mercoledì 28 marzo 2018

VE LO DICO IO...



Ma com’è che fanno tanto gola i profili Facebook? 
In che maniera possono influenzare un voto politico? 
Addirittura il futuro di un paese?

Ve lo spiego io.

Salvini, ad esempio, potrebbe richiedere a Cambridge Analytica, un potenziale bacino di profili Facebook che pubblicano abitualmente selfie fatti nel bagno, assimilabili al fatto che la Lega fa cagare.

Tutti i profili con foto di bestiole: cani, gatti, sorci, conigli… sono potenziali elettori forzisti invece, vista la deriva animalista di Berlusconi.

I profili vicino ai 5 stelle sono quelli negazionisti: “A Roma la monnezza non esiste”, “Non c’è nessuna buca” “Non è vero che devo aspetta’ l’autobus mezz’ora”.

Anche il PD ha richiesto dei profili Facebook per rinforzare la sua immagine,
ma dopo un paio di mesi indagini, sondaggi e analisi, Cambridge Analytica, ha scoperto che solo i profili di aspiranti suicidi corrispondevano perfettamente agli algoritmi di ricerca.


E non erano abbastanza.

domenica 25 marzo 2018

LE PAROLE




Le parole che non vogliamo sentire
pronunciano interi discorsi,
senza neanche riprendere fiato.

Sgorgano dalla doccia,
attendono pazienti sul pianerottolo.

Il tergicristallo pigro
le spalma sul parabrezza
assieme a pioggia che non scivola.

Prendono forma in metro,
sulla bocca immobile
del tuo dirimpettaio.

Le parole che non vogliamo sentire
disegnano boomerang di eco
che tornano a casa con noi.
A disturbarci il sonno fragile.


giovedì 22 marzo 2018

FACEBOOK TREMA...



Ma io dico...

Se il ladro e reo confesso Umberto Bossi viene ricandidato da quel cagasotto di Salvini

E RIELETTO SENATORE!!!

....saranno stati milioni di falsi profili Facebook a convincerci della sua statura morale e politica,

O SIAMO IMBECILLI DA NOI,  IN PERFETTA AUTONOMIA?!?

sabato 17 marzo 2018

MSC CARAIBI 25.02 - 08.03.2018






             La crociera è un’isola.

Se da un lato c’è il sole, dall’altro trovi ombra, se tira vento sulla tolda scoperta, a prora: calma piatta, se fanno casino nella piscina superiore, puoi rilassarti a quella tre piani sotto, se il buffet non ti offre le giuste alternative, al ristorante ti servi à la carte.

Un’isola perfetta.
...la nostra "piccoletta"..
Giamaica

Con l’orizzonte sempre diverso.





Se vuoi essere coinvolto, non avrai respiro.
Se desideri quiete, nessuno la infrangerà.

Avevamo remore, specie mia moglie, su quanto potessero comunque pesare dodici giorni di oceano e nave.
Ci siamo ampiamente ricreduti.

Cartagena

Anche perché le svariate escursioni previste (dalle foreste pluviali alle favelas di periferia, dai templi Maya alle sfavillanti dimore degli attori più in voga, da città ultramoderne a sterrati in mezzo a piante di banane e caffè), riempiono occhi, cuore e spirito, somatizzano da ogni presunto principio claustrofobico, ed anzi, rendono ancor più piacevole il ritorno a bordo, tra comodità e attenzioni.

Tant’è che stiamo già organizzandone un’altra per il prossimo anno, perché anche la fiaba dei costi altissimi, va sfatata.

Panama

Costa Rica


Certo se paghi, puoi avere la suite reale, il maggiordomo h24 e lo champagne a colazione.

Ma sono eccessi trascurabili, perché i riguardi dedicati a tutti gli ospiti sono incredibili, la pulizia estrema, quasi maniacale, l’aria di gioiosa spensieratezza costantemente palpabile, i servizi di prim’ordine.



Cartagena


Panama
Poi ci sta che ognuno viva una crociera differente… c’è anche gente che si uccide di fila al buffet, che attende l’ascensore ai piani una vita (mentre noi avremo fatto almeno duemila gradini di scale su e giù tra gli svariati ponti), o che si alza all'alba per prenotare un lettino sul quale rimanere sdraiato fino a sera, incurante di qualsiasi cosa avvenga attorno...

Belize     Templi Maya
NON abbiamo neanche mai fatto scatenati balli di gruppo, ne’ le ore piccole in discoteca; disertato di regola i corsi di bricolage, gli assaggi in enoteca (trincavamo già di brutto al ristorante), le foto di rito col Comandante e gli ammassi in piscina.


