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mercoledì 16 agosto 2023

SIMBOLOGIA NUMERICA

 


≠^ {0,9≤∑} 3456,87> 56,99{°9± 23√555}

Nella riga che precede ho scritto in “numerico".
Ipotetico idioma col quale magari avrebbe comunicato l’umanità intera se non avesse infine optato per i caratteri arabi, le comuni "lettere".

Perché non è accaduto allora? Direte voi.

Vero è che pure le coordinate cartesiane abbisognano di lettere ad intersecarsi; equazioni, decimali, fratti, forse non si esprimerebbero al meglio senza un sussidio letterale; fatto sta che la curiosità dell'immaginare un mondo senza lettere, con solo numeri, virgole, parentesi e compagnia bella da supporto, rimane.

Chissà una poesia che piega prenderebbe, e come potrei valutare un tramonto da fiaba?

9 + forse?

50 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. La cosa avrebbe potuto anche funzionare se già secoli fa avessero avuto la calcolatrice elettronica. Ma usando il pallottoliere, anche solo per dirsi "come stai?" "bene" si perdeva mezza giornata :-D

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  3. Per fortuna che abbiamo adottato il sistema delle lettere e non quello numerico ...

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  4. Pensa che fortuna che le stupidate non si riuscirebbero a capire
    ...o a calcolare, insomma

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    1. Aveva ragione Totò..misuriamo bene le parole almeno.. 😂😂

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  5. Ti sembrerà strano, ma è proprio il tramonto da fiaba (il movimento del sole) che ha ispirato la prima scienza, e la matematica a seguire

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    1. C'è scienza dietro ogni stupore, ma la meraviglia è continuare a stupire anche quando conosci la soluzione.

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  6. Si scrivono lettere ma spesso si "danno i numeri"... Col caldo poi..

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    1. E se fossimo già, per natura spirituale, matematici e poeti?

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    2. La matematica ha una sua poesia da rivelare (soluz. a pag. 124)

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    3. A pag 124 di quale libro?

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    4. Vedi, uno spara un numero a caso, tanto per suggerire l'esistenza di una eventuale, possibile, soluzione.. e però sentiamo il bisogno individuare la fonte reale, certa..

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    5. Intanto vediamo la fonte , anche se è letterale solo un buon matematico conosce il metodo della verifica. Ecco perché oggi circolano fake e la gente ci crede

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  8. I numeri non hanno senso senza unità di misura o confronto nel contesto d'applicazione. Basterebbe codificare le unità di misura attraverso "sigle numeriche", decidendo che 5\1 indica 5 metri, mentre 5\1000 indica 5 chilometri... Cambiando l'1 con altre cifre si ottengono grammi, moli, joule...

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    1. Il mio contapassi da certi numeri che mi sconvolgono ..🤣

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  9. Con le lettere esprimiamo anche dei sentimenti ma con i numeri si può valutare un avvenimento in modo rapido.

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    1. Potrebbero apparire freddi con la loro apparente rapidità..ma se fosse solo timidezza, ritrosia..che numerazione adotteremmo per metterli a loro agio?!

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  10. Lettere e numeri sono linguaggi complementari

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  11. Alla fine ci condiziona tutto, creiamo dipendenze: lettere, numeri, blog..😊

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    1. utilizziamo quel che possiamo per necessità comunicative. Purtroppo la contrapposizione fra i due linguaggi che vuole uno alternativo all altro, anziché complementare, è un delirio degli intellettuali della nostra epoca. Particolarmente istruttivo a questo proposito i libello 'Le due culture'.

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  12. Per fortuna ci sono anche le lettere. Considerando il rapporto pessimo che ho con i numeri, se fossero esistiti solo quelli, sarei stata sicuramente analfabeta xD

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    1. Ahah.. Necessità virtù.. insegnano i saggi, diciamo che ci saremmo adeguati e magari inorriditi se qualcuno avesse palesato l'uso di incomprensibili "lettere".. ;)

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  13. Ma! Sicuramente saremmo tutti simili a computer e non riusciremmo ad esprimere le emozioni come fanno i poeti, per esempio...Anche la musica è regolata dai numeri e parla per mezzo di frazioni...ma possiede un'espressività che la matematica non ha. Per fortuna possiamo disporre dei numeri e delle lettere. Abbiamo bisogno di entrambi!

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  14. I numeri sono troppo netti e drastici e difficilmente colgono le sfumature (infatti ai miei tempi esistevano anche i voti come per es. 7 e mezzo ma soprattutto 7/8) ecco perché sono nate le parole. Certo sarebbe stato meglio e più unificante avere una sola ed unica lingua ma non è stato così.

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    1. Quando i numeri sono usati in senso qualitativo non servono. Il numero nasce proprio per evitare ambiguità interpretative. Questa è, ed è sempre stata, la sua funzione. Uno scritto infatti può essere sempre interpretato e quando non si è d'accordo fra interpreti vince l' opinione del più qualificato, dell' accademico. La stele di Rosetta insegna.

