Ai miei tempi (bello parlare dei "miei tempi" riferendomi ad appena poco più di 45 anni orsono..), se avessi fatto scena muta agli orali non ci sarebbe stato santo a salvarmi, membro interno a immolarsi, epico scritto a sugellare la nuova prosa del secolo.
Sarei stato bocciato.
Ma era ancora l'epoca dei primitivi voti.
Non c'erano i crediti scolastici, quelli di formazione, le tabelle di conversione, i parametri di conteggio, le simulazioni di calcolo e il pregresso di due anni fa quando, magari un giorno, hai avuto voglia di studiare.
Oggi se vuoi fare il rivoluzionario e sovvertire il "sistema" puoi decidere di contestare gli insegnanti e i loro metodi arretrati, la loro totale assenza di cuore ed empatia e la loro manifesta inadeguatezza.
Perché grazie all'evoluzione del sistema scolastico di calcolo dei crediti accumulati, gli orali divengono inutile orpello, fregio decorativo di una (im)maturità già in tasca,
e sei promosso lo stesso,
finendo pure sui giornali, ma soprattutto su Instagram, e stavolta con "crediti" inimmaginabili, con la nuova società dell'apparire pronta ad accoglierti.
E sì.. eravamo proprio ingenui..
Gli adulti abbiamo gettato la spugna con le nuove generazioni (zeta e alfa) e, allora, perché fargli subire inutilmente? Facciamogli facile il passo per la tappa educazionale, alla fine non arriveranno a niente!
RispondiEliminapodi-.
Sono fortemente critico contro la massa di giovani che stiamo crescendo. Ovviamente colpa nostra, principalmente. Quand'è che metteremo un argine? Tipo anche ai fiumi che tracimano in ogni stagione?
Elimina3 su 524000
EliminaUna percentuale non proprio significativa.
La iper-super-stra maggioranza degli studenti studia, si prepara e fa gli esami.
Però si parla solo di questi tre ;) ed è lo sbrego iniziale che può incrinare la struttura (già fallata per conto suo.. )
EliminaA prescindere dalle motivazioni alla base di questi comportamenti (ma penso che non siano dissimili dalle nostre di un tempo) a me sembra una forma di protesta più matura di quelle che mettevamo in atto noi.
RispondiEliminanon conosco bene il sistema di valutazione attuale, ma è indubbio che i crediti di cui dici e tutti gli altri elementi che contribuiscono al voto finale, questi studenti contestatori se li sono guadagnati con il loro impegno scolastico, non glieli hanno regalati. E poi, non sostenendo l'orale per protesta, ci rimettono di tasca loro, rinunciando a migliorare il loro esito finale, che poteva essere utile per accedere più facilmente all'università.
massimolegnani
Rimango polemico di fronte a prese di posizione a costo irrisorio, ma soprattutto di fronte un sistema che rende irrilevante la prova orale, praticamente il 50% della valutazione di maturità.
EliminaSarebbe da riformare l'intero sistema e, a cascata, anche certi atteggiamenti utilitaristici.
Concordissimo con massimo
EliminaIo no, ma il mio blog si nutre di contraddittorio e opinioni in antitesi, e degnissime di nota quando espresse da signori bloggers che porto in palmo di mano.. (piaciuta la sviolinata?!..l'ho usata anche alla maturità..altro che scena muta.. ahah)
EliminaAdoro le sviolinate, specie se rivolte a me, specie se nemmeno me le meriti.
EliminaPerò capisco che con la tua parlantina l'orale sarà stato il tuo pezzo forte.. 😃😉
In realtà mi dispiace che l'episodio sia servito in gran parte a stabilire chi sta con e chi sta contro. La Scuola dovrebbe essere davvero Maestra di vita, ma non può mai esserlo viste poi le condizioni lavorative che tanti di noi affrontiamo o abbiamo constatato nel tempo. Se scioperi ti tolgono soldi e spesso abbiamo anche scioperato a vuoto, protestato per poi sentirci emerginati, viaggiato controcorrente per metterci soltanto di più ad entrare in porto. Spessisimo però rimane la dignità con noi, la forza di aver agito per una giusta causa, e questa mentalità te la può garantire un percorso scolastico valido, e una famiglia che collabori in sintonia col percorso educativo. Spero si arrivi ad un sistema illuminato che contempli ogni fattore possibile, ogni tassello, tutte le esigenze. Magari anche quelle di chi deve soprattutto rimpolpare Instagram..
