Secondo alcune teorie l’evoluzione della tecnologia
permetterebbe, già oggi, la possibilità che noi tutti si esista in versione
simulata.
Parlo di quotidianità corrente, esperienze
sensoriali, pratiche emozionali, probabilità ed imprevisti (chi non ha mai
giocato a Monopoli?) programmati da un’entità super partes.
Ma anche una simulazione della simulazione, estrema
sintesi di una realtà originaria magari peggiore di qualsiasi scenario, quindi
non clonata e replicata, ma autonoma e sintetica.
Come individuarla? Forse ci è concesso concepirne
appena l’ipotesi.
Come queste semplici e innocue righe tentano di illustrare.
Sarebbe un’idea contro intuitiva, che tenta di superare la ragionevolezza
convenzionale, che aiuterebbe a rilevare dei bug di sistema, ammesso esistano
errori di programmazione, o magari anche questa è una concessione ammessa dal
Sistema, del resto tutto l’Universo sembra una macchina perfetta architettata
senza margini di errore.
Forse noi l’unica variabile capace di generare bellezza e caos al contempo.
Una sbavatura dei programmi, un pixel fuori posto,
un virus impertinente.
Insomma siamo noi oppure no? Pirandellianamente,
siamo - potenzialmente - realtà o finzione?
Forse basterebbe anche solo accettare tutti i cookies per adeguarci allo standard che qualcun
altro ingegnò, magari un giorno lontano. Senza troppe altre domande.
Ma se un giorno venisse alla luce la prova provata
del nostro essere una realtà simulata? Come reagiremmo? Potremo sacrificare la
sospensione dell’incredulità e prendere atto che la finzione ci governi da
chissà quanto?
E se uscire da questa condizione ci portasse solo danno? Se fosse stata
artatamente deliberata per migliorare la nostra vita e permettere la
persistenza della specie?
Ve la sentite di scovare la sbavatura, il difetto di sistema?
Potreste giocare a “dio”
senza il terrore di giungere a saperne troppo?
ma noi, caro Franco, SIAMO una realtà simulata: con i tuoi iperrealismi, con i miei racconti "farneticanti", col nostro spacciarci altri dal reale, non abbiamo bisogno di Intelligenza Artificiale o di altre diavolerie per simulare una realtà alternativa.
RispondiEliminasempre simpatiche le tue provocazioni
ml
Che io faccia di tutto per (iper)realizzarmi in piena autonomia, ci sta.. ma ci sta a tal punto che mi chiedo, davvero, quanto del fuori dai canoni potrebbe davvero esistere. E fino a che grado di "inesistenza" potremmo concepire, senza sapere di esserci dentro davvero? Mi piace svalvolare ogni tanto.. ;)
EliminaVorrei simulare un commento.
RispondiEliminaahah.. simula pure un'identità fittizia già che ci sei.. ;)
EliminaCaro Franco, fantasticare ogni tanto sull'esistenza simulata di ciascuno di noi non sembra essere una idea peregrina in un tempo in cui ci si accontenta a malapena di quello che si è e ci si immagina persone diverse e migliori di quelle che attualmente siamo. Serve per far pace con noi stessi e sbalordire chi magari ancora non crede in noi; serve per dare un'impronta meglio definita e compiuta alla nostra idea di presente guardando al futuro. Dedicare qualche istante ai sogni non fa certo male, dunque, purchè poi si scenda dalla nostra navicella spaziale immaginaria e si torni tra le umane e terrene cose dove c'è tanto bisogno del nostro contributo. Tra clonazioni, robot che si sostituiscono all'uomo, macchine avveniristiche, intelligenze dedicate alla guerra e intelligenza artificiale siamo già abbondantemente oltre i bonus consentiti per straripare in lungo e in largo alla ricerca pirandelliana di ciò che davvero siamo e vorremmo continuare ad essere ed abbandonare finalmente gli abiti del personaggio in cerca d'Autore. Fossimo tutti quanti più sereni, soddisfatti, realizzati anche sentimentalmente ed interiormente meno aggressivi indosseremmo meglio gli abiti di questo nostro tempo senza immaginare palcoscenici lontani, iperbolici e non meglio ipotizzabili.
RispondiEliminaQuesta domanda se la sono posta in tanti. Lovecraft ci ha raccontato che l'universo intero può essere il sogno di un'entità divina che dorme nello spazio tra i mondi possibili, Philip K.Dick ha immaginato una realtà senziente in grado di condizionare l'esperienza umana (V.A.L.I.S.), la trama base di Matrix la conosciamo tutti. Non solo fantascienza però ma anche post-modernismo: lo "scherzo-inifinito" di David Foster Wallace richiama proprio il concetto di realtà simulata e ti costringe a scegliere quanto farne parte.
RispondiEliminaArgomento sicuramente interessante.
Se l'universo è una macchina perfetta allora la vita biologica, per esteso noi esseri umani, siamo la variabile impazzita.
Ti consiglio la lettura di "Tutto è uno" diTalbot dove oltre alla teoria dell'universo oligrafico, ci sono anche tante osservazioni sulla "realtà"....
RispondiEliminaScusa dopo tutta la procedura di registrazione non è uscito il nome, Marzia
RispondiEliminaCinefilante.blogspot.com
Una versione artificiale (simulata) di Valeria ...
RispondiEliminaPenso che sia meglio ricordare Valeria come era in vita, nella realtà di ogni giorno...
Una me stessa virtuale non so a cosa servirebbe e per chi.
Spero di donare gli organi, almeno questo è il mio volere e già pensare che una parte di me vivrà o sarà utile a qulcuno mi basta....
Ma è interessante leggere i commenti a questo post e sapere cosa ne pensa Franco di queta domanda.
Un abbraccio grande :)
Penso che l’intelligenza artificiale sia l’ultimo colpo dato all’umanità con la quale essa si cancella del tutto , non vedo quale sia l’utilità di avere 1000 vite tutte false , non vissute sulla propria pelle , sarebbero comunque vite create dalla propria mente e generalmente modellate su esempi in genere negativi e privi di vita . Una sola vita è già difficile perché moltiplicarla ?
RispondiElimina“uno nessuno e centomila “ era comunque derivante da una vita interiore…questa ni sembrano dei violenti cartoni animati senza vita dello spirito .
Ti abbraccio
eos
abile nel proporre ipotesi e domande.
RispondiEliminami piace questo gioco.
però sono tutt'uno con il mio spirito.
e non credo nella perfezione.
ciao