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    2. Pensavo alle lettere in lingua differente..tipo codice binario, in questo caso non si potrebbe interpretare prima di tradurre?! O No?

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  15. 'I numeri non esprimono emozioni', ci hanno insegnato. Nella lezione hanno però omesso un fatto importante: i numeri, per gli antichi filosofi somma espressione di grazia e saggezza terrene, provengono in via diretta dalla più grande e antica delle emozioni, l'osservazione del cielo e dei suoi 'immutevoli' cicli.

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  16. Penso che numeri e lettere siano strettamente connessi.Leopardi è un esempio illuminante :)

    Buona serata


    L.

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    1. Recanatese a parte, la Bibbia rimane il più celebre e criptico degli esempi, gentile Anonimo. Buona serata anche a te

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    2. Se per criptico intendi l 'assimilazione a livello di coscienza di un contenuto biblico che non si basa sulla soggettiva e quindi personale interpretazione,ma sulla oggettività di una Coscienza a cui tendiamo indistintamente tutti,paradossalmente anche i non credenti ...

      La Bibbia : numeri e lettere strettamente connessi.

      Lieta serata :)


      L.

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    3. Esattamente: anche i non credenti possono affrontare i testi in questo senso, cioè nel loro senso mitico (secondo l'accezione cara a De Santillana),quando individuano la chiave di lettura (che riguarda sempre la porzione numerica del testo) posta dietro la 'maschera' del racconto. Ovviamente se il livello di lettura si ferma alla rappresentazione favolistica tutto diventa oggetto di fede e interpretazione. Detto da un credente, eh. Gentile Anonimo , se mi segui nel 'mio' ragionamento, che in realtà è anche di altri, mi compiaccio perché in genere con queste uscite suscito grandi perplessità e mi capita raramente di essere compreso a primo acchito. Non è che ti occupi anche tu di mito arcaico?
      L'unico dettaglio su cui mi soffermo è l'aggettivo criptico che semplicemente, senza tirare in ballo la Coscienza, vuole intendere - in stretto riferimento alla parte cifrata - un significato scientifico , quindi quantitativo ma riferito a qualcos'altro rispetto a quanto indicato dal presunto autore nel testo ufficiale. Non so se mi sono spiegato.

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    4. In effetti di simbologia numerica biblica se ne potrebbe parlare settanta volte sette.. all'infinito in pratica

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  17. se la comunicazione fosse affidata ai numeri e non alle lettere, sarei spacciato!
    ml

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    1. In realtà non potresti essere frainteso, né il tuo pensiero potrebbe in alcun modo essere manipolato/contraffatto. Chiamalo 'problema'.

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    2. ..forse agli scrittori di lettere piace che possa esistere il fraintenidimento, l'interpretazione, addirittura la manipolazione (se a piacere di chi legge). ;)

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  18. @ Franco
    settanta volte sette fa 490. Una quantità ben distante da infinito. Ma davvero voi ch'avete gl'intelletti sani ragionate come un pretaccio pressapochista? Davvero volete ignorare il suggerimento del Divin Poeta? Davvero credete che per dire all'infinito, o intendere ' un tempo estremamente lungo' , l'evangelista avrebbe scritto un'operazione che fornisce la precisa cifra di 490? E che dire allora delle 70 settimane della profezia di Daniele, o delle 77 volte sette della vendetta di Lamech? Ricorrenze casuali? Numeri gettati nel testo a casaccio, tanto per far spessore? Perché c'è tanta approssimazione e timore verso i sacri testi giudaici e cristiani?
    Riguardo il tuo secondo commento invito a diffidare di questi letterati che amano l'interpretazione, perché significa che amano il potere e se lo coccolano come meglio possono per tenersi in sella ancora a lungo

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    1. 490?! ..veramente siamo al numero finito e definito? 7 rappresenta la perfezione e 70 il multiplo poliedrico che mira alla fine mai. E' la magica e simbolica interpretazione di numeri che si estendono e si moltiplicano senza sosta. Così quando ti ho rivelato con un numero a caso e imprevedibile (124 ma poteva essere 712, 1015 o, perché no, 490) la soluzione alla matematica come poesia da rivelare, e tu mi hai chiesto solo da quale libro, ma non la soluzione, perché "circolano fake" e bisogna accertare, provare, definire, disapprossimare.. e io invece - legandomi al secondo commento - continuo ad amarla l'interpretazione vagante perché appena scritto, non è più mio ciò che scrivo e quindi non esercito alcun potere sulle (mie) parole nè coccolo tali sensazioni. Diventa mio ciò che è degli altri, in caso, e mi piace questa alternativa/miriade di soluzioni, cosa lontanissima da un algido e aritmetico 7 X 70 = 490 ;)

