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venerdì 26 luglio 2013

TURCHIA

Strano viaggio. Viaggio nel diverso. Viaggio di sorpresa.
Di punto di vista spiazzante. 
Non mi aspettavo l’ibrido soprattutto. 
Come l’hotel ultramoderno dove t’imbatti in affollatissimi e colorati matrimoni di canti e bimbi danzanti.



La donna in costume succinto che chiacchiera affabilmente in riva al mare con quella bardata da capo a piedi. Un’altra lei che fa il bagno completamente vestita in quello stesso stabilimento dove scorgi costumi disinvolti ed una musica da discoteca a decibel galoppanti che gareggia coi muezzin che salmodiano ad intervalli regolari inviti alla preghiera... i supermercati rigonfi di articoli variegati che nelle nostre coop neanche ci sogniamo, ma nei quali si accede attraverso meticolosi metal detector stile check in aeroportuale.

E la gentilezza della popolazione locale, cortese anche quando insiste per venderti qualcosa nei variopinti e caciarosi suk. Le casette basse in legno e dalle finestre multicolore, tutte coi loro mini pannelli solari, quasi ad invocarli caldo e sole pazzeschi che quando tira vento sembra ti phonino in faccia.

E le moschee poi. Immergersi in una moschea è preghiera interattiva. 
E lascia stare la religione diversa.. non pensi a quello, si perde di vista il ”grande disegno”, è il dettaglio che incalza ... c’è intimità palpabile.. una paradossale unità d’intenti, l’interazione respira, passeggiare a piedi scalzi crea un rapporto privilegiato, genera silenzio soffice, è come se nuotassi tra pareti di storia, tra preghiere impigliate nei tappeti, tra milioni di respiri ovattati come il tuo incedere... è pace.. una pace differente da quella scambiata con una - spesso distratta - stretta di mano nelle nostre chiese... 
quando te ne accorgi, non ne salti più una, di moschea...

 

2 commenti:

  1. mi hai fatto venire voglia di tornarci.
    Ed è verissimo quello che si scrivi sulla pace che si respira nelle moschee.

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    1. il silenzio ovattato aiuta non poco.. ti immerge in una dimensione sconosciuta..

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