Evocativo sentirlo scandire in maniera enfatica: Fate Questo In Memoria Di Me - con esatta pausa tra una parola e l’altra - dal sacerdote che
ha celebrato la Prima Comunione di mio nipote.
Una frase potente, autorevole, intensa, perentoria. Che profuma di comandamento
e dono, fondamento e principio del
Sacramento dell’Eucarestia.
Frase eloquente e rivelatrice, pronunciata da Gesù durante l’Ultima Cena, immagino
con l’originario afflato e veemenza di chi, ogni giorno, celebra messa, e chiave
di volta di ogni futura celebrazione eucaristica, subito dopo la consacrazione
del vino e del pane e immediatamente prima la distribuzione delle ostie consacrate.
Fate questo in memoria di me.
Parole che rappresentano da sole il fulcro mistico della
Comunione e che rimangono impresse in un'atmosfera di magica sacralità.
Chiunque si avvicini alla Comunione può confermare la suggestione, l’importanza,
il fascino e il caposaldo di queste sei semplici parole, invito a perpetrare
fede, speranza, amore e, appunto, Comunione.
***
Passiamo ora a qualcosa di più terreno e profano ora, azzardando
un’ardita metafora rispetto a quanto esposto sopra.
Sei andato a vedere con tre dei tuoi amici più cari la partita della squadra del cuore, una partita sudata e combattuta, che ti è rimasta bene impressa.
A fine partita, mentre uscite dallo stadio, dici ai tuoi tre amici:
“In fondo è
andata bene, abbiamo vinto 1 a 0”.
I tuoi amici ti guardano tra il sorpreso e l'interrogativo dicendo:
“Veramente la partita è finita 0 a 0, non abbiamo segnato nessun gol!”.
Non saresti stupito del fatto
che solo tu abbia visto un gol?
Un gol magnifico, tra l'altro che ha fatto
esplodere lo stadio e consegnato questa magica vittoria agli annali di gloria
della tua squadra?
Eravate quattro amici molto attenti alle fasi di gioco, e
a fine partita solo tu sei convinto di aver visto la propria squadra passare in
vantaggio e vincere, e gli altri, tutti e tre, seduti accanto a te, mentre
assistono proprio allo spettacolo della loro squadra del cuore, non vedono il
gol?!? Chi di questi ha preso un abbaglio?
Avevo accennato all’azzardo della metafora, ma è un po' per rendere fruibile e significativo quel che accade a quell’Ultima Cena:
un solo evangelista - su quattro -, fa
caso a quella fenomenale frase, la portentosa, sublime, affermazione di Gesù,
che pone le basi della Comunione:
“Fate questo in memoria di me”.
Su tre dei quattro Vangeli canonici, non esiste traccia di questa meraviglia, di questa
incredibile testimonianza che annuncia
uno dei miracoli più belli, ogni giorno
perpetrato nelle chiese di tutto il mondo.
Una frase che, semplicemente, non c'è.
Vi siete mai chiesti come sia potuto accadere che il
fulcro della Cena, quell’epilogo colmo di prodigio, l’invito a cibarsi di
santità per tutta la vita, sia sfuggito a ben TRE evangelisti su QUATTRO? Pure
ben presenti a quella cena.
Erano in bagno, erano distratti dalla cameriera, stavano parlando tra loro?
E come mai i tenutari e i curatori di quelle
scritture non hanno tenuto conto, in seguito, della “piccola” contraddizione?
Forse non era ancora matura la potenzialità del Sacramento?
Divenuto, in effetti, consuetudine, SOLO centinaia di anni più tardi?
Certo diventa difficile aver fede senza prove, ma la
fede autentica si dovrebbe alimentare proprio nel culto dell’enigma, della NON
conoscenza, della NON supposizione.
Dovremmo fare a meno di tanti "aiutini". Il fedele attuale, ricolmo di particolari e certezze sulla vita di Dio e Gesù, potrebbe (saprebbe) farne a meno? Ne dubito.
Siamo ricolmi invece di infiniti dogmi e dimestichezze con le quali abbiamo fatto di Dio qualcosa di estremamente confidenziale, e pochissimo misterioso.
E il Mistero, quello vero, si sa, spaventa, e non rassicura affatto.
Oggi Corpus Domini...non posso mancare a questo invito.
RispondiEliminaAnche se quella frase “Fate questo in memoria di me” non è stata riportata da tre evangelisti su quattro, ciò che stupisce non è tanto l’assenza nel testo quanto la sua presenza nel gesto, nella trasmissione viva e instancabile di un rito che ha attraversato i secoli come un fiume carsico, invisibile alla penna ma potentissimo nelle mani e nei cuori. È come se gli evangelisti muti su quella frase avessero comunque obbedito al comando, non con l’inchiostro ma con la carne, con la vita, con la comunità che si sarebbe poi raccolta attorno a quel gesto, quel pane spezzato, quel vino condiviso.
E allora forse è proprio qui che si cela la potenza della fede: non nel dire, ma nel fare; non nella dottrina scritta, ma nella memoria incarnata. Quella frase che manca, in realtà è stata gridata da secoli attraverso ogni celebrazione eucaristica, ogni altare, ogni piccola chiesa di paese e ogni cattedrale maestosa. Forse il silenzio dei tre non è una dimenticanza, ma una misteriosa conferma: non serve che tutto sia scritto se tutto è stato fatto.
