All'inizio,
l'arredo umano cinematografico, era “solo”
una questione di costumi, ma era logico che, specialmente con
l'avvento del colore, la componente civettuola si facesse strada ed a
quel punto (e croce) il fashion designer
si è calato sempre più nei panni del costumista e la piega, si è,
potremmo dire... plissettata, stile gonna della Marilyn in Quando
la moglie è in vacanza, e che tutti noi ricordiamo nel suo
micidiale svolazzo sexy.
Anzi, il
cinema è diventato mezzo principe di pubblicità e diffusione, per
tutto ciò che concerne il messaggio stilistico.
Oggi i
grandi disegnatori di moda preferiscono anche un solo red carpet a
cento anonime sfilate.
E con
l'occasione non vorremmo fare solo un cappotto
(di Astrakan o di cammello come insegna il buon Marlon) alle nuove
tendenze, confezionando
un attillato drappeggio
delle peggiori frange
d'eleganza, spulciando
per bene nel guardaroba,
ma senza fare spalline,
sia chiaro, e senza neanche nasconderci dietro un paravento.
Possiamo
serenamente affermare che moda e costumi si sono cuciti
il loro spazio dando filo
da torcere e confondendo spesso le acque all'utenza più candida...
e non temiamo di rimanere troppo abbottonati
svelando che, ad esempio, con i film di cappa
e spada, di tuniche,
spolverini western,
mosche di velluto,
crune dell’ago per
finire ai cacciatori di taglie,
o ai sotto il vestito niente
(ma proprio niente, neanche il cinema.. hihi!)
a quali vestiari
ci si riferisca, siamo abbastanza elasticizzati da non fare brutti
figurini.
Ma ora è
meglio una chiusura lampo
per questo post, prima che prenda una brutta piega,
del resto chi ha stoffa
ha ben compreso il messaggio: l’abito
ha sempre fatto il monaco, altroché... ;)