EliminaStavo pensando proprio a questo cosa che tu hai descritto nel post...e se non portavi a casa anche voti decenti una buona punizione arrivava, ma che cazzata è faccio scena muta, ho letto, perché il professore non ha capito anche se avevo buoni voti che avevo un disagio? Ai miei tempi c'erano già sti disagi ma lo studiare era un conto, poi si parlava a casa o a parte con i professori 🙄
RispondiEliminaPurtroppo sono i nostri tempi ad avere partorito questi loro tempi. Per cui forse, forse non abbiamo lasciato loro un bel mondo da viversi
Eliminaforse,forse di questo passo lasceremo loro il nulla da viversi.Ai posteri l'ardua sentenza.
EliminaOggi c'è la celebrazione del disagio, si fa finta di cavalcarlo, come illudono mille analisti che fanno sempre più trend (ora anche finanziati statalmente). Mentre in realtà, a tenere le briglie è solo lui.
EliminaSe non verranno presi immediati provvedimenti, il rischio di emulare questa nuova forma di strategia da parte di alcuni giovani, diventerà un nuovo sistema di pretesa oltre che puro esibizionismo,che si ritorcerà su loro stessi.Ma tanto di che parliamo se proprio questi ragazzi sono i figli di quei genitori che picchiano gli insegnanti a scuola?
RispondiEliminaAnche se è legittimo protestare la modalità non è accettabile ,oltre che pericolosa e diseducativa verso tutti gli altri studenti .
Di certo i nostri tempi anche a livello scolastico comportavano dei principii indiscutibili,oggi ci ritroviamo in tempi opposti.Sono coraggiosi questi ragazzi o è il coraggio ad avere subito una modificazione nel significato fatto su misura e moda del momento?
Credo che il coraggio abbia modificato parametri. Oggi devi gettarti col parapendio da un grattacielo, se invece ti fai riprendere mentre porti coperte ci notte ai senza tetto, sembra che i likes raggranellati non valgano affatto la notte in bianco.
EliminaSpero che quando questi studenti " moderni" andranno a fare un colloquio di lavoro,ci penseranno molto bene prima di rimanere a bocca asciutta. Non credo che il responsabile del personale accoglierà con benevolenza chi non vuole rispondere alle domande. La realtà esterna non ti fa sconti e non accetta pretestuose giustificazioni
RispondiEliminaDopo scuola si sbatte spesso contro realtà neanche immaginate, frutto anche loro di una gestione del lavoro quanto meno confusionaria e deficitaria, in efficacia e come generazione di possibilità. Lavoro parziale, insicuro, sottoposto a mille trappole contrattuali. un futuro mal gestito che indispone e spande insicurezza. E la scuola non prepara affatto, anzi.. ti getta nella mischia, a volte senza neanche gli orali.
Eliminacol l'affossamento selettivo della scuola pubblica, tanti mortidifame hanno perso l'ascensore, oramai tutti son laureati, però le lauree dei figli dei caporioni valgono molto di più ed i mortidifame ce se ponno pure pulì er culo
RispondiEliminaLimortACI loro.. ;)
Eliminapenso che il bobbolo dei mortidifame sia soddisfatto, così è più facile fare i genitori: baci, carezze e niente carci in culo
EliminaLa Scuola non può essere maestra di vita come un tempo perchè è vittima anch'essa dei profondi disagi e delle enormi difficoltà che tutti, nessuno escluso, viviamo al di fuori della Scuola stessa. Una Società in crisi di valori non può essere d'esempio a nessuno, nè forgiare nessuno. Le famiglie, in crisi anche esse, non riescono più a interfacciarsi e a dialogare con i ragazzi e da famiglie in crisi escono schegge ingovernabili o quasi. L'incomunicabilità la fa da padrona e le consegueze sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno legge più. Si dialoga pochissimo. Si studia male e poco. Ci si comprende sempre meno. Il gusto per la conoscenza è merce rara. I telefonini hanno limitato moltissimo la propensione al dialogo e dunque alla conoscenza a tutti i livelli. Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso.