E la fede vera, quella che si aggrappa non alle certezze ma al Mistero, riconosce questo: che qualcosa può essere talmente sacro da non aver bisogno nemmeno delle parole per sopravvivere. Basta il gesto. Basta farlo. In memoria di Lui.
Immagina un cristiano senza riti, agganci, assicurazioni, futuro post mortem soprattutto; senza memoria di lui, ma solo necessità virtuosa di perpetrare il bene come impulso spontaneo, primario. Senza alcun premio se non vivere in pace e nella serenità della nostra creatività e della bellezza. Tu sai a quanti NON basterebbe? Si che lo sai..😉
Elimina"Vi siete mai chiesti come sia potuto accadere che il fulcro della Cena, quell’epilogo colmo di prodigio, l’invito a cibarsi di santità per tutta la vita, sia sfuggito a ben TRE evangelisti su QUATTRO? Pure ben presenti a quella cena?
RispondiEliminaSono tra quelli che non se l'è chiesto ,boh questione di fede o fiducia avrò sbagliato credendo in una "memoria" che ancora oggi è presente e viva ?Forse però "fate questo in memoria di me" nella Prima Lettera ai Corinzi (11:24-25) potrebbe essere un "aiutino" per chi menziona di dover vivere il Mistero facendone "mistero"stesso su ciò che è sfuggito ad altri tre evangelisti ,che sono stati portati sul campo a giocare a palla prigioniera.
Buona giornata Franco:)
Bella questa immagine dei tre evangelisti portati a giocare a palla prigioniera mentre Luca prendeva appunti… quasi a dire che il Mistero, per mostrarsi, non ha bisogno di mettersi in fila davanti ai cronisti. E in effetti, forse non è tanto una questione di “dimenticanza” o “svista”, quanto di fiducia nel fatto che certe parole, se sono vere, trovano comunque la strada per restare, se non sulla carta, nei gesti, nel cuore di chi le ripete ogni giorno senza nemmeno sapere da dove arrivano esattamente. Hai ragione: quella “memoria” continua ad agire, viva, concreta, nonostante le omissioni. O forse proprio grazie ad esse. Perché così il Mistero non si fa spiegare, ma solo vivere. E magari anche un po’ sorridere, tra un Vangelo e una partita a palla prigioniera.
EliminaE in fondo, cosa celebra il Corpus Domini se non proprio questo? Un gesto che resiste al tempo più delle parole, una presenza che continua anche quando il racconto si fa frammentario. Un’assenza che nutre. Un silenzio che parla. Buon Corpus Domini, davvero.
"...quella “memoria” continua ad agire, viva, concreta, nonostante le omissioni. O forse proprio grazie ad esse. Perché così il Mistero non si fa spiegare, ma solo vivere. E magari anche un po’ sorridere, tra un Vangelo e una partita a palla prigioniera"
EliminaCerto che si e ringrazio per aver colto lo spirito sorridente e contagioso, con cui è ancora possibile uno scambio costruttivo tra vedute differenti.
Grazie a te e buona domenica a tutti .
Però dici bene, perché tanti cronisti? Di cosa realmente abbiamo paura? Di non conoscere vita e miracoli del nostro Dio? Di dover noi, spiegare a Lui, che sia generato e non creato? Io parteggio per un Mistero che resti tale, e noi fedeli di Fede vera.
Elimina"Mistero facendone mistero", ecco qualcosa che farebbe storcere la bocca a fin troppi. 🤗
EliminaGià, si può interpretare anche fuori contesto senza farne mistero 😉
EliminaChe in effetti, poi, collegandomi ancora alla metafora calcistica, se penso che due dei quattro amici, non erano proprio allo stadio, e hanno dovuto per forza alimentarsi di suggestivi "sentito dire", facile comprendere come certe storie evolvano.. 🤗
EliminaPosso dire la mia, a parte il significato che ogni credente dà a quello che Gesù dice nell'ultima cena, poso personalmente interpretare che la frase "fate questo in memoria di me" sia il completamento di tutto il percorso del Dio in terra, ricordarci di fare tutte le azioni buone che ci ha insegnato. Senza guardare quello che gli evangelisti hanno poi scritto. Buona domenica Franco.
RispondiEliminaPurtroppo sembra che non siamo in grado di replicare buone azioni, nonostante gli infiniti aiutini teologici..sembriamo animati solo da cattiveria e arroganza..😔
EliminaInfatti caro Franco, guarda cosa scrivono qui nel web, augurandomi anche la morte, e io ci casco sempre nelle loro ragnatele, e io sono una...pensa ai milioni di persone nella terra che perdono tutto compresa la vita per pochi uomini fanatici e guerrafondai 😢
EliminaLascia correre..di idioti, cattivi, arroganti e stupidi, soprattutto, è colmo il mondo e il web. Gente inutile. 🤗🍀
EliminaI fatti vengono rapportati per tre evangelisti (tutti tranne Giovanni) ma forse la frase esatta non venga detta più che per Luca (non lo so, credo di aver letto che tutti gli altri tre riportano la frase). La cosa importante è che Giovanni non dice che ciò non sia accaduto.
RispondiEliminapodi-.
Auguri a tuo nipote per la sua prima comunione.
RispondiEliminaLui si è approcciato con entusiasmo e amore, speriamo in bene..
