sabato 28 dicembre 2013

VADO UN ATTIMO IN BAGNO...

Sylvie Plath: "Ci sono di certo alcune cose che un bagno caldo non cura.
 Ma non me ne viene in mente nessuna"


Questa foto di sala da bagno 
mi intriga un bel po’... 
di un minimalismo talebano all'apparenza, 
ma di un'opulenza quasi oscena, 
se vai a dettagliarti materiali e prezzi relativi...

Poi c’è la dichiarazione della Plath, poetica quanto si vuole, ma che si presta a svariate interpretazioni: 

il bagno “caldo” appena ti sei fatto la doccia? 
Coi vapori da hamam turco che convogliano sapori e tepori? 
O “caldo” (come il mio), con quadri e quadretti, piante e ammennicoli, e svariato ciondolame che trasformano il bagno in sala/biblioteca/serra/soggiorno/studio?


Comunque la foto mi ha attirato, 
il leasing per, eventualmente approntarla  
'sta sala da bagno,
decisamente meno.

venerdì 27 dicembre 2013

CRONOPATIA


Questo fantasticamente geniale (a mio avviso) microracconto  
è tratto da una raccolta di Tullio Dobner 
(noto anche per essere uno dei principali traduttori di Stephen King) intitolata "I libri che perdevano le parole" 
e volevo fortemente rendervi 
partecipi dell'emozione che mi ha trasmesso:


"Si alzò in anticipo per passare alla botteguccia in fondo alla via. Saltò la colazione. 
Era già davanti alla porta prima che arrivasse l'orologiaio. 
- Cosa ti serve figliolo? - chiese il vecchietto mentre apriva e lo faceva entrare. 
- Questo orologio va indietro - spiegò il giovane. 
Era un vecchio orologio con carica a molla automatica, si alimentava con i movimenti del braccio. 
Era fermo perché lo teneva da mesi nel cassetto. 
- Vuoi dire che resta indietro -, 
lo corresse il vecchietto esaminandolo. 
E lo agitò con delicatezza per farlo partire. 
- No, va indietro - insisté il giovane.
 - Vuoi dire che resta indietro - 
lo corresse il vecchietto esaminandolo. 
- Questo orologio va indietro - spiegò il giovane. 
- Che cosa ti serve figliolo? - chiese il vecchietto mentre apriva e lo faceva entrare. 
Era già davanti alla porta prima che arrivasse l'orologiaio. 
Saltò la colazione. 
Si alzò in anticipo per passare alla botteguccia in fondo alla via."



Volevo fortemente rendervi partecipi dell'emozione che mi ha trasmesso, tratto da una raccolta intitolata 
"I libri che perdevano le parole",
di Tullio Dobner,  (noto anche per essere uno dei principali traduttori di Stephen King),
questo microracconto, 
(a mio avviso) 
fantasticamente geniale.

giovedì 26 dicembre 2013

FUGA DAL PRESEPE



Si, stavolta è proprio Tutta colpa della maestra
il raccontino commissionato per le Feste di Natale 
prende vita grazie ai docenti più appassionati del mondo, 
ed ora lo potrete leggere tutti,

QUI






ELOGIO DELLA PIPPA MENTALE


Il senso critico (alias “pippa mentale” nel gergo italiota spiccio) si sviluppa ed evolve con il teorico accrescere del livello culturale.



Leggere un libro, guardare un film, visitare una mostra, o ascoltare un disco,
senza poter applicare la capacità/possibilità di discernere, 
di godersi una sfumatura, di paragonare altre sensazioni,
significa rimanere in superficie accontentandosi di sensazioni primitive (caldo, brutto, salato, storto, etc...), tipiche di una sottocultura generalizzata.


Una personcina sensibilmente qualificata
non va neanche a mangiare una pizza lasciando a casa il senso critico.

Ed è inutile che in tanti facciano appello al deleterio
“ma goditela la vita, senza pensarci troppo!!”




Perché è proprio una questione di "godersela" la vita, ma davvero

Senza subirla bovinamente.


Guarda i tipi che escono dai film di Vanzina:
quelli si che non si fanno pippe mentali. 


Non potrebbero del resto.

Al massimo pippe vecchio stile, e basta.



domenica 22 dicembre 2013

I PONTI SOSPESI







Gli angeli dimorano le case in rovina
agghindate dalle stagioni,
i ponti sospesi
tenuti su da un solo sguardo distratto,
le vie di folla ferita
ad acquistare
anche questo Natale.

Gli angeli si addormentano
accanto ad ogni nostra speranza,
e siamo noi a vegliare.
Sui loro voli esausti,
sulle preghiere ipocrite
e sul nostro gesticolare
che non si libera dal fango.






Ed il commento stringato è presto fatto:

punto uno: noi diveniamo custodi degli angeli
una volta che loro hanno gettato la spugna.

punto due: siamo comunque pessimi custodi,
sia nostri che loro.

