giovedì 30 aprile 2015

CONGIUNZIONI ASTRALI



Ieri, spulciando Facebook, becco una citazione di Mareva, bresciana, che parla della mia libreria di quartiere periferico romano, PAGINA348 dove vado spesso per incontri con gli Autori ed acquisti mirati.

Una libreria che sopravvive alle grosse catene di distribuzione grazie alla passione e all'attenzione dei microlettori, alla voglia di resistere di "librai" che tengono duro, e grazie anche alla cortesia di autori che accettano inviti e contraddittori con noi curiosi e avidi di conoscere chi c'è "dietro" uno scrittore.
E' qui che ho conosciuto personalmente De Luca, Malvaldi, Bartolomei e tanti altri.

E' qui che ho scoperto autori sconosciuti che da Feltrinelli non potrebbero essere ammessi neanche per le pulizie..

ma la cosa più carina è scoprire che un'amica di blog, seppur lontana, grazie a giri di link, passaparola, sentito dire o letto per caso, venga a conoscenza di realtà a me cosi care e vicine.

Significa che le "affinità elettive" esistono davvero, che alcuni fili invisibili che mantengono interessi e voglia di seguirsi, ogni tanto si scoprono, si toccano, si sfiorano, si intrecciano.

O magari non significa niente ma a me piace pensarlo. Ed è già bello così.


sabato 25 aprile 2015

"Mia madre" l'ultimo Moretti...


Immagino insista una piccola stanzetta del figlio ad adombrare il film, quasi a voler accudire la descrizione del dolore.

Mia madre” sviluppa un’impostazione a due tranche intersecanti: con quella più leggera a rappresentare l'artificio sdrammatizzante.
Moretti invece si relega e si disegna nella parte somatizzante della perdita e del lutto, elaborandola, a distanza, a sostegno della Buy, suo schizzatissimo alter ego.
Voglio credere intendesse smussare la durezza di una (della) privazione, alternandola al film (nel film), diretto dalla Buy (iperbole della regista scassaombrella - e magari questa la fatica più immane: correggere una regista che corregge... -)



Incrocierà Turturro - disegnato oltre tutte le righe possibili -, solo per ribadire che “il regista (cioè lui) ha sempre ragione”.
Un Nanni impaludato in quelle centinaia di schemi da cui vorrebbe(?) affrancarsi..

Salviamo comunque più di una sequenza: l’introspezione onirica della Buy lungo la fila davanti al Capranichetta (gloriosa saletta nicchiante), salutando pezzi di vita, ma anche qua perdendo scioltezza nell'auto segnalarsi, didascalicamente, alla se stessa versione ragazza.. e qualche contatto mamma/figlia dettato dalla disperazione e dall'impotenza di fronte agli eventi, dove l’insofferenza isterica di Margherita, suo marchio di fabbrica, rende l'idea (..ma poi si finisce per esagerare, come quando alla mamma, sorpresa alla guida con la patente scaduta, prende e le sbatacchia l'auto al muro.. così, tanto per far vedere chi comanda.. - quasi un elogio degli standard morettiani.. -)

Ma fatichiamo a entrare in sintonia, certo distratti anche dall'approssimazione registica, dal continuo voler sottolineare, mettere puntini su infinite i.
Certa lentezza non produce cinema. I primi piani lacrimosi non producono commozione. I siparietti grotteschi con Turturro - pesce fuor d’acqua -, più che spezzare i ritmi generano imbarazzo, come lo genera la regista Buy evocando l’attore accanto al personaggio (mantra made in Nanni, per stessa ammissione del Regista..), o innervosendosi girando robe assurde, come il rozzissimo tentativo di okkupazione fabbrica iniziale o la scena con un set di diciotto telecamere davanti al parabrezza..

L'eccesso a contrasto con il lieve ricordare,  spesso delicato omaggio alla mamma professoressa amata, ricercata anche a distanza di anni dagli studenti di una volta che ripassano a salutarla; insegnante di materie classiche, ma anche di vita poi da vivere.