EliminaI misteri più infiniti e più incuneanti nella nostra mente le esprime il credo è un elenco di avvenimenti di momenti a cui credere che poi sono stati non solo metà di grandi dibattiti ma anche esempi di Come concepire e certi cose inspiegabili. Sono un ripetuto lettore di Tolkien Signore degli Anelli e li tanti perché alcuni chiede Fede figli il nostro credo sono realizzati in quegli scritti meditiamo
RispondiEliminaCerta fantascienza riesce ad essere più sapiente di tanta umanità..forse proprio perché pesca nel. . Fantasy! 🤗
EliminaCaro Franco, sul "credere" e sul "non credere" sono stati spesi, nei secoli, fiumi di parole e di dibattiti che hanno portato, come si vede, a ben poco. Io penso che il credere, come il non credere, sia un fatto del tutto personale e che cmq meriti sempre il rispetto di chi la pensa in modo differente. La mia opinione, da sempre, è che credere sia importante non solo per convinzione personale e dunque soggettiva, ma perchè ci sono dei riferimenti storici ben precisi che vertono in favore del credere. Chi può avere concepito tutto questo, l'uomo, la natura, la donna, il Creato? Chi può essersi tirato fuori dal cilindro con così tanta perfezione la Bibbia, il Vangelo, le Sacre scritture inventandosi e romanzando tutto di sana pianta? Difficile dare una risposta sensata. Più facile credere alle testimonianze ereditate nei secoli. Poi ognuno di noi vive il credere e il non credere come meglio vuole e lo argomenta parimenti. Ma nei momenti difficili io sono stato preso per i capelli e tuttora nei momenti complicati vengo esaudito. Difficile dare una risposta a tutto ciò. Ma io credo. Credo perchè avverto. Tutto qui. Suggestione? Non credo proprio. Buona serata.
RispondiEliminaIo sono convinto di un Dio Creatore.
EliminaÈ tutta la fuffa attorno che disturba.
Scusami Franco se mi intrometto, non c'è solo fuffa, ma anche tanto volontariato, ascolto aiuto, come dappertutto poi c,'e il marcio
EliminaOvvio tanto di buono, tantissimo.. mai di tutta l'erba un fascio.. ma la fuffa tracima pericolosamente..🤗
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaPerò , attenzione, non tutti gli evangelisti erano presenti all'ultima cena: solo Giovanni è quello sicuro e la frase non è riportata nel suo Vangelo. Marco era un seguace di Pietro (raccoglierà le sue testimonianze), Matteo era un apostolo, ma non è citato nell'ultima cena e Luca era un discepolo di Paolo, che poi è l'unico a riportare la frase nel suo Vangelo (e ci sta visto che l'altra citazione la fa proprio Paolo nella lettera ai Corinzi).
RispondiEliminaIo mi fermo alla bellezza e all'importanza dell'esortazione, così piena di significato, colto nella sua singolarità tanto da farsi universale. E non mi faccio lambire dai dubbi.
Rispondi tu stessa: "Fermarsi alla bellezza e all'importanza dell'esportazione". Ma abbiamo sempre avuto bisogno di infinite certezze, agganci, testimonianze, certificazioni. Se sfogli un Dizionario Teologico ti metti paura..ma giustamente mi dici: "Non ne ho bisogno". Quanti potrebbero continuare ad avere fede serenamente senza i mille appigli offerti da un addomesticamento dei fatti? 🤗
EliminaE no Franco, ne hanno assolutamente bisogno tanto da "raccontarsela" , ma va bene cosi se poi sono serene, ma anche no! Trattasi sempre di vera consolazione solo per seguire una messa!
EliminaChe potere ha, a volte, la nostra mente è mistero, come il nostro cuore e lo Spirito Santo!
Perché doversela raccontare? Abbiamo bisogno di certezze, da dove giungano poco importa. Nessuno ci smentirà. ;)
EliminaIn realtà sono parecchie le discrepanze fra un vangelo e l'altro, addirittura - fa notare Borges - gli antenati di Giuseppe citati in modi diversi in due vangeli.
RispondiEliminaIl mio preferito è quello di Giovanni.
Trovo perfette tante parole di Gesù..poi apro certi presunti abecedari che pretendono di spiegarle, e mi cadono le braccia..😔
Eliminaangh'io, prima del rincoglimento, volli lasciar qualcosa di me alla platea e fondai il partito degli under 70.000.
RispondiEliminaChissà se attecchirà nei cervelli immaginifici?
Presentati alle prossime politiche. Quelle col quorum..🤣🤣🤣
EliminaPresentati alle prossime politiche. Quelle col quorum..🤣🤣🤣
EliminaIo proverei a porre questa frase in modo interrogativo: fate questo in memoria di me?
RispondiEliminaA.
Guerre, omicidi, violenze, crudeltà (con buona pace dei giudicanti di Turetta!) e via fi questo passo è tenore.
Come può essere fatto questo senza ricordare l'insegnamento d'amore, di fratellanza e solidarietà verso l'altro, chiunque sia e o come sia...
Per cui l'esegesi di questo "comandamento" diventa irrilevante.
Diventa centrale il "fare" tutto ciò che a Lui riporta, a Lui porta il ricordo, a Lui viene celebrato con l'azione.
Tutto il resto è riempitivo tra fede e conoscenza.
Ps
Post molto interessante per la sua struttura logico descrittivo e articolazione della tesi
Siamo colmi di quel "riempitivo" cui accenni...dogmi, assiomi, postulati, verità incontrovertibili.. l'amore appena un corollario impregnato d'incenso..
