lunedì 12 agosto 2013

LA SCUOLA DEI DITTATORI




Saggio brillante di Ignazio Silone che dribbla schemi

ideologici e deformazioni dogmatiche, deleterie già allora, 

per fornirci, tramite le analisi di personaggi svezzati e 

spregiudicati, il quadro dell’humus dove poter (e saper) 

coltivare una dittatura. 





Datato 1938, ma permeato di malinconica preveggenza. 



Vengono individuate le peculiarità del “potenziale” dittatore 

quali l’individualismo, il trasformismo ed il paradossale 

ossequio verso le forme di una civiltà di massa della quale 

curare una rigorosa ed incanalata  evoluzione. 



Inquietante.






Oggi andiamo a votare (con occhi, naso, bocca, orecchie 

accuratamente otturate…). 



La paura è che tanti non riescano ancora a discernere o, 

peggio, non ricordino più. 



Del resto, per questa politica, non c’è vaccino.






Tant’è che una delle poche persone illuminate che ascolterei 

per ore, Piercamillo Davigo, se ne tiene ben alla larga. 




“In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. 

Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. 


Poi vengono le guardie del principe. 


Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. 


Poi vengono i cafoni. 


Si può dire ch’è finito.” 



(Ignazio Silone)





domenica 11 agosto 2013

ROBERT ZEMECKIS (THE GENIUS OF)



Poliedrico, e vagamente snobbato, il mitico regista statunitense di Forrest Gump, fin da bambino ha sempre dimostrato una predisposizione particolare per il cinema e le sue innumerevoli applicazioni.


A pochi mesi di vita costringeva i genitori a spostarlo per tutta casa, mal sopportando la camera fissa.

L'anno dopo doppiava gli amichetti d’asilo.

A due applicò il sonoro alla babysitter muta.

A tre anni sottrasse al padre un elementare modello di cinepresa, girando (in girello) un piano sequenza di sei ore e mezza, fino a sfiancamento pile.


L'anno successivo lo sorpresero mentre colorava coi pastelli a cera il vecchio tv in bianco e nero della zia.

A sei anni non solo curava il montaggio del suo primo meccano, ma anche la scenografia ed i dialoghi.

A dieci anni proiettava foto in cinemascope sulla facciata del suo condominio.

Ormai non disegnava più, creava direttamente storyboard.. solo nello sport qualche problema, nel baseball, ad esempio, al momento del lancio si perdeva eccessivamente nel calcolare la profondità di campo...




Adolescente, la mamma lo portava con se al supermercato ma Bob amava curare personalmente la sceneggiatura della lista della spesa e dirigeva da solo (senza neanche l'aiuto) il carrello tra gli scaffali.

Tanto fece, di lì ad un anno, che convinse i suoi a trasferirsi al primo piano del palazzo dove abitavano, ritenuto fondamentale per i suoi esperimenti cinematogtafici.

A quindici anni aveva rimasterizzato e ricolorato tutta l’opera di Bergman aggiungendo addirittura due sigilli al celeberrimo Settimo e sostituendo, coi primi rudimenti di Photoshop, Sophia Loren alla Ingrid Thulin ne Il posto delle fragole.

Al raggiungimento della “major” età aprì uno “studios” e si dedicò anima e corpo al cinema ed a tutte le sue varianti.

Ad appena ventitre anni intrufolatosi sul set di Barry Lyndon, durante una momentanea assenza di corrente elettrica, suggerì a Kubrick, il Maestro, l’esclusivo uso di candele per generare l’illuminazione, 





e per il suo primo, planetario, successo, Ritorno al futuro, si avvalse di una originale rilettura del capolavoro di Marcel Proust, interamente riconsiderata con il rivoluzionario timecapture.

Nella sua prima affermazione, 

All’inseguimento della pietra verde, in pochissimi hanno fatto caso al motu proprio della, appunto, pietra verde, inseguita per tutto il film ed acchiappata, alla fine, solo grazie a quella performance capture che avrebbe reso Bob celeberrimo.

Con Chi ha incastrato Roger Rabbit 

introduce la rivoluzionaria contaminazione cinematografica globale fantastica tra:
 cine/cartone/docufilm/
cassiera/parcheggiatore.

La sua produzione parrebbe esigua se non si considerasse ogni suo film come una svolta epocale nel modo d’intendere la macchina cinema.
Ed in cantiere è quasi ultimata una nuova, affascinante, sfida. Roger Rabbit 2.

