Perché la porta di un blog è, per forza di cose, aperta.
E spesso con tanto di frecce, corsie preferenziali evidenziate, spot che caldeggiano la visita (come certi ristoranti che piazzano il cameriere/a fuori ad attirare clienti), nonché sfoggio di link e indicatori lampeggianti.
Tra un po’
ci metteranno pure sul
Tripblogadvisor:
(“Buon accesso ma alla fin fine non c’è niente da leggere”, “Ambiente simpatico ma il proprietario è un cafone, neanche risponde ai commenti”, "Splendida prosa, taggheremo con piacere", "Layout orrendo con colore di sfondo che affatica la vista. Mai nel mio blogroll")
Tripblogadvisor:
(“Buon accesso ma alla fin fine non c’è niente da leggere”, “Ambiente simpatico ma il proprietario è un cafone, neanche risponde ai commenti”, "Splendida prosa, taggheremo con piacere", "Layout orrendo con colore di sfondo che affatica la vista. Mai nel mio blogroll")
In realtà,
da bravi ospiti, bisognerebbe entrare in punta di piedi, rispettare i
toni e gli usi che si trovano, intuire se si è i benvenuti o se ci
squilla il cellulare come al cinema...

Altri dove
si strilla, si denuncia, si entra a gamba tesa, si viene tirati dentro per un braccio e la polemica diviene subito tua, cavalchi proteste e dichiari guerre, e si strepita cosi forte che pure a passarci solo accanto, si
ode frastuono.
Ma le sfumature sono molteplici:
dal blog intimista, dove sembra peccato anche solo accennarlo un commento, con i posti in tenue spatolato veneziano, scritti piccini quasi a non disturbare, e senza foto o, proprio al massimo, ombrature in bianco e nero;
a quelli monotematici,
dove si narra e si insiste, fondamentalmente, di un solo fenomeno esistenziale, sia che riguardi lo spettacolo (cinema su tutti), la politica, sport, letteratura, ma anche cucina, religione, viaggi;
Blog oltretutto cosi mimetizzati tra le pieghe della blogosfera, che non ricordiamo neanche più come possiamo esserci capitati... ma che ci hanno imprevedibilmente catturato.
Spesso una psicoterapia a costo zero che elegge ad analista il blogger ospite di turno, permettendoci di vestire, a nostra volta, l'ambito “camice” durante le nostre curiose esplorazioni.
Insomma,
fossimo tutti, noi bloggers randagi (a cominciare da me che cerco maldestramente di ficcare nel mio blog tracce di tutti quelli sopra descritti), in costante ricerca di
psicanalisi addomesticata?