Eppure proprio quell'emarginarsi di Moretti, ri(v/s)er(s/v)ando sulla Buy tutte le inettitudini e le inadeguatezze, sottolinea un distacco anomalo, un'incapacità di affrontare i contrasti di un lavoro e delle forzature di vita, come la perdita della mamma, avvenuta realmente durante le riprese di Habemus Papam.


Avremmo preferito quasi un dietro le quinte del precedente lavoro, anziché questo mischiare il dramma sulle speranze di lavoratori alla ricerca di futuro, e su quelli in aspettativa anche, che possono decidere di smettere, come bene esemplificato dal colloquio di Moretti col suo datore di lavoro: “Guardi ingegnere, che alla sua età è difficile ricollocarsi sul mercato.. se ha bisogno, altri due mesi di aspettativa non sono un problema..”
No, ho deciso, smetto proprio... “
(.. ma non si preoccupi: farò il regista...)

Un'ultima singolare e significante analogia con una scena dello splendido Birdman.
In “Mia madre” Turturro si lamenta perché mentre si gira un festeggiamento pretende champagne autentico al posto dello spumantino previsto.
In “Birdman” Norton provoca il delirio sul palcoscenico perché al posto del gin trova della semplice acqua.
La differenza è che Norton s'incazza davvero e manda a monte lo spettacolo sbigottendo la platea (e anche noi oltre lo schermo).
Turturro fa un attimo di vocione e poi rivela sorridendo: “stavo scherzando”.
Norton non scherzava affatto invece.
Ecco la differenza: chi finge rivoluzioni e chi le fa. 
La stessa differenza tra chi stupisce e chi, forse suo malgrado, rimane nel convenzionale.

E ci sovviene anche l'incubo iniziale di Turturro, con Kevin Spacey che tenterebbe di farlo fuori..
inutile dirlo, siamo con te, Kevin!





sabato 18 aprile 2015

SE DIO VUOLE



Commedia che confonde con garbo sacro e profano, anche se a molti è parso insensibile, se non fuori luogo, mischiare toni e messaggi religiosi incartati di sciocchevolezza cinematografica.
Immagino i medesimi alle prese, chessò, con lo scorsesiano L'ultima tentazione di Cristo.. fuggirebbero dalla sala urlando al sacrilegio..
C'è anche un altro lato da sottolineare, probabilmente sconosciuto ai più: l'ex galeotto divenuto prete piacione, dall'eloquio magnetico e le platee acclamanti esiste davvero a Roma, risponde al nome di don Fabio Rosini ed affabula folle con le sue interpretazioni evangeliche sopra le righe tanto da essersi guadagnato l'appellativo di “prete parabolico”.
Da qui al film il passo è breve, un curioso restyling di Peppone e Don Camillo che ammicca a sano sentimentalismo coinvolgendo furbescamente i due eclettici showman, Giallini e Gassman, in un dualismo sfociante in problematiche più ampie pur senza l'ambizione forzata di volerle elaborare “a tutti i costi”,


il tutto sorretto da una sceneggiatura pimpante in vena di quadretti spassosi, e contornati da ottimi caratteristi vestiti di iperbolico grottesco (siamo disposti anche a tollerare gli eccessi della Morante che sembra divertirsela), a fungere da esatto contr/altare ai toni di una storia che prova (se Dio vuole...) anche a investirci di tenerezza, calcando sentieri già testati, ma anche sfrucugliando compitamente l’indagine introspettiva.
Edoardo Falcone (già autore del validissimo Ti ricordi di me?) apparecchia una tavola in fondo semplice, con tutti gli stereotipi del caso, aggrappandosi a incomunicabilità, incomprensioni, superficialità, azzeccandone il giusto mix, anche in un finale non scontato e che ci lascia liberi e appesi - come una pera all'albero - ai nostri quesiti più intimi senza forzare la mano.
In fondo abbiamo tutti bisogno di sognare senza troppe pippe mentali. 
Per quelle arriva Moretti a brevissimo...



mercoledì 15 aprile 2015

SPECIALIZZAZIONI



Il novello ministro delle Infrastrutture, Delrio, accreditato endocrinologo, si è ritrovato ieri sui resti del cavalcavia sbrindellato siculo, lo ha esaminato per bene, e ha detto:
"con un bypass ristabiliremo presto la viabilità"

L'operazione sarà eseguita in anestesia locale.

