incastrati in quegli spazi minimi.

Si resta intrappolati in quelle evoluzioni, quegli scarti di telecamera, 

silenzi, respiri, sguardi.

Grandissime prove attoriali, molta tensione.

Spesso sorprendenti gli epiloghi.


 















domenica 11 ottobre 2020

MA COSA AVETE NEL BLOGROLL?!


 Si, lo ammetto, vi seguo tramite blogroll.. sarò antiquato ma  sono abituato così, potrei avere notifiche, mail, andarmi a spulciare l'elenco di lettura nelle impostazioni.. ma invece no.. guardo il blogroll che mi aggiorna sulle vostre evoluzioni e vengo a leggervi...

e mi è venuto da curiosare sui contenuti e la varietà del blogroll, considerato nel suo insieme, come un macrocosmo di cervelli e sensibilità diverse, ovvio in un dato momento, oggi per esempio:

ho in lista una sessantina di blogroll, una quindicina fermi da mesi, uno da due anni, ma è la persona che mi ha portato nella blogosfera, lo conosco personalmente e ci seguiamo su facebook. 

Non lo rimuoverò mai. Sperando in un qualche miracolo.

L'altro blog sacro è Moz. Il mio mentore.

Gli altri si dividono in monotematici, intimisti, dissenzienti, settoriali, cinematografici, solari, musicofili, poetici, sociali, casinisti, polemici, animalisti, draconiani, sognatori, impegnati, letterari, politici, malinconici, sarcastici, fumettari, diaristici.

Insomma di tutto un po'. E il mio? Io aspirerei al "di tutto un po'", ma in realtà ripiego quasi sempre sul mio carattere scassa balle e vagamente intimista.

Voi invece?


giovedì 8 ottobre 2020

IN NOME DELLA LIBERTA'

I contagi risalgono anche da noi.


Paesi europei che hanno preso alla leggera il virus 

stanno andando incontro a nuove risoluzioni drastiche.


Da noi scuole aperte, autobus gremiti, stadi da riaprire, spritz selvaggio a tutte le ore.

In nome del diritto alla Libertà.


Libertà di cosa, mi chiedo? 

domenica 4 ottobre 2020

QUEL SETTEMBRE

 

Il Settembre che amo,

e che mi ha fatto innamorare mille volte;

dei sorrisi, delle isole, del mare, del vento, dell’amore più folle.

Il Settembre dei cuori infranti, delle lacrime, delle rinascite.

Quel Settembre di uva e baci rubati,

di spiaggia solo per noi, di nuotate quiete e corse nell'alba,

di ciottoli bianchi e ciambelle calde.

Il Settembre che aspetto ogni anno per un anno, 

a stemperare calore e ricolorare lo sbiadito.         

A passeggiare per mano su una risacca sempre nuova.

Settembre da cui ho sempre preteso e ricevuto, a piene mani

e cui ho chiesto ogni volta di più.

Più dei suoi tramonti, più della sua pazienza, 

più delle notti insonni e più della sua brezza ricamata.

E’ passato a riscuotere, stavolta.

E niente sconti.


sabato 3 ottobre 2020

RAPPORTARSI

 


A volte mi chiedo quanto sia difficile rapportarsi con le persone specie se, paradossalmente, più cerchi di scavare, venire loro incontro, più ti creano ostacoli: tanti perché vogliono il rapporto di superficie: “tanto ti do, e più di tanto non devi carpirmi”, dove è proprio il pensiero di essere violati, carpiti, sfrucugliati che intimorisce e infastidisce.

 Ovvio che non siamo perfetti, spesso sbagliamo approccio, o passiamo per rompiballe tormentatori. Ma credo che tentare il dialogo, specie su un blog (dove in teoria ti poni in pasto ai leoni più o meno coscientemente), sia fondamentale, altrimenti - come spesso sottolineo - tanto vale scrivere su word quello che ci passa per la testa, evitando che la gente legga e - udite udite! - si permetta di interferire, commentare, suggerire, giudicare addirittura!

Che il blog coincida spesso con il nostro diario, ci sta’, ci mancherebbe pure.

Ma che il nostro diario messo online possa e debba corrispondere esattamente ai canoni di riservatezza della nostra sensibilità, a mio avviso può risultare chimerico, perché tanti possono fraintendere le nostre esclusive confidenze private o sfoghi personali, o scambiarle per una sorta di liberi tutti dove sfogare, a nostra volta, un nostro personalissimo sentire (tanto che chiacchiero io l'ho appena fatto da Pier, e spero non me ne vorrà..)

Poi - sempre in ritardo - scopri che troppo spesso si debbano misurare le parole, i concetti, perfino le sfumature.

Tutto sommato esistono sempre entità diverse, con frequenze sfalsate.

Quindi un doppio binario interpretativo: io ascolto cose diverse da quelle che dici, e oltretutto avrei voluto ascoltarne di ancora diverso tenore, magari proprio quello che l’altro intendeva trasmettere.

Ovvio quindi che conciliare un esatto spirito comunicativo necessita anche di una discreta dose di fortuna.

Vale a dire che tutta una serie di congiunzioni astrali, di affinità elettive e di predisposizioni emotive devono trovarsi a loro agio: quindi l’aver dormito bene, non essere nervosi, aver voglia di leggere o ascoltare qualcuno, sotterrare l’ascia di guerra ben lontano da noi;  aggiungiamoci il sole - se ci piace - o qualsiasi manifestazione meteo a noi confacente, nessuna incombenza ad impellere e nessuna voglia di leggere tra le righe, specie se tra quelle righe non c’è scritto proprio nulla.

Poi mettici anche il rapportarsi coi genitori, con la propria mamma, che se ne è andata proprio l’ultimo giorno del mio mese preferito, a ricordarmi che le cose belle e quelle meno, viaggiano insieme, spesso sedute accanto.

 Tanto vale scambiare due chiacchiere con entrambe.