RispondiEliminaChe tra scuola e famiglia non intercorra più quel senso di complicità, anche solo doveroso, di una volta è indubbio. Oggi vige la competizione, l'incomunicabilità, il contrasto, la rivalità quando non addirittura l'opposizione. Tutto a danno dello studente. Molteplici le colpe. Delle nostre generazioni principalmente.
EliminaIn effetti anche a me questa "scelta" per "contestare" il sistema scolastico appare come il tipico gesto da rivoluzionario da salotto, di quello che recita la parte dell'antagonista comodamente seduto sulla poltrona smanettando lo smartphone costoso che gli hanno comprato mamma e papà.
RispondiEliminaPoi, per carità, so bene che il diploma scolastico e persino la laurea non sono garanzia di nulla. Ci sono persone con la terza media che hanno creato aziende con le proprie mani e sono cresciute sino a fatturare milioni di euro e avere decine di dipendenti, persone con la laurea in economia che fanno gli impiegatucci a milleseicento euro al mese in qualche piccola impresa.
Non so che sarà e che diverrà il ragazzo che ha "inventato" questo trend, però non riesco a vederlo positivamente, né mi tolgo dalla testa che se si contesta la validità di un sistema (atto legittimo) poi bisogna andare fino in fondo. Ha dichiarato che ora si iscriverà all'università... E le università non fanno forse parte del "sistema" scolastico italiano? Io per coerenza mi sarei iscritto a un'università di un altro paese con un "sistema" diverso, più "rispettoso" degli studenti (questo il punto di vista dello studente in questione e al tempo stesso il "motivo" della sua scena muta). Però, certo, iscriversi a un'università straniera significa imparare un'altra lingua, andare a vivere lontano da casa, fare qualche sacrificio, magari trovarsi di fronte a docenti che di fronte a una scena muta "per protesta" ti bocciano senza commuoversi.
Eh, vuoi mettere quanto è più comodo fare i rivoluzionari da salotto? Con un po' di fortuna si può pure finire in tv in qualche reality, o magari essere eletti in parlamento... ;-)
Infatti è la contestazione facile, che contesto. L'apparire col danno calcolato. L'elevarsi dietro la schermatura spaziale, la provocazione a distanza di sicurezza. Lo avrebbero fatto senza crediti in cascina. Mi dispiace, ma credo proprio di no.
EliminaDa ex insegnante non posso che denunciare l'assurdità delle riforme che hanno distrutto la scuola italiana, una volta emblema dell'istruzione. Stiamo crescendo la generazione dell'incompetenza. E sarà dura in futuro.
RispondiEliminaVedo tanti giovani responsabili, competenti, appassionati. Ne vorrei vedere di più, sinceramente.
EliminaAncora gli orali? Una gran bella perdita di tempo in tempi (come quelli attuali)in cui la velocità regna sovrana, e fare scena muta è motivo di vanto
RispondiEliminaOggi si passa da un variegato sistema di maturità ad un incasinatissimo mondo lavorativo con infinite tipologie di contratto dove la vera arte sarà racimolare i frazionatissimi contributi in grado di assicurarti una parvenza di pensione. Un giorno. Forse.
EliminaAlle superiori ti parlo anni 67, i professori ci davano del lei, quindi puoi immaginare con che rispetto gli alunni si rivolgevano agli insegnanti. Solo dopo il 68 iniziarono le classi divennero miste e nella mia scuola vigevano le regole del ventennio. Come sempre gli uomini non conoscono la via di mezzo, quindi se prima non potevi fiatare ora i ragazzi spesso trattano i loro insegnanti come fossero dei loro amici. Non funziona così perché i risultati sono sotto i nostri occhi. Imperano il pressapochismo , la maleducazione e il rispetto.
RispondiEliminaPressapochismo e mania di protagonismo. Ogni minima protesta attestata da propaganda forsennata. E minimi danni con la promozione assicurata. Voto più basso con la scena muta? Davvero sarà un problema per chi ha già scelto l'abito da influencer?
EliminaEsattamente, la questione non è certo un reale contrasto (dopotutto, matematicamente si era già promossi) ma cercare il consenso facile con altrettanto facile colpo di scena che fa cassa sul web.
RispondiEliminaMoz-
Rivoluzionari da spritz. Certo gli è stato permesso, e in questo mi aspetto immediata riforma.
