Scrivere a casaccio di cose che passano per la mente
e trovano comunque modo di arenarsi su un foglio bianco, senza fuggire via come
da una finestra spalancata.
Una soluzione funzionale, ammesso che chi legga ne tragga spunto, profitto,
piacere, sorpresa, traccia, memoria.
O non è necessario?
Basta quel gusto liberatorio di chi riesce a scrivere esprimendosi, in
effetti.
Il lettore giunge sempre dopo, e anche lo scrivente che rilegge, giunge comunque
a giochi fatti.
Se ci appelliamo all’assioma che chiunque legga è già a conoscenza - per
esperienza, tradizione, cultura - dei diversi strati di letteratura, di
fantasia, di personalità allo sbando che si concepiscono su carta come
elementi spesso lontanissimi da noi, anche dal nostro personale assemblarli, apparendo a volte assurdi e indefiniti o invece particolarmente arguti, possiamo credere di non dover fornire, a nessuno, noi compresi,
spiegazione alcuna, nessun appiglio.
E possiamo quindi semplicemente scrivere o leggere, dare sfogo di cose che non
esistono se non per il fatto che sgorgano da noi, luci che adombrano, tempeste
che rasserenano, videocitofoni che digitano il nostro interno, elementi che ci
spariscono sotto il naso, o dentro, chissà.. tutte robe che si adoperano
solo per acquisire forma, utilizzando noi che le originiamo (e noi che le
leggiamo), sogni che ricordiamo appena, strazi della mente che atterrano
convulsi tra pixels e inchiostro.
Perché trattasi di sensazioni, sfumature di pensiero che si sostengono l’un
l’altra senza una base di partenza, o un tentativo di conclusione.
E molti considerano questa, letteratura: il pieno e partecipe, forse unico
coinvolgimento di chi legge e interpreta ciò che magari avrebbe voluto, con sorpresa, generare.
Gli scrittori solo un blocco di inchiostro che vaga come iceberg alla deriva.
E i lettori, orsi polari rimasti
prigionieri, in attesa di un approdo significante, e condannati a vagare
all’infinito finché, sperduti entrambi nell’oceano artico, un lembo di terra
non si riveli, a suo dire, punto di arrivo.
O anche solo punto alla fine di periodo confuso.
Io credo che alla domanda, “perché si scrive?” si possano dare mille risposte, belle e fantasiose. Resta però un fatto: è la domanda più sciocca che si possa fare. E’ come chiedere perché mangi, o perché dormi o perché fai l’amore. Certo, “il lettore giunge sempre dopo” – come dici tu – ma dipende sempre da cosa scrivi: altrimenti quel lettore non arriva mai. E questa è la cosa più frustrante per chi scrive. Perché si scrive sempre per essere letti, anche quando si scrive a casaccio
RispondiEliminaIo scrivo innanzitutto per me, un po' come il respirare o il mangiare che sottolineavi..tutto il resto è contorno, arredo, accessorio..😁
EliminaQuello che scrivi riflette sempre uno stato d'animo. Chi legge dovrebbe comprenderlo.
RispondiEliminaA volte non lo comprende chi scrive..giustifico il lettore eventualmente spiazzato..😁
EliminaSe ritenessi punteggiatura e coniugazioni più importanti di una scrittura che intriga e comunica, sarei un gran pirla.. 😁
RispondiEliminaoh, ecco il casaccio promesso)
RispondiEliminami piace fare l'orso polare che passeggia sul lastrone di ghiaccio alla deriva.
ml
Ti vedo meglio in montagna.. ma anche gli esempi, erano un po' a casaccio.. ;)
EliminaIl caro vecchio Stream of Consciousness di Virginia Woolf. Lo faccio da tutta la vita :)
RispondiEliminaUn colloquio multiplo dove si comunica ad ampio raggio.
EliminaSei un tesoro unico io molto orgoglioso di questo tuo peregrinare.. un abbraccio!!
RispondiEliminaScrivo per rendere visibili i pensieri che mi balenano nella testa. Se rileggo ciò che ho scritto anni prima, a volte tento a non riconoscermi!
RispondiEliminaSembra molto democratico, a casaccio, o perlomeno libero.. o comunque uno ci prova..ecco, provarci sempre..
