sabato 28 agosto 2021

CHI HA CHIAMATO L'ASCENSORE?


 

Estate torrida. Un agosto diverso da quello dello scorso anno, dove la pausa covid aveva invogliato alla vacanza, seppur prudente. Quest’anno il condominio si era svuotato. Noi invece a casa, in attesa di tempi migliori. Uscivo per la spesa, il giornale, la farmacia..il resto del palazzo praticamente deserto, eravamo gli unici superstiti sul nostro pianerottolo, al quarto piano. Agli altri tre piani forse giusto un paio di condomini. Il garage a sei posti coperti, dove solitamente si faceva una fatica bestia per manovrare, spaziosissimo.
Ovviamente l’ascensore sempre a disposizione. O quasi.

Fin troppo spesso lo trovavo ad altri piani, oppure occupato, e quando giungeva a destinazione non si udiva apertura o chiusura porta, ed un conseguente rumore di mandate all’uscio di casa.
Sembrava che andasse su giù, in autonomia, l’ascensore, come facesse defaticamento, un allenarsi per mantenere la forma, a sgranchire corde e tiranti.
Ma il bello doveva ancora accadere.

Una mattina rientro dal garage carico di pacchi, già accaldato, l’ascensore segna rosso, e dal display che illumina man mano i piani, vedo che sta scendendo giù. Arriva a terra, sembra vuoto, non c’è nessuno dentro, ma io non l’ho chiamato. Vabbe’..apro la porta, entro, chiudo, e sento una voce gentile: “Lei al quarto, vero?”. Per poco non mi prende un colpo!
“Ma chi c’è?” Esclamo.
Non si preoccupi, sono io, Nicola, il fantasma del palazzo
Oh santa pace, vorrei scappare ma quella voce ha un potere sedativo.
Comprendo la sorpresa, mi sarei dovuto presentare prima, ma di solito durante le vacanze, non trovo mai nessuno.. e mi capita di prendere l’ascensore, anche noi spiriti fatichiamo per le scale, non creda!
Ma davvero sto parlando con uno spettro?! Anzi veramente non ho ancora spiccicato una parola ma sono inchiodato alla parete con lo stracchino che spunta dalla busta della spesa, sorpreso pure lui.
In effetti, dopo oltre trent’anni che vivo nel palazzo, non avevo ancora scambiato parola con nessuno.. certo gioco un po’ con tutti, mi diverto a vedere le facce che fate nello specchio dell’androne e quante ne dite sui vostri vicini, stacco la corrente a volte, e vi costringo a scendere giù a ritirar su l’interruttore generale, sposto vasi, scambio gli zerbini sui pianerottoli, robe da adolescenti insomma, metto la posta in cassette diverse ma, ad esempio, mi piace far trovare al piano terra l’ascensore alla signora Martini, specie quando torna dalla spesa con le sporte stracolme.
Sono lo spirito del condominio,  non mi è permesso entrare nella case, posso frequentare solo spazi comuni. Ogni palazzo del comprensorio ha un suo fantasma, la sera tardi ci ritroviamo in giardino o su qualche terrazza condominiale
  a collezionare folate di vento, e a spettegolare un po’ su di voi.. siamo affezionati, siamo i custodi dei palazzi fin da quando erano scheletri senz’anima e senza pareti, noi vaghiamo tra fondamenta e soffitte, ascensori, vialetti di accesso e cantine; sorvegliamo i vuoti, i silenzi, le eco che arrivano dagli appartamenti, le oscurità che si aggrappano per la tromba delle scale, tutte robe senza tempo e senza identità, ma che tengono cucite insieme le vostre, di identità.

Tanti si lamentano spesso del portiere, dicono che è  come un fantasma.
Qui da voi, invece, è proprio il fantasma, il portiere.
Siete privilegiati.
Fateci caso, quando trovate l’ascensore al piano”.

 


mercoledì 25 agosto 2021

L'ESTREMO LIMITE DELLA.. NORMALITA'

Ecco una serie di pellicole incredibilmente fascinose. Tutte al limite. Limite inteso come confine della nostra sensibilità, della nostra capacità di percepirlo, quel limite,
ed eventualmente, superarlo.

Una insostenibile leggerezza dell'essere che può nascondere la stanchezza del vivere, od il rilassamento dinanzi all'ineluttabile ed all'impotenza nell'affrontare gli eventi. 

L'estremo limite della normalità confina fatalmente col baratro dello sconosciuto e dell'improbabile. 

Limite che crediamo invalicabile. 


Fino al momento in cui è proprio lui 

che si prende la briga di valicarci.





