LA MIA PAGINA FLICKR

venerdì 24 novembre 2017

I CANCELLI DI SCAMPIA



Gestire la scuola a Scampia stava diventando come una missione in terra aliena: un luogo dispensatore di cultura e umanità, avvertito dai locali quasi come una limitazione alla libertà ed un ostacolo da eliminare, o almeno contenere.
Aprire una cristalleria nella giungla sarebbe stato meno folle.

E a Gaetano era venuta un'idea ancor più folle.
Quel bidello che sembrava aver trovato una collocazione definitiva come a somatizzare il suo passato per nulla limpido, un continuo esporsi sulla linea di confine tra illegalità e di piccoli lavoretti saltuari ed inevitabilmente a nero e con essi l’incostanza, la rabbia e l’ insofferenza che ne derivavano.
Una veste finalmente “autorevole” proprio in quella scuola spericolata, nel bel mezzo del quartiere più temuto, con lui a regolare accessi e uscite, gazzarre e urla di corridoio.

Aveva parlato col Preside, il vecchio Prof. Spaziale, uno affatto dedito alla causa: avrebbe solo voluto passare quei pochi anni di servizio che ancora gli rimanevano, vicino casa. Insisteva da tempo col Ministero, era stufo di Pescara e di quel mare finto, dei tramonti in campagna col mare buio, e questi ingrati, alla fine, proprio per zittirlo, gli avevano proposto cosa? Scampia! Proprio a lui! Certo non ci aveva messo poco a tacere i mille scrupoli.. ma ora era vittima dell’insubordinazione e della strafottenza, e quando Giacomo l'aveva buttata là: “Mettiamo i cancelli ai piani, le chiavi le tengo io, evitiamo le fughe di metà mattinata, e gli ingressi dei non addetti, dei mariuoli che vogliono solo vedere cosa c'è da rubare”.
Invece di ribadirgli che stavano in una scuola, non in un carcere di massima sicurezza, si era arreso all'evidenza. “Ok, proviamo”.
Il Ministero gli aveva dato carta bianca: “Inventati quello che ti pare” sembrava fosse scritto tra le anonime righe in burocratese con le quali lo avevano investito di una mission impossible.


E così, ogni santo giorno, Gaetano disciplinava i varchi, faceva entrare chi ne aveva diritto e faceva uscire solo a fine lezione o per necessità giudicate davvero serie.
Scuola o carcere non faceva differenza nella sua testa. Bisognava fare sul serio.
C'era da costruire un futuro, e bisognava essere forti e tosti.
Più tosti di quelli là fuori.
Più tosti di quanto non fosse mai riuscito ad esserlo lui.

E anche se professori e studenti storcevano il naso, lui si era preso quella briga, spalleggiato dal Preside e da pochi altri insegnanti.
Il bello è che sembrava funzionare.

Nel suo peregrinare tra piani e classi, davanti alla III G Gaetano ci passava spesso, gettando un occhio curioso.
Perché in quella classe c'era un solo studente, Lorenzo, che sembrava resistere. Che stava resistendo.
Dopo un inizio di anno scolastico scorbutico, con l’arrendersi arrogante e spocchioso degli altri sette compagni di classe e di strada - comunque sempre troppo pochi - l’aula si era addirittura ridotta ad un solo elemento; ma Lorenzo si stava lentamente convincendo come la scuola davvero potesse essere l’unica soluzione possibile per poterlo affrancare da un futuro a senso unico.
E teneva duro assieme al coinvolgimento, all’interesse che lo contraddistinguevano, la voglia di conoscere, di costruire qualcosa di diverso da un futuro senza sbocchi.


Al termine del consueto giro, Gaetano aveva deciso per una mossa davvero intrepida: fermarsi in quella classe, dapprima come per rassicurare quella prof che sembrava disperatamente attaccata a quell'ultimo studente rimasto, da non perdere assolutamente, da tenere custodito come una rarità; eppoi anche stuzzicato dalle sue lezioni, da quell'esprimersi fluido; era come affascinato da storie che aveva sempre sentito solo da lontano, materie sfiorate, una mitologia di sapere lontanissima dal suo vivere troppo spesso alla sola insegna di una cruda materialità: ruvida legge di strada.