Preparatevi a stupire ancora!!


RITORNO AL FUTURO 1985

Era previsto già in questa occasione uno sperimentalissimo ed avveniristico, per i tempi, 3D. ma la produzione, presa alla sprovvista e, del resto, assolutamente  inadeguata a tali colpi di genio, fece pressione per le 3R. 
Oltretutto DitoDno al futuDo, suonava pure male... 

CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT? 1988


Prima complessa operazione di fusione tra cartoni ed umani

      



LA MORTE TI FA BELLA  1992


Prima complessa operazione di fusione del cartone sugli umani






POLAR EXPRESS 2004

    Prima performance motion capture in anteprima cosmica.
    Cinema freddo l’hanno chiamato. Ma che c’hanno un ghiacciolo al posto dell’anima?
    Prima ultraperformance capture del genio Zemeckis, un film di Natale dove toppano giusto un paio di melense canzoncine che avrei segato alla grande.
    Per il resto il film scalda, impazza e celebra smania delirante. Impianto giostristico da farti cappottare anche a vederlo su un tre pollici da polso, figuriamoci in 3D.
    Tutto innevato, ghiacciato e pattinato, con numeri da gran sballo come la cioccolata servita ai bambini in vagone o il forrestgampiano viaggio del biglietto che fuoriesce dal treno in corsa e girovaga con fantastica poesia fino a rientrarci… siamo di fronte ad un gran bel film di Natale.
    Ma che dico, un gran bel film e basta.
    Natale è una scusa.
    Il regalo è l’alta tecnologia ed il virtuosismo di macchina, il tepore umano di un volto cartonato che approfitta della libertà espressiva negata agli esseri viventi e la sciorina magicamente tra l’inventiva più briosa e l’elogio del dettaglio a rendere tangibile l’iperbole più azzardata, quella che mai avremmo osato/potuto immaginare prima.
    Posso non credere a Babbo Natale ora?!?
    Non più, perché dove arriva Zemeckis tutto è possibile, vero Scrooge?!?

    A CHRISTMAS CAROL 2009 
    Prima volta in 3D e motion capture contemporanei. Il 3D, per i pochissimi che ancora non lo sapessero o fossero convinti che ad inventarlo sia stato quel sòla di Cameron con la superbufala Avatar significa, tanto per esemplificare visivamente, che ti nevica in sala, che voli tra i tetti scansandoti per paura di scheggiare qualche tegola, che dallo schermo un sacco di elementi che stai guardando escono per venirti incontro ed altri, invece, ti spuntano da dietro la testa per andarcisi a ficcare. Quando parliamo di Motion capture dobbiamo considerare l'immagine stilizzata un vero attore con i  suoi autentici movimenti disegnati in digitale che permettono di abbinare alla naturalezza di un essere umano tutti i funambolismi di un cartoon (e chi meglio di Jim Carrey poteva sfruttare quest'occasione?!?..). C'è rimasto spazio anche per la storia a questo punto? Ma certo che si.. un classico come Canto di Natale di Dickens emana indubbio appeal già di per se. Il cinico e tirchiaccio Scrooge viene visitato dai tre spiriti del Natale: Passato, Presente e Futuro che illustreranno pirotecnicamente - grazie a Zemeckis - a lui ed a noi in sala, tutta la sua vita. Edificante fiaba sulla redenzione possibile e sul cinema effervescente. Possibile anch'esso.. eh eh.. ed il 3D assieme al motion picture connubiano alla grande esaltando anima e sensazioni. Un'esperienza che consiglio di cuore. Da tutti, ma proprio tutti, i Punti di Vista...  ;)

sabato 10 agosto 2013

FINALMENTE TUTTE LE DATE DEL PD!!!!





21 settembre    Preriunione
28 settembre    Seduta escursiva
5 ottobre          Sinedrio mediale
12 ottobre        Adunanza esplorative date proprimarie


19 ottobre        Conferenza esplicativa
21 ottobre        Adunanza concistorale 
26 ottobre        Consiglio pre assise
2 novembre      Assise post Consiglio
5 novembre      Convegno simposiale infrasettimanale


9 novembre      Assemblea congressuale
16 novembre    Congresso assembleare


23 novembre    Regole primarie
24 novembre    Primarie sopravvissuti



..e voi je volete pure levà il finanziamento pubblico?!?!?

giovedì 8 agosto 2013

L'ANTRO MI ACCOLSE...

