LA MIA PAGINA FLICKR

sabato 31 gennaio 2015

E SE CHIUDE IL RE DEI BLOGGERS?!?



No ragazzi, non parliamo di Moz, ma di Andrew Sullivan, il creatore di The Dish. 
Uno che quando ha cominciato a bloggare Moz c'aveva davvero dodici anni anche se già digitava post sul citofono di casa.
Voglio tornare nel mondo reale” uno dei motivi addotti.


E qui mi ha fatto storcere un attimo il naso. E' stato nel mondo delle favole per quindici anni?
Mi interessa il vostro pensiero a riguardo, esserini virtuali inesistenti che schiacciate compulsivamente tastini scambiando opinioni con creature digitali impalpabili.
Chissà se quando s'è arricchito (realmente) con l'abbonamento in crowdfunding (microfinanziamento dal basso: come se Moz ci chiedesse un euro a trimestre per leggerlo - e io glielo darei pure -), l'ha trovata poco reale la villa che s'è costruito in riva all'oceano.
Comunque, ognuno è libero di fare ciò che vuole ma “voglio trascorrere del tempo vero coi miei genitori”, a me personalmente fa un po' ridere...



sabato 24 gennaio 2015

TRA ME E ME



Credo mi abbiano hackerato il cervello.
Qualcuno ha violato difese, intimità, password.
Proprio ora, mentre parlo giusto tra me e me, ecco la particolare impressione di non essere solo.
Nel senso: non solo col me interlocutore. Ma con qualcun altro.
Insomma. Il mio me se la chiacchiera bellamente con un estraneo che gli esplicita, comunque, miei pensieri condivisibili (o che almeno pensavo fossero solo i miei).
Perché in fondo non è poi che si discuta mai con se stessi - esiste sempre una sottesa intesa -, ma in questo specifico caso assisto basito.
Intendo che, probabilmente, non sono io neanche quello che riporta questa sensazione, ora, e adesso, su una tastiera, su carta, su un foglio pixellato a video.
Sono stato invaso? Sono, come si suol dire, “fuori di me”?

E voi? Voi che leggete quello che forse non sono io a scrivere, siete proprio sicuri, - lo siete proprio? - che non siano altri (fuori da voi) a leggere? 
E poi a scrivervi?

Interrogatevi.
Così, tra voi e voi.

p.s. a chi posso scrivermi per una nuova password?















mercoledì 21 gennaio 2015

IL GUFO ROTTO


Il mio sguardo uccide gli insetti, per adesso. Principalmente zanzare e moscerini.
L'utilizzo di questo talento a danno di organismi più complessi fino ad arrivare ai mammiferi è, credo, questione di fortuna e non di applicazione o volontà omicida.
Per questo mi limito solo a guardarmi in giro e fissare le persone che non mi piacciono sperando semplicemente la fortuna giri”

Folgorante, sognatore, stralunato, caustico. Davide Predosin, con una prosa in bilico tra Gene Gnocchi e Giorgio Manganelli, riesce ad estrapolare storie fantastiche dove solitamente regna l'ordinarietà più assoluta. 
L'esaltazione massima del Punto di Vista.

L'ho scoperto spulciando curiosamente avido, nell'annuale edizione di Più libri più liberi, manifestazione dedicata alla media, piccola (e invisibile) editoria, quella che apre i cassetti di tutti noi e tira fuori miracoli di scrittura. Nello stand di un corridoio secondario, dedicato agli editori più innovativi.


Ed enorme la soddisfazione quando, proprio in questi giorni, mi sono visto il mio gufetto rotto arrivare in bella mostra nientepopodimeno che sullo scaffale di Feltrinelli dedicato agli Scelti per Voi

Mi sono sentito un piccolo talent scout dall'olfatto sopraffino.


Ed ora ribalto anche voi la scoperta.   

giovedì 15 gennaio 2015

LA TAZZA BLU



Penso alla tua tazza blu,
che mi colora la mattina,
la indosserei
come cappuccino bollente.
La riporrei, credenza premurosa.

Penso alla tua tazza blu
che ascolta i miei sogni
masticati assieme ai biscotti,
la immagino sensibile, seppur cosa.

Allora, è davvero un mio pensiero
a donare vita
e, quel che è peggio, a toglierla?