Abbiamo preferito giri di ponte alla sera prima dell’aperitivo, foto a raffica, rigenerante teatro post cena, abbronzatura nel solarium di nostra esclusiva pertinenza, allegro trekking dei diciotto ponti esplorabili alla scoperta di ogni pertugio visitabile della nave, cocktails e idromassaggi (anche in contemporanea), senza negarci un distratto shopping e simpatiche serate di gala a fare le pulci su come riesce a vestirsi (!) l’americano medio…




    Ma anche leggere Grisham nel silenzio e nel sole sul balconcino del nostro dodicesimo piano, con solo il mare a sussurrare mormorii, al largo del Belize...


...vi assicuro che non è assolutamente trascurabile.


Lampadario da crociera

Miami by night


Insomma un’avventura che consigli(am)o appieno.

Da poppa a prua.

il "teatrino" della nave
Cartagena    (Colombia): città fantastica






domenica 11 marzo 2018

IL FILO NASCOSTO (...MA NASCOSTO BENE)



Anderson adora le psicologie fragili, ed anche con questo bignamino dell'eros e thanatos vorrebbe sedurre attraverso una vicenda apparentemente forte, racchiusa come un messaggio tra le cuciture di un abito.

La storia è presto detta: Reynolds è un sarto rinomato, pedante, monotono e isterico, cura con la sorella androide un atelier presso il quale si servono nobili e reali, maniaco del lavoro, dedica ai rapporti sentimentali brevi fiamme coinvolgenti, per poi reimmergersi nel suo climax ideale tutto merletti, ricami e tessuti.
Un giorno incontra Alma, camerierina rupestre dall'aria assai albarohrwacheriana, che lo intriga a nuovi entusiasmi e corre a vivere con lui.

Ma il nostro (un Daniel Day-Lewis forse all'ultima esibizione attoriale, come da lui stesso annunciato da tempo) si stuferà presto e la nostra eroina Alma dovrà inventarsi qualcosa per legare a lei per sempre il capriccioso stilista.

Ora da più parti mi si parla di “capolavoro”, di “poesia”, di “incanto visivo”.

Faccio davvero fatica a percepirne anche in minime dosi.
Una storia iperbolica dove tutto oltrepassa il limite del “buon senso”, ad iniziare dal sarto morbosamente paranoico, passando per la sorella badante che gestisce rapporti ed economia aziendale, per finire alla nostra camerierina presentata inizialmente come sbadata e col tipico rossore guancesco delle fanciulline campagnole, ma pronta a mollare tutto al volo per dedicarsi al bel mondo del lusso e della moda.
A doveroso corredo: abiti orrendi (quello iniziale da Biancaneve, riproposto anche più tardi, un vero must dell'orripilant), musiche stucchevoli, colori appassiti a rendere le atmosfere baluginevoli, primi piani insistiti, particolari di pizzi, stoffe e trame.

Fai di me quello che vuoi ma fallo con delicatezza” questo il preambolo col quale Anna si dedica al sarto pazzariello, e lei, con la sua faccetta quasi sempre accigliata e spettinata, comprenderà di doversi sostituire come musa alla madre protettrice del nostro eroe, scomparsa da tempo, e della quale il nostro sarto conserva una ciocca di capelli nella giacca ad altezza cuore per averla “sempre accanto” (non indossando solo quella giacca, immaginiamo che abbia distribuito l'intero scalpo materno in tutte le sue svariate giacchette che indossa prima di cena, dopo cena, per la passeggiata, dopo il bagno, per la colazione e mentre disegna altri terrificanti vestiari).


E anche se quella frase di Anna preluderebbe a piccanti sequel, tranne qualche casto bacio, nulla sapremo mai di cosa accade nel segreto dell'alcova tra il sarto schizoide e l'ex cameriera senza tette, una sorta di cinquanta sfumature al contrario dove tutto sfuma tranne gli istericismi troppo spesso gratuiti di sarto e clienti.

Il tutto pervaso da una vaga sindrome di Stoccolma, dove il sarto strambo dalla guida demenziale e dalle colazioni ipercaloriche dovrà prendere coscienza della sua dipendenza da Alma, fino a quando le dosi di questo amore col bilancino diverranno letali.

Lo spettatore intanto potrà illudersi di aver assistito ad un capolavoro vicino tanto così all'Oscar, oppure prendere atto che gli eccessi non possono pagare, ne' in sartoria ne' dietro la macchina da presa, ma questo è Anderson del resto (Magnolia insegna), e anche questo un film “cucito su misura” per i suoi fans.



venerdì 23 febbraio 2018

VI GUARDO




Chissà quando sarei stato costretto a lasciare anche questo appartamento, ma tanto, di ancora liberi, ce n’erano a bizzeffe a Roma, case vuote come le vite di tanti di noi.

Ormai passo la giornata a spulciare dalla finestra, oppure a volte si esce: cinema, teatro.. ecco, quello si, mi appassiona ancora.. il cinema lo trovo eccessivo, anche se ne avevo seguito l’evoluzione con un certo interesse devo ammettere… ma se c’è una cosa che mi affascina davvero è viaggiare, in aereo soprattutto - Dio che sballo! -, oppure crociere, transatlantici pazzeschi, pieni di comodità e di luci e di sorrisi, vedere persone diverse, anche se dire “nuove”, per me, è quasi un azzardo...

