Su Moro si è detto tutto senza mai dire troppo. Del resto noi in Italia con i misteri andiamo a nozze. Poi ci si diverte a romanzarli senza tuttavia aggiungere nulla di che se non folcloristiche visioni e raccolte di tic e ossessioni come avviene in questo Esterno notte.
Per quanto Bellocchio specifichi e faccia appello ad ogni fine puntata alla sua libertà artistica e creativa circa le vicende narrate, farebbe forse prima a sottolineare che la sua fiction reca "anche tracce" di dramma che fu autentico.
Sottolineare pratiche estreme come il cilicio di Paolo VI o le fisse di Cossiga, Moro stesso, o Andreotti che si vomita addosso.
Insomma una congrega di disadattati a dominare le scene politiche per anni, e per contraltare, brigatisti degni della Banda Bassotti.
Al regista d'altra parte, se tutto è stato già detto e molto lo ha detto pure lui, non resta che riprendere il filo interrotto, ad esempio dal suo Moro oniricamente ritrovato vivo, sfruttando ancora la botta di genio di Buongiorno notte, e poi infilarsi nel ginepraio di bassissima politica italiota, dalla P2 ai militari, d alle false piste ai fanfaroni indovini, ai brigatisti con le armi inceppate e i comunicati deliranti.
Un quadretto spesso naif e stereotipato dove mentre i rivoluzionari cogitano ed elucubrano su Moro da liberare si o no, sono circondati da fattoni che si bucano in autobus e scippatori di borsette volanti in una Roma alla deriva, e i politici sembrano tutti automi radiocomandati da ben altri burattinai.. un voler sottolineare epoche ed esigenze in contrasto, la bambina fuori dalla scuola che attende la mamma impegnata nel Salvare Il Mondo, e il Papa che ammucchia banconote sul tavolo stile Zio Paperone.
Tutto un eccesso celebrato come il grande cinema finalmente coniugato alla fiction, uno scavare nelle manie e nei nervosismi in contrasto con una Storia ancora avvolta nel mistero, ma comunque accaduta realmente.
Mi dispiace, non mi ci ritrovo.
Io che all'epoca cercavo spazio con la mia associazione culturale apolitica, e questo "apolitica" terrorizzava destra e sinistra nella mia scuola.
La vera rivoluzione era la non appartenenza. Infatti ci vietarono di attaccare i nostri manifesti novello futuristi: destra, sinistra e Preside. Stranamente allineati per una volta. Vabbè.. ma questa è un'altra storia.
Qui si parla di Bellocchio invece, che si compiace di una Storia che mai ha avuto soluzione e che quindi si può manipolare a piacimento, quando neanche i brigatisti spegarono mai perché Moro li avesse ringraziati (Forse per aver salva la vita magari? Per rivedere il nipotino? troppo elementare dite..).
Bellocchio a sottolineare la moglie di Moro che col marito fresco di sequestro chiede al prete "Ma l'assoluzione non me l'ha data?", la barzelletta dell'istant-movie sul rapimento, la fantasia del prete confessore portato nel covo con tanto di dichiarazioni iperboliche ("lo odio Andreotti") e tanti piccoli bozzetti a cercare di coinvolgere lo spettatore a livello emotivo e scenografico: dalle BR che sparano in spiaggia come i ragazzetti di Romanzo Criminale o la Faranda che corre invasata per i corridoi di casa alla notizia del rapimento.
Una messa in scena ostentata, che non viaggia per sottrazione ma per episodi a incastro; ricca di indovini, suore visionarie, collaboratori americani farseschi, soluzioni fantasmagoriche, tutto con lo sfondo di un Moro rassegnato, e disegnato pazzo (ma chi potrebbe non diventarlo?)
E a noi non resta che prendere atto di questo "capolavoro" bellocchiano, magari controllare che il gas sia chiuso, e lavarci bene le mani (forse la più acuta, magari involontaria, tra le metafore trasmesse).