EliminaScrivere a casaccio è molto liberatorio e funziona... io lo faccio qualche volta.
RispondiEliminaSi..funziona..come iniziare a correre e poi trovare un sentiero, una pista; oppure un odore guida, un sentimento, una memoria che ispiri.. intanto però ti sei mosso, hai preso una penna, aperto una pagina word, smosso le cianfrusaglie di pensiero..
EliminaSecondo Prezzolini, il vero primo lettore è colui che scrive, consapevole o meno del suo stesso sguardo giudicante.
RispondiEliminaScrivere, quando non è solo divertimento, è mettersi a nudo e la cosa è imbarazzante quasi come giudicarsi allo specchio dopo la doccia del mattino. Scrivere, secondo me, è mediare fra quel che si pensa, si sente, e la capacità di esprimerlo... e più si è c0lti più il compito si fa arduo.
Io scrivo per me, per protesta e divertimento ma mi fa piacere il commento di chi legge perchè mi arricchisce e spesso aggiunge qualcosa di più o di inedito al mio testo.
La scrittura è sicuramente necessaria, oltre i motivi che citi, per conoscersi. Leggendo i miei scritti passati e non pubblicati, infatti, noto quanto sia cambiata la mia visione del mondo e quanto siano diminuite forza e determinazione... leggere un mio vecchio testo diventa come guardare vecchie fotografie... e un po' si sorride e un po' ci s'immalinconisce.
Ciao!
Trovo tutto perfettamente calzante, si cambia; a volte si cambia che neanche hai finito di scrivere la riga.. rileggi e dici: ma che ha scritto questo? In un processo di estrinsecazione e sguardo apparentemente oggettivo, teso forse a migliorare, o a sorprenderci, o di allenamento a criticare tutto, niente e nessuno escluso.
EliminaNon ho una propensione per la scrittura soggettiva e non riuscirei a scrivere a casaccio. Forse sono ancora influenzata dagli insegnamenti del liceo che non contemplavano la scrittura a casaccio. Ci hanno sottomesso a regole di scrittura così rigide che, almeno personalmente, hanno frenato il mio libero sfogo creativo, a tal punto da preferire la scrittura oggettiva e impersonale. Da lettrice è diverso. Mi piace naufragare in quel mare di parole senza un punto di arrivo.
RispondiEliminaNon avere paura..è come navigare a vista, la mano sembra autonoma, la penna sorprende la vista mentre disegna ghirigori che mai avresti generato, se sottoposti a troppi check in.. come in poesia..
EliminaSì, infatti ogni lettore può trovare il "suo" scrittore: lo leggi tu e ti lascia indifferente, lo leggo io e mi sento sollevato sopra il più alto empireo.
RispondiEliminaÈ una sorta di incontro indiretto e imprevedibile fra due persone che all'atto pratico quasi certamente non avranno mai uno scambio di vedute diretto tra loro.
Incroci di sensazioni che viaggiano per conto loro ma possono intersecarsi e rimanere abbagliati. E vale anche per le nostre cose. Per questo tendo a rileggere, e a rileggermi.
Eliminaci sono un sacco di giornalisti che lo fanno e sono pure pagati
RispondiEliminaCome dire, il dilettevole e pure l'utile.. un casaccio a peso d'oro.. ;)
EliminaOvvio si produce tanta roba che non piace. In un dato momento. Poi la riscorgi, un giorno, depositata in un angolino semibuio, e un riflesso di idea sbuca dallo schermo, o dalla pagina di bloc notes, e ti chiede se ora ricordi.
RispondiEliminaIo non so se scrivo soggettivamente, scrivo quello che sento senza sovrastrutture quindi la risposta dovrebbe essere Sì ma non scrivo quasi mai di me stesso quindi... Scrivere a casaccio, non ci ho quasi mai provato perchè già senza provarci scrivo tantissimo se poi scrivessi anche in quel modo... Che poi " a casaccio" io lo tradurrei in modo più figo ma anche vero, stream of consciousness. Cmq provo ora a vedere se e come funziona ovviamente in poesia. Unica concessione alla fine il titolo sarà deciso rileggendola e quindi non a casaccio 😁
RispondiElimina"ESPERIMENTO EMOTIVO"
Pulviscolo negli occhi
Lista passeggeri cartacea
Non la puoi falsificare
Non puoi modificarla
Hackerarla
Se è il tuo turno
Su quel volo
Non puoi scansarlo
Nè sperare che precipiti
Prima che arrivi al tuo Gate.