In realtà vivere così tanto alla fine paga poco… forse con i tuoi perenni trenta o quarantanni.. poi però, spariscono tutti i tuoi affetti, le tue consuetudini, e quando sei cresciuto con Verga e Collodi.. a ritrovarti con Fabio Volo, ma pure con Camilleri, fai una fatica bestia.. fatica anche a passeggiare per i cimiteri, dove una volta pensavi avresti avuto un posticino tuo..

fai fatica oggi a festeggiare i duecentosessantasette anni.. anzi.. quel duecento di troppo ti debilita l’anima.. stanca la testa ed anche quel cuore che, invece, pompa che è una bellezza, immune a tutto, guerre, terroristi, tumori...

..e intanto vi guardo dalla finestra, a voi altri a termine, sempre di fretta, con gli sguardi occupati su display sempre più piccoli, incapaci di misurare una nuvola, di seguire un raggio di luce... sembra così breve il tempo per voi, e ve lo divorate ancor più famelicamente

... tempo inutile.. tempo sprecato... che le cose da vivere poi sono davvero poche e così effimere... le persone che ami ad esempio, le passioni che curi... e davvero poco, poco altro

quando mi accorsi che la mia vita si era cristallizzata rimasi di sasso.. grazie! Direte voi... ma non come quell'Highlander che ebbi occasione di vedere al cinema...a lui la vita si era bloccata a trentanni.. nel fulgore della forza e del desiderio.. l'avrei voluto vedere come me, a 67 anni anni.. non che non mi ritenga vispo e curioso, sia chiaro, ma a quell'età hai accumulato una stanchezza difficilmente biodegradabile, non la ricicli più ormai, te la porti appresso per quell'eternità che un gioco di destino bizzarro ha voluto concedere...

e si finisce per vivere di ricordi eterni, di rimpianti rimuginati, più che di futuro poco malleabile, seppur infinito.

Si finisce per osservare dalla finestra cosa ne fate voi, 
di quel poco tempo a disposizione...

lunedì 19 febbraio 2018

PERCHE' NON VOTERO'



Basterebbe specificare che sarò in vacanza.

Ferie programmate quando ancora la legge elettorale era in altissimo mare…
e quindi assolutamente in buona fede…

Ma ammetto anche che, a tutt’oggi, sono assolutamente felice dal potermi sottrarre a quello che si suol definire, notoriamente, come un obbligo.. etico.

Tempo fa Michele Serra, discutendo dell’opzione voto / non voto, giustificava il suo si, al voto, facendo appello soprattutto ad una motivazione base:

Se io non voto, saranno altri a decidere per me”

Nel senso che alle sorti del Paese non avrò contribuito con una mia precisa scelta.
Ma in quest’ottica, sarà solo chi ha votato la forza politica che risulterà vincente, ad aver realmente deciso.

E nel caso specifico, dove nessuno raggiungerà la soglia del 40% prevista dalla Legge Elettorale, a quali alleanze post voto potremmo dover assistere (oltre all’ennesimo Gentiloni d’ufficio)?

A quali giochi inediti, inauditi
e neanche ipotizzati mai fino al 4 marzo sera,
dovremo sottostare?

Si parla sempre con maggior insistenza di possibili patti PD - Forza Italia oppure Lega - M5S… e gli interessati non smentiscono con la necessaria fermezza la reale possibilità di questi “incroci magici”, spesso ibridi da paura… ecco, in questo caso, il nostro voto “etico”, la nostra volontà pre elettorale di scelta cosciente, non sarà forse calpestata in malo modo?

Ed a quale risposta etica risponderebbe, poi, il famoso “voto per il meno peggio”, al quale si appellano in tanti, tantissimi, proprio per tacitare una manifesta ripugnanza al sistema.
Quale risposta morale solletica - vorrei sapere - il votare “tappandosi il naso”?

Al contrario, un capo di governo, che dovesse trovarsi di fronte ad una ribellione di rilievo, vale a dire un’astensione dalle notevoli proporzioni - a prescindere dalle singole motivazioni del non voto - non sarebbe costretto a richiedere una revisione sistema elettorale e politico, prendendo atto e coscienza del malcontento popolare?

NON RECARSI ALLE URNE 
diventa quindi una scelta cosciente e legittima.

Un reale ed efficace “togliere” il potere

a persone e forze politiche che ne fanno un utilizzo improprio

Una presa di posizione, 
e non una “non scelta” come si accorano nel definirla, guarda caso all'unanimità, 
tutti i rappresentanti di partitoni e partitini.

Una “non scelta” che, purtroppo (per ora),
è destinata a rimanere ancora arma spuntata,
ma che di fronte al panorama di ingovernabilità che si prepara dal 5 marzo…

inizierà - voglio sperare - a godere di nuova e diversa considerazione.