Vibrazioni
da scossa tellurica. Sensazione provata solo da lontano finora.
Da
molto lontano. Ed anche se affievolita dalle distanze, sconcerta
avvertire quell'assenza di stabilità, quella perdita di controllo
pur infinitesimale rispetto a chi ha vissuto sulla propria pelle
convulsi epicentri.
Stasera,
invece, passeggio accorto, in prima persona, come un marziano
sperduto, nel “dopo” L'Aquila.
Un
dopo che oltrepassa i due anni. In un centro città cristallizzato.
E
l'immaginario per quel disagio messo alla prova solo da sfumato
rimbalzo, assale impietoso.
Una,
due, più scosse pazzesche hanno rimescolato terra ed anima
fossilizzando, poi, il Tempo a seguire.
Camminare
in quel silenzio col solo rumore dei passi che assorda, i pensieri
stessi che rimbombano, la bocca aperta e gli occhi increduli risuona
anomalo, atmosfera da tracciolino di monte impervio, ma lì spesso
c'è aria irrequieta a sfidare l'immutabile.
Non
ora.
Attorno
solo un presepio silente, vicoli colmi di fantasmi, ragnatele
saldate, polvere incollata.
Anche
nelle vie (ri)aperte radi passanti in rapido, distratto, transito.
Senza
sguardi.
Del
resto, anche se sgrani gli occhi per un qualcosa mai visto, non sei
tu ad osservare.
E'
quel presepio dal fiato interrotto che ti spia l'anima e ti scava
dentro.
Un
mondo bloccato a quel 6 aprile che brucia le percezioni, che chiede
perché.
Strade
scorticate, un Titanic sommerso nell'aria immobile anch'essa, dove
avverti, remoto eppure prossimo, un incantesimo di tracce appese,
clamore e suono di città viva, strepito, musiche, frenesia
cittadina, voci, movimento come sotto cenere; tutto stoppato
nell'abbandono, insegne spente, vetrine sospese, portoni incatenati,
finestre come bulbi oculari svuotati, su facciate mute.
Vita
murata.
Un'impotenza
di energia che sembra (ri)chiedere spazio e nuova dimensione quasi
cosciente di non potercela fare.
“L'Aquila
che non crolla”, leggi su miriadi di manifesti - come a darsi nuova
forza - che germogliano tra gli spigoli crepati in quell'ammasso
di nulla che non batte ciglio;
ancora
su come per un ultima, eterna, sfida a definitiva memoria.
Non
crolla ma neanche respira.
E
mentre sei attutito d'irreale, un solitario battito d'ala di piccione
intimorito dal tuo osare riecheggia in un vuoto cosmico.
Vuoto
che ti si è scavato dentro.
Volevo
fotografare.
Ero
partito come per una gita. (“vado a fotografare le macerie”).
Non
ce l'ho fatta.
E
torno un po' maceria anch'io.
Marte
andata e ritorno.
Scosso
dentro e fuori.
Nessuna
fotografia (mia)
Ma
nulla che potrò comunque dimenticare.
p.s. scrivevo queste righe due anni dopo il sisma, nel 2011, in una sorta di visione incredula ed allucinata.
Non sono più tornato a L'Aquila, ma testimonianze mi parlano di impotenza e rassegnazione.
Tra progetti e promesse anche il Mit di Boston ci sta mettendo le mani, ma i tempi sembrano biblici...
che rimanga (definitiva) memoria, intanto.
Ci sono stato quest'estate a L'Aquila (è a due passi da casa), e mi ha fatto un effetto stranissimo. Non positivo.
RispondiEliminaNe avevo anche parlato sul mio blog, per quanto mi colpì quella cosa: la gente si diverte ma sembra fingere di non vedere che ora le case sembrano puntellate, come fossero cartoni di Cinecittà...
Moz-
Lo sgomento, la paura. C'è qualcosa nei tuoi commenti che affascina tanto sono veri. Grazie.
RispondiEliminaDalle tue parole, capisco il turbamento che hai provato nel vedere quella città tanto colpita dal terremoto, la paura, le rovine, la gente.
RispondiEliminaTutto,in una fermo-immagine che penetra nell'anima.
Ciao Lampur.
Dani
E' una sensazione, comunque di un "dopo", difficilmente raccontabile. Non oso neanche immaginare cosa possa significare viverla.
RispondiEliminaLe tue foto sono devastanti.
RispondiEliminaE le parole che le accompagnano rendono perfettamente l'idea di quel mondo sospeso, che non sarà più. Nel senso del nulla, che ha inghiottito ogni cosa, oltre le persone.
Sono passati anni e non mi pare ci siano stati miglioramenti.
Come spiegavo, non sono mie le foto...non ce l'ho fatta.. mi è sembrato come lesivo, irrispettoso.. ero come paralizzato.. :(
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