A volte capita
Che parta in anticipo senza di te
In realtà non è quello che realmente succede,
Semplicemente non eri registrato
Su quel volo
Non era il tuo momento.
E vai a zig zag
Finestre chiuse
Per non sentire la disperazione dell'uomo
Ed al contempo
La sua ferocia.
Ed intanto segui il flusso dei tuoi pensieri
E speri che non ti porti fuoristrada
Che non ti faccia dire cazzate
E mentre rifletti su tutto questo
Senti che le tue emozioni ti portano
Dritte verso due grandi amori:
Quello per LEI
E quello per gli unici colori che amo
I più antichi d'Italia.
E mentre chiudo gli occhi
Per sognare il momento più bello della mia vita
Mi accorgo che per oggi
Questo esperimento
Può concludersi qui
E penso
Che in fondo
Anche quando scrivo
Con un tema da me predeterminato
Avendo già ben chiaro cosa vorrò dire,
Non seguo poi uno schema emotivo
Così lontano da oggi
Lascio comunque
Che le mie emozioni
Scorrano a briglia sciolta
A casaccio...
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Grazie Daniele.. citi Sara anche tu riguardo lo stream of consciousness, io volo più basso ma in fondo ci piace il disordine, l'appiglio volante, l'emozione che ti sale e che comanda lei.
EliminaAlla fine esiste solo questo: essere autentici, non prendere in giro. Molti fanno fatica, troppi.
E continuano a falsificare la carta d'imbarco...Un abbraccio!
Molto semplicemente: si scrive come si crede e si legge come si crede, e quando scrittore e lettore s'incontano (a casaccio?) è una piccola, piccola magia
RispondiEliminaMolte scrivere a casaccio può essere anche una buona soluzione.
RispondiEliminaSereno pomeriggio.
..un po' come respirare a casaccio in montagna, felice solo di far girare dentro aria buona, e di immettere nell'aria, in risposta, sorriso e soddisfazione..
EliminaPer scrivere deve arrivarmi un'ispirazione: un fatto successo, un incontro, una riflessione su un dato argomento...Ultimamente scrivo poco, ho scarse ispirazioni. Non ho mai scritto a casaccio, credo di non esserne capace.
RispondiEliminaBuongiorno Franco,
RispondiEliminaNo... Non si scrive mai a casaccio.
Scrivere significa materializzare il pensiero, molto più che con il verbo, e rendere pubblico il pensiero stesso.
Dandoli in pasto o in omaggio a chi ci leggerà.
No... Non si scrive per "noi stessi".. Che bisogno avremmo? Non basta ascoltarci? Ascoltare il moto dei pensieri nella testa? No, non si scrive se non per chi noi vorremmo che ci legga.
Incuranti, forse, del loro commento o, peggio, del loro giudizio.
Scrivere è comunicare.
Lancia un "message in a bottle" nel mare magnum della vita o, meglio ora, della rete e attendere che un battello passi a darti un cenno, di vita, di saluto, di aiuto.
Io ciò che scrivo non lo rendo pubblico, per una atavica paura del dissenso o il mancato commento.
E non sbaglio.
Ma chi scrive e pubblica, come ho più volte affermato, ha la responsabilità di poter dare al modo tanta bellezza e non farlo, non regalare gioia è un delitto contro l'umanità.
Quindi continua! Continuate a scrivere (anche a casaccio!) la bellezza sarà sempre vittoriosa sul brutto, sul dolore, sul banale
A.
Perché precludersi questa possibilità.
RispondiEliminaA volte può essere proprio un bell'esperimento.
Comunqui io scrivo a casaccio da sempre, fin dalla scuola, fin da piccolo, fin dalla fine, proprio.
Si può scrivere a casaccio? non so. Io credo che si scriva quello che per noi è urgente scrivere, quello che sentiamo necessario per darci pace. Anche pensieri sparsi, emozioni, sentimenti lasciati su un foglio a caso possono diventare un' antologia da rileggere.
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