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sabato 8 febbraio 2014

BAGDAD


"Accadono eventi stravaganti in una vita: innamoramenti, lotterie, terremoti, rime inspiegabilmente perfette. Qualche giorno fa mi è giunto un invito: vuole venire a Bagdad? Si dà il convegno dei poeti arabi, non la interessa? Mi interessa; ma non posso negarlo, sono incredulo. Ma è vero, schietto, autentico Bagdad. Dico ai miei amici che vado in Abruzzo, dove sono considerato di casa, e vado a Bagdad. Quattro ore di volo; un grande, lucido, efficiente aeroporto; una Francoforte del medio Oriente; ma semivuota. Già, la guerra. E' la prima domanda che tutti si fanno; “tutti” sono gli invitati: noi italiani siamo in tre. Dov'è la guerra? Per togliere di mezzo una inevitabile curiosità, petulante ed aggressiva, occorre dire subito che i segni della guerra sono tanto rari e sporadici, che si ha l'ingenerosa sensazione di avere a che fare con una allucinazione. I segni classici, l'oscuramento, gli allarmi, l'antiaerea, i rifugi, i posti di blocco, la diffusa angoscia: di tutto ciò, nessuna traccia. 


La notte di Bagdad è illuminata come per una perenne festa: e può servire a dare una idea conclusiva questo particolare: Bassora, che noi supponiamo teatro di battaglie di casa in casa, è collegata con Bagdad con una regolare linea ferroviaria, servita da vagoni letto, sette ore di viaggio, con fermata alla stazione di Babilonia. A Bagdad la gente si sposa, il che non sembra eccezionale; ma almeno singolare è la chiassosa esibizione di questa cerimonia, con macchine che strepitano, tamburelli e rock, e abbaglianti ricevimenti nei grandi alberghi: e Bagdad è fitta di grandi alberghi. E della guerra per ora basta: c'è n'è di più a Roma a Ponte Marconi. Ma naturalmente altrove ce n'è. Ad esempio, a cento miglia da Bagdad: gli ospiti possono essere portati in visita al fronte. Strano? Bagdad è Oriente. 



Al ritorno, dopo aver spiegato ad amici irritati e insolenti, che non ero stato a Teramo, la domanda rituale è: come è Bagdad? E' bella?.
Bagdad è molte cose; ma in primo luogo è un nome. Sono certo che se avessi detto: sono andato a Tokyo, a La Paz, a Caracas, non avrei estorto più di un sorriso distratto; sono posti dove non va nessuno, o dove vanno tutti; dipende dalla bizzarria della Storia. Ma Bagdad è diverso: Bagdad è un nome mitico, un posto impossibile, arduo, secolare, favoloso; è uno dei pochi posti il cui nome eccita la fantasia e la frena insieme; si ha la coscienza che andare a Bagdad non è psicologicamente facile – c'è anche la guerra – ma non è possibile non desiderare spasmodicamente di andare a Bagdad. (...)


Accanto al suk, il mercato di Bagdad, ecco il Khan Murjan, un edificio del trecento, luogo di riposo dei carovanieri, che affluivano a quel suk, che si è insinuato tra i resti di antiche forse antichissime costruzioni. E' difficile nominare il suk senza essere in qualche modo risucchiati da questa “cosa” meravigliosa, incredibile, lievemente mostruosa. Il suk certo è una grande invenzione araba: mercato e insieme labirinto, luogo povero e fastoso, fatiscente e vivo di una vitalità infantile, ancor più che giovanile – una sorta di gioco innumerevole, minuzioso e sfrenato – il suk è un incantesimo di suoni, di parole inafferrabili, di delicata e lussuosa paccottiglia, un dedalo di vicoli che subitamente si apre sul superbo, astratto muro di una moschea.
Un luogo luccicante, finto di facile, innocente finzione, e soprattutto una folla di oggetti che dà la sensazione di essere in movimento, ed il moto misterioso, da inserto policromo, ha la distorta dignità del labirinto e dell'indugio delle muraglie fatiscenti, allusione ad un labirinto dentro il labirinto.

E' bella Bagdad? Non so se questa parola, con cui noi ci riferiamo a Venezia o a Firenze, abbia a che fare con Bagdad, o anzi con qualsiasi città a est di Suez. La grazia seducente, incantevole di Bagdad sta nella sua affollata fragilità, nella sensazione che dà di essere qualcosa di oscuramente vegetale, come se queste minute case fossero state seminate, o fossero nate in un'alba sacra dopo una notte di temporali; preziose, sofisticate cupole di funghi sovrastano una folla di efflorescenze effimere, un muschio, una minutissima erba incredibilmente viva, che non ha paura del tempo, che sa mescolare la sùbita vecchiaia e la ricorrente infanzia; qualcosa di impossibile: un eterno effimero."