EliminaConcordo in pieno con massimo legnano, credo che questi pochi ragazzi siano stati coraggiosi, non so se a ragione o meno, ma coraggiosi. Innanzi tutto, si sono guadagnato la promozione addirittura con una prova (l'orale) in meno, con cui avrebbero alzato la votazione finale (anche facendo un brutto orale qualche punto lo avrebbero raccimolato), poi non sono stati a casa, ma sono andati a dire: questa cosa (a cui ho partecipato fin'ora) mostra evidenti limiti. In fine si pagheranno in prima persona il loro gesto con un voto più basso che per un lavoro o un'iscrizione all'università, un prezzo c'è l'avrà. Per cui, io sto con questi ragazzi. E a tutti quelli che dicono:ai miei tempi, vorrei ricordare che, purtroppo, sono stati i nostri tempi a partorire questi tempi... Per cui, forse, forse i nostri tempi non è che siano stati propri, proprio...
RispondiEliminaUn salutone
So che mi vesto da boomer citando "i miei tempi" con malcelata nostalgia, e concordo con tanti che giustamente mi dicono: "in fondo questi ragazzi hanno fatto ciò che è stato permesso loro da un criterio di voto decisamente malfunzionante. Se mi concedi di bypassare una fase cruciale di esame finale, la colpa è tua, prenditela con le tue falle di sistema".
EliminaIl problema nasce dalla modalità: vuoi protestare contro l'incomprensione del corpo insegnante? Caricati sulle spalle anche gli oneri oltre gli onori. Salta pure lo scritto, blocca la scuola, renditi cassa di risonanza del disagio, del malessere, del malcontento, dell'inadeguatezza, invece di passarla liscia e - come sottolinea Moz - fare pure cassa sul web.. ;)
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RispondiEliminaI ragazzi hanno desiderato mettere in evidenza un problema istituzionale che non va. Forse, essendo immaturi, lo hanno fatto nel modo sbagliato; su questo non c'è dubbio. Pagheranno sulla loro pelle in seguito, magari. Si vedrà. Proteste simili ci sono sempre state, anche ai nostri tempi (che poi non sono mica tanto lontani). Si faceva in modi diversi, per esempio non presentandosi alle interrogazioni o facendo assenze entro i limiti. Il problema è la mediaticità, la risonanza che ha avuto la notizia. In fondo, è merito loro se c'è stata subito una correzione delle regole che impone la bocciatura se si evita l'orale. Che poi 'ai miei tempi' esisteva già. Quindi, in cosa hanno sbagliato questi ragazzi? Hanno 'solo' causato un danno a sé stessi e, se gli insegnanti avessero fatto bene il loro lavoro, individuando i disagi di questi studenti e facendogli comprendere bene quale errore avrebbero commesso agendo in maniera irresponsabile, tutto ciò si sarebbe potuto evitare. Colpa dei ragazzi ma anche di chi insegna, secondo me.
RispondiEliminaBisogna cambiare le regole (di comunicazione e rispetto reciproco) anche. Ci pensiamo a questo? Credo di no, questione di alta presunzione, secondo me (magari gli istitutori si nascondono dietro un 'ma io ci ho provato' che non ha senso.) Mi fermo qui.
Volevo scriverne anche da me. Ma sono indecisa. Forse è meglio non farlo. Vedremo. Grazie Franco e buona Domenica.
Fallo, perché no?! Fa bene alimentare sensazioni e opinioni anche tra i tuoi followers, io sinceramente sto vedendo nipoti e figli di amici crescere tra giudizi e crediti con profitto o meno, ma è lo stato della scuola in generale a destare preoccupazione. Sensibilmente scollata dalla famiglia, mentre una volta si trattava di due elementi educativi che remavano in una certa simbiosi collaborativa. Oggi le tensioni sono palpabili ed è come se si cercasse lo scontro ad ogni minimo pretesto..
EliminaVerissimo. Anche le famiglie sbagliano terribilmente e non se ne rendono conto e neanche si correggono. È terribile tutto ciò. Ciao Franco
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina"Avere o essere", cosi Erich Fromm intitola il suo libro che, nel 1976, avvisava del degrado dovuto all'apparire, oggi si è raggiunto un livello assurdo dove l'essere non conta più niente, i risultati emergono dal tuo articolo.
RispondiEliminaIn confronto i "secoli bui" necessitano di occhiali da sole.
Ciao Franco, buona domenica.