EliminaPost interessante soprattutto tra il dire e il fare! :)
RispondiElimina"Dire pane al pane e vino al vino" è un inno o un incitamento alla schiettezza, alla franchezza e alla sincerità. È la qualità di chi parla con chiarezza e senza giri di parole, in maniera onesta e senza ricorrere a discorsi lunghi, pesanti e volutamente ambigui!
Peccato che non c' era una donna nemmeno nell' ultima ( patriarcale) cena, ma forse qualche "cameriera" avrà apparecchiato e sfornato il pane fresco e chissà perché il sangue è servito solo nel vino del parroco!
Il patriarcato qualcosa che non sradichiamo ora..figurati ai tempi!! Le cameriere apparecchiavano allora, come le suore oggi..🫢
Elimina🙂
EliminaSpiegami del vino, perché non è servito ? :)
EliminaA me lo chiedi?!? 🫢🫢🫢
Elimina😅😜🤪 sei sempre informato su tutto! Per me il miglior blogger in assoluto!
EliminaPensaci forse costerebbe troppo alla chiesa:) non fanno più le offerte di una volta!
E chissà che buon vino immagino!
Rimpiango Papa Francesco con le scarpe rotte, non rosse!
EliminaPure il personal trainer e pensare che doveva essere un Papa di pace!
Leone non è pastore ed è arrivata puntualmente la vera guerra!
Torneremo a fare i falegnami e i carpentieri altro che lauree, la conoscenza di quattro lingue è servita?
Gesù che era un falegname imparò dal padre adottivo, Giuseppe, che era carpentiere, come si viveva onestamente col sudore della terra e del loro lavoro
Sono preoccupata!
E chiedilo ad Antonio no?, lui ha studiato la bibbia!
EliminaGrazie ragazze e ragazzi, avete condiviso parole che è come condividere pane e vino. Grazie di cuore
RispondiEliminaSicura Marta? Sei una cattocomunista pure tu?
EliminaIo non credo in un Dio Creatore, credo invece che esista una immensa energia creatrice dentro ciascuno di noi e che, quando viene ascoltata e lasciata libera di agire, questa sia capace di monumentali gesti di pura bontà. È questa la bellezza che salverà il mondo. E la si può seguire, certo, in nome e in memoria di Gesù che, lui sì, ci ha indicato la via: agire nel mondo, vedere l'altro e accogliere i suoi bisogni qui e ora
RispondiEliminaL'esempio indicato è chiaro e limpido. Facciamo abbastanza? Andiamo dritti al punto? O il più delle volte ci giriamo attorno?! 🤗
EliminaNella mia vita e tu sai che non ho il dono della fede, ho sempre optato per il fare. Il si potrebbe fare, non è presente nella mia quotidianità. Oggi sono anziana ma orgogliosa di aver contribuito nel mio piccolo al benessere degli altri. Ciao mio caro viaggiatore!
RispondiEliminaIl fare è gran dono, puoi esserne fiera..🤗🍀😘
EliminaSe la memoria non mi fa difetto, solo uno dei 4 evangelisti (Giovanni) era uno dei discepoli, ed è stato proprio lui a tramandare la frase. Fino a prova contraria, lui era l'unico presente, dei 4. Questo potrebbe suggerire che sia in realtà autentica.
RispondiEliminaCiao
Gabriele
Matteo c'era, ma è il significato attribuito nei secoli il problema: un tassello per favorire legami pratici, tangibili, visibili; la necessità di chiarire il mistero e renderlo meno ostico. Non salire noi in alto, ma trascinare giù l'irraggiungibile.
Eliminase solo tu su quattro amici attenti hai visto il gol, stando sul filo sottile della tua metafora, viene da pensare che anche Giovanni abbia preso un abbaglio. Però questo forse ha ormai poca importanza perchè ormai il rito, derivato da quell'evento dubbio, si è consolidato nei secoli. E, ribaltando la metafora, allora forse la tua squadra (facciamo finta per pietà che non sia il milan!), con o senza quel gol, nel frattempo ha vinto il campionato.
RispondiEliminamassimolegnani
Ahah..col Milan sogno tanti di quei gol che alla fine vinco pure i campionati..e lì davvero la fede, senza alcuna incentivo di supporto, si dimostra potentissima!! 🤣👌❤️🖤
EliminaTutti gli evangelisti hanno visto il gol ed infatti tutti scrivono per tramandare la memoria dei goals, che sono gli insegnamenti veicolati dallle parabole, dalle parole. Poco importa che uno di essi rafforzi un concetto già abbondantemente esplicitato dalla parola scritta, che è, di fatto, memoria. L'invito a emulare il Cristo è una costante esplicita ed implicita in ogni testo giunto fino a noi. Il gol sta nei significati proposti dall'unto , il Christos (Χριστός), che tutti gli evangelisti (e quindi ben oltre i quattro canonici) richiamano costantemente nei loro testi, che non sono certo cronache, benché come ogni racconto contengano di tanto in tanto riferimenti storicamente confermati. Banale dire ciò in un sito frequentato da scrittori che ben sanno cosa sia un racconto . D'altra parte, già Filone d'Alessandria, invitava a una lettura dei testi sacri in senso simbolico, non certo letterale, quindi non come fosse una fedele trascrizione di fatti accaduti. Gli eruditi tramandavano insegnamenti non cronache di partite di calcio. E gli autori dei Vangeli, chiunque essi fossero, erano eruditi di un certo spessore, quando non colti iniziati, non freelancers al soldo del miglior committente. Diciamolo... I grandi della letteratura fino al Borges qui citato, sapevano e, proprio come il Divin Poeta prima di loro, anch'essi sembrano ricordarci costantemente, "Voi che c'avete gli intelletti sani cercate il significato che s'asconde sotto il velame de li versi strani..."
