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giovedì 15 aprile 2021

STANNO TUTTI BENE - L'ORIGINALE (1990) E IL REMAKE (2009)


Lo Stanno tutti bene di Tornatore, del 1990, con Mastroianni mattatore, anche se spesso incline alla macchietta grottesca,  non ne limita certo le indiscusse capacità, ma lo rende a volte più ridicolo del necessario. Quegli occhialini, ad esempio, me li sarei risparmiati.. Tornatore non si fidava forse della forza espressiva degli occhi del nostro Marcello?

La storia è un'ideale panorama sui rapporti padri e figli, un’analisi delicata e distratta, allo stesso tempo, sulle aspettative riversate sulla progenie, anche elementare se vogliamo, perché la distanza non può giustificare balle a profusione, e un genitore teoricamente preoccupato e attento, non lo puoi turlupinare troppo a lungo, così come anche genitori per molti versi, apprensivi, non possono essere così distanti dalle realtà dei propri figli. 

C’è un gap di pura funzione cinematografica, che serve ad architettare la storia, a renderla sorprendente e sentimentale, tenera e cinica, malinconica e moralizzatrice. Ma eccessiva poi, l’impalcatura felliniana, le parentesi oniriche, la forzatura disegnata su un Mastroianni che alla fine appare più divertirsi, che preoccuparsi.

Apprezzabili, per l'epoca, le proto challenge mannequin, con la folla "immobilizzata", magari un azzardo tornatoriano, sentitosi autorizzato dal fresco Oscar di Nuovo Cinema Paradiso.




Lo Stanno tutti bene di Kirk Jones, del 2009, con Robert De Niro, nonostante peschi molto dell'originale, da buon remake, offre comunque una fresca, contemporanea e toccante versione di un De Niro  alla ricerca dei suoi “bambini” in giro per l'America.

Un genitore rimasto vedovo,  con un legame da restaurare coi quattro figli, tutti lontani da casa, e come spesso accade, mai cresciuti all'occhio di padre affettuoso ma esigente, seppur incapace di instaurare un qualunque feeling come riusciva alla mamma, ora scomparsa.
Il film è la ricerca di quel tempo perduto, delle confidenze mancate, delle richieste inespresse, la presa di coscienza di assenze maturate (splendida la telefonata a casa nella consapevolezza di poter ascoltare solo la voce della moglie registrata in segreteria, unico conforto in un momento di particolare delusione).
Ci ancoriamo ad una serie di siparietti delicati,  magari costruiti ad effetto, ma con garbo, come l'agognata reunion attorno ad un tavolo con tutti i figli visualizzati neanche adolescenti, ma già con la loro vita adulta disegnata addosso, ed è tenera la ricognizione per gli States di un De Niro disorientato, che attacca bottone con tutti, con quella naturalezza che riconosceremmo in un nostro genitore, e quella stessa voglia di raccontare,  con generoso orgoglio, dei propri figli.

Ed è il De Niro che ci convince di più, che accompagniamo volentieri, tra una foto di antiquata macchina fotografica a pellicola, ed un tentativo di sbrecciare nuovo spazio in quei figli inascoltati (Kate Beckinsale, Drew Barrymore e Sam Rockwell - già ammirato in Moon - tutti a loro agio nel rappresentarsi tenacemente svagati), incardinati nelle loro vite tra il ribelle e l’incompiuto, ma solidali nel salvaguardarsi e nel voler salvaguardare, ora, il papà da ulteriori traumi, anche i peggiori.
Un road(rail) movie che accorcia distanze rispolverando affetti.

Quelli che spesso teniamo chiusi in fondo ad un cassetto. A che serviranno poi, sembra dirci la storia, lasciati cosi timorosamente inutilizzati?

Ovviamente preferisco il remake, non per americanosità a tutti i costi, ma perché - niente da fa.. - quelli il cinema ce l'hanno nel sangue.. 


 

 


25 commenti:

  1. Visto solo l'originale. Ma non me lo ricordo

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    1. Comunque una storia maiuscola, di grande coinvolgimento.

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  2. Reputo De Niro, Al Pacino e Marlon Brando i più grandi interpreti del cinema americano. James Dean è di un altro pianeta.
    Tornatore dà sempre qualcosa di magico ai suoi lavori, anche se il disincanto di Marcello Mastroianni si adatta meglio a Fellini.
    Scegliere tra i due film è un'operazione soggettiva. De Niro esprime meglio la delusione di un padre nel vedere la pochezza dei figli.

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    1. Il primo calca sull'azione folcloristica, vuole forse edulcorare in eccesso.

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  3. Sono stati scegli due grandi attori come traino. Mastroianni nel primo, De Niro nel secondo. Già questa scelta produce opere convincenti.

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  4. Credo d'aver visto solo il remake, che non è male effettivamente ;)

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  5. Non ho visto nè il film con Mastroianni, nè quello con De Niro. Però De Niro mi piace molto, guardo volentieri i suoi film perchè è un bravo attore, quindi spero di vedere il suo film. Buongiorno.

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  6. Non ho visto nessuno dei due. Devo provvedere.

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  7. non ricordo il remake forse perchè nella vita ho visto solo remake brutti :-D ma ricordo di aver visto l'originale (e il tuo parlare degli occhiali di Mastroianni me lo ha fatto ricordare)

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  8. Non ricordo di avere visto il film con Mastroianni. Invece quello con De Niro lo vidi. E mi era piaciuto, molto. Malinconico.

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    1. Io l'ho voluto riguardare apposta, l'originale, dopo essermi stupito del remake.

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  9. Non li ho visti, ma sono più curioso dell'originale. Diffido dei remeic
    E pure un po' dai mericani
    😔

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    1. I remake sono spesso delle sòle senza senso. Ma non sempre. Ecco, stavolta è un "non sempre". ;)

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  10. Ho visto solo l'originale anche perché non amo di solito i remake soprsttitto molti remake di film italiani fatti dagli americani. Penso al vizietto con Tognaxzi,a profumo di donna con Vittorio Gassman ed Agostina Belli ed ancora capitale umano.

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    1. Questo rende davvero.. il remake de Il capitale umano lo voglio vedere, vista la delusione procurata dall'originale .. ;)

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  11. Io ho visto solo il remake e mi è piaciuto molto, certo la presenza di De Niro ha aiutato molto...

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  12. Uno dei tanti assenti tra i film che dovrei e vorrei vedere.
    Neanche sapevo vi fosse un remake (o meglio: che quello che consideravo originale fosse un remake di un più risalente originale italiano...)
    Un saluto,

    EM

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