...tra orridi luccichii.


Il fiato rimase sospeso e sui piedi
avvertii - netto - un viscido tramestio.
Ero immobilizzato dal terrore.


Un vermiciattolo bianco, rosso e blu
saliva lento contorcendosi sulla mia gamba.


Bagliori e riflessi istantanei
si alternavano in un particolare vapore
che annaspava di sommesso stormire
nella semioscurità.


Il lombrico era quasi sul mio petto.
Feci un balzo rimanendo inzuppato
in un fantasma di rude lino, dall’impatto grezzo e spigoloso.


Muovendomi a fatica, e finendo per scivolare su una superficie densa e viscosa, schiacciai per caso, 
un interruttore appiccicaticcio, come deterso.

Fu luce.



La bestia glutinosa, quasi squittendo dal fastidio procuratole,
si ritirò frenetica nel tubetto dell’Aquafresh.
La doccia chetò d’incanto gli ardori.
Gli asciugamani ammutolirono mortificati.
Il sapone cristallizzò le sue bolle indisciplinate.




.. per favore, come te lo devo dì!! 
Mo' basta frequentà i bagni della stazione Termini!!...


martedì 6 agosto 2013

GARBANZATE

Non trattasi di comune brianzolo, ma di neologismo (scaturito da leggendaria play di Astronomy domine - cfr FilmTv play su Joseph Garbanzo -) concernente attività eccentriche, tra il goliardico ed il cialtronesco, molto in voga tra le pagine del web.




A grosse linee si ciarla di bufale infiocchettate ad arte su fantomatici attori, registi o creative trame appioppate a film, magari esistenti (per permetterne l’accesso al database), ma ignoti alla moltitudine.

Scendendo in analisi più approfondita, non si disserta del solo spacciare il falso per  semplice gusto del raggiro fine a se stesso, ma di un più raffinato esercitare  personali aspirazioni, dare sfogo all’intimo crogiolo di presunte doti registiche autoctone.
Perché oltre ad essere milioni di commissari tecnici della nazionale, siamo anche milioni di registi e sceneggiatori, ed allora plasmiamo, ogni tanto, fantomatici personaggi che immaginiamo, alacremente a capo di manipoli di attori e maestranze, ed imbraghiamo loro attorno, ancor più immaginifiche carriere, animate dal mai domo spirito di denuncia, oppure architettiamo film spettacolari, dal capriccio arzigogolato, trame avvincenti che aneleremmo vedere proiettate magicamente, un giorno, su mega schermo.
Non viviamo, del resto, in un mondo dove l’occultamento ed il non manifesto la fanno da padrone? Dove Falcone è già stato ucciso da ben altri personaggi, dove la strage alla Stazione di Bologna ha “solo” coperto lo scandalo Ustica (dopo ormai trent’anni ancora tra dinieghi e mezze ammissioni…), dove magari le famose torri sono cadute giù per fornire il via libera al guerreggio ad oltranza, o dove un Papa troppo dolce ha infastidito fin troppi papaveri della Curia (come ipotizzo nella fantascientifica rece di KT).





Lasciateci sognare, ed azzeccare magari la verità, alla stregua di un superenalotto, sbussolando dalle nostre fantasie numeri ad effetto… chissà che giocando e pazziando, qualche “verità nascosta”, non la buttiamo proprio noi, lì sul tavolo delle ipotesi…   





[KTGiapponeCorea del Sud 2002Thriller, durata 138']   Regia di Junji 
Sakamoto



Curioso vedere il cinema coreano accostarsi ad e(pope)e (è il caso di sottolinearlo) occidentali come in questa fantastory che rifà il verso a certe recenti danbrownerie. Un Papa impazzito (o rinsavito chissà…) decide un giorno di liberarsi, in nome del mondo che soffre, del Vaticano, svendere proprietà, liquidare monasteri, disfarsi di chiese, “spossessarsi del demonio”, come annuncia all’Angelus.
Si scatenerà una guerra santa. Il vicario di Cristo se la rischia, i popoli plaudono, i potenti deplorano, l’esempio viene raccolto a denti stretti, Gli equilibri si sfaldano, i coperchi ribaltano. Si rischia il collasso dell’apparato “Chiesa”, nella sua accezione di emblema di sovranità. Un giovane seminarista (Koichi Sato in stato di grazia in tutti i sensi) ed una suora laica (la fin troppo fascinosa Creep), affiancati dagli eventi, imbastiranno la fuga del Pontefice (un inedito coreano Kim Kab-soo, forse troppo perennemente accigliato) minacciato dai poteri occulti.