Penso alla tua tazza blu
che mi scalda d'inverno
anche se tue
le dita a stringerla,
e che ristora d'estate,
anche se tue
le labbra
a dissetarsi.


Forse voleva essere gialla
ma vaglielo a spiegare
che mi piace blu.



venerdì 9 gennaio 2015

AMERICAN SNIPER - IL FILM NEL MIRINO


In realtà, più che per il risaputo cinemare eastwoodiano, ero davanti allo schermo per lui. Si. Per Bradley Cooper.
Ma l'ho percepito come col freno tirato, ripreso allo sfinimento con l'occhio dolente nel mirino, libero di giocarsi emozione viva forse in un brevissimo imbarazzo dallo psicologo, o anche di fronte al ragazzino che tenta di imbracciare un bazooka più grande di lui in tutti sensi, probabilmente in balia del Maestro che stava girando l'ennesimo, per troppi versi scontato, personalissimo film.
Una versione DioPatriaFamiglia nel tipico formato USA.

Un film molto arrivano i nostri.


Senza un dubbio, un patema, uno sgarro.
Lontano mille miglia da un selfie col torturato o uno stupro di gruppo, e con rarissime voglie di farla finita; una giusto avvisata nel fratello minore, ma solo per meglio evidenziare pecore e cani pastori nei quali il padre divide l'umanità, oltre ai lupi ovviamente.
E Clint, vecchio lupo anche lui, e marpione cinematografaro, abituato a tramutare qualsiasi pellicola in materiale da Oscar, manipola e aggiusta le memorie del cecchino più letale d'America, disegnandocelo in puntuale linea col Punitore della graphic novel Marvel, della quale il plotone di Chris Kyle aveva adottato il logo di teschio stilizzato.


Giustiziere di macellai e cecchini, strenuo difensore del Trittico Magico cui accennavamo all'inizio, una “leggenda” propagandistica dall'indubbio appeal.

Certo gli mancano i superpoteri, giusto la pressione un po' alta, ma è un Forrest Gump tutto d'un pezzo, allevato da cane pastore anche davanti a quello psicologo che cerca tracce di rimorso (“posso dare conto a Dio di ogni colpo”) ed il ritorno definitivo in patria, dal catatonico sguardo vuoto, rende le briciole della reale frantumazione interiore.
E' anche la guerra di Clint che non convince, con esatti eroi da una parte, e dall'altra i selvaggi, carogne sempre rozze e infide.
Pacchi di Far West riciclato a vagonate che servono solo a fornire quadretti pseudo eroici con i ghirigori aggiunti alla originale autobiografia.

Perché è la storia di un eroe che stiamo raccontando e che vogliamo evidenziare, non siamo qui per le motivazioni, le cause, i soprusi, gli orrori di tutte le guerre. Non è questo il film.
Qui c'è da combattere e noi siamo pronti, Chris risponde presente e fa fuori tutto quello che si muove, che sia a due chilometri o a ridosso del cuore.

Gli orrori sono solo del nemico.

E allora scene madri a gogo', come la moglie incinta che al telefono con Chris, rimane in (prima) linea 

testimone sconvolta e in real time di un lampo di guerra improvvisa, oppure gli schizzi di sangue sulle lenzuola stese o le pallottole che viaggiano a ralenty, e gli infiniti “libero libero libero” delle pattuglie in perlustrazione, le tempeste di sabbia e un sacco di altre robettine bellicocinefile straconsumate dall'uso e riuso.


In fondo rimarrà vittima della nostalgia Chris, al definitivo ritorno in una patria che gli rimanda solo eco perverse e scatti inconsulti, non gli resta che aiutare gli altri reduci di mille missioni fino a ritrovare, forse, un se stesso rimasto a guardare nel mirino. 

mercoledì 7 gennaio 2015

JE SUIS CHARLIE



Ho sempre sognato che potesse essere la satira a distruggere l'odio e le armi.
Sognavo missioni a colpi di matita

Una risata seppellirà tutte le guerre.

Poi accade che l'odio formato guerra, impotente contro i medesimi soprusi, contro i fanatismi,
contro la parallela voglia di uccidersi, cambi istericamente obiettivo.

Si rivolti contro quella risata.

Ma per quanto sia grande il dolore che provoca.

Ne rimarrà sepolto.