RispondiEliminaIn realtà uno dei testi ultimi arrivati fino a noi, dove si studia per diventare preti (suore no), è il Dizionario Teologico, un testo astruso e supponente lontanissimo da qualsiasi parola originale di Gesù, un testo che tracima sicumera e baldanza, dove Dio viene spiegato e "piegato" affinché lo si renda plasmabile, malleabile, digeribile. Un addomesticamento dei testi degli autori dei Vangeli che, voglio credere, mai avrebbero supposto una simile evoluzione.
EliminaNo, no. Tutto sembra suggerire che l'avevano ben intuito. Ecco perché si parla dell'uso di un linguaggio particolare, un modello espressivo molto frequente all'epoca, che i più grandi scrittori (Grandi proprio per questo) hanno continuato a praticare anche in tempi più recenti. Fra questi , il più vicino a noi è CG Jung. Tale linguaggio prevede una specifica preparazione da parte ei lettori che diventano interpreti corretti solo tenendo in mente una serie di prerogative riguardanti la corretta traduzione del simbolo. Se avessimo compreso questa lezione oggi non saremmo qui a temere l'IA. Ma siamo ancora in tempo. Ad esempio la stupidata degli elohim come alieni giunti sulla terra per compiere esperimenti genetici non sarebbe mai stata possibile in un ambiente ben capace di valutare correttamente l'allegoria .
RispondiEliminaTutto nel linguaggio arcaico è simbolo! QUando Gesù dice che ricostruirà il tempio in tre giorni ecco che la cosa, cioè il linguaggio simbolico, pare comprensibile. Poi quando parla delle nozze di Cana ecco che si vuol credere, sotto imbeccata clericale, alla magia, ai superpoteri del dio che vive in un mondo superiore. Mah
RispondiEliminaOgni frase evangelica è destinata a chiara spiegazione..come nel caso del fico seccato perché non dava frutti fuori stagione, splendida esortazione a fare l'impossibile per venire incontro alla volontà divina, poi trovi lo stesso episodio dove non è affatta
Eliminasottolineata la non stagionalità del frutto e allora rimani perplesso.. 😉
Come già detto solo due degli evangelisti erano anche apostoli, ma il punto centrale è che fede e raziocinio viaggiano su dimensioni parallele quindi chi crede crederà e chi no, no. Non c'è possibilità di dialogo, sarebbe già tanto se ci fosse rispetto reciproco senza evangelizzazione in un senso o nell'altro.
RispondiEliminaE comunque c'era un fuorigioco macroscopico, vedrai sta sera alla movida di Carlo sassi... Vedrai!
Credo che Dio giochi seguendo perfettamente le regole, siamo noi ad entrare costantemente in fuorigioco, e trucchiamo pure il VAR.. prima o poi la annulleranno 'sta partita..🤗
EliminaIo non sono credente e soprattutto non condivido niente della dottrina cristiana, devo ammettere però che mi piace molto conoscere/capire la bibbia e i vangeli (specialmente quelli apocrifi). Li vedo come fossero dei libri fantasy molto antichi il cui significato è cambiato nel tempo così come il messaggio. Questa frase così importante che alla fine manca in 3 libri su 4 fa molto riflettere su quella che è la percezione e l'importanza che è stata data a questi volumi. Davvero molto interessante come spunto di riflessione!
RispondiEliminaOvvio si gioca, a me piace vedere come dottrine e dogmi introdotti col tempo aggiustino la divinità come fa più comodo.. è la maniera più semplice per addomesticare il mistero..
EliminaQuesta platea mostra le stesse perplessità, i dubbi risolti, le diffidenze e lo scetticismo che si incontra fra le persone, per la strada. Ergo, ne evinco di trovarmi entro un campione significativo dell'umanità. Leggo di 'messaggio cristiano che ci giunge manipolato', mentre in realtà sono 'manipolate' solo le esegesi, i pareri spesso ricavati da voci che appartengono alla lettura che ne danno i cattolici e non solo loro. Se però si vanno a scoprire i testi originali , e quindi li si va a leggere direttamente, ecco che saltano fuori contenuti straordinariamente coerenti. Siamo abituati infatti a conferire valore moralistico a determinati racconti, dimenticando che la ricerca di una moralità è forse già un aspetto delle scritture che risente dell'influsso culturale attuale, ma del tutto estraneo alla cultura dell'epoca. Posso dire con un buon margine di sicurezza che gli autori dei Vangeli, come poi di tanti altri testi sacri (Probabilmente tutti), non erano interessati a segnare una traccia (moralistica) e a suggerire norme di vita generali, anche se a noi fin dalla culla ci hanno abituato a questa interpretazione. Direi invece che essi si occupavano di fornire un quadro della realtà, e di indicare a posteriori come individuare una sorta di equilibrio interiore che portasse al benessere, nel rispetto assoluto anche delle scelte divergenti. E si parla sempre di benessere In vita e non dopo la morte!