Possono andar bene le cose in Italia?

Però, magari, se lo mettono alla Difesa, i marò ce li riporta a casa. Col codice rosso.

venerdì 10 aprile 2015

I FIGLI DEGLI UOMINI (2006)



E' un film d'amore, I figli degli uomini.
Anche se uno dei ricordi più vivi è un piano sequenza pazzesco di guerriglia urbana con macchina a spalla e schizzi di sangue sull'obiettivo.



E' un film che dona un immenso e sempre vivo messaggio di speranza.
Anche se ci troviamo in un mondo apocalittico dove un virus non fa nascere più i bambini e gli adulti spendono gli ultimi anni di un genere destinato a sparire, scannandosi.


E' un film dove un vagito può zittire le mitragliatrici.
Anche se la disperazione si tocca con mano perché tempi, dinamiche sociali ed ambientazione sono tutte ad un passo da noi.
Dalla nostra quiete apparente e dall'egoismo che monta.

E' un film con un eroe che combatte lo sfacelo
e vede morirsi e morire gli amici più cari.



E' un film con un antieroe che non vorrebbe esserci,
condannato a salvare un briciolo di umanità residua.

Un film folle che ci tiene sull'orlo dell'abisso per insegnarci a riconoscere quel vuoto che potremmo sfiorare a breve.

Un Cuaron magistrale.   

Ed il suo premiato Gravity, un grande passo indietro.






sabato 4 aprile 2015

PASQUA: QUALCUNO RISORGE. ALTRI GIA' MORTI INVECE, LI AMMAZZANO DI NUOVO


...e mi riferisco agli 81 occupanti del DC9 che sorvolava Ustica il 27 giugno del 1980. Abbattuto in uno scenario tutt'ora oscuro.

Molti di voi non erano neppure nati.

Da allora altre morti misteriose, depistaggi, indagini ostacolate, trame e complotti, reticenze a tutti i livelli, di Stato e Internazionali, perizie e controperizie.


Poi ben due sentenze di Cassazione condannano a risarcimenti milionari il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti per una vergogna tutta italiana (da non sottovalutare, appena un mese dopo, la strage alla stazione di Bologna.. quale miglior distrazione?)


Ora, annunciata da un trafiletto sui giornali di pochi giorni fa, ecco l'Avvocatura dello Stato che ricusa la sentenza e i risarcimenti, anzi, pretende anche il rimborso delle spese processuali.

Buona Pasqua Italia.


Siate tutti più buoni.

venerdì 27 marzo 2015

LA SPOSA GIOVANE



Metaletteratura. Dove oltre lo scritto, leggiamo mischiato il chi, e il come, lo scrive.
Non è certo il primo, Baricco, nel cimento ibrido.
Ma non so neanche se sia lui - stavolta - a raccontare di un autore che racconta una storia nella storia di più storie ancora.
Eppure in copertina - ne sono certo - appare solo il suo nome.
Elegante thriller, dove il richiamo all'eleganza è sostenuto più e più volte (una costante che non sfugge mai).
Con quel docile scriversi addosso che tanto inviperisce i detrattori adagiati su camomille camillerate.
Il saltare dalla prima alla terza persona, o col narratore in veste di narrato, spiazza il lettore a ripetizione, finché non la si impara quella “ripetizione”, ci si accoda agli elenchi, e ci si adegua: alla confidenziale abitudine degli innumerevoli punti di vista, anche di reali terzi lettori, che tuttavia giudicano e parrebbero poter inficiare su stile e sostanza di scrittura del narratore narrato dal narratore.