L'apparire ha preso il sopravvento, ma ci metto anche i blog, sia chiaro, non mi sottraggo alla critica..🫢
EliminaI ragazzi di oggi contestano la scuola perché li terrorizza con il voto più alto senza interessarsi della capacità di critica e senza insegnare loro metodo di studio. Per me i ragazzi boom sono troppo sicuri che la faranno sempre franca per questo si permettono di agire con spavalderia.Carlac
RispondiEliminaIn questo caso specifico condanno soprattutto la mossa apparentemente azzardata ma in realtà innocua, e buona per finire sui giornali.. 😉
EliminaPer me tutta questa vicenda ha dell'incredibile. Mi ha solo fatto incaxxare.
RispondiEliminaAnche a me, e pure questa difesa a spada tratta; uno dei tre "moschettieri" veniva anche da un percorso privato, diciamo pure agevolato, ma non si è sentito "integrato"..
EliminaFranco!
RispondiEliminaTu fai dell'uso e della scelta dell a parola un arte...hai sbagliato il finale!
Coglioni...!
Questo saremmo potuto essere.
Semmai.
Ma non è (stato) così.
Questi stronzetti io li aspetto all'esame fi Diritto Privato quando il Prof ti sfotte chiedendoti se i "comunisti " sono quelli del Partito Comunista.
Oppure quando il voto viene calcolato in modo ragioneristico: 2 risposte errate= 28.
Ma ancor meglio quanfo in azienda a fronte di un presunto tuo errore, e ti giustifichi affermando "io pensavo..." il tuo capo ti risponde "Lei non deve pensare!"..
E potrei continuare.
Quindi questi stronzetti si troveranno ad essere gestiti, comandati, manipolati dai "coglioni" che invece (già) alla maturità hanno studiato.
..ma che sciocchini...
A voi stabilire chi.
A.
E' ambiguo il commento, da un lato condanna chi gestisce il mondo lavoro, dall'altro da addosso a chi vorrebbe da subito comprensione, apertura, lettura della psiche. La via è nel mezzo ovviamente. Tra noi c'è chi aveva percorsi scolastici meravigliosi e ha pagato lo scotto di un cattivo approccio alla maturità, uscendone magari col minimo sindacale; chi invece, dotato di maminifesta paraculaggine da dna, ha superato ogni impatto emotivo riuscendo a mascherarsi da supereroe. Comunque c'era da confrontarsi, esprimersi, crescere di botto in quella settimana, affacciarsi ad un contraddittorio che si sarebbe ripetuto nel tempo, nel lavoro, nella vita. Ogni volta con sfumature diverse.
EliminaMi sarebbe piaciuto avessero lasciato il foglio bianco allo scritto, ancora senza crediti sufficienti per imboccare l'università col mantello di likes e l'articoletto del Corriere della Sera, incorniciato nel salotto buono. Eppoi, ammesso si superi lo scoglio della maturità, e resisi conto di quali e quante magagne si celino anche nei meccanismi didattici universitari, li avrei visti volentieri alle prese con sessioni d'esame votate al silenzio totale.
Signor Battaglia, osservazioni sacrosante!
RispondiEliminaDirei di buon senso, di attinenza alla realtà e a ciò che essa insegna, impone.
Ovviamente il delirio di questi immaturi ir-respons-abil a scena muta non può che mandare in solluchero i vari cretini adoratori dei mondi al contrario, impegnati a sinistrare il mondo il più possibile.
Le catastrofi e le distopie realizzate da questi poracci non son bastate, sono ancora lì a sdilinquirsi per il peggio passato orgoglionamente come progresso.
Io condanno per primo il sistema dei crediti e del fieno in cascina, purché atto a parare una defaillance, una debolezza, un cattivo approccio. Che invece lo si utilizzi come arma ritorsiva a scopo propagandistico, piace molto meno. Qui si dimentica comunque che questo "pessimo, iniquo e insensibile" sistema che non comprende e non collabora, ha permesso a questi studenti di arrivare con ottimi risultati allo scoglio finale. Come mai avrebbe funzionato fino ad allora?
