Si,
sono un ammucchiatore compulsivo.
In teoria.
In pratica non è che
faccia troppi danni perché non accumulo navi da crociera, oppure
autovetture o mobili antichi, e neanche ombrelloni da mare o macchine
da cucire, ma roba molto meno ingombrante, tipo biglietti di teatri e
cinema, fotografie, libri, vhs, cd, magliette e
sciarpe, penne e matite, ricevute di hotel, business card di
ristoranti, piantine di città visitate, biglietti della metro di
mezzo mondo, lettere ricevute, copie di lettere inviate, articoli di
giornali ritagliati...
insomma..
che
differenza passa tra un fine collezionista ricercato e un
accumulatore incasinante seriale compulsivo?
Ve
lo dico io:
lo
spazio
a
disposizione.
Ad
esempio io consumo le pareti di quadri, foto, quadretti, impicci,
tele pastrocchiate, disegni, manifesti, cornici vuote.
Ogni
cosa alla quale possa essere apposto sul retro un chiodo e, tramite
quello, appesa al muro, mi attizza oltre un lecito e comune buon senso.
Poi
mi chiedo se questo accumulare, all'esterno, rifletta un gemello accumulare
interiore, nello stesso scompiglio ma, anche, con la stessa, intensa, voglia di tenere
tutto, seppur disordinatamente, a portata di mano, d'occhio, di
respiro, di fruscio.
Ora
mi chiedo: lo spazio dentro è sempre un po' di più di quello fuori?
O
quando ti operano, ad esempio, perdi fascicoli? Quando vomiti ti si disintegrano i
rimpianti? Quando sudi cacci via i desideri assieme alle tossine?
Quando
lanci un'occhiata scappa. di straforo, anche un ricordo che una volta avresti custodito
geloso, come un quadro in camera?