Il primato dello scrivere sul vivere. Come non mi stancherò mai di ripetere”

La Sposa giovane è accolta da una famiglia bizzarra, in attesa del promesso sposo per ora unico assente in un festival di ossessioni ed esorcismi spesso sfocianti in raffinata licenziosità.
E mi piacciono da impazzire le (e i giochi di) parentesi di (auto)critica che Baricco muove all'artefice specchiato del libro di cui espone le vicissitudini creative.
Un autore dalla incombente cupezza che riferisce di una promessa Sposa tormentata, ma efficace, puntuale, curiosa, memore, indubbia, certa.
Attorno a lei spesso stralci di delirio minuzioso e sfarfallii irrequieti che pignoli editor casserebbero ed ex amanti giudicano eccessivamente pruriginosi.

Il mio mestiere consiste esattamente nel vedere ogni dettaglio e sceglierne pochi”

E neanche il dottore, che in tanti consigliano all'autore inquieto, ha potuto evitare un orologio da tavolo in testa tentando per forza di strapparlo da un suo personaggio, forse addirittura “il” personaggio.
Ma a parte labili incomprensioni, incrinature grafiche, tracce che spariscono
- come un pc dimenticato in un taxi -
c'è aria di esatta analisi nel libro.
Come Modesto, il servitore di famiglia, unico a poter esibire un nome proprio, potrebbe confermare.
A cortese richiesta.
Con appena due brevi colpi di tosse.


* * *


Metaletteratura? Cosa ha letto Franco? Dove, oltre lo Scritto, leggiamo mischiato il chi, e il come e il cosa?
Io sono sempre il primo nel cimento! Piacere, Alessandro Baricco.
E so benissimo di chi racconto - stavolta - delle mie inquietudini notturne, di un autore che pare raccontarmi, in una storia nella storia di più storie ancora, che riesco a incardinare come scatole cinesi.
Eppure in copertina, non può che apparire il mio nome.
Elegante thriller, dove sostengo il richiamo all'eleganza più e più volte (una costante che non mi sfugge mai).
Con quel docile scrivermi addosso che tanto inviperisce i detrattori adagiati su tutt'altra letteratura da spiaggia.
Il saltare dalla prima alla terza persona, col narratore in veste di narrato, deve spiazzare il lettore a ripetizione, finché non la impari quella “ripetizione”, si accodi agli elenchi, e si adegui: alla confidenziale concessione dei miei innumerevoli punti di vista, anche di virtuali terzi e quarti lettori, che tuttavia giudicano e parrebbero poter inficiare su stile e sostanza di scrittura del narratore narrato dal narratore, che sempre io sarò.

Il primato dello scrivere sul vivere. Come non mi stancherò mai di ripetere”

E sono io anche la Sposa giovane, mi accolgo in una famiglia bizzarra che coltivo da secoli, in attesa del promesso sposo - del quale non avverto alcuna necessità, essendo Sposa e anche la mia sposa - per ora unico assente in un festival di ossessioni ed esorcismi spesso sfocianti in quella licenziosa raffinatezza in cui tramuto l'arida eccitazione.
E mi piacciono da impazzire le (e i giochi di) parentesi di (auto)critica che muovo all'alter ego del libro, di cui espongo noie e pause e intransigenze.
Cupezza feroce che riverso su una promessa Sposa tormentata, ma efficace, puntuale, curiosa, memore indubbia, certa.
Come me, mentre ne delineo l'esatta importanza.
Attorno a lei spesso stralci di delirio minuzioso e sfarfallii irrequieti che pignoli editor (poi licenziati) casserebbero ed ex amanti (non sanno cosa vanno perdendo giorno dopo giorno) giudicano eccessivamente pruriginosi.

Il mio mestiere consiste esattamente nel vedere ogni dettaglio e sceglierne pochi”

E neanche il dottore, che in tanti mi hanno consigliato, ha potuto evitare quell'orologio da tavolo in testa tentando per forza di strapparmi da un mio personaggio, forse addirittura “il” personaggio.
Ma a parte labili incomprensioni, incrinature grafiche, tracce che spariscono
- come un pc dimenticato in un taxi -
c'è l'esatta Analisi nel libro.
Come Alessandro, il servitore di famiglia, unico a poter esibire un nome proprio - addirittura in copertina - potrebbe confermare.

Con appena un elegante cenno.