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giovedì 19 marzo 2015

E' PER L'INCHIOSTRO




Fuori dai luoghi
si entra nel sogno,
fuori dal sogno
è orizzonte sbarrato,
desiderio costante,
pensiero consumato di scirocco.

Fuori dai luoghi
si cammina per l'ignoto
avvertendo
- tangibile -
la propria angustia,
consumandosi d'interrogativi
fino a riapprodare,
con un respiro che ghermisce
di nuovo aria,
in un luogo che diverrà familiare,
in metodico loop.

E se anche scrivere poesie
appare fuori luogo.

E' per l'inchiostro,
di quello che sbaffa
anche i tasti di pc.

Attinto direttamente
dai sogni.

46 commenti:

  1. Leggere di primo mattino una bella poesia fa piacere.
    E ti ringrazio per avermelo concesso.

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  2. E pure per le macchie d'inchiostro sulle dita. Che mi fanno pensare al filo continuo sulla linea della poesia. Buon girono Franco, grazie.

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    1. ... quelle macchie che vorrei, a volte, sulla tastiera, quasi a renderla odorosa di vecchie abitudini..

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  3. Alla fine me le fece vedere.
    Erano dieci fogli che avevano delle macchie d’inchiostro, simmetriche questo è vero, ma solo macchie d’inchiostro.
    Mi avevano portato, dopo giorni d’attesa, in un grande studio arredato da una libreria zeppa di volumi e lui era dietro una scrivania moderna, lucida da morire e sedeva su una poltrona girevole da direttore generale della Fiat.
    Lui aveva un’aria pacata e buona, parlava lentamente a bassa, a volte bassissima voce, come se volesse che io dormissi e piano piano mi chiese tutto di me.
    Ma per quanto volesse farsi passare per un amico che mi voleva aiutare, fin da principio non mi piacque e cercai di dirgli tutto il contrario chi quello che pensavo.
    Di lui non mi piacevano gli occhi.
    Erano occhi azzurri, no non azzurri, erano grigi, molto chiari, occhi gelidi che non facevano trasparire la minima emozione, il minimo sentimento di sincerità. E poi dietro grandi lenti da ipermetrope, mi apparivano ancora più grandi, più grigi, più gelidi.
    Decisi dubito che a quegli occhi nulla avrei rivelato di me.
    E lui lo capì, provò e provò più volte, ma io non cedetti e dopo un’ora ero io che avevo vinto.
    Alla fine lui mi disse:
    ― Guarda questi fogli, ci sono delle figure, dimmi cosa ti sembrano. ―
    Non erano delle figure, erano semplici macchie d’inchiostro, io lo sapevo, ma non volevo proprio dirlo a quegli occhi gelidi, che mi fissavano.
    ― Non ho fatto niente, io non devo stare qui con lei, io devo andarmene a casa, non mi può tenere qui se io non voglio. ―
    ― Non hai fatto niente, vero? E i cinquanta telefonini che avevi nascosto in camera tua non sono niente? -
    È vero, alla fine li avevano trovati. Ma che provavano? Li avevo in camera mia è vero, ma io non avevo fatto nulla. Erano loro che mi chiamavano, che mi chiedevano che li liberassi, che li facessi riposare, che dessi insomma un po’ di sollievo anche ai loro padroni, tutti presi dalla follia collettiva di correre sempre e correre sempre di più, di parlare e parlare sempre e dovunque, in macchina e al cesso. Per questo li prendevo, li prendevo e li spegnevo e donavo pace al mondo.
    ― Allora che ti sembrano? ―Disse lui con voce imperiosa.
    Non avevo scampo, gli dovevo una risposta.
    Ma non c’era niente in quei fogli, solo macchie d’inchiostro simmetriche e prive di senso.
    Alla fine presi una decisione.
    Non mi sarei fatto scoprire facilmente, mai glielo avrei detto. Gli avrei detto tutt’altro. Mi sarei inventato le cose più improbabili, le più fantastiche che la mia mente avrebbe potuto immaginare.
    Sì avrei fatto così e cominciai.
    Iniziai con un pipistrello, passai per Satana in persona con le ali e il corpo da serpente e finii con un leone che azzannava un elefante.
    Quando alla fine lo guardai, lui si era tolto gli occhiali, la luce era diventata più fioca, e il colore dei suoi occhi era cambiato.
    Ora erano più scuri, più azzurri, più piccoli, più sinceri. Mi guardavano tristi.
    ― Tu vivi in un mondo tutto tuo, ― mi disse ― un mondo fantastico e irreale. Erano solo macchie d’inchiostro. Temo che il periodo di cura sarà lungo e infruttuoso.