DELITTO TRA LE RIGHE
Tra le righe può celarsi l'assassino, che trama tra i paragrafi e cerca alibi al capitolo successivo, ed all'ultima pagina non potrai chiederti chi è che uccide, perché sarai già morto.

L'IMPOSTORE
Eccolo il prototipo dei The Mentalist e dei Lie to me. Ti brucia con uno sguardo, Ti spoglia l'anima e te l'appende per il cambio di stagione. Riscoprirai quello che hai voluto dimenticare. Conoscerai quello che non hai mai voluto sapere. A te conviverci, ora.

INSOLITI CRIMINALI
Buoni e cattivi. Cattivi e buoni. Le componenti s'intersecano ed impazzano. Ma è sempre stato cosi. E tu sei un buono od un cattivo? Non chiedertelo a voce alta... potresti avere brutte sorprese.

MON ONCLE D'AMERIQUE
Topi in trappola. Ecco quello che siamo. Esperimenti da laboratorio. Cavie senza speranza. Qualcuno si diverte da qualche parte...


SHINE
Spaccalo quel pianoforte. Uscirà nettare strizzato dallo strazio. A volte non puoi dare senso al dolore che avvinghia.
Ma adornarlo di colonna sonora. Quello si.



L'UOMO DEI SOGNI
Ogni sogno ti si infrange in mano al risveglio strappandoti dal paradiso. Devi solo sovvertire le coordinate. Viverlo quel sogno, trascinartelo all'inferno.

BIRDY
La pazzia percorre vie meravigliose, spesso scorciatoie per l'eternità, l'idiozia quelle per la maledizione. Se sei pazzo è già mezza salvezza, perché quell'estremo limite di normalità, ce l'hai alle spalle... 

martedì 24 agosto 2021

ON DEMAND - REPRISE

 



Ieri pomeriggio, casualmente zappingando sul digitale terrestre, capito su un canale, ovviamente in chiaro, dove proprio in quel momento iniziava un film. 

Un film ad orario ben preciso, programmato da quella piattaforma, magari con qualche spot pubblicitario in mezzo. Un film NON scelto da noi, come ormai siamo abituati da tempo.

E allora sono andato indietro nel tempo.. quando la tv iniziava alle cinque del pomeriggio, e per il resto della giornata c'era il monoscopio al posto degli unici canali della Rai esistenti.
Ma d'estate accadeva a volte un miracolo, in corrispondenza di Fiere tipo quella del Levante, in Puglia, ogni mattina alle 10, eccezionalmente veniva trasmesso un film, di solito roba vecchissima, ovviamente in bianco e nero (il colore era ancora una chimera), ma era il miracolo di vedere un qualcosa di "fuori orario" ad eccitare, e ricordo che mi sarei visto pure La corazzata Potemkin volendo.

Mi mettevo davanti la tv come alla scatola delle meraviglie, senza quella arida assuefazione che è andata via via peggiorando, perdendo poesia, e la sana voglia di tv e sorpresa.

Ci stiamo inaridendo, vittime del troppo..  ci illudiamo di scegliere sempre e comunque noi, il meglio e il più bello, ma in realtà tagliamo fuori qualcosa di naturalmente imprevedibile: la possibilità di stupire.

domenica 22 agosto 2021

Rave


Ultimamente penso il peggio che posso dei rave e compagnia bella. Oggi poi, leggendo Serra su L'Espresso che li turlupinava a dovere ("i rave durano al massimo un mese perché dopo i partecipanti devono tornare a casa a farsi lavare i panni dalla mamma"), ho pensato di doverne sottolineare anche io l'indomita imbecillità.

Parliamo di soggetti che fanno tremila chilometri in camper magari per morire affogati nella marana di fianco al raduno, o per essere ricoverati in coma etilico a nostre spese.
Decerebrati che si radunano con un tweet o un messaggino su facebook (e qua ammiro che non si perdano in campagne a loro sconosciute o che non confondano le date), personaggini dallo spessore zero virgola (alcuni, intervistati mentre sbaraccavano dal raduno in Tuscia, sbalordivano per la loro insignificanza).
Questa mi auguro sia solo una piccola parte del futuro della nostra umanità.
Comunque fin troppo consistente.  



venerdì 20 agosto 2021

IL CENSIMENTO

 


