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domenica 1 maggio 2016

LE CONFESSIONI (SENZA ASSOLUZIONE...)



Confesso. 


Erano anni che non mi sorbivo tanta fuffa tutta insieme. Storia fuffosa, pretesti fuffosi, personaggi fuffosi, set fuffoso, dialoghi fuffosi.
Andava proiettato in Fiera non al cinema questo festival del nulla vestito da pseudoparacinema.
Servillo ormai si sta specializzando, serve solo da maschera buffa.
Lo puoi vestire da dandy, da prete, da giocatore di poker, allenatore di football.


Sempre quell'espressione tiene su. Faccia da schiaffi.
Gli altri pupazzi di questo presunto G8 in versione macroeconomica invece, li prenderesti anche a calci. Protagonisti, comprimari e comparse. Tutti con in comune una recitazione approssimativa, coadiuvata anche dalla vacua sceneggiatura feisbucchesca che ci intossica per estenuanti sequenze. Si salva giusto il cane. Doppiato bene almeno lui.
Ormai si è scatenata ‘sta gara al sorrentinismo, al simbolismo lento, all’inquadratura farlocca, all’eleganza posticcia, al dico e non dico, vedo e non vedo, dormo e non dormo (lo spettatore medio, io).
“Thriller ambizioso” l’hanno definito. Due termini lontani anni luce da quest’opera inopportuna.


Un’operetta fiacca, volutamente indolente e lagnosa e dalla significanza appositamente oscura, col Servillo certosino che confessa a casaccio e barcolla addirittura quando viene messo a conoscenza delle Grandi Manovre degli otto fantocci banchieri (in teoria belve affamate, questi manovratori del Denaro Mondiale, dipinti come burattini senza nerbo). Una commediola tenuta su dai soliti cliché  new age alla Osho, che scivola man mano in quel grottesco che vorrebbe addobbare da supponente monito.

Il Dio Denaro governa il mondo e dell’etica se ne sbatte.
Siamo basiti. Grazie per averci reso edotti

C’è un’equazione ricorrente nella pellicola, ed è quella che dovrebbe sconvolgere il Mondo, ma ad una sola incognita nascosta tre la variabili, e cioè: è cinema questo di Ando’?

Riusciamo noi a fornire una soluzione matematicamente certa: no.


11 commenti:

  1. Io lo sapevo che era un film del cazzo. E sono d'accordo sul tuo giudizio su Servillo. È un monoattore

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    1. Mi condiziona la sua faccia da scugnizzo. Che continua (non artisticamente parlando) a piacermi. Ma il film non m'ispirava comunque...

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  2. Avrei potuto dirtelo io, dopo aver visto il trailer di lancio, da Fazio, credo.
    Una "Corazzata Potemkin" pazzesca.
    Ma forse tu vuoi constatare di persona e fare, giustamente, una tua critica.
    Cristiana

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  3. Una stroncatura terribile.
    Vedrò il film.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Da quanto intuisco c'è un approccio un po' demagogico, tra il pentastellato e il sinistro: tutte le colpe sono delle elite.

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  6. franco sei terribile, ma non me la sento di darti contro. A me Servillo non piace e non esco la sera per sorbirmi dei polpettoni inutili.
    Sai che io ho una nipote che recita? Si chiama Daniela Giordano. Ultimamente tutta la famiglia ha partecipato e scritto un soggetto che fu recitato in non so quale teatro. Il tema era l'ultima guerra visto dall'ottica di un partigiano. Adesso vorrebbero recitare a novara ma sto aspettando che Daniela sia libera, per impegnarmi a trovare il luogo adatto. Avevo pensato ad una Chiesa che attualmente viene usata per mostre...insomma la messa non si celebra più. Cerca un po' se conosci Daniela Giordano Castorina. Abbracci e buona notte ah, buon mese di maggio con tante ottime recensioni!!!!

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  7. non che mi ispirasse particolarmente prima... ma adesso proprio la voglia di vederlo è passato sotto le scarpe

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  8. Attualmente ci sono sei o sette attori che "vanno per la maggiore", ma, vai a vedere, sono solo "monoculi in terra cecorum", ovvero il risultato di un'abile montatura fatta a tavolino. Fra gli attori pompati ad arte c'è sicuramente Servillo, che ha una sola espressione, quella del "saccente-distaccato" e la usa in tutte le salse.
    A seguire, c'è Giallini, un altro campione di mediocrità e poi altri su cui è meglio stendere un velo pietoso.
    Giusto per non rimanere nel vago, faccio qualche nome della sparuta schiera di interpreti nostrani, che recitano benino e, vivaddio, non hanno tanta supponenza: Verdone, Orlando e Mastandrea.

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