EliminaEsame adesso faccio quelli del sangue e tutto il resto e sto in ansia non mi preparo voi allo sbaraglio tempo addietro tanto tempo addietro notte di studio cadervi di appunti e pasticche per attivare più possibile la memoria ce l'ho fatta 42 ma poi mi sono rifatto nella vita e ho lasciato indietro quelli del centro
RispondiEliminaImmagino vena muta a quelli del sangue. Li passerei? Boh.. nella vita occorroe altro che un voto alto a scuola, occirre anche fortuna, e saperla scorgere, ma soprattutto occorrono orgoglio, dignità, serietà, rispetto. Merce sempre più rara.
EliminaHo letto la vicenda, ma le vere battaglie si fanno in strada protestando. Il sistema scolastico negli anni è stato molto indebolito.
RispondiEliminaQuesti sono escamotage pubblicitari, e indolori soprattutto..oggi vedevo una delle ragazze che hanno fatto scena muta..che parlantina in TV invece, con vestitino a la page..
EliminaQuesti sono escamotage pubblicitari, e indolori soprattutto..oggi vedevo una delle ragazze che hanno fatto scena muta..che parlantina in TV invece, con vestitino a la page..
EliminaSi parla di studenti che fanno scena muta e passano lo stesso, come se il problema fosse lì, nella recita finale andata storta. Ma la verità è che da anni la scuola è diventata una sceneggiata di seconda categoria, e gli insegnanti, quelli veri, che ancora provano a educare e non solo a somministrare verifiche, sono i primi a essere colpiti. Sottopagati, ridicolizzati nei talk show, trattati come fannulloni da politici ignoranti che non metterebbero insieme tre righe senza un ghostwriter. Ricordate il ministro che voleva abolire il tema di italiano? O quello che parlava di "competenze emotive" al posto della grammatica? Ricordate quando le prove Invalsi sono diventate più importanti del pensiero critico? Quando si è chiesto agli insegnanti di "rendere felici gli studenti" invece che istruirli? Non sono scivoloni, sono tappe di un progetto. Perché per modificare la base della società, bisogna prima disinnescare chi quella base la costruisce: gli insegnanti. Molti di loro sono un ostacolo, un residuo scomodo di autonomia e spirito critico. Per plasmare le nuove generazioni a proprio piacimento, il sistema deve colpire chi potrebbe ancora insegnare a distinguere un’idea da una pubblicità, un pensiero da un algoritmo. Così i ragazzi imparano che si può passare l’esame senza dire una parola, e gli insegnanti imparano che più sei preparato, più dai fastidio. Più hai schiena dritta, più sei da isolare. E allora avanti con la scuola vetrina, dove si simula il sapere, si recita l’empatia, si premiano i sorrisi vuoti e si umilia il rigore.
RispondiEliminaDa quando la suola è isolata, contro società, famiglia, studenti e corpo insegnante, ha perso il senso della funzione: non più istituzione ma organo di passaggio, transizione; e così viene recepita da educandi ed educatori. Non assieme omogeneo, ma rivali in battaglia. Non c'è empatia, colloquio, stima, confidenza. Solo un dare avere che non rispetta neanche le regole della più elementare ragioneria, in quel caso almeno una materia ne uscirebbe vincente.
EliminaSi ragiona sempre meno invece, si è complici solo nel degenerare, da un lato e dall'altro.
urgerebbe riforma seria..e questi ultimi episodi ne sono esempi eclatanti.
Franco, hai perfettamente ragione: la scuola è oggi un organo svuotato di funzione, percepita come passaggio obbligato, non come istituzione educativa viva. Ma a questo punto la domanda che mi martella è: chi potrebbe fare quella riforma seria di cui tutti parlano, ma che nessuno osa davvero avviare?
RispondiEliminaIl Governo? In teoria sì. Ma nella pratica, ogni ministro porta la sua piccola “rivoluzione” fatta di titoli altisonanti e nessun coraggio reale. Troppo rischioso mettere mano ai veri problemi: la qualità dell’insegnamento, la selezione, il merito, la formazione, il contenuto. Scontenterebbero troppi, famiglie, studenti, sindacati, e i voti non si guadagnano con riforme impopolari ma necessarie.
I sindacati? Da anni si limitano a difendere, spesso giustamente, i diritti contrattuali, ma raramente si espongono per il rilancio della scuola come presidio culturale. Il risultato? Conservazione dell’esistente, protezione dell’inerzia, paura di rompere gli equilibri.