RispondiEliminaEssi affondano i significati partendo da una modalità di comprendere il mondo come volontà e rappresentazione, come risultato di elementi fisici e metafisici, portandoci a concepire la Vita stessa come incontro di due estremi e non come il raggiungimento di uno solo di essi: per il cattolicesimo la spiritualità, il supremo. I Vangeli sono scritti (queasi sicuramente ) in lingua greca e , fino a reperto contrario, non tradotti dall'aramaico e ciò allaccia prepotentemente una certa prospettiva di lettura (decisamente platonica) cara al mondo greco che, in quanto a tradizione, non differiva affatto dal primo cristianesimo. Ed è alla tradizione che dobbiamo guardare se vogliamo cominciare a comprendere ciò che i redattori biblici (non solo evangelici), i grandi pensatori buddisti, induisti, mazdeisti (Zoroastrismo), taoisti , volevano tramandare cioè, per tornare al tema del post, volevano serbare nella memoria. E dunque , anche la razionalità fisica, rientrava nelle competenze di un buon interprete, come per l'appunto ci ricorda Platone, nel mito della caverna. Razionalità e Conoscenza (NOn certo cieca fede nei dogmi tratti da una versione letteralista) viaggiano dunque tutt'altro che su binari disgiunti, esse viaggiano proprio su vagoni dello stesso treno, tanto sono vincolate nel procedimento d'analisi. E qui devo dare ragione al Battaglia, dato che il mito della caverna non è mai spiegato nella sua interezza, ma sempre, con la scusa della sintesi, in formule ridotte che alterano il significato originale.
- Questa platea mostra le stesse perplessità, i dubbi risolti, le diffidenze e lo scetticismo che si incontra fra le persone, per la strada. Ergo, ne evinco di trovarmi entro un campione significativo dell'umanità.
EliminaEscludendo il "campione significativo dell'umanità" visto che non siamo in un laboratorio:),questa platea rappresenta un "elemento di autenticità "che non bara tra un virtuale e un reale ,se lei nota le "stesse" perplessità,dubbi etc...ed è già un buon punto di partenza per un civile e rispettoso confronto.
- Leggo di 'messaggio cristiano che ci giunge manipolato', mentre in realtà sono 'manipolate' solo le esegesi, i pareri spesso ricavati da voci che appartengono alla lettura che ne danno i cattolici e non solo loro. Se però si vanno a scoprire i testi originali , e quindi li si va a leggere direttamente, ecco che saltano fuori contenuti straordinariamente coerenti. Siamo abituati infatti a conferire valore moralistico a determinati racconti, dimenticando che la ricerca di una moralità è forse già un aspetto delle scritture che risente dell'influsso culturale attuale, ma del tutto estraneo alla cultura dell'epoca. Posso dire con un buon margine di sicurezza che gli autori dei Vangeli, come poi di tanti altri testi sacri (Probabilmente tutti), non erano interessati a segnare una traccia (moralistica) e a suggerire norme di vita generali, anche se a noi fin dalla culla ci hanno abituato a questa interpretazione.
Mi perdoni,ma prima di arrivare ad una conclusione di manipolazione sull'esegesi ,di una lettura che ne danno i cattolici e non solo ,forse è bene aggiungere anche l'altro ramo degli studi biblici ,visto che stiamo parlando di Bibbia, vangelo e testi sacri.Quindi se l'esegesi biblica è lo studio delle fonti,l'ermeneutica biblica è l'interpretazione dei testi,mi corregga se sbaglio.Arrivando al punto ,quello che non mi è chiaro è il seguito che lei scrive, "Se però si vanno a scoprire i testi originali , e quindi li si va a leggere direttamente, ecco che saltano fuori contenuti straordinariamente coerenti".Traducendo in una domanda sola e sintetizzando il tutto dov'è la manipolazione nell' interpretazione/lettura ossia ermeneutica biblica che ne danno i cattolici e non solo ,oppure nell'esegesi biblica che si scopre direttamente dalla fonte dei testi originali ,dove saltano fuori contenuti straordinariamente coerenti?
Deduco che il suo margine di sicurezza sugli autori dei Vangeli e di tutti gli altri testi Sacri, sia dovuto ad uno studio sull'esegesi biblica "non manipolata ,quella che lo porta a dire che gli stessi non erano interessati a rimanere traccia (moralistica) e a suggerire norme di vita generale,come ci hanno fatto credere i nostri avi abituandoci sin dalla culla ad un "interpretazione"di morale ci aggiungo da "tradizione " senza esegesi e ermeneutica.La "tradizione"poi non è la stessa su cui lei dà un seguito nel suo illuminante commento?A meno che per tradizione non intendiamo cose diverse e qui urge una ricerca etimologica, nel senso proprio dell'origine della parola , "data da quella scienza che studia la storia delle parole, indagandone l'origine e l'evoluzione fonetica, morfologica, semantica" che dà come risultato a "tradizione" in questo nostro caso preciso a : quella "Trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze"
Naturalmente parliamo di tradizione ,quella che sarebbe auspicabile detto da lei ,guardare per cercare di capire ciò che i redattori e non solo gli evangelisti ,volevano serbare nella memoria.
- Non credo che gli autori evangelici coltivassero narcisisticamente l'auspicio di conferire fascino alle proprie opere attraverso la non-spiegazione delle loro parole.
