giovedì 23 ottobre 2014

Trent'anni col Restivo di dieci

Restivo sta scontando 40 anni (reali) di carcere in Inghilterra per l'omicidio di una donna.
La Cassazione lavora, scartabella, archivia, timbra, e gliene appioppa trenta , in Italia,
per l'omicidio di Elisa Claps.



Poi parlano dei tempi lunghi (e inutili) della Giustizia.

domenica 19 ottobre 2014

IL GIOVANE (PIU' CHE) FAVOLOSO

Ed ecco servita la vita di Leopardi come perenne conflitto di aspirazioni irrisolte.
Quanti i luoghi comuni realmente capovolti?

Martone opta per una scelta forse furbetta affidandosi a versi immarcescibili, a un Germano loffio, a tre capitoli di esistenza che calcano la mano sul padre autoritario, sulla talvolta equivoca amicizia con Ranieri, sul carattere utopista ma costretto a penare infelicità terrene.


Una fotografia eccezionale coadiuvata da indovinate scelte musicali che spaziano dal classico più convenzionale fino all'elettronica di Sascha Ring, rendono tempi, patimenti e scenografia arditamente lirici, pur sottraendo spazio al Leopardi che amo di più, quello ironico e tagliente delle Operette Morali (che pure sono state rese a teatro dalla sceneggiatrice del film, Ippolita di Majo), quel lato feroce, sarcastico, visionario - tarpato dalla pretaglia fiorentina - che probabilmente stride con la facile ambiguità del rapporto con l'amico Ranieri, con l'invidia di un corpo sano e bello (“non attribuite alle mie pene fisiche ciò che è solo frutto del mio intelletto”), col semplice desiderio di evasione dal rapporto amore/odio con la prigione di Recanati, o il folcloristico vagare per brindisi e bordelli napoletani.



Leopardi è troppo avanti per tutti, soffre, ancor più che fisicamente, di questa lucidità pazzesca che lo sovraespone come in una macchina che viaggia oltre nel tempo e lo rende folle di fronte all'arretratezza di chi non dovrebbe giudicarlo con quel diritto alla verità che si arroga: 
“La nostra ragione non può trovare il vero se non dubitando. Si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza. Chi dubita sa, e sa più che si possa”.


Cerchiamo di comprenderlo Giacomo, afferrando il concetto in brevi lampi, mentre prega il padre dopo il suo fallito tentativo di fuga, o scrive di fronte alle molteplici lune dalle finestre intrise di notte che gli ispirano frenetiche righe, o con la testa riversa all'indietro su prati e cigli di fiumi, alla ricerca di un infinito cosi a portata di mano, almeno per lui.

"Chi dubita sa, e sa più che si possa"



Ma troppo spesso Martone ci costringe al “quant'è bravo Germano!” (che poi c'avrei visto meglio un più espressivo Filippo Timi) o al “certo, poveretto, come deve aver sofferto”; mentre Leopardi se li godeva vorace quegli anni curiosi, i sogni assaggiati e la mente spalancata a una Visione Totale che, a noi altri, non ci sfiorerebbe neanche se campassimo cent'anni alle Maldive.

giovedì 16 ottobre 2014

LA MIA POESIA


La mia poesia mi sveglia di notte
mentre non capisco se è alba o tenebra,
e mi lascia col pensiero sospeso,
pensiero da tramutare in inchiostro o pixel,
o grezza memoria.

La mia poesia è appesa a tutti i marosi,
ad ogni oceano immobile,
alle nubi che strappano le cime,
a tutti i tramonti, anche quelli inutili,
fotocopiati dalla noia,
alle pozzanghere che riflettono e a quelle precipitose.

La mia poesia è respiro da regolare,
occhio socchiuso.

Mi segue, per quanto ombra disunita,
         distratta, assente.

La mia poesia mi chiama lei,
spesso quando non ci sarei neanche io.

Ed è allora che mi torno in mente
da chissà quali pertugi
inseguendo un cursore che lampeggia.

