Per
quanto apparentemente anacronistico, l'elogio de i Soliti Sospetti e
del micidiale, impeccabile congegno che ne caratterizza la trama, va
reiterato con veemenza; specialmente alla luce delle, più o meno,
recenti uscite cinematografiche che spesso vantano presunti
meccanismi ad alta orologeria, e che si rivelano bufale incredibili
proprio sul piano di quella "precisione" che vorrebbero
esaltare (da The departed ad Inside man, da Saw l'enigmista fino al
nostro L’ultima offerta).
In seguito all'esplosione di una nave
sospettata di trasportare droga nel porto di New York, un piccolo
truffatore invalido, Roger "Verbal" Kint, beccato sul
posto, viene costretto a subire un ultimo interrogatorio dall'agente
di polizia David Kujan.
Struttura che tende subito a
destabilizzare lo spettatore scoprendo carte in teoria secondarie ed
approntando fitti e falsi scenari.
La storia si dipana come la
ricostruzione della deposizione di "Verbal" Kint,
alternandosi tra il racconto in tempo reale ed i flashbackes della
medesima.
Dopo
il furto di un camion di armi, un gruppo di pregiudicati viene
assemblato sulla base di precedenti e supposizioni, per un confronto
all’americana: sono l'ex poliziotto corrotto Dean Keaton, "Verbal"
Kint, lo scassinatore Todd Hockney ed i ricettatori McManus e
Fenster.
Vengono
gettati nella mischia diversi personaggi, costruite personalità
differenti e contraddittorie, applicate strategie per mantenere lo
spettatore equidistante da interpreti e situazioni e fare in modo che
congetturi, si affezioni e disaffezioni...
I
cinque si conoscono solo di vista o per sentito dire e non hanno mai
lavorato, direttamente, insieme, ma decidono di tentare un colpo in
grado di mettere nei guai il dipartimento di polizia, ed ottenere
cosi vendetta, riguardo il pessimo trattamento ricevuto: liberati
per insufficienza di prove, rapinano due poliziotti corrotti che
scortano illegalmente un trafficante di pietre preziose.
Il
colpo riesce e la banda si dirige in California per rivendere gli
smeraldi del bottino a un ricettatore conosciuto da McManus:
lo
spettatore entra nella banda anche lui, cerca un filo logico,
addomestica sensazioni, tenta d’individuare l’ordito, comprende
che deve guardarsi le spalle, intorno e davanti; capisce che qualcosa
o qualcuno potrebbero giocare sporco...
il
ricettatore propone quindi ai cinque un altro colpo, ai danni di un
commerciante di gioielli. Il gruppo accetta ma le cose non girano a
dovere, sono costretti ad uccidere il rapinato, e scoprono che
costui aveva con sé droga anziché preziosi.
Il
ricettatore che aveva proposto il colpo si difende sostenendo che gli
era stato suggerito da un altro misterioso personaggio, un avvocato
di nome Kobayashi.
Aumentano
le variabili, i caratteri iniziano a dilenearsi, germogliano i
sospetti, la trama s’infittisce, ci si fida sempre meno, anche del
proprio istinto ora, subentrano personaggi fumosi ed altri secondari,
rimaniamo comunque collegati ad inizio pellicola, cercando di
dipanare la matassa che ci riporterà ad inizio storia.
Costui
dichiara di lavorare per Keyser Söze, un misterioso boss criminale
che nessuno ha mai visto o conosciuto, ed attorno al quale aleggiano
diverse leggende: a suo dire tutti e cinque i delinquenti hanno in
passato, in qualche modo, "pestato i piedi" a Söze, ed
ora, quest'ultimo, pretende che si compia un colpo su commissione,
quale risarcimento dei danni ricevuti.
Resa
dei conti con i cinque protagonisti ormai nell’occhio del ciclone,
ma per quanto ci scervelliamo non riusciamo ad attribuire a nessuno
di loro la palma del sospettato principe, anzi tendiamo ad uscire
fuori dalla cerchia, a misurarci con gli insospettabili o gli
eventuali doppiogiochisti,
Dopo
un primo approccio negativo, al quale segue l'omicidio, da parte dei
sicari di Söze, di Fenster, e non prima di aver toccato con mano la
capacità di questo boss di mettere in pratica le proprie minacce, i
quattro rimasti decidono di collaborare.
Il
piano consiste nell'assaltare una nave nel porto di Los Angeles, a
detta dell'emissario di Söze, carica di droga di proprietà
dell'organizzazione concorrente a quella del misterioso boss.
Veniamo
trascinati nel marasma dei sospetti, ci agganciamo ai nuovi entrati
come cozze nella speranza che lascino trapelare indizi, non ci
fidiamo dell’istinto, ne dell’azione sempre più ingarbugliata,
non ci fidiamo ne di chi commissiona ne di chi esegue, ne di chi è
spavaldo ne di chi ha paura. Non ci fidiamo ma la curiosità ci rode
da dentro ossessivamente.
Fin
dall'ideazione il piano si rivela come estremamente rischioso,
tanto che Dean Keaton, di nascosto dagli altri, invita "Verbal"
Kint a non parteciparvi, riuscendo in questo modo a salvargli la
vita.
Siamo
solidali con la banda che se la sta rischiando in balia di questo
super cattivo e gli innumerevoli rompicapi che si accumulano ci fanno
venire il mal di testa.
Durante
la concitata operazione, si scopre che il vero bersaglio non era la
droga, della quale, infatti, non c’è traccia, ma un uomo: l'unico
testimone in grado di identificare Keyser Söze.
Ed
anche a noi affascina la soluzione, anche se tendiamo al
coinvolgimento esterno di personaggi (anche femminili: come la
dott.ssa Finneran, ambiguo avvocato..)
Kujan
arriva alla conclusione che, se Keyser Söze esiste veramente, deve
essere per forza Keaton: l'unico in grado di creare un confronto coi
contatti creati quando lavorava in polizia, l'unico che con il suo
carisma da capobanda riusciva a tenere in riga gente come Fenster e
McManus e l'unico ad avere a che fare con la dottoressa Edie Finneran
(che
era rimasta per diverso tempo la nostra sospettata prediletta...)
Successivamente
Kujan si rende conto che i suoi sospetti
(come
i nostri, e come quelli della maggior parte degli spettatori, tranne
qualche supergenio che capisce sempre tutto al volo...),
sono
male indirizzati.
Ma
non saremo certo noi a svelare, nell’eventualità che qualche raro
lettore/spettatore fosse ancora all’oscuro della trama,
come rimarrà leggenda il protagonista e le gesta che ne mitizzano
la terribile figura.
Sara'
difficile rivedere film di tale forza e solidità, ma noi tifiamo
sempre per lo stupore e l'adrenalina, adoriamo questo cinema che
allontanandosi dal concetto classico: "ti racconto una
storia" (raccontandotela), introduce l'innovativo "te
ne racconto un'altra" (facendoti impazzire)...