Che ci ricordi comunque Giovanni Paolo I non è probabilmente un caso, questo Papa visibilmente turbato che si affida spesso ad un Dio antico quanto dimenticato. La storia affascina anche se convince a fatica la maratona dei fuggiaschi tra sette, sodalizi, congregazioni ed associazioni più o meno occulte che tentano il ripristino degli equilibri di controllo temporale. Esalta in compenso l’angoscia dei ricchi di spirito che si abbatte sui ricchi (e basta), la tenacia della Fede sulla barbarie del profitto, gli orizzonti della speranza oltre i confini della miseria (di spirito). Il finale vagamente fantasy magari non esalterà il puritano ma dona verve ad una trama altrimenti non sufficientemente affrancata dal classico mystic thriller, Una certa new age rivalutata in ambito possibilista, e supportata da questo cinema orientale che raffigura personaggi eroici, votati all'ideale collettivo, tutto sommato, può incarnare il sogno dello spettatore medio.
Gli escamotage sfiorano la credibilità come neanche Dirk Selley aveva mai fatto supporre con le sue temerarie teorie letterarie, ed il montaggio frenetico, i piano sequenza mozzafiato ed ardite riprese con camera a spalla rendono commestibili le oltre due ore anche ai palati più ostici. Opera prima, questa di Sakamoto, pupillo ed ex aiuto, in diverse occasioni, di Ozu, da non sottovalutare. KT sta per Killing the Trespasser. Un messaggio ammonente e  rivalutante per l’intero lascivo occidente.




 
 

sabato 3 agosto 2013

MARE IPOCRITA


Ipocrita il mare
a lambire il mio orizzonte,
striduli i gabbiani
a ricamare di grovigli l’aria stremata.
Le narici irritate da odori selvaggi
di onde scippate
e fumi d’acqua ribelle
cucita al buio straripato.



Tutti ignorano le mie lacrime,
le mie preghiere a questo cielo cadente,
ed ora che immergo gli occhi
in questo mare fangoso, irrequieto,



- custode di sapori foschi,
reclutati da antiche maree dismesse -

anch’io sogno tempeste placate,
calcificate su scogli irregolari
eretti nella nebbia
a captare richiami perduti.










Mare ipocrita a confondermi
anche i ricordi svaniti.



SONATINE (Takeshi Kitano - 1994 -)



Murakawa (Kitano), un gangster indolentemente ignavo (fastidiosa ed emblematica la scena in cui assiste apatico ad uno stupro), viene spedito nell'isola di Okinawa per sedare un presunto regolamento tra clan.
Finirà in trappola non prima di aver riflettuto sul senso della sua esistenza, che forse trappola lo era già. 


E la trappola come essenza e metafora gioca una parte protagonista in questa pellicola.
Trappole tende Kitano, sia ai suoi compagni di fuga mimetizzata che allo spettatore, perennemente sollecitato tra gioco ed efferatezze, trappole vengono tese agli attori ed alle loro interpretazioni, di continuo in bilico tra commedia e dramma, urlo e sorriso.
L'anima del Takeshi's Castle contamina a più riprese la sensibile birbanteria kitaniana ed infonde quel senso di sgomento e difficoltà nel catalogare un cinema che non vuol smettere un attimo di stupire. 


In Sonatine avvertiamo parentesi di poesia e gaia cinematografia certo debitrice all'amore per le geometrie e per gli spazi che respirano.
I dettagli di movimento (i quattro che camminano equidistanti sulla spiaggia) e di camera fissa, i lenti piani lunghissimi alternati a flashes di pura e magica fotografia (i due ragazzi vestiti da danzatrici in meditabondo silenzio sotto il cielo notturno che dipinge riflessi di luna sui tetti), non si contano.
Le splendide musiche fanno da azzeccatissime protagoniste, come in una delle scene di grandissimo cinema, dove il gioco del sumo tra figurine di carta viene riprodotto in spiaggia con eccentrica e fascinosa genialità.



Ciò non toglie che abbiamo dovuto aspettare Zatoichi per ritrovare il Kitano che se la spassa e che poeteggia insieme, da par suo, con un'acrobatica macchina da presa attenta ai silenzi ed alle ombre come ai lazzi ed alle suggestioni.