Da questa osservazione base partono poi diversi
ghirigori stilistici a commento dei nostri Natali
consumistici
oppure, 
immagine che a me piace molto

(e rimane sempre nell'ambito
dell’inversione del convenzionale)

l’idea dei ponti che stanno su
solo perché noi li guardiamo.

sabato 21 dicembre 2013

I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY (2013)


Ha preteso molto Stiller da questa sua creatura, ci sorprende fin dai titoli di presentazione incastonati nell'ambiente metropolitano, se l'è rischiata per bene e, a mio giudizio, ne esce promosso sfrecciandosela via in skateboard... lontano dai tipresentoinostriivostriiloro..

Il film è il remake del glorioso omonimo, animato da Danny Kaye nel 1947 e già sorprende, curiosando su Wikipedia, quanti illustri fenomeni ne avessero adocchiato il riadattamento da almeno una quindicina d'anni, senza però quagliare mai, da Jim Carrey a Johnny Depp, da Ron Howard e Steven Spielberg fino a Gore Verbinski.


Ma finalmente tocca a lui, e forrestgumpando di buona lena, il nostro Ben cava ben più di un ragno dal buco, esaltandosi in quella che, almeno alla regia, è diventata una sua peculiarità, come nel fantastico Tropic Thunder, vale a dire contaminare sorriso e poesia in armonica combinazione.


La storia è lieve, i connotati da giallo sembrano appena una farloccata camilleristica ma servono solo da spunto per seguir da vicino (ma anche da dentro quasi) l'evoluzione della bolla emotiva che racchiude il nostro travet, rotellina semi invisibile, ma determinante, della rivista Life Magazine, in una sorta di esistenza risicata dove solo trance di incanti temporanei, lo esaltano quale protagonista assoluto di atti eroici e rivalse verso la dura ed impietosa realtà.
Stiller ci appassiona, dopo una partenza in sordina, dove in episodi come il salvataggio di un albergo in fiamme ci aspettavamo da un momento all'altro la cassiera col resto delle Vigorsol, ed assieme alla parodia benjaminbuttoniana, finisce per forzare in negativo una struttura che, invece, mira alto.


E quando la pur iperfantastica realtà, sgomita per farsi spazio nella vita fino allora solo sognata di Ben, iniziamo a far parte del miraggio anche noi, grazie a scelte tutte azzeccate, viaggiando per mondi mooolto Life Magazine, stupiti da special effects niente affatto malvagi, inseguiti da vulcani in eruzione o giocando a pallone con gli sherpa e dove anche pochi minuti di peschereccio in pieno oceano, restituiscono una sensazione di mare feroce che neanche tutto il velistico In solitario era riuscito a trasmettere; un peregrinare avventuroso ed immortalato da splendide istantanee, a caccia di un Sean Penn,


 fotografo poeticamente selvatico, qui in una breve apparizione che riscatta da sola le sue ultime eccentriche forzature di The Tree of life e This must be the place.


Il lato vita d'uffico è quello che convince probabilmente di meno, col tagliatore di teste di turno (Adam Scott) disegnato forse troppo da scemo, e l'impiegata segretamente - pure lei - amata (Kristen Wiig), promossa principalmente per le incredibili affinità somatiche con Jennifer Aniston, avvertiamo qualche pausa di sonno rem di troppo tra un sogno visionario e l'altro, qualche dialogo s'incarta di solluccheroso anonimato, qualche scena di inevitabile déjà vu (come quando insegna le basi dello skate al figlio del suo oggetto del desiderio senza che questa, impegnata al telefono, riesca mai a coglierne la minima evoluzione), 


ma oggi perdoniamo tutto, ribadendo che certe chicche di neanche troppa magia registica, come quando Ben s'allontana dal pc che rimane in primo piano mentre lui va sfocando in lontananza, dovrebbero essere l'abc di un qualsiasi cinema che pretenda una sorta di distacco dalle convenzioni.



Noi, intanto, ci siamo girati mezzo mondo ieri, e pace se, per aggiornare il nostro profilo “posti visitati”, potremo solo inventarcela  una passeggiata sulla cresta dell'Himalaya...


mercoledì 18 dicembre 2013

VALTOURNENCHE




Avverti risacca,
ma è rantolo di palazzi inquieti,
     - bava di vento in agonia -
              questo fruscio che emana l’asfalto.
Eco malinconica.
Sgarbato ronzio.

Anche il tempo resta impigliato
come gomitolo di memorie
tessuto invano, ed in vana,
frenetica,
fuga.


               Magari per sentiero di cima
         imbevuto di nuvola
ghiotto di passi incastonati
tra fiato assente
dove ora,
ghiacciaio sopito
nel suo lento dilaniarsi in cascata,
in riva alla valle
improvvisa risacca.




e vi assicuro che mentre siete impegnati, col vostro motorino, a schivare un’auto a destra tagliando a sinistra la strada ad un camioncino che suona all’impazzata (“sgarbato ronzio” ma de che?!), 
intossicati dall'eccellente livello di monossido di carbonio (e qui “bava di vento in agonia” ce sta pure...) prodotto dalla capitale d’Italia;

ebbene dicevo, alle condizioni sopra elencate, una rimembranza valdostana può rivelare proprietà taumaturgiche decisamente fuori della norma...


Ed eccola finalmente.. la Valtournenche!!