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    2. condivisibilissima l'idea che esprimi: " ciò che scrivo non è mio". Però se il pensiero è di per sé finito e, perlopiù, originale, quindi non ulteriormente modificabile allorquando riporta il risultato di una ricerca, può essere giusto non affibbiargli una proprietà nel senso che i passaggi che hanno determinato la sua forma ( o formula conclusiva ) provengono da un processo di collaborazione, di scambio reciproco, talvolta non pianificato e del tutto spontaneo. In questo senso rivendicarne la proprietà sarebbe un mero esercizio di superbia o di appropriazione moralmente illecita. Per questo motivo ritengo di non potermi appropriare dei miei stessi scritti e dunque, mi ritrovo in solidale vicinanza con le tue affermazioni.
      Per quanto concerne il 490, ad esempio, può darsi che la formula espressa dagli autori appaia un po' freddina per chi ne ignora il significato, ma quando questa formula letterale richiama un motivo oggettivo, una misura temporale, o spaziale riferita a qualcosa di importante (per quella cultura), ecco che, attribuirle un significato esatto nella quantità che rappresenta, può diventare un atto di profonda vicinanza e di rispetto verso il Sapere di quella civiltà che, nel numero in questione, aveva riposto il sunto della propria ricerca millenaria, la dimostrazione e il vertice massimo delle competenze e conoscenze acquisite dalla casta dei loro eruditi. Ecco che allora il linguaggio del racconto si fa mito e si fa enigma per le culture minori, ma al contempo anche espressione di massimo livello scientifico per coloro che hanno l'umiltà di portarne alla luce il vero significato. In definitiva capisco perfettamente le suggestioni che può ispirare un dono autentico e sincero, però l'ambiguità del significato che può scaturirne ogniqualvolta si consegna un testo liberamente al prossimo, può annichilire la gratificazione quando il messaggio più intimo venisse adulterato , magari in senso ideologico e, magari, collocandolo a grande distanza dalle reali intenzioni dell'autore. Il tutto potrebbe apparire sgradevole e, laddove il linguaggio rinunciasse al sua vocazione descrittiva della realtà, lascerebbe sempre aperto il rischio di poter essere sfruttato per fini ambigui. La lingua parlata e scritta infatti, nei suoi termini, originariamente, a prescindere dal popolo che l'ha adottata e ideata , conserva il suo duplice scopo di adattarsi continuamente alla perturbabilità ambientale (la possibilità di interpretazione che tu magnifichi) ma anche di mantenere fermi i riferimenti con gli elementi identificativi della realtà, che non sono suscettibili di modificazione. Dante la sapeva lunga, esattamente come gli autori biblici, e infatti se da un lato doveva mantenere interpretabili i suoi versi affinché l'innovazione del suo pensiero non fosse preda del reazionarismo religioso, dall'altro sapeva di dover fornire al testo anche delle coordinate nascoste che avrebbero portato le sue convinzioni avanzate in un'epoca in cui sarebbero state finalmente comprese (I sospetti di contatti col mondo e i principi eretici dei catari , che il Cavalcanti conosceva bene, è forte). E' questo il cruccio e la grandezza degli autori classici. Quel velame de li versi strani , come quel '70 volte sette', rappresentano allora quella porzione di testo destinata a superare indenne il rischio di oblio. In sostanza, ma qui ci metto della provocazione, il dono si fa totale e a portata di mano, quando non ha richiesto grande impegno ed erudizione, ma se il dono è prezioso , suggeriscono gli antichi, è meglio cercare di preservarlo intatto.
      Mi scuso per la ridondanza, ma meglio non sono riuscito a fare.

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    3. Sei amabilissimo e affatto ridondante, anche se sottolineando quel "velame de li versi strani" ammetti che le possibilità interpretatitve e i richiami a svariate scienze, credenze e mitologie vengono sdoganati e non rischiano l'oblio proprio perché non forniscono certezze ma ampiano l'orizzonte a dismisura. E qua parliamo di un mito sviscerato da secoli.
      Personalmente io mi sento in difficoltà già quando assisto all'autopsia di ogni verso di ogni poeta, rimanendo fermo nell'idea che lo spunto dell'istante creativo risulti, in seguito, irriconoscibile allo stesso autore. Valutazione ingenua probabilmente che mi colloca di diritto nell'alveo enigmatico della cultura minore cui appartengo, ma aperto all'apprendimento e allo stimolo specie quando intelligente e appassionato come il tuo.

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  19. Avrei fatto solo figuracce. Son sempre stato più amico delle lettere che dei numeri.

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    1. Dare i numeri mentre si scrive mi pare connubio ideale.. ;)

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  20. .....numeri e inflessibile numerologia fanno parte della nostra vita quotidiana....non sono proprio portata per questo tipo "di esatto conteggio mentale"......eppure, in un periodo abbastanza recente della mia vita, incredibilmente per lavoro, ho eseguito velocemente sistemi di giochi con doppie, triple e riduzioni....il nostro cervello....un vero mistero!

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    1. Mai potrei accostarmi ad enigmi numerici.. ogni tanto sulla Settimana Enigmistica di papà ne scorgo qualcuno e li osservo come un buco nero nello spazio.. ;)

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