Una
fiaba delicata, in forma liquida, immersa di sogno acquatico, a metà
tra un film sincronizzato e un inabissamento in apnea.
Una
strizzatina d'occhio a tutto il diverso possibile, dall'handicap al
gay, dal mostro al razzista ipocrita, dal politico carogna al
militare idiota, oltre a richiami sparsi a mezzo mondo
cinematografico con spazio anche per l'unico inserto, a mio avviso
completamente fuori registro, di balletto lalalandesco assolutamente
affrancabile nell'economia già ricca di occasioni di riflessione e
spunti comunque originali.
Ottimi
tutti gli interpreti a cominciare dal sadicamente schizzato “uomo
che risolve” Michael Shannon, alla tenerissima Sally Hawkins che
comunica splendidamente con il linguaggio dei segni, ai comprimari Richard Jenkins (il vicino di casa gay) e Octavia Spencer (la collega di
pulizie nera), per non parlare ovviamente del mostro anfibio, semidio
proveniente dall'Amazzonia, amante di uova e gatti, dall'occhietto
gentile e scattoso, il pistolino a scomparsa e le pose tra lo
spiderman e il felino soffiante.
Una
pellicola che scorre via elegante nella sua fragilità di fondo,
specialmente se si azzecca l'approccio e l'esatta sospensione
dell'incredulità.
Una
storia d'amore tanto improbabile quanto coinvolgente, per la quale è
impossibile non fare il tifo, visto anche l'altissimo tasso di
caproneria degli “antagonisti” (con l'eccezione della spia
sovietica, animata da ben altri valori che quelli politico/militari),
una parentesi di cinema che intriga e trascina, con parentesi di alto
effetto cinematografico, come l'esordio sommerso o l'amplesso
metaforico tra due gocce d'acqua, ampio preludio a tutto ciò che
sarà.