(Giorgio Manganelli “L’infinita trama di Allah” 
Edizioni Quiritta 2002)







Era il 1987.
Era solo la prima delle guerre moderne.
Un’altra storia certo, ma eco di guerra mai dismesse, preveggenze sensibili, poesia da scorticare con gli occhi, con udito ed olfatto.
Un’altra Bagdad oggi impossibile, inconcepita ed inconcepibile.

Nessuna invidia, nessuna fantasia, nessuna Mille e una notte
Ma una notte sola per le nostre sensibilità affrante
di polverose torri gemelle.
E di smisurata attesa di ripristino del quotidiano.

Poi, casualmente (casualmente?), ti capita sotto mano Manganelli
E si apre un mondo sconosciuto, un mondo incredibile (ora),
un mondo che è stato sogno
ma sogno veramente,
perché anche oggi ci si sposa, si esce per la spesa,
gli alberghi del centro restaurano una normalità dipinta.
Di tenace facciata. Dilaniata da ogni telegiornale.

Ma sogno non lo è più, non lo è certo nell'immaginario collettivo di chi si sfama di televisione, di lampi remoti, di fuoco astratto.

Ma leggi Manganelli ed odi il suk, “(ri)ascolti” i profumi,
passeggi nella fiaba, ti smarrisci nel perduto.

Sarà questo il bello di leggere? Respirare un’aria rarefatta?
Appropriarsi di sensazioni altrui?
O allevarne di proprie?

E c’è anche cinema: passo fondamentale in tal senso,
che illustra dolore o sogno.



The Hurt Locker

Baghdad Twist

Green Zone

Live from Baghdad




Jarhead

I fiori di Kirkuk









Bagdad Café






18 commenti:

  1. Bagdad è diversa. Una città dai tanti volti.

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  2. Ahaha mi ha fatto ridere la citazione a Teramo... :)
    Badgad mi fa pensare alle Mille e una notte...
    Ci andrei? Sì, ma forse più a Damasco... per essere fulminato sulla strada da qualche dio :)

    Moz-

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    1. ahahahhahaahahahah vabbè mi fate morire dal ridere voi 2! :) comunque Bagdad mi fa un pò paura. è normale? spero di sì.
      Vorrei andarci, certo, ma ho paura. Pensa che ho evitate di far scalo lì in un vecchio viaggio..

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    2. .. è un sentimento che comprendo.. a me fanno paura località molto meno nell'occhio del ciclone.. per questo mi "limito" a sognare attraverso le righe di grandi interpreti come Manganelli...

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    3. Ahahaha ho letto solo ora... BASTARDOOOO :P
      Comunque sì, è vero... sono fulminato sulla via del cazzeggio dal Dio Divertimento^^

      Moz-

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  3. Che immagini meravigliose.
    Mi hai quasi fatto riconsiderare l'invito di un amico a Islamabad... Dico quasi perché non mi sembra proprio una cosa sensata...

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    1. Chissà se il fascino può sconfiggere la paura...

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    2. meglio morire di paura che restare in casa dove i pericoli sono comunque all'agguato

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    3. Io rimasi scioccato già ad Antalya, in Turchia, dove i metal detector sono all'entrata dei supermercati..

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    4. Vita Barbera.. ma ce l'hai un blog che non te trovo?!

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    5. Di norma avresti ragione, ma tra adulterio e turpiloquio verrei lapidata ancora prima di lasciare l'aeroporto...

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  4. ci sarebbe da rifare la strada di Marco Polo, ma oggi è persino più pericolosa che ai suoi tempi...

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  5. Oggi è pericoloso pure il lungotevere... :(

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    1. eh, ma quello ai tempi di Marco Polo era molto più pericoloso di adesso, si sa.

      che poi vabbè, la povera Baghdad fu rasa al suolo, con tanto di massacro del suo quasi milione di abitanti, proprio dai paladini della sicurezza della via della seta.

      'sti paladini della sicurezza ce l'hanno con Baghdad, mi sa...

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  6. essendo parecchio ignorante e non avendo nemmeno notato il corsivo e il virgolettato il mio pensiero: ammazza che fico a Lampur l'hanno invitatao a Badgad!
    certo... strana sta connessione coi poeti arabi... e chi lo sapeva...
    Urca! ed è pure partito senza dire niente a casa! dio santissimo che pazzia!
    mmmmhhh.... anvedi cià pure i parenti in abruzzo, chissà se magari a tagliacozzo dove ho una casa pure io, poi glielo chiedo. Ah no... Teramo, abruzzo profondo.
    Oh... certo strana sta cosa. Ma il visto l'avrà fatto in gran segreto quindi...
    non ho mica capito però perché non l'ha detto agli amici e ai parenti..

    Ops...
    :-D

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  7. Parenti niente ma prima o poi organizzo un ritrovo con Bradipo e Moz, da quelle parti, a base di arrosticini da mille e una notte che a Bagdad se li sognano a occhietti aperti...

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