Anche la prof. ssa Bilardo, che sapeva quanto Gaetano si prodigasse affinché le lezioni avessero regolarmente corso, si preoccupava ed era felice di quella sua - teoricamente anomala - sensibilità. Gaetano era sempre un po’ orso, interloquiva con pochissime parole, teneva sempre le distanze, ma più per paura di non essere all’altezza, che per quell’arrogante distacco che spesso filtrava dagli indigeni scampiesi.
Notava le assenze e sottolineava i suoi timidi interventi.

E la “prof” era una che ci credeva invece, ci credeva davvero.
Napoletana orgogliosa e verace, come una vongola di mare aperto, filtrava invidia e pregiudizi e li ricacciava in gola a tutti. Con un solo sorriso.
Quella scuola l’avrebbe edificata lei se avesse potuto, ora che ci era entrata, i suoi ragazzi ne sarebbero usciti a testa alta.
Ci aveva messo l'anima in quell'istituto, affezionandosi a quella decina di scapestrati, anche se la maggior parte stava fuggendo via, come i suoi mici raccolti in strada.

A maggior ragione in quella III G dove era rimasto solo Lorenzo.
Gli voleva un gran bene. Voleva bene alla sua riservatezza, ai suoi silenzi, a quel seguirla incantato tra Storia e Geografia, Poesia e Matematica...


E anche a Lorenzo, unico superstite di quella strana classe, faceva piacere che il bidello assistesse alle lezioni, lo faceva sentire come di esempio, e spesso lo andava a cercare lui per i corridoi, gli piaceva averlo in classe per certi versi e pensava di dover sfruttare e - in qualche modo - già restituire, le occasioni che gli venivano porte. Lorenzo si stava ergendo a paladino di un futuro incerto, contro un futuro che di certo dispensava solo apparente vita facile.
Vita a perdere.

Era una scuola in trincea, con una guerra silenziosa di sottofondo, e dietro i cancelli si combatteva per una causa comune, una speranza tutta da costruire.

La sera poi, Gaetano spesso si ritrovava davanti alla sua vecchia macchina del gas, magari a cuocere una paio di uova, ripensando ad un’altra giornata volata via, all'eco dei cancelli, ai sorrisi di scherno e sfida e a quei concetti di logica e aritmetica che tentava di carpire
e quando Lorenzo gli si avvicinò piano. Quasi neanche lo avvertì:

Papà.. però glielo dobbiamo dire alla prof.. almeno sa che perdo un sacco di tempo a farti ripetizioni la sera...”

Gaetano voleva custodire per se quel segreto, aveva cresciuto Lorenzo da solo. La madre li aveva abbandonati entrambi con il piccolo appena nato e lui non si era mai sentito all’altezza di un compito destinato ad una mamma, ma quel figlio fortemente voluto era diventato l’unica forma di riscatto. Costantemente in conflitto con la sua vita, con le amicizie maledette, errori su errori.
Non voleva che Lorenzo ripercorresse le sue orme.
Doveva essere un padre ideale. Non come esempio da seguire.
Ma esempio da evitare.

Gaetano andava in “controtendenza”. Sarebbe stato lui a seguire le orme del figlio. E Lorenzo sembrava ascoltarlo, almeno per ora; non si era fatto irretire dal fascino della malavita, quella sindrome di “gomorra” che sembrava imperversare eccitando le nuove generazioni, anziché indurle ad una revisione di pensiero.
Voleva uscirne. E non da solo.



41 commenti:

  1. Il meraviglioso mondo della scuola è straordinariamente ricco di umanità. Purtroppo le cronache ci rivelano anche le sue rare, ma non per questo meno gravi, brutture. Buona giornata.
    sinforosa

    RispondiElimina
  2. Io ho conosciuto una brava signora di Scampia che era riuscita a farsi trasferire all'Ufficio postale di via Marco Polo di Pescara.
    Pensavo che Scampia fosse un rione di Napoli come è Rancitelli di Pescara (zingari)o Il Ferro di cavallo in via Tavo ( spaccio droga e pistolettate), invece la signora mi disse: "Scampia è incontrollabile. Tu lo sai che quel quartiere è più grosso di Pescara e Spoltore messe insieme?"