Chissà se è mia, poi.

martedì 14 ottobre 2014

FINE LIVING!!! quando il digitale serve a qualcosa...



Pubblicità pura , lo ammetto. Alla faccia della crisi.

Come non esaltare, del resto, quella fetta di golosa piacevolezza per il gusto estetico che Fine Living riesce a stuzzicare combinando location favolose con simpatiche rubriche acchiappascolti: i più bei luoghi del mondo, le case più strambe, i ristoranti extralusso, le vacanze nababbe; ma anche uno sguardo scanzonato su hotel e taverne in culo al mondo tutte da scoprire, sul restyling di vecchie abitazioni, design che non immaginereste mai, e cibi più astrusi (che artusi) senza rinunciare a ricette arzigogolate ma anche ai più rozzi paninazzi da sturbo.

Neanche Moz  saprebbe fare di meglio!!...


Ogni tanto un tuffo nell'irraggiungibile fa piacere.. e giustappunto, anche una rubrica sulle piscine più belle del mondo!!

Su Fine living impazza la rivisitazione, il restyling, la restaurazione ma anche l'invenzione pura e l'andare a ficcare il naso dove solitamente regna la privacy: e allora tutti a scoprire come si cucina una  merenda folle o come si può abitare in una casa alta 50 metri e stretta 3, oppure via di vacanze irrequietissime in posti da super sogno o ad aiutare una coppia a scegliere ed arredare la casa del proprio futuro.. vogliamo impicciarci del mondo dorato? 
Basta coi tg devastanti e rifocilliamoci con un salto su Fine Living !!..


  




mercoledì 8 ottobre 2014

LA CONFIDENTE


E' semplice rigettarle tutto addosso, è forse l'unica che possa comprendere gli sfoghi di quell'ufficio.
Quell'ufficio che all'occasione è confessionale, sfogo segreto delle apatie casalinghe, di ingorghi sentimentali dall'esito incerto.



Ed allora vitale diventa individuare chi è disposto a farsi carico delle insensibilità altrui, dei disagi, dei nervi a fior di pelle.

Quanti pianti, quante ammissioni sommesse, sfoghi e insulti anche.

E lei paziente, ad ascoltare tutto e tutti, con una parola sempre pronta, a volte più decisa, marcata, altre quasi sfumata, indecifrabile, ma sempre tesa a stemperare, magari ripetendo mille volte lo stesso concetto, fino a farlo diventare una copia sbiadita, davanti alla nostra cieca cocciutaggine.
Il lavoro come Grande Fratello che assorbe e rigenera, o calpesta, anche, quel minuscolo residuo d'umanità che indossi ogni santa mattina che Dio manda in terra.
Ma lei è là, ogni santa mattina, china al suo posto, con una parola per tutti, e ad ognuno restituisce ciò che ognuno vuole ascoltare, esattamente ciò che si desidera venga reso, con garbo e precisione, ingrandendo concetti invisibili o rimpicciolendo le ansie sottoposte.

Un meccanismo che s'inceppa raramente.

Probabilmente questo è il trucco, adattarsi all'interlocutore, non spiazzarlo mai, lasciarlo in sospeso con le sue sventure irrisolvibili o le sue incontrovertibili certezze, guai ad adagiarsi sulle presunte soddisfazioni lavorative: esistono davvero o sono una cortina fumogena per attraversare il guado che reca a fine turno?
Il Lavoro catalizza intere esistenze lasciando briciole di vita residua che spesso gestiamo in affanno.

Ma tutto questo alla nostra fotocopiatrice, non interessa.



Lei macina e rimugina, mentre noi le parliamo, inconsci, e certi di non essere contraddetti. Mai.

Il mobbing non la inquieta, nessun richiamo dal Personale, neanche una richiesta di aumento di stipendio, mai una malattia seria.


