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mercoledì 12 ottobre 2016

I MAGNIFICI SETTE (...déjà vu)


Un remake stantìo che ti fa passare la voglia di (ri)guardare ancora western.

Il primo déjà vu: i cattivi alla fine muoiono, anche se in quantitativo industriale contro sette, più l’aiuto dei contadini residenti addestrati alla bell’e meglio
Il secondo: la belloccia indifesa diverrà deus ex machina
Il terzo: la mira dei cattivi è una chiavica disumana
Il quarto: mettiamo insieme i più incompatibili del mondo, anche multirazzialmente parlando
Il quinto: caratteri e personalità appena scalfite, con l’ovvia presenza del solito codardo che si redime
Il sesto: il cattivo è cattivissimo e il buono è buonissimo
Il settimo: non un’inquadratura che esalti, un dialogo che incalzi, un duello che intrighi, una visione che illumini. Tutto stragià visto.


Perché, allora, la necessità di certe operazioni che ti afflosciano sulla poltrona?
Pensavo a Quel treno per Yuma, remake di qualche anno fa con Bale e Crowe.
Quello aveva senso. C’era materiale per scavare e ci si sbizzarriva addirittura a cambiare le carte in tavola.
Questi magnifici invece? Qual è la ratio? Servivano soldi a Denzel per ristrutturare la piscina a Beverly Hills? Oppure il regista, Antoine Fuqua, è finito in bancarotta? 
O meglio ancora per far rivoltare nella tomba Kurosawa, autore dell’originale I sette samurai che ha dato via, poi,  alla saga western?
Un film che non ti scuote di una virgola, perché presto comprendi di essere impantanato in un passato che non vuole rischiare nulla, roba da rimpiangere i Leone se non addirittura i Terence Hill.


Ed esci dal cinema come uno dei cattivissimi.
Con le aspettative crivellate.


8 commenti:

  1. A me già i western in genere non ispirano e la tua rece certo non invoglia molto a recuperare questo... ;)

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  2. Concordo su tutto, parola per parola, virgola per virgola.
    Unico distinguo, il remake della pellicola: "Quel treno per Yuma", di cui - analogamente ai "Magnifici sette"- non si avvertiva alcun bisogno. Basta la versione con Van Heflin e Glenn Ford, che all'epoca (1957?) fornirono una prova magistrale.

    p.s.
    Un riverente saluto al Grande Recensore ^__*

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    1. D'accordo che - in genere - dei remake non si senta quasi mai la necessità e il relativo beneficio.. nominavo Quel treno per Yuma tanto per far notare che, comunque, c'è modo e modo... per il resto sempre infinitamente grato per la tua squisita cortesia... ;)

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    2. > c'è modo e modo

      Scusa, non ho afferrato: alludi al modo di fare il film?

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  3. Questo film volevo vederlo, ma appena è uscito non me ne hanno parlato benissimo, quindi ho evitato. Leggere il tuo post conferma che ho fatto bene ;)

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  4. A dirla tutta ne basta solo una, mitica (nel web). Ti pare?

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