    RispondiElimina
  3. Bellissima storia Franco, magistralmente raccontata, come sai fare tu. Grazie *_*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sempre un tesoro tu.. certe storie ti toccano, e la bellezza, che è già là, viene a galla...

      Elimina
  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  5. Scuola che sembra tratta dal libro cuore. Molto ben descritta^^

    RispondiElimina
  6. Una storia di speranza sociale ma anche di vita e riscatto familiare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il riscatto oltre tutto. Specie per quelli che si fermano al dramma.

      Elimina
  7. Grazie al Preside Spaziale, alla Prof. Bilardo, a Gaetano, a Lorenzo e a te

    RispondiElimina
  8. siamo nell'epoca delle maniglie anti-panico e del panico dei burocrati che a scuola possa succedere qualche danno che li coinvolga. poco verosimile quindi che venga dato il nulla osta all'applicazione dei cancelli ai corridoi.
    ma proprio questo dettaglio (che non a caso dà titolo al brano) mi offre la chiave con cui va letto il racconto: una dimensione diversa dal reale ma tenace come un sogno ad occhi aperti.
    piaciuto
    massimolegnani
    (orearovescio.wp)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spunto nasce da un servizio di Repubblica.it. Agghiacciante. Come i cancelli stile Alcatraz.

      Elimina
  9. Il problema è però proprio alla fonte. La scuola in questo caso indispettisce e non può migliorare qualcosa che è già marcio e corrotto. Non può insegnare.
    L'idea è bella, ma... boh.
    Bisogna agire allo step prima della scuola: la famiglia. E forse anche a quello precedente.

    Moz-

    RispondiElimina
  10. ti avevo scritto un commento di fuoco, ma non ha pubblicato...meglio così
    ma riassumo, sei un paraculo, non usare Scampia, parla del liceo Virgilio di Roma che, credimi, è molto peggio, perché nn hanno neanche scusanti sociali. ok ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si tratta del Liceo Classico Virgilio, dove sono avvenuti episodi deprecabilissimi, durante la cosiddetta ultima "occupazione ". Festini a pagamento con sesso e droga in aule e in orario scolsatico , ripresi da cellulari ( e con moltissimi studenti minorenni !!) , spaccio, bombe carta fatte esplodere, insegnati intimiditi e minacciati, scuola vandalizzata all' interno e all'esterno.
      E, in più , la sicumera e l'arroganza di alcune famiglie "bene " e importanti di Roma, che difendono ad ogni costo i propri pargoli .
      Ma una cosa altrettanto grave, secondo me, è che non è possibile per legge che studenti minorenni possano "occupare" una scuola. I minori sono sotto la tutela degli adulti che li hanno in custodia, genitori e insegnanti.
      Perchè allora le forze dell'ordine non sono intervenute ?
      La delinquenza organizzata opera indisturbata in tutta l'Italia. Ma Scampia fa più effetto specialmente con una storia lacrimosa sicuramente inventata. E i leccaculisti applaudono.
      Grazie S.

      Elimina
    2. Non ho voluto fare melodramma prendendo a prestito un degrado eclatante.. ho semplicemente preso spunto da un reale servizio di Repubblica.it, provando a calarmi nella situazione e tirando fuori del buono.
      So benissimo cosa succede a Roma, e ti assicuro che il Virgilio è paradiso rispetto ad altre zone di zone (senza parlare di Ostia dove quelli di Gomorra arrossirebbero..).
      Cerchiamo di non difendere sempre il nostro orticello del ciufolo.
      Dio come temo un'epidemia di indipendentismo...
      @Gus: nell'occasione mi sei sembrato te vagamente leccaculista.. forse perché ti ho citato Pescara a sproposito? ;)

      Elimina
    3. @ Gus. Non ti conosco e tu non conosci me. E' sgradevole commentare articolando un giudizio e venir tacciati di leccaculismo solo perche' ho un parere diverso dal tuo. Si', sei davvero sgradevole, almeno in questo tuo intervento, per il resto non so.
      massimolegnani
      (orearovescio.wp)

      Elimina
    4. Attraverso la signora che ho conosciuto ho visto la sofferenza dei napoletani per la delinquenza organizzata che imperversa in tutta Italia, ma come archetipo è sempre Napoli ad essere citata e mi dà fastidio.