In alcuni luoghi è decisamente più facile emigrare, trovare rifugio e svangarla per un tempo indefinito. Non verranno mai a cercarti, non si interesseranno a te, potrai farla franca passando semplicemente inosservato, senza dare noia a nessuno.
Ma se arriva un censimento, allora può diventare dura. Per tutti.
Noi venivamo da un luogo ospitale, immenso, così ci avevano detto, ma in realtà eravamo a rischio estinzione, ci sembrava di vivere sereni, esuli e spesso estranei, rispettati, ma sotto costante controllo. Uno stato di polizia. Assediati anche se ce ne stavamo lì, impassibili, senza creare il minimo disordine. Ci rendevamo conto di rappresentare l’anima del luogo, la caratteristica principale, attrazione inconscia. I visitatori erano alla mostra mercé. Imbambolati ad osservarci. Quindi era anche nostra cura renderci, come dire, appetibili.
Ogni tanto qualcuno di noi riusciva ad evadere, si faceva notare di più, si metteva in bella mostra, ed allora toccava a lui riuscire a cambiare paese, status, nazionalità.. noi lo salutavamo un po’ invidiosi e rimanevamo all’erta, contro le imboscate dei controllori.
Controllori di scadenza.
Questa è la storia di un carciofino sott’olio che ce l’ha fatta. Ha mollato il superstore per mano di una gentile massaia, trovando posto in un elegante frigo, pieno di altri rifugiati alimentari.
Il frigo era fresco e ben temperato, certo si stava ammassati e, questo davvero scocciante, al buio; ma favoriva il sonno la cosa, e di rado venivano a romperti le scatole, potevi startene in pace per anni. Magari all’ultimo piano, tra una vegliarda marmellata di mirtillo e un apatico rimasuglio di pesto in barattolo. La scadenza di noi vecchi abitanti era qualcosa che riguardava i gestori in maniera svagata, eravamo arredo ormai.
Il frigo era composto da nord, centro e sud. Il sud era un polo ghiacciato impraticabile, avevo sentito parlare di fagiolini rimasti intrappolati tra i ghiacci per secoli, perlomeno questa la leggenda tramandata da avi e trisavoli, al nord si arrivava a stento, altezze scomode, ripiani spesso inaccessibili, tipo soffitta.. chi giungeva da quelle parti - ed era stato il mio caso - poteva superare intere generazioni.
Il centro era vera tragedia: sotto l’occhio del ciclone, nessun angolo dove sparire, continuamente giudicati, scartati, spolpati, vivisezionati.. difficile resistere in campo aperto alle continue scorrerie. Chi veniva deposto a mezza altezza, guardava su e poi giù con occhio implorante, conscio della propria fine imminente.
Ma poi arrivò lei, la polacca coscienziosa. Doveva pulire l’intero stato.
Pulizia tecnica la chiamavano. Sbrinò i ghiacci, divelse i ripiani, abbrutì il clima, ci riunì tutti in cucina, pretese i documenti di ognuno, e non ci fu pietà per gli illegittimi.
Un attimo prima di venire gettato via, rimpiansi il supermercato, pieno di luce almeno, dove anche coi documenti non conformi, a volte riuscivi a farla franca, magari confondendo il codice tra le barrette di cioccolato.

 

 

 

 

mercoledì 18 agosto 2021

TALEBANI

 


Eppure, pensavo ieri guardando questi volti barbuti concedersi a quiete interviste, con abbozzi di sorrisi anche.. ma se avessero contattato un network di psicologi per il lavoro, se gli fosse apparso lucidamente che un'invasione pacata, un'inversione di tendenza, un perdono collettivo (come per altro stanno annunciando), funzionerebbe nei confronti dell'Occidente cattivo più di mille bombe atomiche e mille attentati, se comprendessero che mettere su un governo pacifico ed encomiabile garantirebbe una pubblicità estrema che mai avrebbero potuto permettersi e l'amore incondizionato di chi, ora, prova solo terrore..
vabbè.. stavo giusto sognando.. 

domenica 15 agosto 2021

LO STENDINO


E'
 uno stendino particolare.

Ci metto ad asciugare un sacco di rimpianti, i sogni belli larghi, che prendano tutto il sole.
I rimorsi anche stesi alla rinfusa, e poi le malinconie, con le mollette delicate, a non gualcirle ancor di più.
Uno stendino sensibile.

Appoggio distratto una pezza e lui una pezza su tutto il resto.
I crucci piegati nel verso dell'ansia, perché tendono a prendere una brutta piega. 
La coscienza sempre da controllare prima di stendere, perché quando è proprio sporca, spesso un lavaggio non basta.
Gli assilli anche vicino le speranze, tanto non scambiano colore.
Occhio alla bellezza che gocciola meraviglia anche dopo la centrifuga, è più forte di lei.
Una volta equilibrati i pesi, lascio che la brezza faccia capolino, che il calore asciughi le memorie più riottose, che le corde tese massaggino i nervi scoperti.
Qualche dolore meglio orizzontale, ad evitare che si allunghi.
Le amarezze con le mollette sulle cuciture della nostalgia,  per evitare segni indelebili.

E' uno stendino particolare, il mio.