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sabato 20 luglio 2013

DI CORSA PER VITERBO


Passeggiare per Viterbo medievale,
magari per mano col tuo amore,
alla ricerca di scorci poetici e trattorie dai sapori stuzzicanti,
è esperienza da raccomandare senza mezzi termini.
Indossare scarpe da jogging invece,
ed avventurarsi a velocità da crociera
tra sanpietrini e saliscendi d'antico borgo,
indigestiona si, d'immagini; ma fibrilla anche coronarie e polmoni,
esaspera la panoramica comprimendo il rifiato;
stuzzica l'eco di gomma e muscoli,
e ne cura il rimbalzo su pareti millenarie
miscelando le distanze tra afrore e rètina,
abbraccia le mura di abbraccio ritmato,
squassa il traffico strepitante
che s'avvinghia addosso come fossato impotente,
sbucando poi, improvviso, a silenzio vergine,
attraverso squarci di varchi che inerpicano alla città vecchia,
dal respiro sopito,



al contrario del tuo desueto sfregare polmoni che, tuttavia,
s'adagiano elastici alla (nella) Storia,
e s'adattano anche di docile calpestio
sull'acciottolato sconnesso come il tuo respiro riarso,
fino ad identificarsi con l'edera ed i lampioni sghembi,
e i gerani già gonfi di colore che sbirciano da minuscole finestrelle
tifando composti al tuo vorace passaggio,
dove un vento disordinatamente di casa sbreccia l'arco
e le fontane dissetano d'arte scolpita e zampillo ricamato;



gli architravi di pietra in bilico s'issano a sorreggerti come protoenergetico
ed i portoncini di legno incupito spiano i bioritmi;
col Duomo ad accoglierti, infine, su scalinate
che hanno visto scorrere sangue e lacrime,
ed oggi s'accontentano del tuo sudore
a rendere omaggio al silenzio definitivo
di piazza immobile.





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