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domenica 28 marzo 2021

TESTOLINE OTTUSE

 Testoline ottuse


Il Sioux guardava in basso, verso la vallata, brandendo l'ascia in un gesto eterno. Davanti ai suoi occhi socchiusi apparve il ranch più spoglio che avesse mai visto, di dimensioni modeste e molto scalcinato.
Fosse stato il dirigente di un nostro qualsiasi ministero, avrebbe potuto dire che il suo lavoro non gli dava più le giuste motivazioni. Ma la realizzazione professionale dei guerrieri Dakota, purtroppo, non ha mai interessato nessuno.
Dentro la piccola costruzione si intravedevano due visi pallidi, un uomo ed una donna, che ammiravano un neonato.
Avrebbe potuto attaccarli anche da solo, non ci sarebbe voluto molto ad avere la meglio su quella famigliola indifesa e portare via il bestiame, mezza dozzina di pecore, un bue accovacciato ed un piccolo cavallo. Non riusciva però a decidersi, forse per la scarsezza del bottino, forse per l'espressione serena e benevola dei due genitori.
Il Sioux si chiese per quale motivo gli altri non arrivassero, tra i guerrieri della sua tribù ce n'era almeno un paio che non avrebbero avuto problemi a fare il lavoro al posto suo. Desiderava moltissimo acquattarsi, ma naturalmente non poteva. Dietro di lui, il suo mustang lo fissava, immobile e dignitoso, nonostante gli mancasse una zampa anteriore.
Si accorse allora di altre presenze che non aveva notato fino a quel momento.
A poca distanza dal ranch c'era una donna che lavava i panni nelle acque di un piccolo stagno e al suo fianco, anche se sembravano ignorarsi del tutto, un ragazzo pescava. Stava tirando su un bel pesce dorato, ma non si decideva a staccarlo dall'amo.
Girando ancora lo sguardo per quel che gli riusciva vide, sotto un albero che non conosceva, dal lungo fusto e dalle ampie foglie paripennate, una sparuta mandria di strani cavalli dal dorso orribilmente deforme.
Il pellerossa si sentiva nervoso, era entrato in un territorio sconosciuto, misterioso ed ostile. Cominciava ad avere paura, sentimento che non ti puoi permettere se ti chiami Orso Indomito. Le terre del suo popolo, lo sapeva bene, si estendevano dal piccolo tavolo sacro al tappeto dei mille orsetti bruni. In quei luoghi i Sioux cacciavano, combattevano i soldati e vivevano in libertà i loro giorni. Adesso però si era spinto troppo oltre. Tese l'orecchio sperando di sentire le grida dei suoi fratelli che si avvicinavano.
Fu allora che scorse una creatura spaventosa, in cima alla collina adiacente a quella su cui si trovava. Era un tacchino gigantesco, molto più alto di lui, che lo guardava in silenzio. Il sangue gli si ghiacciò nelle vene.
Mentre si preparava a difendersi dal mostro, arrivò il marine. Stava parlando ad un telefono da campo e non sembrò avere nessuna paura dell'enorme gallinaceo che incombeva su di loro.
Anzi, si trovò subito a suo agio lì nel presepe, dove Simone, sette anni, lo aveva messo, con un innesto spazio-temporale ardito ed affascinante. Del resto, il Medio Oriente era pane suo, un posto infido e pericoloso dove però i marines sanno come muoversi.
Il militare iniziò subito a tenere d'occhio tre vecchi che si avvicinavano alla capanna sui loro cammelli, portando ciascuno un cofanetto sospetto. Avrebbe potuto essere esplosivo, degli arabi non ci si deve mai fidare, questo al marine lo avevano ripetuto migliaia di volte.
A quel punto, Simone tornò dalla sua camera con le mani piene di soldatini e li sistemò dappertutto: un giapponese a dare una mano al caldarrostaio, un barbaro con arco e frecce vicino alla mangiatoia, un pirata malese che cercò subito di attaccare discorso con l'angelo che stava sopra la stalla.
Tutti i soldatini, qualunque fosse l'etnia che rappresentavano e in qualunque materiale fossero stati fabbricati, convissero serenamente: davvero non c'erano più romani e barbari, cristiani ed ebrei, bersaglieri e giubbe rosse, che si trattasse di ometti in plastica o in piombo, se ne stettero là, tranquilli, con nelle loro testoline ottuse la sensazione sempre più chiara che dovesse accadere qualcosa, arrivare qualcuno.
Ma arrivò solo l'Epifania e la piccola città venne smontata, le casupole in cartone e la capanna riposte in una cassetta di legno dello Stock 84.
Anche i soldatini tornarono nella stanza di Simone, riposti in piccole scatole a seconda dei gruppi di appartenenza: indiani con indiani, pirati con pirati e cosi via. Il piccolo pellerossa con il tomahawk sempre alzato riprese la solita vita, fatta di riunioni intorno al totem, battaglie lampo e cacce al bisonte (in realtà erano mucche, ma Simone aveva solo quelle).
Tutto sembrava tornato come prima, con la sola eccezione che, qualche volta, il guerriero Sioux sognava l'enorme tacchino e si svegliava terrorizzato.
Un giorno però, durante un attacco al forte, una giubba blu, che nei giorni del presepe si era ritrovato accanto, lo salutò con inaspettata cordialità e da quel momento, nel cesto dei giochi, di tanto in tanto, un soldatino mandava un saluto a quelli delle altre scatole, che rispondevano calorosamente, con grida di esultanza e brevi cori affettuosi.
E quando Simone decideva di scatenare la guerra mondiale, che per lui significava tutti contro tutti, indipendentemente dalle nazionalità e dalle epoche storiche cui i piccoli militari appartenevano, era una specie di festa tra vecchi amici, nonostante, per serietà professionale, spade, fucili, frecce e cannoni dovessero entrare scrupolosamente in azione. Alcuni addirittura, tra scariche di artiglieria ed assedi interminabili, si davano appuntamento vicino alla capanna per l'anno successivo.
Tuttora, a dispetto di sociologi e decreti governativi, nonostante siano passati molti anni e lui non giochi più con i soldatini, il presepe di Simone rappresenta il più ambizioso e ottimistico tentativo d'integrazione razziale mai realizzato nella buia, grandiosa, sconfortante storia dell'Umanità”