No certamente ,ma a me è parso però che la "non spiegazione "non vada bene proprio qui a noi ,cercando di darne ,ci siamo parecchio contraddetti con tanti giri di parole:)
E questa manipolazione del testo è tutt'oggi praticata nelle università di filosofia, non certo nei pulpiti delle chiese. Chiedere a studenti, per confermare e valutare quanti di essi conoscono il mito per intero. PLatone infatti non intendeva certo metterci in guardia sui rischi dell'apparenza, sulla fragilità di letture approssimative e 'proiettate' della realtà, perché se si va a leggere tutto il mito , si troverà che egli predica una forma di Conoscenza altissima che passa per quella scientifico/fisica la dianoia (La terza e penultima menzionata nel testo), e da lì deve passare per poi approdare a quelli che sono i veri e più maturi frutti della saggezza. Ed anche qui, il passo del 'fico secco' (concedetemi la battuta), acquisisce un colore del tutto attinente a quello generale dacché le stagioni sono esattamente quattro come gli step del percorso 'iniziatico' definito da Platone. Se cominciassimo da qui, smetteremmo forse di considerare certi scritti come testimonianze di magie, con la scusa che bisogna aver 'fede per credere', che si tratta di misteri da lasciar tali affinché i testi permangano intrisi di fascino nei secoli a venire. Non credo che gli autori evangelici coltivassero narcisisticamente l'auspicio di conferire fascino alle proprie opere attraverso la non-spiegazione delle loro parole.
RispondiElimina'Tradizione di testi sacri', ovvero prime definizioni , concettualizzazioni e rappresentzioni simboliche comuni a vari ceppi culturali e religiosi, ma assai diverse, se si vanno a guardare i significati moderni. Riscopriamo invece una certa affinità se si valuta , contestualizzandolo, il contenuto di quanto ci hanno lasciato i più prestigiosi interpreti di quelle arcaiche tradizioni, Dal Budda, a Lao tse, a Zoroastro, fino a PItagora, I testi Veda et al.. La Tradizione di cui parlo è allora ciò che ci è giunto (repertologia Archeologia, antropologia, sociologia) riguardo le prime concezioni di sacro, appartenute all'umanità e - come struttura generale - rimaste invariate fino almeno a duemila anni fa. Poi le cosa cambiano e già il Cristo diventa un perfetto interprete di una tradizione già allora 'antica' che tuttavia si contrappone ai principi delle gerarchie di potere che per mantenersi solide avrebbero dovuto in qualche modo cambiare i termini di queste concezioni, renderle per l'appunto più conformi ai loro criteri di amministrazione statale. Sintetizzo, eh.. E' chiaro adesso cosa sia 'La Tradizione degli dèi' o del sacro ? Con Nicea, ad esempio, si tira una bella legnata a questa arcaica tradizione, contenuta in un corpo di testi molto vasto , almeno trenta (ma perfino di più se si considera la repressione successiva alla riforma di Costantino) , così i testi sacri dei cristiani dell'epoca, viene arbitrariamente deciso debbano essere quattro. Come chiami tu questa censura?
RispondiEliminaSe parliamo di 'manipolazione' non sbagliamo poi tanto. I resto è storia nota. Spero.
Grazie Fabio per il tempo dedicato a formulare una risposta ,lo apprezzo e non posso non dirle che è sempre un arricchimento per me la visione altrui su tematiche come questa ,dove anche gli approfondimenti storici non fanno che confermare una "tradizione" che può scivolare in pareri divergenti ,ma tali da fare discutere tutti con acceso interesse ,forse rimane un "mistero"anche questo o magari semplicemente una chiarezza ,un evidenza di tacito consenso:)
EliminaLe cose cambiano non solo perché sia stato Cristo il perfetto nostro interprete ,ma anche noi interpreti di una "tradizione" generazionale fatta di capacità e saperi, nonché valori che tutti gli esseri umani apprendono nel corso della loro esistenza,ponendosi domande e cercando risposte su una "verità" che è figlia di una più grande , maieutica di tutti ,socratica-platonica che anche in questo scambio ne sollecita i pensanti a ritrovarla in sé stessi e a tirarla fuori dalla propria anima,dal proprio sentire disinteressato .Su questo non esiste "censura " credo.
Buona giornata
Siamo sicuri che Platone sia davvero fuori dalla caverna in modo da poter illustrare oggettivamente una forma di conoscenza altissima? O spesso i tanti "giri di parole" non servono che a sollevare cortine invalicabili, in bilico tra esegesi ed ermeneutiche. Una "dianoia" inapplicabile, a mio modesto avviso, quando si discetta di misteri e compagnia bella.
RispondiEliminaA margine: sarebbe davvero solo una scusa "aver fede per credere". Risulterebbe pco gratificante in effetti, fermarsi sull'orlo del baratro senza poter avanzare di un millimetro, che poi è quello che ognuno di noi, in cuor suo, accetta serenamente osservando, ad esempio, un cielo buio notturno tentando di penetrarlo prima con gli occhi e poi solo con la fantasia, il sogno, l'immaginazione.
E pensare che quel cielo buio è "soltanto" una creazione di quel dio di cui sappiamo tutto, nonostante scritti evangelici a volte un po' arronzati.. ;)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaPLatone non scrive il mito della caverna per farci conoscere un progetto supremo, come se parlasse di una forma di 'conoscenza altissima' da un pulpito di superiorità indiscussa . Questo lo fanno altri personaggi. Perdindirindina!