    Sono le macchie di Rorschache.

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  4. C'è un enorme e incolmabile divario fra fantasia e realtà, sogni e concretezza (i "luoghi") e, di fronte a questa frustrante verità, la soluzione può essere la poesia; così avviene per tanti e tanti esseri umani ( anche i cinici sentono il bisogno di uno sfogo) che adoperano l'inchiostro per dare voce all'anima e tatuare su un foglio i propri desideri.

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    1. ..appunto continuiamo a costruire "luoghi" altri, chi su un foglio, chi sul palcoscenico...

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  5. Un bel buongiorno. :) Ma mi mancano i tuoi post trash. ^^

    Ispy 2.0

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  6. L'inchiostro "sa" di antico, di cose scritte a mano (e lati delle mani sporchi appunto di inchiostro perchè appoggiati sul quaderno mentre si continua a scrivere). Oggi è vero che abbiamo perduto questa abitudine, si preferisce il pc, la tastiera... invece il fascino di una bella lettera, o di un foglietto, scritti a mano e a penna... per me non hanno eguali, talvolta "mantengono" anche il profumo di chi li ha scritti. Bello l'inchiostro, insomma, pur se ormai anacronistico ;)

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    1. ..anche perché vuoi mettere bruciare un diario col bruciare una pennetta usb? Tutto un altro fascino (e pure un altro odore...) p.s. stavolta Paola mi lincia... ;))

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  7. Solo apparente il paradosso: sporcarsi d'inchiostro per ripulire l'anima. :)
    Grazie di esserci.

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  8. Bei versi, Frank!
    L'inchiostro sporca ma crea.

    Moz-

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    1. ..conosco pure quello che usi tu: l'inchiostro..simpatico!

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  9. Con l’inchiostro si scriveva la lettera, quella di una volta. Se non sei giovanissimo te la dovresti ricordare. Era l’originario strumento di comunicazione, era un oggetto che si poteva toccare, che si poteva stringere fra le mani, che era possibile scorrere con gli occhi per cogliervi non solo il suono e il senso delle parole, ma anche lo stato d’animo di colui che scriveva; oggetto che si conservava e si rileggeva a distanza di tempo, ogni volta rinnovando sentimenti ed evocando ricordi. E le tracce di quella lettera rimanevano anche sulle mani: erano tracce di inchiostro.

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    1. Ci eravamo già cordialmente confrontati, evidenziando unità di intenti e vedute, sul mio post (http://francobattaglia.blogspot.it/2014/11/direfarebaciare-lettera-testamento.html); non posso che confermarti ancora bellissime sensazioni comuni.. ;)

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  10. Mi piacciono queste tue parole. Davvero molto. :-)
    E' un'energia che completa, l'inchiostro che macchia e il ticchettio della tastiera. Insieme, per creare sempre.

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  11. Però...!
    Poi non dire che non sei un intellettuale e non scrivi cose profonde!
    Buona giornata, Franco ;-)

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    1. ..smettila di irretirmi Giovy cara.. prima o poi il Guardiano nutrirà dei sospetti.. ;)

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  12. WOW leggerti e trovarsi "fuori dal luogo" è stato un tutt'uno

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    1. Qui siamo tutti un po' fuori... è il lasciapassare d'obbligo...

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  13. Franco, fammi sapere il risultato del test con le nuvole.

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  14. Oggi cielo più che sereno. Test saltato.. :)

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  15. i sogni, quando sono veri, restano appiccicati alle dita. e sporcano, le tastiere, le facce, i cuscini...

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  16. È fuori luogo? Puoi essere quello che vuoi, sognare ciò che vuoi, fare quello che vuoi.
    Una macchia d'inchiostro non è mai una semplice macchia di inchiostro.

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    1. Chi scrive e chi sogna si "macchia" spesso di irrisoria incomprensione...
      bene così.. ;)

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  17. io in quelle macchie di inchiostro vedo Micky Mouse...
    ma sono normale?

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    1. Ciao Alice.
      Puoi fare il test:

      http://www.tantasalute.it/articolo/quanto-sei-folle-scoprilo-con-il-test-delle-macchie-di-rorschach/45827/

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  18. Bianco e nero, come il pepe e il cacio :)

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    1. Che poi tutto può apparirci fuori luogo, ma l'importante è ricordarsi che nessun luogo lontano.

      PS hai comprato la sposa giovane?

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  19. Attingere l'inchiostro direttamente dai sogni. Siano poesie o racconti, o versi sparsi che volavano liberi nei pensieri, catturati col retino da farfalle, non c'è spreco se trovano il loro posto poggiati sulla carta a riposare e farsi leggere.

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