(Marco Presta - Il paradosso terrestre -)


Realtà ed inganno si prestano agli ingegnosi strumenti umani per camuffare senso e percezione.
C'è chi traveste la realtà e chi vorrebbe, testoline ottuse, ingannare l'archetipo.

Continuo a preferire i primi.

(... e meraviglioso Marco Presta)

25 commenti:

  1. Buongiorno.
    Inevitabilmente e per l'ennesima volta, la domanda mi sorge spontanea.
    Ma come sei riuscito a sopravvivere per oltre 30 anni tra bonifici, accrediti, insoluti e chissà quali altre meraviglie bancarie piuttosto che dedicarti full time alla ricerca pura del testo, delle parole dei libri, delle immagini e della creatività.
    Mi è chiaro ora come il fuoco sacro della passione creativa ti faceva alzare alle 5 per rendere un onore all'altare della scrittura, della poesia e della bellezza.
    Non c'è curiosità o passione che tenga di fronte a tale modus vivendi.
    Come ho sempre immaginato e affermato, con disciplina, dedizione e capacità tu assolvi a quell'impegno (divino?) di portare la bellezza nel mondo.
    O forse a disvelare al mondo la bellezza di cui possiamo (tutti) esser capaci.
    E chi non riesce a farlo... Peste lo colga e si spalanchino per lui le porte della eterna dannazione che altro non è che la assenza di bellezza ("a rimirar le stelle...")

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    1. Mi confondi come al solito.. ma è proprio per sopravvivere a bonifici e insoluti, che bisogna ricercare bellezza ovunque.. e ti assicuro, che in mezzo a cattiverie e miseria, ne esiste in abbondanza.. ;)

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    2. Solo i buoni riconoscono l'esistenza di altri buoni in questo mondo.
      Il post sembra un brano del vangelo.