RispondiEliminaPLatone si tiene molto più in basso benché parlare di descrizione 'oggettiva' sarebbe come descrivere Dio in termini di misure fisiche. No, no. Niente di più distante dal pensiero dell'ateniese. Non si tratta di fornire, o come dici, 'illustrare' un'ennesima immagine del sacro (Ma che gliene fregava) , credo sia ampiamente fuori bersaglio, buon Battaglia).
Però, Franco, non ho capito bene cosa chiedevi e cosa ritieni siano quei 'giri di parole' di cui parli. Fai prima a scrivermi cosa ritieni incomprensibile del mio commento. O No? Io invece mi domando cosa pensi tu di PLatone rispetto a quanto ci dice nel mito della caverna. Ma davvero a te lo hanno spiegato tutto intero ? Erano così bravi i tuoi professori?
Prosaicamente il mito della caverna lo conosco come luminosa allegoria.. ma credo che il mio ultimo post illustri bene come siamo tutt'ora in piena caverna, faccia al muro e costretti a interpretare ombre create da altri.. per quanto riguarda i "giri di parol..one" citavo solo l'altro compagno di merende e citazioni; continuo a credere che sia tutto più semplice, i vari evangelizzatori hanno sempre cercato un appiglio, e il titolo del post legittima ampiamente lo scopo di rendere una religione fruibile e un dio tascabile. Tutto il resto è amabile chiacchiera..
Eliminavabbè, andiamo a leggere l'ultimo post. poi replico a quanto scrivi, perché non tutto mi è chiaro. Specie 'quell'appiglio cercato dagli evangelizzatori'. Non parli degli evangelisti vero? Per 'evangelizzatori' intendi chi specula sugli scritti. Ho inteso bene?
RispondiElimina"Fate questo in memoria di me" non è forse un gigantesco appiglio? Ma anche qualsiasi altro accenno introduca decine di dogmi facilitatori della comprensione divina. Il Dizionario Teologico nasce col tempo, se Gesù lo avesse per le mani oggi credi davvero non stupirebbe?
Elimina" Il Dizionario Teologico nasce col tempo, se Gesù lo avesse per le mani oggi credi davvero non stupirebbe?"
EliminaQuesta ce la devi spiegare però Franco ,sorrido eh:)
Se Dio si stupirebbe è solamente perché anche te hai una visione di Lui che ne scioglie il mistero ,si però deve rimanere tale ma poi zac..la sete di conoscenza attraversa la coscienza .Un pezzo di risposta che ho scritto a Fabio ieri è li per tutti noi;)
Buona giornata
Ovviamente ne sorrido quando ne parlo nella dimensione cui vorrebbero ridurlo tanti emeriti studiosi. Seriamente credi mi permetta di sciogliere misteri? Dopo tutto quello che - chiaramente - ho scritto?
EliminaSeriamente credo che siamo tutti esseri incompleti,abbiamo tutti un pezzo mancante e questa pagina con tutti i nostri commenti ne è il riflesso . È una ricerca in bene che dovrebbe farci riflettere soltanto.
EliminaBuona giornata e grazie ancora Franco
Infatti si scrive per discuterne, esprimere opinioni, sentimenti e tendenze. Purtroppo sembra capire che non tutti sono disposti a giudicarsi incompleti e inadeguati , persino nei confronti di Dio. ;)
EliminaRilancio il quesito, mettendomi nei panni dell'Autore che vuol tramandare un insegnamento sotto forma di racconto (Mitos) : a me pare che il mito non sviluppi il suo alto contenuto servendosi di espedienti non comprensibili, con la giustificazione che certe cose 'non si possono spiegare' . La mia impressione, nel leggere un testo composto col criterio del linguaggio simbolico, è che , all'opposto, spieghi parecchie cose. A patto che si affronti l'ermeneutica su base filologica, ovvero previo opportuna contestualizzzazione. E in quest'ottica non possiamo dimenticare che i Vangeli siano stati scritti in greco da ebrei ellenizzati; ne evinco che in qualche modo la cultura greca precedente, non solo Platone, abbia lasciato una precisa traccia su quegli scritti (Pensiamo al Vangelo di Giovanni che operava nei pressi di Efeso. Ricordate chi a Efeso, parlava come Giovanni, di Logos?). E quindi comprendo la dimensione a cui l'ha voluto ridurre il cattolicesimo (Da me considerato diverso dal cristianesimo delle origini), ma mi guardo bene dal tentare analisi che esulino dal contesto riportato nei testi, dai principi che i testi evangelici raccontano che non sono certo interpretazioni letterali, come vorrebbe una certa logica teologica moderna. L'ho già detto in solidale vicinanza con noti personaggi del passato: Filone alessandrino, Origene (nel Contra Celsum ), Card Tommaso De Vio : 'qualunque interpretazione letterale sarebbe assurda' - affermano costoro - ovviamente se rapportata al nostro modo di intendere la religione (che proviene dalla convinzione che i testi riportino fedelmente fatti accaduti ). L' interpretazione letterale, lascerebbe irrisolti molti punti, che con occhio moderno potremmo tranquillamente considerare 'misteri'. Ecco, l'ho detto. Ora attendo la puntuale lapidazione dei cattolici ortodossi .
RispondiEliminaNon solo Gesù , ma gli stessi evangelisti griderebbero all'orrore
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