Cose che immagino non accadano, e ne accadono altre invece, che neanche con una lungimiranza delle più negative. Ma anche no.
Cose che immagino, frullano in testa come pallina di roulette, come asteroidi senza più rotta, di
quelli che cercano solo portali magici a proiettarli in altri mondi abitati, forse, ma chissà da chi, e in quale maniera astrusa, pensiamo noi, che invece
non abbiamo idea di quanto astruso sia già il nostro mondo.
Mondo di pulcini allevati in batteria, di balene ricondotte a casa, di pietre marziane
esaminate a fondo, e di vecchine che risciacquano panni dalle pozzanghere di rara acqua
piovana piovuta da quel cielo che arriva proprio fino a Marte, illuminato di
luce celeste, ma qui da noi, si riflette solo nelle pozzanghere luride dove i bimbi giocherebbero anche, se non avessero sete.
Cose che, mentre guardo il Cristo Velato alla tv, dimentico estasiato; e magari le dimentica pure quel cristo crocifisso troppo presto prima di insegnarci a campare davvero, a noi che immaginiamo sempre un mondo gioioso senza pellicce, senza olio di palma, senza odio fasullo, di quello che serve a sentirci importanti, vivi, perché tanti il bene e la riconoscenza la reputano solo un fastidioso accessorio, e mi ci metto sempre anche io, sia chiaro.
Un difetto.
Cose che scrivo perché i tasti scorrono frenetici come un cartoon ma vorrei fissarle in testa, più che a video.
Vorrei alzarmi e abbracciare mia
moglie (e lo faccio) che si prepara frenetica per una giornata da offrire ancora, col sorriso
che la veste quando viene a baciarmi.
Cose che esistono ed esisteranno e un giorno non più, sostituite da altri
pensieri, altri tasti, altre dita impazzite a strapparsi sensazioni da dentro e
ordinarle in righe solo apparentemente ordinate e pronte da leggere come un
sugo pronto con scadenza a breve.
Cose che, però, potrebbero bastare per un intero anno nuovo.
Sereno 2022.