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    3. Dei buoni veri. Perché c'è uno sport infame: lo sport di quelli che ci credono, di essere buoni. E gli preferirò sempre un bastardo cosciente di esserlo.

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  2. La scrittura e la lettura sono fra i metodi migliori per distrarsi dall'arido mondo bancario. Ne do conferma per esperienza personale e... continuo a sperare in un piano industriale che mi restituisca la totale libertà. Grande Franco e grande Marco Presta che, con Antonello Dose e "Il Ruggito del Coniglio", ogni mattina, ci donano il buon umore necessario per affrontare al meglio la giornata.

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    1. Certi lavori possono abbrutire.. o darti la spinta per salvarti, e respirare "altro".. ;)

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  3. Che meraviglia! Toy Story in forma letteraria, praticamente. E quando da bambini giocavamo alla guerra, imparavamo che la guerra non era mai cosa giusta.

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    1. Dovrebbe rimanere un gioco.. sempre.. e certi TG invece ti fanno venire la pelle d'oca..

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  4. Tra cassette di Stock 84 e film Disney mi sembrava quasi di sentire la voce di Fabrizio Frizzi.
    E c'è una grande differenza tra chi traveste la realtà grazie alla sua grande fantasia e chi la trasforma per ingannare le persone. Come te, da sempre, preferisco i primi.

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    1. Altri tempi e altre persone, per fortuna, quelle belle, rimangono ;)

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  5. "Il mondo" andrebbe visto sempre attraverso una lente..su questa lente gli occhi di un bambino..
    Buona serata Franco

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  6. Molto bello il brano che bravamente ci presenti. Non ho letto il libro, ma Marco Presta è una garanzia, direi
    Grande Franco

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    1. Una sensibilità che - fermo al Ruggito - non gli avrei riconosciuto.. ;)

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  7. C'era anche un vecchio episodio di Ai confini della realtà e soprattutto uno della serie L'Ora del mistero che ricordano molto l'idea di questo racconto.

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    1. Sai che quello de Ai confini credo di ricordarlo.. ho una raccolta completa in cofanetto dvd.. vado a ripescarlo oggi.. ;)

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  8. Dovevi metterci anche il soldatino di piombo e la ballerina di carta di Andersen😂
    Penso che il presepio che fai te nella vita reale ricorda molto quello che hai descritto nel tuo racconto anche se non ci metti i soldatini me pare di ricordarle dalle foto.
    Anche se hai preso l’ispirazione da qualcosa lo trovo comunque molto bello e originale .
    Complimenti

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    1. Hai ragione Max, il nostro presepe ammucchia indistintamente i mille pupazzetti di casa, crea comunità vera, anche se in un convivio pacifico. Alla fine, molto meno testoline ottuse le loro, che le nostre.. ;)

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  9. Anch'io non ho letto il libro. Originale il passo, pensa che anch'io nel presepe metto figure e personaggi che sono non sempre inerenti la tradizione integrandoli con quelli invece canonici.

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    1. Noi casa piena di pupazzetti.. a Natale scambiano finalmente due chiacchiere.. ;)

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  10. credevo l'avessi scritto tu questo brano trasognato, credibilissimo nella sua (il)logicità infantile se ci si immerge anima e corpo nella lettura. Sarebbe stato nelle tue corde, diciamo che Presta ti ha prestato le parole :)
    ml

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    1. Troppo carino!... ma è proprio per questo che lo adoro.. quando leggi cose meravigliose che sembri possa fare tue.. un po' come quando leggo te.. ;)

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  11. Non conoscevo né Marco Presta (se non di nome), né, ovviamente, il suo libro. Grazie per averne offerto un brano che - malgrado l'insolita lunghezza del post che lo "veicola" - per la leggerezza e semplicità con le quali è scritto mi è sembrato brevissimo!
    Un saluto,

    EM

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    1. Sottolinei l'essenza. Non faccio mai post lunghissimi (ma probabilmente mi smentirò col prossimo..) eppure questo si legge in un amen. Un post lampo in una guerra lampo. ;)

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  12. Grande forma di integrazione e di vera umanità

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Sottolineature