Gli insegnanti? Sono la parte migliore, ma anche la più sfruttata, divisa, isolata. Tanti resistono con passione, ma senza mezzi e senza voce. Chi prova a dire qualcosa viene subito etichettato: reazionario, elitario, nostalgico, nemico dell’inclusione. E intanto si continua ad abbassare l’asticella per “non discriminare”.
Le famiglie? Spesso vedono la scuola come un ostacolo da aggirare, un luogo dove “mio figlio ha sempre ragione” e dove la felicità dello studente viene prima di tutto, persino della verità. E allora chi resta? Forse, l’unica possibilità è un movimento culturale dal basso, fatto da chi nella scuola ci crede ancora: docenti, dirigenti, genitori consapevoli, intellettuali liberi. Ma ci vuole coraggio, pazienza, rete. Bisogna rinunciare al quieto vivere, al consenso facile, alla paura del conflitto. Perché oggi parlare davvero di scuola significa disturbare. E chi disturba viene messo da parte.
La riforma vera non nascerà da un algoritmo né da una direttiva ministeriale: nascerà solo quando ci sarà qualcuno disposto a rischiare qualcosa per salvare tutto. Ma fino ad allora continueremo a galleggiare, come dici tu, complici nel degenerare, da un lato e dall’altro.
Solo oggi ho letto qualcosa su questa vicenda. Di indole mia sto dalla parte di chi ha protestato ... poi leggendo mi viene appunto il dubbio che ci sia dietro un discorso di immagine, e allora la mia posizione tende a vacillare. Sinceramente non mi è piaciuto il tono minaccioso di chi vuole punirli quando comunque hanno deciso di prendere un voto più basso. Come concludere: questa vicenda non mi ha appassionato e mi lascia tante perplessità. Alcuni giorni fa ho parlato con un vecchio compagno di scuola che fa il professore, si lamentava che deve mandare avanti ragazzi che non hanno nessuna capacità e che poi ce li troviamo nella nuova scarsissima classe dirigente.
RispondiEliminaLa protesta e la contestazione ci stanno. E' la modalità a lasciare perplessi. Per quanto riguarda il tuo vecchio compagno di scuola, è quel "dovere mandare avanti" che stride, ma il sistema che ti lascia indifeso e schiacciato spesso non offre altre alternative che "rimuovere" il problema. Promuovendolo.
EliminaConcludo Franco, anche se c'è molto da scrivere: Avendo una compagna che insegna ed è una scultrice, ho visto la scuola italiana non da fuori, ma da dentro. Non attraverso i proclami ministeriali o le statistiche confortanti, ma attraverso le sue mani impastate d’argilla il pomeriggio, e rigide sulla tastiera la sera, mentre cerca di decifrare l’ennesima circolare, l’ennesimo acronimo, l’ennesima trappola. Ho visto l’arte trasformarsi in modulo, la passione in resistenza. Ho visto una donna che scolpisce anime e materia ridotta a mendicare ore di lezione, cattedre fantasma, contratti da 15 giorni. E ogni mattina, come un rosario, scorreva Orizzonte Scuola, quel portale che doveva informare, ma che in realtà è diventato il termometro clinico di una malattia cronica: una scuola che non educa più, che non forma, che non sogna. Una scuola dove tutto è diventato gestione dell’emergenza, deroga temporanea, strategia inclusiva, soft skill, ambiente empatico… parole vuote, che non salvano nessuno. Dentro Orizzonte Scuola non c’è il sapere, c’è la lotta per il sopravvivere: punteggi, graduatorie, GPS ballerine, scatti mai arrivati, corsi obbligatori sulla “felicità emotiva” e una didattica ridotta a click. L’insegnante non è più un maestro, è un operatore sottopagato, burocraticamente sorvegliato e culturalmente squalificato. E se osa pensare, se osa valutare davvero, viene denunciato, attaccato, silenziato. Perché il nuovo mantra è: non disturbare il benessere dello studente-cliente. Lo scopo non è più crescere, ma evitare il trauma. Anche se poi, finita la scuola, ad aspettare questi ragazzi c’è un mondo che non fa sconti e non regala niente. E così ho visto una donna che sa insegnare e creare, costretta a giustificarsi con chi pensa che “i professori lavorano poco”. Ho visto la sua intelligenza piegarsi, il suo entusiasmo diventare cautela. E ho capito che la scuola italiana non è più un luogo di formazione, ma il laboratorio in cui si sperimenta il fallimento della Repubblica. Dove non si forma più l’uomo, ma si compila l’individuo. Dove l’autorità è sospetta, il merito è discriminatorio, e la cultura è un problema da aggirare. Eppure, nonostante tutto, ci sono ancora docenti che resistono. Che insegnano anche se nessuno li ascolta. Che entrano in classe ogni giorno con dignità, pur sapendo che fuori nessuno li protegge. Quelli sono i veri eroi civili. Ma sono stanchi. E soli. Per questo Orizzonte Scuola, oggi, non è solo un portale: è la bacheca quotidiana della resa. E finché la scuola sarà raccontata così, tra circolari, punteggi, ricorsi e codici, non ci sarà orizzonte.