      Elimina
    5. Come la Sicilia per la mafia, ognuno coltiva i suoi stereotipi. Pescara ad esempio dovrebbe puntare più sugli arrosticini anziché su Piazza Salotto... ;)

      Elimina
  11. Storia avvincente, con bel finale a sorpresa. Uno spaccato di certi quartieri italiani. Non solo Scampia. Grazie.

    RispondiElimina
  12. Carlo Calati, io parlo sempre in generale e nel blog a volte si scrivono idiozie. Il tuo intervento è sgradevole, inutilmente sgradevole.

    RispondiElimina
  13. Gus, la tua arroganza ti (s)qualifica, non ho bisogno di aggiungere altro. E poi non sono a casa mia

    RispondiElimina
  14. Nel blog non esistono case ma post e commenti. Tu non hai un volto.
    Chi è Calati, cosa scrive, cosa cerca. Una pagina vuota di Google plus. Questo è Calati.
    Io ho un blog e chi mi vuol conoscere viene a leggere quello che scrivo.

    RispondiElimina
  15. Nella prima risposta a te ho messo il mio nick (massimolegnani) e il mio blog (orearovescio.wp) proprio per non restare anonimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. https://orearovescio.wordpress.com/
      Ho letto qualche post.
      Scrivi bene.
      'notte.

      Elimina
    2. Bravi ragazzi.. siete belle persone e sapevo che si sarebbe addivenuti ad un acquietamento degli animi.
      Gus è quel che si dice, un "bravo cristiano" (..mo' me picchia..), ha solo vagamente ecceduto e Carlo, splendida sensibilità, si è sentito piccato.
      In effetti Gus, chi utilizza WP come piattaforma, deve specificare l'http. Blogger e Wordpress come Mac e Windows, a volte..

      Elimina
    3. A volte si dimentica che le parole hanno un senso e se non meditate possono offendere, come è capitato a me.

      Elimina
    4. Piccole scaramucce ormai alle spalle (e l'ultimo intervento, Gus, ti fa onore)
      Buon fine settimana a tutti
      ml

      Elimina
  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  17. A questo punto, il dotto e compianto Eco sghignazzerebbe, caro Franco De Amicis.
    .
    .
    .
    .
    .
    ^__*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahah..non prendermi in giro pure tu.. tutti napoletani che si piccano... ;)

      Elimina
  18. Una storia così vera commovente toccante Franco da leggere parecchie volte perchè ci insegna mille cose che trascuriamo, o prendiamo con molta leggerezza.
    Come vorrei che tutto questo fosse la realta', fosse quel miracolo che tutti sembrano aspettare ma nessuno fa perchè nessuno si muove o troppo pochi lo fanno e poi si arrendano.
    Meravigliosa storia , grazie amico mio
    Un forte abbraccio serale!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sei un tesoro... ti auguro di guarire completamente e prestissimo!!

      Elimina
  19. In tutta Italia ci sono tante periferie da recuperare, si possono avviare tante ottime iniziative.

    RispondiElimina
  20. Molto potente e toccante il tuo racconto. Vorrei... Spero sia o possa diventare un racconto-verita. Un percorso di rinascita a cui tutti hanno diritto.
    Mi è piaciuto molto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie!.. praticamente un "regalo" di Bartolomei che ci ha sollecitato le giuste corde.. non ricordavo le polemiche.. rileggendo i commenti.. ;)

      Elimina
  21. ...e che ora abbia vinto un concorso, mi inorgoglisce molto..😁😉🍀

    RispondiElimina

Sottolineature