Giusto qualche periodico, fugace, esaurimento: carta.

lunedì 29 settembre 2014

a LUCY spente


Besson s'invola sulle ali dell'action fantasy con mezz'ora di film di gran classe e sicuro acchiappo. 
In contemporanea ad una conferenza 
- dove l'eterno Morgan Freeman ci espone la teoria (reale) della storia dell'uomo, illustrando come il nostro cervello sia utilizzato di media al 10 % con punte massime del 20,  esponendo le eventuali e fantastiche facoltà potenziali di quell'ottanta percento inesplorato -
assistiamo all'odissea di una povera crista costretta a improvvisarsi corriere della droga, in questo caso una potentissima combinazione sintetica, sistemata nel pancino della stralunata e spaventatissima Scarlett Johansson.
L'accidentale rottura del “prezioso” plico all'interno della nostra predestinata provoca una serie di reazioni psico/fisiche che incrementeranno le potenzialità cerebrali di Scarlett dal suo anonimo cinque/sei per cento fino a vette che vedremo svilupparsi in un crescendo pirotecnico ad alto tasso di effetti speciali (e non).

E qua evolvono anche i problemi.

Finché Luc produce cinema col suo cervello al dieci/dodici per cento, le suona di santa ragione a tutti, ed infatti assistiamo a un incipit coi fiocchi che avvinghia alla poltrona, thriller ben congegnato, inserzioni evoluzionistiche alla Resnais, metafore, parallelismi tra predatori umani e animali ad alto impatto scenografico, inserzioni e citazioni ben calibrate, dialoghi serrati, giuste facce e tensioni tangibili, oltre a rimandi tarantiniani di pregevole fattura.
Poi c'è il salto della protagonista (piccole nikite crescono) oltre il fatidico 20 per cento delle massime attitudini intellettuali umane, e i suoi killbilleggi ammantati di poteri ultracervellotici che le permettono di manipolare uomini e oggetti diventano, con l'aumento di percentuale raggiunta, quasi patetici, visto l'utilizzo elementare, scombiccherato e sciocchino che ne fa (“fermami quelli la fuori” chiede al poliziotto trasecolato che l'accompagna - ma fermateli da sola no?! -).



Il problema è che chi pretende di illustrare questa escalation verso il 100 per cento dell'utilizzo del nostro caro cervello, lo macina e lo interpreta (sia chiaro, come anche noi che assistiamo assisi e sbigottiti) con quel suo appena dieci per cento o poco più, avvitandosi attorno a una serie di cialtronerie filmiche e di arzigogoli new age che, di epico, provocano solo imbarazzo.



La stessa Scarlett, efficace e credibile nella sua iniziale e accidentale evolution passa da un espressivo visetto molto in parte (bellissimo il dialogo al telefono con la madre dove le illustra i suoi progressi, l'illuminazione e la potenza che le sta fermentando in testa) ad un faccino stampato delle serie “ho visto la madonna”, che non le si scollerà più fino al the end.

Insomma siamo mille miglia lontano dal mitico Limitless, dove sogni, potenzialità e genio, imperversano alla grande lasciandoci attoniti.
Oddio, pure Besson, a suo modo, ci lascia attoniti.

La sua teoria finale, abbeverata di visionarietà rubacchiate qua e là (Kubrick saccheggiato a ripetizione) è che il Tempo regoli il Tutto.


E infatti ci trasmette tangibile rammarico per queste belle due orette perse...



mercoledì 24 settembre 2014

BALLARO' 2 - LA VENDETTA



Riparte Ballarò. Giannini lo presenta sulla Rai mentre Floris, il transfuga, trasloca su La7 cambiando nome al programma: Dimartedì (ma dai!), ma soprattutto cambiando stipendio.

Ovviamente entrambi lo stesso giorno e alla stessa ora.
E anche gli interventi satirici, stavolta Paolo Rossi da una parte e Crozza dall'altra,
 in chirurgica sovrapposizione.

Chi ci rimette, in questa idiota lotta per l'assalto all'Auditel è solo lo spettatore,
che preso dai nervi va a leggersi i suoi amici bloggers..