RispondiEliminaImpietoso scenario narrato dal vivo, da testimone primario. A me hanno raccontato come a volte si promuove per eliminare il "problema", per non combatterci un altro anno. Ed ecco che vince il malcostume, la furbata, ma anche la stanchezza e la rassegnazione, il misurarsi con armi spuntate, perché l'entusiasmo è sparito, la passione per l'insegnamento è sommersa dalla delusione, dal fallimento di un progetto onorevole e ambizioso, naufragato nell'impotenza. Speriamo in una inversione di tendenza, magari alimentata da chi ha vissuto sulla propria pelle le due fasi, entrambi i lati di quella - sempre più - barricata, mentre doveva essere un fertile terreno di abbracci.
EliminaLeggo e applaudo a quello che ha scritto Andrea, grazie
RispondiEliminaConcordo, palpitante e vissuto
EliminaCiao Franco
RispondiElimina"ai miei tempi" mi sarei arrabiara molto con chi usava questa espressione...ognuno ha, i suoi tempi. Eh già ora mi ci ritrovo a dirlo, buffo se non triste.
Per rientrare in tema, non condivido la scelta di questa protesta ma come ogni protesta ha fatto chiasso e con le nuove tecnologie è subito circolata nel bene e nel male. Certo per me non è stata una scelta corretta comunque chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Sempre un piacere leggerti. 🥰👏
Un abbraccio 🥰
Chiara
Normalissimo poi che introdotte regole fantascientifiche ti si finiscano anche per ritorcere contro. Speriamo in riforma immediata. E sensata soprattutto. Abbraccio a te Chiara!
Eliminavero, speriamo. Un abbraccio Franco, grazie!
EliminaUn abbraccio 🥰
Chiara
concordo, anche ai miei tempi... 52 anni fa, fare scena muta all'orale equivaleva ad una sonora bocciatura, per fortuna Pirandello è difficile da dimenticare.... anche volendo !!! buona giornata !
EliminaCiao Stefano.. tempi strani, dagli strani comportamenti, per altro permessi. C'è da rivedere un po' tutto: azioni e reazioni, spesso magicamente incastrate.. ;)
EliminaCada tiempo, cada momento, cada país, tiene su propio sistema de educación y de estudio. Y a las personas jóvenes y estudiantes les toca lidiar con lo que les haya tocado.
RispondiEliminaPersonalmente prefiero el sistema antiguo, el cual, a mí me demostró su eficacia. Ingenieros, arquitectos, médicos, banqueros, abogados, pilotos de avión, capitanes de navío, etc. Todos ellos a tiempo presente, se forjaron con aquella base de estudios de eficacia demostrada.
Cierto que hoy en día está el llamado plan Bolonia, y estudios modernos. No se estudian cinco años, sino cuatro. No son cursos anuales completos, sino cuatrimestrales. No lo veo mejor. Solamente es distinto. Un abrazo.
Ho sempre guardato con una sorta di perplessità ai nuovi sistemi scolastici: giudizi, pareri, un sacco di chiacchiere, frustrazioni, incomprensioni, malesseri.. e poi scene mute.. ;)
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RispondiEliminaero tanto ingenuamente indifferente che ho proseguito a comportarmi all'esame come avevo fatto durante l'anno scolastico :)
RispondiEliminacompito di matematica consegnato dopo un minuto con un bel ? (a tutta pagina :)))
Sono stata un'insegnante che ha cercato di essere sempre a passo con i tempi e di aggiornarsi ai cambiamenti della società. Sono allibita dalle parole del ministro "la pagheranno cara" ...i problemi della scuola non si risolvono con le minacce o ritornando ai "nostri tempi"....
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